Investire nello sport come architrave di coesione: è l’idea che torna, concreta, nei progetti annunciati dal ministro Andrea Abodi. Le periferie non sono margini, ma luoghi dove rimettere al centro relazioni, dignità e opportunità. Da Caivano a otto nuove realtà, il piano promette cantieri sociali prima ancora che edilizi.
Una rotta che parte da Caivano e cambia scala
La spinta arriva dall’esperienza maturata a Caivano, dove la rigenerazione degli spazi sportivi è diventata un simbolo di riscatto civile. Il centro intitolato a Pino Daniele ha riaperto campi e palestre ai ragazzi, trasformando un luogo ferito in un presidio di crescita. Nello stesso perimetro, al Parco Verde, un playground è stato dedicato a Fortuna e Antonio, con l’intento esplicito di rammendare il patto comunitario attraverso il gioco e la pratica quotidiana dello sport. È da qui che il governo ha deciso di estendere il “modello” ad altre aree con alta vulnerabilità sociale.
La scelta politica è stata ribadita pubblicamente: dopo Caivano, il piano guarda a otto territori dove la presenza dello Stato si rafforza con interventi mirati. L’indirizzo è stato fissato a Palazzo Chigi, con la conferma di risorse dedicate per accompagnare progetti infrastrutturali e sociali, mantenendo saldo l’obiettivo di legare sicurezza, legalità e sviluppo. Non una vetrina, ma un metodo: ascolto dei comuni, coinvolgimento delle comunità, cantieri rapidi e finalizzati all’uso reale degli impianti.
Le città coinvolte e la dote finanziaria
Il programma punta a replicare l’impostazione maturata a Caivano in otto contesti: Rozzano (Milano), Orta Nova (Foggia), Rosarno e San Ferdinando (Reggio Calabria), i quartieri San Cristoforo a Catania, Alessandrino–Quarticciolo a Roma, Scampia–Secondigliano a Napoli e Borgo Nuovo a Palermo. La dote annunciata è di 180 milioni in tre anni, con 100 milioni concentrati nel 2025, risorse tratte dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per sostenere rigenerazioni, completamenti e nuove funzioni sportive a beneficio dei quartieri.
A corredo, si muove anche la filiera degli strumenti ordinari: l’avviso Sport e Periferie 2025 ha rimesso in moto meccanismi competitivi per palazzetti e riqualificazioni, con dotazioni specifiche e cofinanziamenti comunali. Non è solo edilizia: il target dichiarato è la creazione di spazi vivi, energeticamente sostenibili e gestibili, capaci di ospitare attività continuative e inclusione sociale. Un’infrastruttura funziona se è frequentata, se educa, se accoglie.
Il diritto allo sport diventa pratica quotidiana
Nel disegno dell’esecutivo, “sport per tutti” non è uno slogan, ma un impegno che scende fino alle famiglie con minori disponibilità. La misura Dote Famiglia ha avviato la prima fase operativa nel 2025, con un contributo fino a 300 euro per ciascun figlio tra 6 e 14 anni appartenente a nuclei con ISEE fino a 15.000 euro. L’obiettivo è ridurre gli ostacoli economici all’accesso a corsi sportivi accreditati, con una piattaforma nazionale e finestre temporali definite per adesioni e domande.
La misura è stata raccontata anche dalla stampa generalista, che ha evidenziato numeri e modalità: 30 milioni stanziati nel 2025, contributo massimo di 300 euro per beneficiario, domanda per un massimo di due figli e incompatibilità con benefici analoghi per la stessa attività erogati a livello locale o regionale. È una leva semplice, ma concreta, perché il costo d’ingresso, per molte famiglie, resta il primo muro da superare.
Inclusione: dagli ausili paralimpici ai percorsi semplificati
Accanto alla Dote, è stata confermata la linea sugli ausili sportivi destinati all’avviamento delle persone con disabilità. Per il 2025 è stato pubblicato l’avviso con 1,5 milioni complessivi, in continuità con le edizioni precedenti: un supporto che consente a ASD e SSD di dotarsi di carrozzine, protesi e strumenti specifici da mettere a disposizione gratuita degli atleti in avvio di pratica. Una misura rivendicata dal ministro Abodi e co-progettata con il movimento paralimpico.
Il quadro si completa con il lavoro istituzionale per rendere l’accesso allo sport più semplice e meno oneroso anche sotto il profilo sanitario e amministrativo per chi oggi è ancora ai margini della pratica, in raccordo con il Ministero della Salute e con esponenti parlamentari da tempo attivi sul tema dell’inclusione. L’impostazione è coerente con il nuovo articolo 33 della Costituzione, che sancisce lo sport come diritto sociale, su cui è stata avviata anche una campagna di comunicazione istituzionale.
Il metodo: ascolto, cantieri e responsabilità condivisa
Il “modello Caivano” non si esaurisce nell’inaugurazione di un impianto. Prevede ascolto dei territori, tavoli tecnici con i sindaci, cronoprogrammi serrati e verifiche sulla sostenibilità gestionale. È una strategia che tiene insieme più ministeri e livelli di governo, puntando a riconnettere sicurezza, legalità, scuola e sport, così da moltiplicare gli effetti sulle comunità. L’impianto è un mezzo; lo scopo è la crescita delle persone.
Quando questi elementi si combinano, arrivano risultati che non sono solo fotografie del giorno dell’apertura. A Caivano, l’avvio di attività multidisciplinari ha riportato in campo centinaia di ragazze e ragazzi, dando identità e ritmo a spazi prima spenti. È il genere di routine positiva che cambia la percezione del quartiere e offre ai giovani alternative reali, quotidiane, tangibili. Le storie, quando accadono ogni pomeriggio, smettono di essere eccezioni.
Risorse e trasparenza: come si governa un cambio di passo
Le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinate alle otto aree sono state esplicitate nelle sedi istituzionali, con l’impegno a definire piani esecutivi condivisi e verificabili. In parallelo, gli avvisi nazionali, da Sport e Periferie 2025 alle misure PNRR per i comuni piccoli, delineano un ecosistema di finanziamenti che, se ben coordinati, può fare massa critica e durata nel tempo. Programmare è la vera differenza tra un’idea e un progetto.
Il passaggio culturale è la rendicontazione: cronoprogrammi, milestone, monitoraggi pubblici e governance che metta in sicurezza gli impianti anche dal punto di vista energetico e gestionale. È un tema ribadito nelle comunicazioni istituzionali e negli incontri tra ministeri competenti: lo sport come leva educativa e di benessere, sì, ma con i conti in ordine e una capacità organizzativa che non si esaurisca dopo il taglio del nastro.
Domande in primo piano
Chi può richiedere la Dote Famiglia e con quali importi? Le famiglie con figli tra 6 e 14 anni e ISEE fino a 15.000 euro; il contributo è fino a 300 euro per ciascun beneficiario, con un massimo di due figli per nucleo, secondo finestre e modalità stabilite dal Dipartimento per lo Sport.
In quali città viene replicato il “modello Caivano” e con quali risorse? Rozzano, Orta Nova, Rosarno, San Ferdinando, i quartieri San Cristoforo (Catania), Alessandrino–Quarticciolo (Roma), Scampia–Secondigliano (Napoli) e Borgo Nuovo (Palermo). Lo stanziamento è di 180 milioni in tre anni, di cui 100 nel 2025.
Come funziona il sostegno per gli ausili sportivi paralimpici? È attivo un avviso con 1,5 milioni complessivi per consentire ad ASD e SSD di acquistare ausili da concedere in uso gratuito alle persone con disabilità che iniziano a praticare sport.
Qual è il principio costituzionale che guida queste scelte? Lo sport è riconosciuto come diritto sociale dall’articolo 33 della Costituzione; la cornice ispira misure e campagne istituzionali dedicate a diffusione e consapevolezza del valore educativo dello sport.
Il filo conduttore è limpido: investire nelle periferie significa investire nelle persone e nella qualità delle relazioni. Gli impianti rinascono, ma soprattutto rinascono abitudini, reti, responsabilità condivise. In questo sforzo riconosciamo la traiettoria che scegliamo di raccontare ogni giorno: portare lo sport dentro la vita dei quartieri, con fatti, tempi certi e obiettivi misurabili. È qui che un piano diventa storia, e una promessa si trasforma in pratica collettiva.
