Ottobre regala un pomeriggio di quelli che restano. Al Giuseppe Sinigaglia, il Como batte la Juventus 2-0: aprono Marc‑Oliver Kempf, chiude Nico Paz. È il fotogramma che rimette tutto in discussione, aggancia i bianconeri in classifica e racconta molto del momento delle due squadre.
Un’onda azzurra che travolge il copione
La gara di domenica 19 ottobre 2025 si piega presto: dopo appena quattro minuti, un cross arcuato di Nico Paz trova Kempf sul secondo palo e il tocco del difensore tedesco apre la strada ai lariani. La scena, a ridosso delle acque del lago, ha la forza di una dichiarazione: il Como sceglie ritmo, aggressività, lucidità nelle scelte negli ultimi metri, e la Juventus accusa il colpo senza riuscire a cambiare inerzia con continuità. È l’avvio che segna tutto, come riportato da Reuters nel resoconto post‑partita.
Il valore del successo è storico e, insieme, molto presente: i lariani salgono a 12 punti, proprio come la squadra di Igor Tudor, e lo fanno conquistando il primo successo in Serie A contro i bianconeri dal 1952. Il dato, evidenziato nel pezzo d’agenzia, racconta l’ampiezza del solco che oggi si riduce e certifica una nuova consapevolezza per il gruppo di Cesc Fabregas. Prima del calcio d’inizio, anche le statistiche pubblicate sul sito del club bianconero ricordavano una striscia lunghissima favorevole alla Juve, poi spezzata sul campo.
Novanta minuti che cambiano rotta
La Juventus prova a rimettere insieme i pezzi, cerca profondità e ampiezza, ma quando intravede il pari lo vede soltanto per un istante: al 36’, Jonathan David deposita in rete, il boato si alza, quindi il check ferma tutto e l’azione viene annullata per offside nella costruzione. È un dettaglio che pesa, perché sposta l’emotività del match e lascia al Como l’aria giusta per difendersi con ordine e ripartire con testa. Anche questo passaggio emerge chiaramente nel racconto di Reuters.
Nella ripresa, la partita resta tesa come una corda. Tudor pesca dalla panchina e al 77’ inserisce Dusan Vlahovic per Manuel Locatelli, scelta che porta la Juve a chiudere con due punte e due esterni offensivi. L’azzardo non paga: al 79’ Nico Paz accende la giocata che decide tutto, rientra da destra, salta Andrea Cambiaso e con un sinistro aperto sul secondo palo supera Michele Di Gregorio. È la firma che spegne le speranze bianconere, come descritto nel dettaglio dall’agenzia.
Fabregas, fiducia che diventa risultato
Il merito del Como vive nelle scelte e nelle parole del suo allenatore. Cesc Fabregas, protagonista della promozione, ha ribadito la stima verso Nico Paz, sottolineandone attitudine e prospettiva. Nelle interviste, emerge un filo diretto tra l’idea di calcio del tecnico e il coraggio con cui i lariani interpretano la gara, con una struttura sempre pronta a sostenere la qualità dei propri talenti. È un racconto che trova riscontro nelle dichiarazioni post‑partita riportate dall’agenzia internazionale.
Paz, del resto, sta attraversando un avvio di stagione da protagonista: quattro gol e quattro assist nelle prime sette giornate significano che ha messo lo zampino in otto delle nove reti del Como in campionato. Un impatto che va oltre la cifra tecnica, perché si trasforma in leadership nelle scelte e responsabilità nei momenti pesanti. È il segnale di una maturità che si intreccia con l’identità della squadra, come evidenziato nel report Reuters.
La caduta bianconera, tra numeri e sensazioni
Dall’altra parte resta il silenzio amaro di una serata che allunga la striscia senza vittorie: sei partite tra campionato e coppe senza trovare i tre punti. La Juventus aveva acceso l’autunno segnando sette reti nelle prime tre di Serie A, ma da quel 4-3 con l’Inter la fluidità offensiva si è assottigliata e, con essa, la capacità di ribaltare gli episodi. I segnali arrivano chiari e impongono risposte tecniche, mentali, di gestione delle energie. Il quadro è delineato con nettezza nel servizio di Reuters.
La scelta di finire con due punte e due esterni — rivendicata dallo stesso Tudor — dice che l’allenatore ha provato a cambiare la partita sulla spinta dell’attacco. Ma quando la struttura difensiva fatica a schermare le ripartenze e la trequarti non trova linee pulite, l’azzardo tende a restare isolato. Serve tempo sul campo e lavoro nelle sedute, prima ancora dei nomi. Le parole del tecnico, riportate nel dopogara, inquadrano con onestà il momento.
Oltre il tabellino: ciò che resta
Il 2-0 del Como non è soltanto un punteggio: è l’impronta di una squadra che ha saputo riconoscere il momento, colpire dove la Juventus lasciava spazio, proteggere la propria area quando i bianconeri provavano ad alzare l’onda emotiva. Il primo gol cambia l’aria del pomeriggio, il secondo la sigilla, restituendo alla città e ai suoi tifosi un risultato che mancava da generazioni, come sottolineato nella cronaca d’agenzia.
Dall’altra parte, il viaggio juventino chiede bussola e pazienza. Gli interpreti non mancano e l’elenco dei convocati per Como — tra giovani di qualità e riferimenti esperti — racconta di un potenziale importante, che però deve tradursi in precisione, coraggio e continuità. La lista ufficiale della vigilia lo certificava con nomi e cammino recente; ora servirà rimettere ordine, strato dopo strato, per tornare a respirare vittoria.
Tre risposte a fine gara
Che cosa ha deciso davvero la partita? L’avvio, innanzitutto: il tocco di Kempf al 4’ ha messo il Como nella condizione perfetta per gestire tempi e transizioni. La Juventus ha avuto il lampo del gol annullato a Jonathan David al 36’, ma l’inerzia non è cambiata e nel finale la giocata di Nico Paz, con il mancino sul secondo palo, ha chiuso la storia. È una sequenza limpida nei dettagli restituiti dal racconto di Reuters, che spiega bene dinamiche e snodi.
Chi è stato il protagonista della serata? Nico Paz ha inciso su entrambi i gol: prima con il cross che libera Kempf sul secondo palo, poi con la progressione da destra e la conclusione che trafigge Di Gregorio. Ma c’è di più: le sue cifre stagionali — quattro reti e quattro assist in sette gare — raccontano di un impatto costante, non episodico. Numeri e sensazioni coincidono e spiegano perché l’allenatore Fabregas abbia sottolineato pubblicamente la sua crescita. Tutto documentato nel servizio d’agenzia.
Cosa cambia adesso in classifica e nella testa? Il Como sale a quota 12, aggancia la Juventus e si assesta in una zona che profuma d’ambizione. Per i bianconeri, invece, la striscia senza vittorie arriva a sei gare complessive e apre una fase di domande utili: identità, qualità dell’ultimo passaggio, gestione dei momenti. Il dato storico — primo successo lariano in A contro la Juve dal 1952 — dà misura della portata emotiva della giornata, come riportato nel resoconto Reuters.
Lo sguardo finale che resta addosso
Ci sono partite che non finiscono al triplice fischio, perché continuano nella memoria dei tifosi e nelle pieghe del campionato. Questa appartiene alla categoria. Il Como si prende una vittoria piena di significati, che parla di lavoro quotidiano e di coraggio nel cercare la porta. La Juventus esce con il bisogno di ritrovarsi, ripartendo da ciò che funziona e correggendo ciò che oggi è rumorosamente incompiuto. È qui che il calcio sa essere maestro di misura.
Il nostro sguardo resta puntato sulle storie umane prima ancora che sui numeri: la dedizione di chi costruisce un’identità, la responsabilità di chi indossa una maglia pesante, la pazienza di un pubblico che pretende ma comprende. È la sostanza del racconto che amiamo seguire: una partita non è mai solo una partita, è un piccolo frammento di vita che ci ricorda perché questo gioco ci parla così da vicino.
