Nel percorso verso la Cop11 dell’Oms, la discussione europea sul controllo del tabacco si è trasformata in un banco di prova politico e istituzionale. Tra rassicurazioni ufficiali e carte che raccontano altro, il confronto si gioca ora sul confine sottile tra tutela della salute pubblica, sostenibilità ambientale e salvaguardia di intere filiere produttive.
Un passaggio cruciale verso Ginevra
Le date sono fissate e il contesto è chiaro: la Cop11 della Convenzione quadro dell’Oms si terrà a Ginevra dal 17 al 22 novembre 2025, con la sessione del Protocollo sul commercio illecito nella settimana successiva. Sono scadenze che impongono un’accelerazione ai governi europei, chiamati a definire una posizione coesa prima del confronto multilaterale. Le informazioni diffuse dal sito ufficiale della Who Fctc e dalle pagine rivolte ai media hanno confermato sede, calendario e finestre di accreditamento, trasformando il cronoprogramma in una rotta ormai irreversibile.
Nei giorni che precedono l’appuntamento svizzero, la macchina del Consiglio Ue è impegnata in riunioni del gruppo “Working Party on Public Health” per finalizzare la linea comune. Gli incastri d’agenda mostrano tavoli tecnici riuniti a inizio e fine ottobre, un segnale di lavoro serrato in vista di un documento che dovrà misurarsi con sensibilità politiche molto diverse e con un’opinione pubblica polarizzata. In questo quadro, ogni parola scelta nei testi preparatori pesa come un impegno politico.
Carte riservate e smentite pubbliche
Il cuore della contesa emerge da documenti preparatori trapelati alla stampa tedesca, secondo cui l’Unione sosterrebbe misure drastiche come il divieto di produzione, importazione, distribuzione e vendita di sigarette con filtro, oltre a opzioni regolatorie severe sui prodotti elettronici a base di nicotina. La pubblicazione esclusiva del quotidiano Bild ha amplificato il dibattito, accendendo la domanda più scomoda: quale sarà davvero la posizione che Bruxelles porterà a Ginevra? La circolazione di quelle bozze ha innescato timori e reazioni a catena tra governi e filiere.
Alle indiscrezioni si è contrapposta la smentita ufficiale: interpellata dalla stampa, la Commissione europea ha assicurato di non voler bandire i filtri, negando un’agenda proibizionista e rimarcando che non esistono iniziative legislative in tal senso sul tavolo dell’Esecutivo. La puntualizzazione, rilanciata da Die Welt, non ha però dissipato i dubbi sollevati dai testi circolati tra le delegazioni, alimentando un cortocircuito comunicativo tra versioni pubbliche e carte riservate che pesa sulla credibilità del processo decisionale.
Salute, ambiente e il nodo dei filtri
Al centro della querelle c’è il filtro, simbolo di mezzo secolo di marketing e oggi accusato di essere inefficace sul piano sanitario e problematico sotto il profilo ambientale. La letteratura più recente e la discussione accademica in corso nel Regno Unito, riportata dalla stampa internazionale, evidenziano come i filtri possano dare un’illusione di sicurezza, favorire inalazioni più profonde e contribuire all’inquinamento da microplastiche. Questo filone di evidenze scientifiche, rilanciato in un editoriale su Addiction e raccontato dal Guardian, fornisce un argomento che molti attori politici intendono portare in sede Oms.
Nella cornice della Who Fctc, la Cop11 dedicherà spazio anche all’intreccio tra controllo del tabacco e sostenibilità, con un dialogo strategico che incrocia tutela degli ecosistemi, gestione dei rifiuti e responsabilità di filiera. L’idea di una generazione libera dal tabacco si salda così a obiettivi ambientali, dalla riduzione della plastica dispersa all’impatto su suoli e foreste, chiamando i decisori a un equilibrio delicato tra scienza, regolazione e ricadute economiche nei territori.
Prodotti elettronici, il fronte più esposto
Accanto ai filtri, i prodotti come sigarette elettroniche ed oral nicotine sono finiti dentro il raggio del negoziato. Organizzazioni della società civile, tra cui la World Vapers’ Alliance, hanno denunciato l’ipotesi di divieti generalizzati nei documenti preparatori per l’Unione, giudicandoli in contrasto con approcci di riduzione del danno sostenuti da parte della comunità scientifica. Si tratta di prese di posizione che hanno scosso il dibattito, costringendo i governi a misurarsi con una base di consumatori che chiede di essere ascoltata.
Le stesse pagine istituzionali legate alla Convenzione hanno segnalato, nelle scorse settimane, un aumento di pressioni e campagne di influenza intorno alla Cop11. La discussione sui prodotti senza combustione, tra rischi percepiti e potenziali benefici per fumatori adulti che vogliono smettere, è diventata terreno di scontro narrativo tra chi invoca la tutela dei minori come priorità assoluta e chi teme che misure indiscriminate possano spingere parte dei consumatori verso il mercato illecito o il ritorno alle sigarette tradizionali.
L’asse politico europeo e le fratture tra governi
Il quadro politico in Ue è attraversato da linee di frattura: alcuni governi spingono per un approccio più severo, altri mettono in evidenza il peso economico di filiere legali e regolamentate. Al netto delle distanze, l’esito del confronto nei gruppi di lavoro del Consiglio determinerà il perimetro di mandato con cui l’Unione si presenterà a Ginevra. È qui che la tensione tra principi sanitari, impatti occupazionali e stabilità fiscale diventa materia concretissima, su cui pesano bilanci pubblici, gettito e coesione sociale.
Sullo sfondo, scorre anche il dossier sull’aggiornamento della Direttiva sulla tassazione dei prodotti del tabacco, che la Commissione ha rimesso in moto per riallineare la leva fiscale agli obiettivi del Piano contro il cancro. Pur trattandosi di un binario distinto rispetto alla posizione per la Cop11, la modernizzazione delle accise contribuisce a ridefinire l’orizzonte regolatorio e ad accendere ulteriormente il confronto tra capitali europee in un momento di forte sensibilità sociale sul costo della vita.
Italia, tra modello distributivo e posti di lavoro
Nel nostro Paese il tema tocca nervi scoperti. Le associazioni di categoria richiamano la peculiarità del modello distributivo italiano, basato su rivendite concessionarie capillarmente allocate sul territorio e sottoposte a regole stringenti. La Federazione Italiana Tabaccai, per voce del presidente Mario Antonelli, ha definito “lesive” le ipotesi di divieti che, attraverso il bando dei filtri o la drastica riduzione dei punti vendita, finirebbero per scardinare un sistema riconosciuto negli anni come compatibile con la tutela della salute pubblica. Le dichiarazioni sono state rilanciate da agenzie e testate economiche italiane.
La posta in gioco non è solo regolatoria ma sociale: tra rivenditori, coltivatori e lavoratori dell’industria, le stime diffuse negli anni indicano un indotto significativo, con decine di migliaia di occupati lungo la catena del valore, dalla campagna alla trasformazione. Al netto delle oscillazioni statistiche, emerge un dato costante: qualsiasi shock normativo avrebbe conseguenze immediate sul tessuto produttivo e su comunità locali che hanno costruito identità e reddito attorno a questa filiera. Alcuni dati settoriali e ricognizioni di mercato, pubblicati da agenzie e associazioni, confermano questa sensibilità.
Dove corre il confine delle scelte pubbliche
Il dibattito europeo mostra due verità che convivono e si scontrano. Da un lato, l’urgenza di ridurre drasticamente il fumo, ancora responsabile di milioni di morti nel mondo secondo l’Oms. Dall’altro, la responsabilità di calibrare ogni intervento sui costi sociali ed economici, evitando effetti controproducenti, nuove marginalità o spazi per l’illecito. In mezzo, il tema ambientale dei rifiuti da filtro e quello, non secondario, della chiarezza comunicativa delle istituzioni. Il confine tra determinazione e misura sarà la vera prova di leadership.
In queste settimane, più che mai, pesano la trasparenza delle fonti e la qualità del metodo: i testi ufficiali della Who Fctc scandiscono il calendario e l’impianto dei lavori; le inchieste giornalistiche squarciano il velo sui documenti in circolazione; le smentite della Commissione nutrono interrogativi sulla linea finale. È un mosaico complesso, dove ogni tessera conta e dove l’Europa si misura con la propria capacità di fare scelte nette senza smarrire ascolto e responsabilità.
Domande rapide per orientarsi
La Cop11 quando si svolgerà e dove? Dal 17 al 22 novembre 2025 a Ginevra, con la settimana successiva dedicata al Protocollo sul commercio illecito.
L’Unione europea ha deciso di vietare i filtri? No, la Commissione ha smentito pubblicamente l’intenzione di introdurre un divieto generalizzato, ma restano aperti i negoziati tra Stati su proposte molto restrittive circolate in bozze.
I filtri riducono i rischi per la salute? Le evidenze più recenti indicano che non offrono protezione e contribuiscono al problema delle microplastiche, come ribadito nel dibattito scientifico internazionale.
Che cosa preoccupa maggiormente le filiere nazionali? Il combinato di possibili divieti sui filtri, restrizioni ai punti vendita e ipotesi di regolazione dei prodotti senza combustione, con impatti su occupazione e gettito.
In vista di Ginevra, ci troviamo davanti a un crinale che non consente scorciatoie. Servono scelte fondate su dati solidi, dialogo leale tra governi e filiere, e un linguaggio chiaro verso i cittadini. La salute conta, l’ambiente conta, il lavoro conta: la forza di una democrazia si misura nella capacità di armonizzare questi valori senza piegarli a letture semplificate. È da qui che passa la credibilità europea, oggi più che mai messa alla prova dal dossier tabacco.
