Automazione e intelligenza artificiale stanno ridisegnando il modo in cui la Pubblica Amministrazione immagina servizi e infrastrutture. A Cernobbio, durante ComoLake 2025, le parole di Edoardo Accenti tracciano una direzione chiara: semplificare la complessità, liberare risorse e dare risposte più rapide ai cittadini, con reti più intelligenti e una cybersicurezza all’altezza delle minacce odierne.
Automazione che parla linguaggio umano
Nel nostro confronto con addetti ai lavori e istituzioni riuniti sulle sponde del Lago di Como, una convinzione è emersa con forza: l’automazione non è più un tecnicismo per specialisti, ma un alleato concreto nella gestione quotidiana di infrastrutture e servizi pubblici. Edoardo Accenti, country manager di HPE Networking, lo ha spiegato con chiarezza durante la diretta editoriale ospitata da Adnkronos: l’obiettivo è permettere agli enti di governare ambienti complessi attraverso interfacce automatizzate e comandi in linguaggio naturale, riducendo la dipendenza da competenze rare e costose senza sacrificare il controllo. È qui che l’innovazione diventa accessibile, sbloccando tempo e risorse per ciò che conta: il servizio ai cittadini.
La cornice di ComoLake 2025 ha reso tangibile questo cambio di passo. Il forum, promosso dalla Fondazione Innovazione Digitale ETS e in programma dal 14 al 17 ottobre 2025 a Villa Erba, ha riunito istituzioni, industria e mondo della ricerca per discutere di AI, digitalizzazione e reti. In questo contesto, l’automazione non viene intesa come sostituzione del fattore umano, ma come strumento che ne amplifica le capacità decisionali, offrendo operatività più snella e risultati misurabili in tempi brevi. Una prospettiva che allinea l’Italia alle traiettorie regolamentari e di mercato dell’Unione Europea, puntando su interoperabilità e competenze diffuse.
AI già in campo: dai servizi al cittadino alle reti che si autogestiscono
Nei racconti raccolti a margine delle sessioni, emerge come l’intelligenza artificiale sia già operativa nella PA: dai servizi front-end rivolti al cittadino alla diagnostica per immagini in ambito sanitario, fino alla gestione evoluta delle reti. La prospettiva avanzata da Accenti è netta: la stessa AI capace di accelerare pratiche e risposte può diventare il cuore pulsante dell’automazione infrastrutturale, riconfigurando apparati, prevenendo disservizi e ottimizzando risorse. Un’AI utile perché concreta, chiamata a reggere carichi reali, con la responsabilità di mantenere continuità operativa anche quando i budget sono stretti e le competenze scarseggiano.
Questa linea è stata rafforzata dal dibattito più ampio della giornata dedicata al settore pubblico, dove relatori istituzionali e industriali hanno sottolineato la necessità di infrastrutture pronte per l’AI e di una cooperazione pubblico-privato più stretta. Dati aggiornati sui servizi digitali e app istituzionali mostrano un utilizzo crescente e una domanda di reattività che non ammette lentezze. È una trasformazione che chiama in causa governance, formazione e piattaforme interoperabili, con l’AI come architrave per scalare i servizi e uniformarne la qualità sul territorio.
Cybersicurezza: vedere l’invisibile, reagire in tempo reale
Al centro del ragionamento c’è la sicurezza informatica. Non basta più aggiornare firme o reagire a minacce note: serve scovare l’anomalia prima dell’incidente. Accenti lo ha ribadito con forza: algoritmi addestrati sul comportamento della rete possono riconoscere pattern imprevisti, isolare attività sospette e orchestrare risposte automatiche riducendo l’esposizione. È un approccio che parla il linguaggio della prevenzione, decisivo per salvaguardare infrastrutture critiche e dati dei cittadini, e che si integra con processi di vulnerability management continui e verificabili.
Ma la tecnologia, da sola, non basta mai. La discussione a ComoLake ha insistito su consapevolezza, cultura digitale e formazione come cardini per ridurre il rischio umano, ancora l’anello più fragile di qualsiasi architettura di difesa. La proposta di un approccio federale alla cybersicurezza, con linee guida condivise e centri di competenza regionali, indica una direzione concreta per moltiplicare le capacità di risposta e capitalizzare gli investimenti già avviati in ambito pubblico. La resilienza, qui, nasce dalla rete delle competenze, prima ancora che dalla rete dei dispositivi.
Ecosistemi territoriali e alleanze operative
La strategia illustrata da HPE punta sulla prossimità: lavorare con partner locali per costruire un ecosistema di sicurezza scalabile, capace di adattarsi dal piccolo comune alle grandi agenzie centrali. È un modello che non omologa, ma armonizza: stessi principi, strumenti coerenti e declinazioni calibrate sul contesto. L’obiettivo dichiarato è garantire inclusività, accessibilità e sovranità del dato, elementi che si traducono in fiducia nella tecnologia e continuità del servizio. Solo una filiera coesa può sostenere la pressione operativa e normativa che oggi grava sulla PA.
Il forum di Cernobbio ha inoltre evidenziato come la collaborazione tra istituzioni, industria e accademia non sia un esercizio retorico, ma una necessità operativa per tenere il passo con la velocità dell’innovazione. Le giornate del Digital Innovation Forum hanno riunito centinaia di relatori e portato sul palco il dialogo tra regolazione europea, casi d’uso e traiettorie di investimento. In questo crocevia, la PA diventa laboratorio e, insieme, destinataria di soluzioni da portare a regime con criteri misurabili e governance trasparente.
Reti intelligenti, ritorni misurabili
Se l’AI è il motore, la rete è la piattaforma su cui tutto prende forma. A ComoLake 2025 si è parlato di infrastrutture capaci di autoconfigurarsi, riconoscere dispositivi, prevenire vulnerabilità e gestire i picchi di traffico in autonomia. Testimonianze raccolte durante la copertura editoriale Adnkronos hanno indicato anche ritorni economici significativi associati a modelli di networking adattivo, con tempi di rientro dell’investimento particolarmente rapidi quando si combinano automazione, analytics e policy di sicurezza dinamiche. Efficienza operativa e sostenibilità dei costi camminano insieme.
Questo cambio di paradigma coincide con un momento di forte accelerazione del mercato delle reti guidate dall’AI. L’integrazione tra asset di networking e intelligenza artificiale è diventata priorità strategica per i grandi player globali, con scelte industriali e di governance che stanno ridefinendo roadmap e investimenti. La stabilità dei piani di integrazione e la chiarezza di rotta sono percepite dagli ecosistemi di partner come condizioni decisive per liberare pienamente il potenziale di crescita nelle soluzioni per la PA e oltre.
Domande rapide, risposte chiare
Perché puntare su automazione e AI nella PA adesso?
Perché consentono di semplificare la gestione di infrastrutture complesse, migliorano la qualità dei servizi e riducono tempi e costi in un contesto di competenze e budget limitati.
L’AI nella sicurezza è affidabile anche contro minacce sconosciute?
Sì, perché individua comportamenti anomali e attiva contromisure in tempo reale, rafforzando la prevenzione oltre la mera reazione alle minacce note.
Qual è il ruolo dei partner locali?
Costruire un ecosistema scalabile e vicino ai territori, capace di adattare principi comuni a esigenze diverse, dal piccolo comune alla grande amministrazione centrale.
Quanto conta la formazione?
È essenziale: senza consapevolezza e cultura digitale il fattore umano resta il punto più fragile, anche nelle architetture tecnologiche più avanzate.
Da ComoLake 2025 esce un messaggio netto: la transizione digitale della PA non è un annuncio, è un cantiere aperto. Automazione, AI e cybersicurezza sono tasselli di un mosaico che prende forma quando pubblico e privato lavorano in sincronia, con obiettivi chiari e metriche di impatto. Il nostro mestiere è raccontare questo percorso con rigore e passione, seguendo da vicino scelte e risultati, perché la tecnologia diventi davvero servizio, fiducia e opportunità per ogni cittadino.
