Dal tempo in cui TikTok si chiamava Musical.ly al presente di un artista che ha imparato sulla propria pelle: SIDE BBS, alias Simone De Lucia, torna e rilancia con Bandida, trasformando un inizio tortuoso in una scelta indipendente che parla al corpo e al cuore.
Bandida, tra club e confessioni
Con Bandida, affidata alla produzione di Cristian Tiraboschi, SIDE BBS firma un reggaeton cucito per i club ma lontano dal semplice esercizio da pista. Il ritmo, morbido e caldo, sostiene una penna ibrida tra italiano e spagnolo che scava nelle relazioni a intermittenza: apparizioni, silenzi, ritorni. È il ritratto di una generazione in equilibrio instabile, sospesa tra intimità e fuga, tra bisogno di contatto e tendenza a dissolversi. Nelle barre affiora l’ammissione reciproca di essersi smarriti, mentre lei incarna la “bandida” che promette guai evitati e finisce per perdersi.
Il videoclip ufficiale, diretto da Simone Nicolaci, sceglie la presenza di Vera Di Leo, sexystar e content creator attiva nel mondo dei contenuti per adulti, come chiave narrativa della tentazione: non mera provocazione, ma sguardo sul desiderio che attraversa il testo. Il progetto si muove con nuove collaborazioni in Italia e fuori, sostenuto da figure come Don Gigio e Maestro Franz. L’orizzonte dichiarato è chiaro: non inseguire i numeri, ma costruire un percorso sostenibile, capace di durare e di portare un’altra sensibilità nel mercato italiano.
Dalla miccia virale a una visione consapevole
Molto prima che il social diventasse una macchina da hit, SIDE BBS fu tra i primissimi a portare TikTok in Italia, ai tempi di Musical.ly. Nel 2018, “Chica Pequeña”, nato da un beat scaricato online e privo di diritti, deflagrò: oltre 80.000 video, milioni di ascolti, ingresso nella Viral 50 di Spotify. Creator come Gaia Bianchi, Aurora Celli, Emily Pallini, Jenny Preda rilanciarono il brano, trasformando quella spontaneità in un segnale che ha cambiato il mercato, anticipando la rivoluzione dei social musicali e la creator economy. Fu un’onda che preannunciava un cambio di paradigma.
Quella parentesi, che lui definisce senza giri di parole un “errore di gioventù”, si è trasformata nella bussola della sua autonomia creativa. Il brano senza diritti ha superato i quattro milioni di ascolti e non gli ha fruttato un euro, ma è stato una scuola severa. SIDE BBS ha capito che basta un’idea per smuovere una generazione e che senza un vero team, senza professionalità, non si resta in piedi. Oggi rifiuta scorciatoie: meglio costruire passo dopo passo, con consapevolezza e responsabilità.
Identità sonora tra Milano e la scena latina
Cresciuto ascoltando le sonorità di Bad Bunny e Nicky Jam, SIDE BBS ha scolpito un’identità propria al confine tra l’urban di Milano e la scena latina europea. La sua scrittura, che alterna italiano e spagnolo, punta al corpo ma racconta il cuore; “Bandida” ne è la prova più nitida. Dentro vibra la tensione di una generazione che si avvicina e si allontana, che tocca l’intimità e subito teme di perderla, cercando rifugio nel ritmo prima che nelle parole. È lì che la doppia lingua diventa specchio e arma narrativa.
Nel quadro di questa ricerca, l’artista tiene insieme due spinte: la leggerezza del club e l’ambizione di qualcosa che duri. Non a caso riconosce che oggi un intero disco reggaeton in Italia sarebbe difficile da comprendere, ma resta convinto che il momento arriverà e vuole esserci. Milano, già capitale di moda e design, per lui può diventare il centro europeo dell’urban latino: serve crederci, prima di tutto. È una promessa che lega la visione artistica alla città, un impegno a non piegarsi alla scorciatoia del trend.
Spagna, il banco di prova che ha rafforzato identità e ambizioni
Parallelamente alle prime uscite italiane, SIDE BBS ha consolidato una base in Spagna: live, radio e collaborazioni lo hanno portato in Andalusia e alle Canarie, fino alla pubblicazione di “Dentro Di Me” insieme a Rick, artista madrileno. In quel percorso ha sentito davvero che la sua musica aveva spazio; persino il sindaco del suo comune lo ha chiamato per congratularsi. Da qui nasce la domanda amara e lucida: quanto contiamo in Italia se il riconoscimento arriva solo oltre confine? Un interrogativo che non cerca polemiche, ma verità.
Il suo percorso racconta anche come l’industria sia cambiata in un battito di ciglia: dall’improvvisazione dei video amatoriali alle logiche di un mercato globalizzato, in cui ogni mossa è pianificata e misurata, e mentre intorno si discute di copyright, intelligenza artificiale e appropriazioni. Dentro questo scenario, “Bandida” non è soltanto un ritorno discografico: è una presa di posizione di chi ha vissuto il cambiamento dall’interno e oggi lo affronta con lucidità. L’istinto rimane, ma convive con metodo e responsabilità; è la maturità di un autore che ha capito il prezzo degli errori e ha scelto di trasformarli in progetto.
