Richard Djerf, 55 anni, è stato messo a morte con iniezione letale nel penitenziario statale di Florence, in Arizona, per l’omicidio di quattro membri della stessa famiglia avvenuto nel 1993 a Phoenix. L’esecuzione è arrivata dopo decenni di attese e ricorsi, e ha chiuso un capitolo giudiziario fra i più dolorosi della cronaca americana recente.
L’ultimo atto in Arizona
Le autorità penitenziarie dell’Arizona Department of Corrections, Rehabilitation & Reentry hanno confermato che l’esecuzione di Richard Kenneth Djerf è stata portata a termine la mattina di venerdì 17 ottobre 2025, con decesso dichiarato alle 10:40. La procedura, secondo i funzionari presenti, è stata eseguita “secondo piano”, nonostante alcune difficoltà iniziali nell’inserimento delle linee endovenose. Djerf non ha rilasciato alcuna dichiarazione finale e, come già anticipato nelle settimane precedenti, non ha chiesto la clemenza. Le informazioni sono state rese note in modo ufficiale dal Dipartimento correzionale dell’Arizona e riprese dalle cronache dell’Associated Press.
La fase conclusiva è maturata dopo la firma del warrant di esecuzione da parte della Corte Suprema dell’Arizona ad agosto e dopo gli adempimenti previsti dall’ordine dipartimentale sul protocollo. In conferenza, i vertici penitenziari hanno aggiunto che l’operazione ha richiesto più tentativi per posizionare gli accessi venosi, ma che i tempi di somministrazione e l’accertamento del decesso sono rimasti entro i parametri indicati dalle linee operative. Per gli inquirenti, Djerf aveva anche diffuso un mese prima una dichiarazione di scuse, un’ammissione pubblica che non ha però modificato l’esito della procedura. Questi passaggi sono stati documentati dai comunicati ufficiali e dalle ricostruzioni dell’AP.
Le quattro vite spezzate e il movente
Il delitto del 1993 ha colpito la famiglia Luna: Albert Sr., Patricia, la figlia Rochelle di 18 anni e il piccolo Damien di 5. Gli inquirenti hanno ricostruito un’azione di vendetta pianificata: l’imputato riteneva responsabile un conoscente per un furto subito mesi prima e, travestito da finto corriere di fiori, avrebbe fatto ingresso nell’abitazione. La brutalità dell’assalto, comprese le violenze su Rochelle e l’uccisione degli altri familiari, è rimasta incisa nella memoria di Phoenix e nella documentazione processuale, poi confermata in appello. Le ricostruzioni sono state diffuse dall’Associated Press e dagli atti richiamati nelle note istituzionali.
Alla sentenza capitale, pronunciata a metà anni Novanta e confermata nel 1998 dalla Corte Suprema dello Stato, è seguita una lunga stagione di contenziosi e sospensioni operative sulle modalità di esecuzione, non solo in Arizona ma in vari stati americani. Nelle settimane precedenti al 17 ottobre, la macchina amministrativa si è riattivata fino alla calendarizzazione definitiva, con comunicazioni puntuali sull’orario e sul protocollo farmacologico. La cornice giudiziaria e i riferimenti temporali provengono dai comunicati del Dipartimento correzionale dell’Arizona e dagli aggiornamenti dell’AP.
Una settimana segnata dalle esecuzioni
La morte di Djerf è arrivata al termine di una settimana in cui gli Stati Uniti hanno registrato più esecuzioni ravvicinate. Martedì 14 ottobre, la Florida ha messo a morte Samuel Lee Smithers, stabilendo il record annuale dello Stato con la quattordicesima esecuzione del 2025; nella stessa serata il Missouri ha eseguito la condanna di Lance Shockley per l’omicidio di un sergente della polizia stradale. Mercoledì 15 ottobre, il Mississippi ha giustiziato Charles Ray Crawford, condannato per il rapimento e l’omicidio di una studentessa. Tutti i dati e le tempistiche sono stati riportati dall’Associated Press e dalla stampa locale.
In questo contesto, l’Arizona ha chiuso la sequenza con l’esecuzione di venerdì, che l’AP ha quantificato come la quarta della settimana e la trentottesima e poi trentinovesima dell’anno a seconda dei conteggi aggiornati nel corso delle ore. La fotografia di insieme descrive un’accelerazione non uniforme, trainata da un gruppo circoscritto di Stati che concentrano la maggior parte dei casi. Sono elementi ribaditi dalle cronache dell’AP e dai monitoraggi sui quali si è innestata l’analisi di giornata.
I numeri del 2025 e la geografia della pena capitale
Il 2025 sta mostrando un incremento delle esecuzioni rispetto all’anno precedente: l’Associated Press ha indicato che con Arizona si è arrivati a 39 esecuzioni, con un ritmo che non si vedeva da anni. Al tempo stesso, l’uso della pena di morte resta altamente concentrato: la Florida guida con il maggior numero di casi, seguita da Texas, South Carolina e Alabama, come rilevato da analisi di taglio nazionale. Nel tracciato statistico di metà anno, i nuovi ingressi nel “braccio della morte” hanno continuato a diminuire, segnale di una pratica più ristretta sul fronte delle nuove condanne rispetto al passato.
Il quadro istituzionale resta spaccato: 23 Stati e Washington D.C. hanno abolito la pena capitale, mentre tre giurisdizioni — California, Oregon e Pennsylvania — osservano moratorie decise dai rispettivi governatori. Questo contesto, riportato da organizzazioni specializzate e costantemente ripreso nel dibattito, aiuta a capire come la mappa americana non sia uniforme: alle ripartenze operative in alcuni Stati corrispondono sospensioni o cancellazioni in altri. L’aggiornamento più recente su abolizioni e moratorie è stato diffuso da enti di ricerca dedicati al tema della pena di morte.
Procedure e ripartenze: il percorso dell’Arizona
L’Arizona ha vissuto un andamento a scatti: dopo la contestata esecuzione del 2014, segnata da polemiche sulla somministrazione dei farmaci, lo Stato ha sospeso le esecuzioni per anni, riprendendole brevemente nel 2022, quindi avviando una nuova pausa con una revisione dei protocolli fino alla fine del 2024. La ripartenza ha comportato cambi organizzativi nella squadra per le iniezioni letali e un’attenzione particolare alla fase di accesso venoso, indicata dagli esperti come uno dei passaggi più delicati. Tutto ciò è stato dettagliato nelle cronache dell’AP e nei briefing istituzionali dopo l’esecuzione di Djerf.
Nel caso specifico, i funzionari hanno spiegato che l’accesso venoso non è stato immediato, ma le tempistiche complessive sono rientrate nel protocollo con due somministrazioni di pentobarbital e tempi di constatazione del decesso in linea con gli standard comunicati. La presenza dei vertici del Dipartimento, la conferma dell’orario ufficiale e la descrizione dei passaggi operativi hanno scandito un’operazione che, per l’amministrazione, ha rispettato le regole e gli obiettivi fissati. Sono elementi resi noti tramite i comunicati dell’Arizona Department of Corrections e i resoconti dell’AP.
Domande rapide, risposte chiare
Quante esecuzioni si contano quest’anno negli Stati Uniti? Con l’esecuzione in Arizona del 17 ottobre, i conteggi giornalistici dell’Associated Press hanno raggiunto quota 39, un livello annuale che non si registrava da tempo.
Perché la settimana è stata considerata eccezionale? Per la concentrazione di quattro esecuzioni in pochi giorni: Florida e Missouri martedì, Mississippi mercoledì, Arizona venerdì, come documentato dall’AP e dalle testate locali.
Quali Stati trainano il 2025? Florida in testa per numero di esecuzioni, seguita da Texas, South Carolina e Alabama: un uso intensivo confinato a poche giurisdizioni secondo le analisi statistiche di metà anno.
Quanti Stati hanno abolito la pena di morte o la tengono sospesa? Ventitré Stati più Washington D.C. l’hanno abolita; California, Oregon e Pennsylvania mantengono moratorie ordinate dai governatori.
Raccontare un’esecuzione significa forzare lo sguardo dentro una stanza dove la giustizia si fa definitiva. In queste ore l’America mostra, insieme, la sua fermezza e le sue crepe: Stati che accelerano, altri che si fermano, numeri che crescono e coscienze che esitano. Il caso Djerf ha riportato al centro la memoria delle vittime e la domanda che resta sospesa dopo ogni procedura: che cosa significa davvero chiudere un cerchio? Come redazione, continuiamo a cercare risposte nella profondità dei fatti, non nelle scorciatoie delle impressioni.
