Casa Bice nasce come luogo dove competenze e gesti quotidiani passano di mano in mano, tra donne di età diverse, con un obiettivo concreto: inclusione, sostegno e prospettive di autonomia. A Perugia, nello stabilimento Perugina, il progetto della cooperativa sociale Pepita è stato presentato e riconosciuto nell’ambito di un’iniziativa che mette al centro l’empowerment femminile.
Un intreccio di saperi che diventa comunità
Nelle parole del responsabile della sede di Perugia di Pepita, Diego Buratta, emerge una visione semplice e potente: le donne più anziane, affettuosamente chiamate “le nostre giovani”, incontrano studentesse e neomamme per condividere manualità, tradizioni e valori di vita. Non si tratta di un gesto simbolico, ma di un vero passaggio di testimone che restituisce centralità alle relazioni e alla cura, puntando a rafforzare l’autostima e la fiducia di chi muove i primi passi nella maternità o nel lavoro. In questa casa, la qualità dello scambio umano conta quanto la tecnica: ogni confronto diventa un ponte tra generazioni, un’esperienza che ridà ritmo e senso alla quotidianità di tutte le partecipanti.
L’intento dichiarato è quello di ampliare il raggio d’azione, raggiungendo un numero crescente di ragazze e famiglie, e di accompagnarle anche sul fronte professionale. È un impegno che guarda al territorio umbro nel suo complesso, con l’idea di educare attraverso l’esempio e di costruire reti di supporto durevoli. Il cuore del progetto è la reciprocità: mentre le donne più mature offrono tradizione, pratiche domestiche e orientamento valoriale, le più giovani portano strumenti digitali e nuove abitudini comunicative. Questo incrocio ripara fratture invisibili, crea legami e restituisce a ciascuna un ruolo riconosciuto e utile.
La cornice: “Connessioni al Femminile per il Cambiamento”
Casa Bice è stata selezionata nell’ambito del bando “Connessioni al Femminile per il Cambiamento”, promosso da Nestlé con Baci Perugina, in collaborazione con Rete del Dono e Cesvol. L’annuncio è stato dato il 16 ottobre 2025 durante una conferenza nello stabilimento di San Sisto, confermando la volontà di sostenere progettualità che generano inclusione, competenze e crescita in Umbria, come riportato dalle cronache regionali e nazionali. La cornice valorizza percorsi che intrecciano fragilità e potenziale, e che sanno tradurre il sostegno in risultati misurabili per la vita di tutti i giorni.
Le linee guida del bando, lanciate pubblicamente il 6 maggio 2025, sono state concepite per rafforzare l’empowerment femminile, promuovere la partecipazione al lavoro e stimolare la raccolta fondi e le competenze digitali degli enti selezionati, con un’attenzione costante alla formazione. L’iniziativa richiama il lascito di Luisa Spagnoli, pioniera d’impresa e innovatrice sociale, riconnettendo il marchio Baci Perugina a una visione contemporanea di responsabilità verso le comunità locali, come evidenziato nei comunicati ufficiali e nelle cronache dell’epoca.
Numeri che raccontano relazioni
Il disegno operativo di Casa Bice è chiaro: mettere in relazione 30 donne over 70, 40 studentesse in qualità di tutor digitali e 20 neomamme. Non è solo una somma di presenze; è un laboratorio di scambio nel quale l’esperienza si fonde con la curiosità e il bisogno concreto di orientamento. Le attività vanno dalla trasmissione di saperi pratici alla familiarizzazione con strumenti digitali, così da accorciare le distanze tra mondi che spesso dialogano poco. La descrizione dell’architettura progettuale, condivisa in sede di presentazione e ripresa dagli organi d’informazione, restituisce il carattere genuino e pragmatico dell’intervento.
Questa cifra sociale, oltre a dare misura dell’impatto potenziale, mette in luce la scelta di lavorare sull’interdipendenza: chi ha vissuto di più offre orientamento e cura; chi è all’inizio del percorso porta slancio e competenze tecnologiche. È un patto di prossimità che non si esaurisce in un incontro, ma che intende sedimentare abitudini condivise e nuove possibilità per la vita familiare e lavorativa. Nelle parole di chi guida il progetto a Perugia, c’è la volontà esplicita di raggiungere più ragazze, sostenere le loro famiglie e affiancarle nell’accesso al lavoro, agendo nel contesto sociale umbro con responsabilità e continuità.
Il valore simbolico di una sede e di una storia
Che l’annuncio sia arrivato nello stabilimento Perugina non è un dettaglio. C’è un filo che unisce la memoria di un marchio iconico alla vocazione di una città e alla trama di storie femminili che, nel tempo, hanno generato impresa, lavoro e comunità. La celebrazione di un progetto come Casa Bice, in questo scenario, diventa un gesto di restituzione: la tradizione non resta ferma, ma si trasforma in un’azione che guarda avanti. Dalle parole raccolte durante la conferenza emerge la volontà di fare rete e di valorizzare l’individuo come punto di partenza di ogni cambiamento reale.
L’ispirazione dichiarata nei materiali ufficiali di Nestlé e Baci Perugina richiama la figura di Luisa Spagnoli, che ha saputo coniugare creatività, intraprendenza e responsabilità sociale. Collocare Casa Bice in questa continuità significa proporre un modello in cui la cura passa anche attraverso competenze e lavoro, con un’attenzione particolare alle fragilità e alla crescita personale. È in questo orizzonte che si inserisce la collaborazione con soggetti come Rete del Dono e Cesvol, chiamati a rafforzare la formazione e il fundraising delle realtà selezionate.
Educare un territorio: dall’aula alla vita
La cooperativa Pepita, forte di una lunga esperienza educativa, lavora su prevenzione del disagio, inclusione e partecipazione attiva. La sede umbra di Massa Martana opera tenendo insieme scuola, famiglie e società civile, con un approccio che privilegia l’ascolto e il coinvolgimento di tutta la comunità educante. Questo patrimonio di pratica quotidiana diventa la base di Casa Bice: non un progetto calato dall’alto, ma un percorso che nasce dall’osservazione delle esigenze reali e dalla capacità di attivare risorse locali. Le informazioni istituzionali della cooperativa e le cronache recenti delineano un profilo di continuità e credibilità.
L’idea di “educare un territorio” attraversa ogni dettaglio operativo: formare significa anche accompagnare, sostenere, creare occasioni in cui la fiducia diventa azione. Nelle dichiarazioni rese alla stampa, Buratta ha insistito sull’ampliamento degli obiettivi e sulla volontà di raggiungere nuove ragazze, aiutandole nella vita familiare e nella dimensione professionale. In altre parole, si punta a costruire possibilità, evitando che solitudini e incertezze si trasformino in rinunce. È qui che lo scambio di competenze si intreccia con lo scambio di qualità umane, perché l’apprendimento, quando nasce dall’incontro, cambia i destini individuali.
Domande lampo per orientarsi
Chi sostiene il progetto? L’iniziativa rientra nel bando promosso da Nestlé con Baci Perugina, in collaborazione con Rete del Dono e Cesvol, con annuncio pubblico del 16 ottobre 2025 presso lo stabilimento di San Sisto.
Qual è la struttura di Casa Bice? Un luogo d’incontro tra 30 donne over 70, 40 studentesse tutor digitali e 20 neomamme, per condividere tradizioni, competenze manuali e alfabetizzazione digitale.
Qual è l’obiettivo a medio termine? Ampliare la platea di giovani raggiunte, sostenere le famiglie e favorire l’ingresso o il reinserimento nel lavoro, generando inclusione stabile sul territorio umbro.
Qual è il ruolo di Pepita? La cooperativa porta esperienza educativa, rete territoriale e un metodo centrato sull’ascolto e sulla partecipazione attiva, maturati negli anni tra scuola e comunità.
Uno sguardo che resta: perché questa storia conta
Ci sono progetti che parlano piano ma arrivano lontano. Casa Bice è uno di questi: una casa in cui il sapere diventa gesto, l’attenzione diventa scelta e l’incontro cambia la traiettoria delle vite. In questa trama, Perugia torna centro di un racconto in cui tradizione e innovazione non si alternano, ma convivono. L’impegno di Pepita e il sostegno di partner pubblici e privati non celebrano un risultato, ma aprono un cammino: quello di una comunità che decide di educarsi insieme, riconoscendo valore a ogni voce e offrendo, a chi ne ha più bisogno, una mano che non si ritrae.
