Nella Casa dell’Architettura, nel cuore dell’Acquario Romano, tre voci del cinema italiano hanno intrecciato ricordi e emozioni per celebrare Giorgio Armani. A Forces of Fashion, progetto di Vogue Italia a Roma, Alessandra Mastronardi, Greta Ferro e Kasia Smutniak hanno raccontato il loro modo di “abitare” i suoi abiti, pochi giorni dopo l’addio al maestro, scomparso il 4 settembre a 91 anni.
Un omaggio che nasce dalla scena e arriva alla vita
Il tributo è andato in scena il 18 ottobre nella sala della Casa dell’Architettura, all’interno del complesso dell’Acquario Romano, durante l’incontro “A tribute to Giorgio Armani through the lens of women in cinema”, inserito nel palinsesto di Forces of Fashion 2025. L’appuntamento, gratuito e aperto al pubblico, è stato confermato e dettagliato da Vogue Italia e dal sito istituzionale di Roma Capitale, che hanno scandito orari, programma e protagonisti della giornata. In sala, il filo conduttore è stato l’idea di eleganza come gesto quotidiano: non un vezzo, ma un linguaggio che restituisce identità, misura e presenza scenica, anche fuori dal set. Le parole delle attrici hanno riportato la moda alla sua dimensione più umana, quella che accompagna e sostiene.
Secondo il palinsesto ufficiale pubblicato da Vogue, la conversazione dedicata al Signor Armani è stata affidata a tre interpreti che con i suoi abiti hanno costruito pagine di carriera e momenti personali. A moderare, la giornalista Sofia Viganò. L’evento, parte del progetto Roma Smart Tourism sostenuto dall’Assessorato ai Grandi Eventi, Moda, Turismo e Sport, ha trasformato il complesso liberty in un luogo di scambio tra generazioni creative. Non una commemorazione formale, ma un racconto a più voci su cosa significhi sentirsi viste, protette e libere dentro una silhouette, come spiegato nelle presentazioni diffuse da Vogue Italia e dal portale turistico di Roma.
Il gesto che cambia tutto: quando un dettaglio diventa racconto
Alessandra Mastronardi ha riportato la memoria a un incontro gelido a Milano, quando una sciarpa fu modellata da Armani in un fiocco impeccabile. Quel gesto, apparentemente minimo, divenne una regola intima: non toccare la perfezione quando la si incontra. Più tardi, nel 2019, durante la Mostra del Cinema di Venezia, l’attrice ha affidato alla linea dei suoi abiti il coraggio della prima volta da madrina. La “semplicità” di quelle forme, ha sottolineato, era frutto di studio rigoroso e di un equilibrio che richiede disciplina. Ne scaturiva un’energia calma, quasi una promessa di controllo in mezzo al clamore di un red carpet.
Nelle sue parole è affiorato anche il ritratto dell’uomo: presenza magnetica, sguardo tagliente, carisma silenzioso. Un’autorità senza imposizione, capace di trasmettere serenità e rigore. Questo profilo coincide con le testimonianze pubbliche che, all’indomani della scomparsa del designer, hanno popolato i canali istituzionali del Gruppo Armani e le cronache di testate come Ansa ed Euronews, che hanno ricordato il lavoro infaticabile del fondatore fino agli ultimi giorni. Un’autorità che non alzava la voce, preferendo il linguaggio della precisione.
La sicurezza che nasce da una linea: il racconto di Kasia Smutniak
Per Kasia Smutniak, la relazione con Armani ha significato sentirsi a proprio agio senza rinunciare alla sensualità. Nei suoi ricordi, quell’incontro con lo stile si colloca tra rispetto e soggezione: un sistema di regole sottili che, paradossalmente, liberano. L’attrice ha raccontato come la sicurezza arrivi proprio dalla pulizia della forma, dall’assenza di fronzoli, dalla qualità del taglio. Quando un abito riduce il rumore, chi lo indossa può finalmente dire ciò che ha da dire. È il principio che ha reso inconfondibili i completi femminili del marchio, spesso evocati dai media internazionali nelle analisi del suo lascito.
Questa idea di “protezione” estetica, emersa sul palco, dialoga con l’eredità raccontata in queste settimane da riviste specializzate e osservatori di settore: un’eleganza che non schiaccia, ma sostiene. Anche Vogue, in un ampio sguardo retrospettivo dedicato al maestro, ha evidenziato come negli archivi si ritrovi la grammatica stessa di quell’equilibrio: linee pensate per resistere nel tempo, materiali scelti per accompagnare il corpo, non per costringerlo. È una poetica che trasforma l’abito in complice, non in maschera.
La libertà come regola: la lezione a sorpresa di Greta Ferro
Greta Ferro ha restituito un ricordo dal sapore di iniziazione: prima di una sfilata, l’osservazione schietta del fondatore sulla sua statura si è trasformata in un insegnamento definitivo. Non esistono misure standard quando la costruzione dell’abito è un atto di libertà. La giovane attrice ha raccontato come, indossando Giorgio Armani, abbia capito che la coerenza vince sulle scorciatoie. La modernità, in questo racconto, coincide con la capacità di restare fedeli a un’idea senza piegarla all’urgenza del momento, un principio che molti addetti ai lavori riconoscono come cardine della sua metodologia.
Nelle parole di Ferro c’è anche la sorpresa che non si esaurisce: ogni nuova creazione sembra rinnovare la prima volta. Un’idea di eternità applicata al quotidiano, che ha accompagnato i discorsi di queste giornate di memoria condivisa. Le cronache culturali hanno insistito sul carattere “senza tempo” del suo progetto, ripercorrendo oltre cinque decenni di ricerca sartoriale. È l’idea che un capo trovi senso nei gesti di chi lo abita, e che il passato non sia nostalgia, ma attrezzeria per l’oggi.
La cornice romana e un programma che abbraccia la città
Forces of Fashion 2025 è tornato a Roma il 18 ottobre con una nuova sede: la Casa dell’Architettura nel complesso dell’Acquario Romano, come annunciato da Vogue Italia e confermato dalle comunicazioni ufficiali di Roma Capitale e del portale turistico cittadino. La rassegna, gratuita su registrazione, ha unito panel, talk e itinerari urbani, prolungando simbolicamente le conversazioni oltre le sale, tra le strade dell’Esquilino. La moda, in questa visione, esce dal perimetro della passerella per ritrovare il suo pubblico nella città reale, che ne accoglie linguaggi e sperimentazioni.
Il palinsesto ha alternato sguardi internazionali e storie italiane, dalla conversazione con Veronica Leoni per Calvin Klein Collection al confronto tra danza e design che ha visto protagonista Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari, con l’étoile Eleonora Abbagnato. Il tutto nel segno della collaborazione istituzionale: l’evento è parte del progetto Roma Smart Tourism, sostenuto dall’Assessorato ai Grandi Eventi, Moda, Turismo e Sport e comunicato attraverso i canali del Comune. Una scelta che ribadisce come la cultura della moda sia infrastruttura civica, oltre che industria.
Dopo l’addio, la rotta del Gruppo e la memoria viva
La scomparsa di Giorgio Armani il 4 settembre 2025, confermata dalle note del Gruppo e dalle cronache di Ansa ed Euronews, ha aperto una fase nuova. Nei giorni successivi, le testate economiche internazionali hanno ricostruito passaggi e strumenti della successione: secondo Reuters, la Fondazione Giorgio Armani—cuore del disegno di continuità—ha visto l’insediamento di Pantaleo Dell’Orco alla presidenza, con un consiglio che include profili legati alla storia del marchio e al suo governo societario. Una struttura pensata per preservare identità e indipendenza.
Intanto, come riportato dal Financial Times, la guida operativa è stata affidata a Giuseppe Marsocci, manager di lungo corso nella casa di moda. Nel mandato, delineato dagli atti successivi al decesso, rientra la gestione di un’eventuale apertura del capitale in misura limitata, secondo priorità e tempi indicati dal fondatore. Tra memoria e futuro, il racconto editoriale di Vogue ha mostrato anche il lavoro dell’Armani/Archivio, progetto che cataloga migliaia di pezzi e collezioni, e iniziative espositive e selezioni vintage nelle boutique internazionali per rendere tangibile l’eredità creativa. Il passato non resta in teca: dialoga con chi entra oggi in negozio.
Un’eredità che si vede, si studia, si indossa
Le immagini e le analisi pubblicate dalle principali testate di moda hanno sottolineato la portata dell’archivio: oltre duecento collezioni e decine di migliaia di capi mappati, una topografia del gusto che permette storicizzazione e nuova fruizione. In parallelo, alcune selezioni di look d’archivio curati in vita da Armani sono approdate in vetrina, tra New York e Los Angeles, come raccontato da Vogue nelle sue retrospettive. È un modo per mostrare come la sua idea di eleganza, nata su carta e tessuto, continui a vivere sulla pelle delle persone, senza perdere precisione né luce.
Questa attenzione alla memoria indossabile affianca la cronaca istituzionale. Le comunicazioni del Gruppo e le ricostruzioni di Ansa hanno chiarito tempi e modalità dell’estremo saluto a Milano, con la camera ardente all’Armani/Teatro e le esequie in forma privata. È la stessa coerenza che ha orientato decenni di scelte stilistiche: discrezione, concentrazione, rigore. Il marchio, sospinto da una comunità di collaboratori e interpreti, oggi fa da custode a un patrimonio che non è soltanto estetico, ma anche etico e industriale.
Domande lampo per orientarsi
Dove si è svolto l’omaggio romano a Giorgio Armani? Nella Casa dell’Architettura, all’interno del complesso dell’Acquario Romano, come indicato nel programma ufficiale di Vogue Italia e nelle comunicazioni di Roma Capitale.
Chi ha preso parte al talk dedicato al maestro? Alessandra Mastronardi, Greta Ferro e Kasia Smutniak, con moderazione di Sofia Viganò, secondo il palinsesto diffuso da Vogue.
Quando è scomparso Giorgio Armani e quale è stata la reazione ufficiale? È morto il 4 settembre 2025, all’età di 91 anni. Il Gruppo Armani ha diffuso una nota di cordoglio, ripresa da Ansa ed Euronews, con l’indicazione della camera ardente all’Armani/Teatro.
Quali sono i primi passaggi della governance dopo la scomparsa? Reuters ha riferito della presidenza della Fondazione Giorgio Armani affidata a Pantaleo Dell’Orco, mentre il Financial Times ha indicato Giuseppe Marsocci come nuovo amministratore delegato del gruppo.
Raccogliamo da questa giornata un’immagine definitiva: l’eleganza come cura. La cura di un nodo, di una spalla, di una piega che sostiene chi la indossa. Le testimonianze di Mastronardi, Ferro e Smutniak, il contesto civile di Roma, la traccia istituzionale di Fondazione e Gruppo, compongono un racconto unitario. Se la moda sa ancora commuovere è perché ci ricorda che il bello non distrae: concentra. E nel concentrarci su ciò che conta, ci mette in condizione di camminare meglio dentro il presente.
