Un container alimentato dal sole, riempito di esperimenti e voci di scienziati, sosta in Lombardia e in Piemonte per accendere idee: il Curiosity Cube fa tappa a Segrate dal 14 al 16 ottobre e a Ivrea dal 20 al 22 ottobre, con un percorso interattivo pensato per gli studenti dalla quarta primaria alla terza media.
Due città, un calendario preciso
Le date sono fissate e i luoghi scelti con cura: in via Emilia 23 a Segrate, poi in Piazza Ottinetti a Ivrea. Il laboratorio mobile di Merck, interamente alimentato a energia solare, apre le porte a bambini e ragazzi per un’immersione nella scienza che non resta sulle pagine dei libri, ma prende forma tra banchi, sensori e piccoli robot. Il programma, raccontato in una nota dell’azienda e ripreso dalle agenzie, conferma un approccio concreto e vicino agli studenti, con l’obiettivo di trasformare la curiosità in comprensione e la comprensione in possibilità future.
Dentro e fuori dal Cube, sono i dipendenti della farmaceutica a guidare le attività: persone in carne e ossa che condividono il proprio percorso, i dubbi affrontati e le scelte compiute, offrendo modelli professionali plurali. La partecipazione diretta dei volontari è l’elemento capace di spostare l’attenzione dalle nozioni all’ispirazione, mostrando che le carriere scientifiche non sono una traiettoria unica, ma un insieme di strade accessibili da background differenti, senza barriere di provenienza o cultura.
Dentro il Cube: esperimenti, intelligenza artificiale e domande che contano
Il tema dell’edizione è l’intelligenza artificiale. Gli studenti sperimentano come distinguere un’immagine autentica da una generata dall’AI, osservano le analogie e le differenze tra l’apprendimento umano e quello delle macchine, e pilotano piccoli robot educativi per comprendere la logica che anima i sistemi di guida autonoma. Non si tratta di scenari astratti: sono esercizi che legano tecnologia e responsabilità, perché capire come funziona l’AI significa anche imparare a usarla con giudizio. Lo sottolineano i materiali ufficiali sul tour globale 2025, che dedicano all’AI un focus centrale.
Accanto agli esperimenti, c’è un invito che sorprende per semplicità ed efficacia: formulare una propria Curiosity Question, una domanda personale su scienza, tecnologia o lavoro del futuro. È l’innesco di un dialogo aperto tra studenti e professionisti che restituisce alla scienza il suo volto più umano: provare, sbagliare, riprovare. L’iniziativa nasce dentro un percorso di innovazione sociale che da anni unisce sostenibilità, inclusione e accesso all’educazione scientifica, portando strumenti e competenze direttamente laddove i ragazzi vivono e studiano.
Un impatto che cresce, oltre i confini
Da quando è stato avviato nel 2017, il Curiosity Cube ha raggiunto complessivamente oltre 230 mila studenti in Europa e Nord America, con migliaia di ore di volontariato donate dal personale aziendale. Nel solo 2024, il tour ha coinvolto più di 43 mila ragazzi in 14 Paesi attraverso centinaia di eventi, con una programmazione dedicata alla sostenibilità. Sono dati che emergono dai canali ufficiali del progetto e dai comunicati internazionali diffusi a inizio 2025, a testimonianza di un impatto ormai strutturale e misurabile.
L’edizione 2025 ha alzato l’asticella: oltre 130 appuntamenti previsti in Europa, un obiettivo globale di 60 mila studenti in 19 Paesi e, per la prima volta, l’ingresso nel continente africano con un debutto ufficiale del 10 giugno a Johannesburg e un itinerario che tocca Botswana, Eswatini, Lesotho, Namibia e Sudafrica. L’annuncio, arrivato dal quartier generale di Darmstadt, delinea con chiarezza l’ambizione di portare esperienze pratiche di scienza dove spesso mancano opportunità e strutture.
Domanda di competenze e scelte dei ragazzi: il nodo da sciogliere
Nel decennio 2013-2023, nell’Unione europea i professionisti impiegati in ambito scientifico e tecnologico sono cresciuti del 25%, secondo le rilevazioni ufficiali di Eurostat. È un segnale di vitalità che, però, convive con una lentezza nel ricambio: la quota di studenti universitari iscritti a corsi Stem si attesta al 26,9% nel 2023 e la dinamica non appare sufficiente a colmare i fabbisogni delle imprese nei settori più tecnici, come ha ricordato la Commissione europea in risposta a un’interrogazione parlamentare nell’estate 2025.
Le scelte si formano prima dell’università. Una ricerca internazionale di MilliporeSigma (Life Science di Merck in USA e Canada), condotta a gennaio 2024 su studenti delle scuole medie e loro genitori in sette Paesi, fotografa lo scarto tra curiosità e auto-rappresentazione: il 48% dei ragazzi fatica a vedersi “scienziato” e il 63% dei genitori tende a scoraggiare percorsi Stem, spesso per scarsa conoscenza delle opportunità. È esattamente su questo terreno che iniziative come il Curiosity Cube provano a incidere, trasformando l’incontro con la scienza in esperienza concreta e memorabile.
Strade italiane, orizzonte globale
La tappa di Segrate coincide con l’avvio della settimana, quando le scuole riprendono il ritmo dopo la campanella del lunedì: una scelta che permette di coinvolgere intere classi e docenti, valorizzando il tempo didattico. A Ivrea, la sosta in Piazza Ottinetti dialoga con una città che porta nel Dna il pensiero industriale e comunitario di Olivetti. La continuità tra storia del lavoro e futuro delle competenze rende il passaggio del Cube più di un evento: un invito a guardare la tecnologia come strumento al servizio delle persone e dei territori.
In ciascuna tappa, il metodo resta lo stesso: esperimenti brevi e ad alta intensità, linguaggio accessibile, confronto aperto con chi la scienza la pratica ogni giorno. È un modo per spostare il baricentro dalla paura dell’errore al gusto della scoperta. Quando uno studente formula la sua prima Curiosity Question, mette in scena una piccola rivoluzione: la scienza smette di essere distante e diventa una palestra per allenare pensiero critico, collaborazione e responsabilità digitale, specialmente sul terreno dell’AI.
Risposte rapide, dubbi legittimi
Perché l’intelligenza artificiale è al centro del percorso? Perché è già parte della vita quotidiana: riconoscere immagini autentiche, comprendere come le macchine “imparano” e simulare la guida autonoma aiuta i ragazzi a legare teoria e pratica, sviluppando consapevolezza e uso responsabile. Il tour 2025 ha scelto l’AI proprio per questo, unendo gioco e riflessione in attività guidate da professionisti che conoscono limiti e potenzialità degli algoritmi.
Qual è il valore aggiunto rispetto a una lezione in classe? La differenza la fanno il contatto umano e la prova diretta. L’incontro con chi lavora nella scienza mostra varietà di ruoli e percorsi, abbatte stereotipi e rende le carriere più immaginabili. L’efficacia si misura anche nei numeri consolidati del programma: decine di migliaia di studenti coinvolti ogni anno e feedback molto positivi da parte delle scuole che ospitano il Cube.
Quanti studenti raggiungerà l’edizione 2025? L’obiettivo dichiarato è ambizioso: arrivare a 60 mila studenti in 19 Paesi, con oltre 130 eventi in Europa e un’estensione senza precedenti in Africa. Una traiettoria di crescita che conferma la volontà di portare esperienze scientifiche pratiche laddove l’accesso è ancora diseguale, rafforzando il legame tra scuola, comunità e mondo del lavoro.
Perché insistere così tanto sulle Stem se l’Europa cresce già nei profili scientifici? Perché la crescita occupazionale degli ultimi dieci anni non basta da sola a chiudere il divario tra domanda e offerta. I dati Eurostat e le analisi della Commissione indicano che la quota di iscritti Stem è stabile ma non sufficiente. Serve intervenire prima, nella scuola media, quando si formano identità e aspirazioni, rendendo visibili le opportunità concrete.
Una scelta che nasce dallo stupore
Ogni esperimento riuscito, ogni domanda ben posta, ogni sguardo che cambia davanti a un risultato inatteso: è qui che la scienza diventa esperienza e l’esperienza può diventare decisione. Raccontare il Curiosity Cube significa osservare come la curiosità, quando trova spazio e strumenti, si trasformi in progetto di vita. È un lavoro paziente, fatto di tappe, chilometri, volti. Ed è un lavoro che merita continuità, perché dalla capacità di aprire strade oggi dipende la qualità delle competenze di domani.
