Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 le lancette torneranno indietro di sessanta minuti: rientra l’ora solare. Un gesto semplice che però riaccende discussioni su salute, bollette, ambiente e sicurezza. A una settimana dal cambio, fotografiamo dati, studi e scelte politiche per capire quanto pesi davvero quell’ora in meno di luce serale.
Sette giorni al cambio: calendario, orari, abitudini
Il passaggio all’ora solare avverrà nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2025: alle 3.00 gli orologi torneranno alle 2.00, con un’ora di sonno in più ma tramonti anticipati. È l’ultimo atto di una stagione iniziata il 30 marzo, quando l’Italia ha guadagnato un’ora di luce in più alla sera. Testate generaliste e di servizio hanno già ricordato a cittadini e imprese la scansione di quest’anno, ribadendo che il cambio semestrale resta in vigore in tutta l’Unione europea e che il ritorno all’ora standard interesserà l’intero Paese nella stessa notte.
La scansione oraria non è un dettaglio di poco conto: incide su turnazioni, trasporti, sistemi informatici e su quella routine domestica che regola sveglie, riscaldamenti, dispositivi con aggiornamento automatico. Anche il confronto con altre aree del mondo aiuta a mettere a fuoco la specificità italiana: negli Stati Uniti, per esempio, l’ora standard torna la prima domenica di novembre, mentre in Australia il calendario segue un’altra cadenza stagionale. Ma, in Europa, il perno resta l’ultima domenica di ottobre. Un rito che scandisce da decenni l’inizio simbolico dell’inverno.
Numeri dell’energia: quanto vale davvero un’ora di luce serale
Sul fronte elettrico, i conti sono noti e aggiornati. Il gestore della rete di trasmissione nazionale Terna stima per i sette mesi di ora legale del 2025 un risparmio di circa 330 milioni di kWh, tradotti in all’incirca 100 milioni di euro in meno di costi e in un beneficio ambientale pari a circa 160 mila tonnellate di CO2 evitate. È un ordine di grandezza che, annualmente, equivale ai consumi medi di oltre 125 mila famiglie. Energia non utilizzata, emissioni non prodotte, spesa non sostenuta: tre facce della stessa medaglia.
Se allarghiamo la lente a un periodo più lungo, il bilancio diventa ancora più eloquente: dal 2004 al 2024 l’ora legale ha portato in Italia un minor consumo cumulato superiore a 11,7 miliardi di kWh, per un valore economico vicino a 2,2 miliardi di euro. È il tracciato storico che sostiene chi invoca l’ora legale stabile: meno watt bruciati al tramonto e una spinta alla sobrietà energetica che, nelle stagioni più miti, ha effetti tangibili sulle bollette domestiche e sulla domanda serale.
Salute e ritmi circadiani: le evidenze e i dubbi
Il cambio d’ora non tocca solo i contatori. Medici e ricercatori ricordano da anni che lo spostamento dell’orologio può interferire con la ritmicità circadiana, specie nei primi giorni, incidendo su sonno, umore, attenzione e pressione arteriosa. La Società Italiana di Medicina Ambientale sottolinea possibili ricadute su cuore e benessere psichico, citando lavori che associano i passaggi orari a un incremento di eventi cardiovascolari o di fragilità emotive in soggetti predisposti. Una review condotta su ampi registri statunitensi e svedesi ha, per esempio, evidenziato cluster di rischio in ambito cardiovascolare, traumi, disturbi mentali e alcune condizioni immuno-correlate. Piccoli scarti di orologio, grandi aggiustamenti per l’organismo.
Il quadro, tuttavia, non è univoco. Studi storici del Karolinska Institutet hanno osservato un aumento degli infarti soprattutto dopo il passaggio primaverile all’ora legale e una riduzione dopo quello autunnale, mentre ricerche più recenti della Mayo Clinic suggeriscono che l’impatto cardiaco medio possa essere limitato. Sul piano della salute pubblica, insomma, la letteratura non parla con una sola voce: il messaggio condiviso resta la prudenza nei giorni di transizione, curando igiene del sonno, esposizione alla luce del mattino e gradualità negli orari.
Sicurezza, mobilità, vita quotidiana: il ruolo della luce
La luce serale incide anche su come ci muoviamo e su quanto ci sentiamo al sicuro. Secondo Sima, sulla base di studi citati dall’associazione, i periodi di ora legale coincidono con una riduzione degli incidenti che coinvolgono i pedoni, complice la maggiore visibilità nelle ore di punta serali. Nel dibattito compaiono inoltre lavori condotti in Australia che hanno collegato l’avvio del periodo estivo a un incremento dei suicidi maschili nelle settimane immediatamente successive, un segnale che richiama l’attenzione clinica sulle persone vulnerabili ai micro-sfasamenti di orologio. Quando cambia la luce, cambia anche il nostro modo di abitare la città.
Il tema, inevitabilmente, tocca anche la sfera sociale: più luce nel tardo pomeriggio favorisce attività all’aperto e frequentazione degli spazi urbani, con ricadute su commercio di prossimità e ristorazione. Non è un automatismo, ma uno dei motivi per cui parte del mondo produttivo guarda con favore alla stabilizzazione dell’ora legale. Specularmente, l’anticipo del buio con l’ora solare concentra spostamenti e commissioni in finestre più strette, imponendo un riadattamento delle abitudini, specie per chi vive in periferia o ha orari di lavoro rigidi. Una questione di organizzazione, oltre che di percezione.
Il cantiere europeo: tra voti, stalli e pragmatismo
In Europa il dossier è aperto dal 2018. Nel marzo 2019 il Parlamento europeo ha votato per superare i cambi stagionali, chiedendo agli Stati membri di coordinarsi per evitare un mosaico di fusi e disallineamenti nel mercato unico. Ma il Consiglio Ue non ha mai trovato una maggioranza qualificata e, senza un’intesa politica, la riforma è rimasta nel cassetto. Oggi, dunque, restano in vigore le regole attuali: ultima domenica di marzo per l’ora legale, ultima di ottobre per l’ora solare.
Nel 2025 il tema è riemerso a tratti nei programmi di lavoro della Commissione europea, tra ipotesi di ritiro della proposta e successivi ripensamenti, ma senza passi concreti verso l’abolizione del cambio semestrale. La ricomposizione di interessi geografici e settoriali diversi resta l’ostacolo principale: Nord e Sud del continente percepiscono in modo differente il valore dell’ora di luce serale. L’orizzonte, per ora, è la continuità: a fine ottobre si torna all’ora solare, e a fine marzo 2026 si avanzerà di nuovo di un’ora.
Petizioni e proposta: la spinta per l’ora legale tutto l’anno
Nel dibattito italiano si è fatta sentire la voce della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) insieme a Consumerismo No Profit, promotrici di una petizione per adottare l’ora legale in modo permanente. Le adesioni hanno superato quota 350 mila, secondo quanto riportato da agenzie e testate nazionali, a testimonianza di un sentimento diffuso in parte dell’opinione pubblica. La richiesta è chiara: più luce la sera tutto l’anno, meno cambi di ritmo, benefici energetici e ambientali consolidati.
Gli argomenti a supporto richiamano i dati storici di Terna sul risparmio energetico e le analisi ambientali sulle emissioni evitate. Gli organizzatori citano anche i possibili vantaggi per la sicurezza urbana legati alla riduzione delle ore di buio serale. La politica ascolta e registra: in queste settimane non sono mancati sostegni trasversali all’istanza, pur in assenza di un percorso legislativo europeo definito. Una spinta dal basso che chiede un passo in avanti.
Domande lampo, risposte chiare
Quando cambia l’ora nel 2025? Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 si torna all’ora solare; alle 3.00 si riportano le lancette alle 2.00.
Quanto ha fatto risparmiare l’ora legale nel 2025? Stima di circa 330 milioni di kWh e 100 milioni di euro in sette mesi, con 160 mila tonnellate di CO2 evitate.
Il cambio d’ora fa male alla salute? Gli studi non sono concordi: alcune ricerche segnalano aumenti di rischio in prossimità del cambio, altre indicano effetti complessivi contenuti. Prudenza e buone pratiche di sonno restano consigliate.
L’Europa abolirà il cambio semestrale? Il Parlamento Ue si è espresso nel 2019 per superarlo, ma il Consiglio non ha trovato un accordo: oggi le regole restano quelle attuali.
Il ritorno all’ora solare non è solo l’ennesimo promemoria sul telefono. È una scelta collettiva che tocca abitudini, lavoro, salute e ambiente. Come redazione, lo affrontiamo con la stessa cura che dedichiamo ai cambiamenti capaci di incidere sul quotidiano: con i numeri di chi misura, con il dubbio di chi indaga, con l’attenzione di chi accompagna. Tra una settimana sposteremo le lancette; oggi possiamo già scegliere come prenderci cura del nostro tempo.
