Ad Amelia si è chiusa la seconda edizione del Concorso per Cortometraggi promosso da Lights for Cinzia, ospitata sabato 11 ottobre nella Pinacoteca del Museo Archeologico (TR). Dedicato ai registi tra i 18 e i 35 anni, il concorso ha abbracciato il tema Il Cammino, accogliendo opere provenienti da diverse regioni italiane.
Una serata che premia il coraggio del racconto
Ad aggiudicarsi il primo posto, insieme al premio social per il maggior numero di like su Instagram, è stata Agnese Fratoni con Fammi un’altra domanda. Il cortometraggio affida alla storia di Agnese e di Melany, un androide perfetto ma incapace di provare emozioni, una riflessione nitida sul desiderio di verità affettiva. In settantasei anni di convivenza, la tragedia incrina un legame costruito sull’imitazione della vita, svelandone la distanza dall’esperienza autentica. Nel silenzio delle risposte artificiali, la richiesta di una nuova domanda diventa il gesto più umano di tutti.
Il podio ha premiato al secondo posto Il cammino di Davide Salucci e, in terza posizione, L’anima del pellegrino di Mattia Barcherini Proietti. A determinare i risultati è stata una giuria di qualità presieduta dal regista Daniele Luchetti, affiancato da Caterina Venturini, Irene Ceccon, Michelangelo Garrone, Massimo Manini, Fabrizio Razza e Marco Luca Cattaneo. Una squadra attenta e rigorosa che ha orientato le scelte valutando l’aderenza al tema e la forza espressiva dei lavori in gara, con uno sguardo costantemente rivolto alla qualità del racconto per immagini.
Il tema del cammino, tra passi reali e orizzonti interiori
Quest’anno la parola chiave, Il Cammino, è stata interpretata come percorso fisico e insieme tensione interiore: un viaggio capace di tenere insieme la concretezza dei sentieri e la profondità delle trasformazioni intime. Il concorso ha raccolto opere provenienti da diverse regioni d’Italia, segno di un interesse tangibile e diffuso. Ogni passo narrato in questi corti sembra chiedere al pubblico dove si collochi oggi la nostra idea di partenza, di arrivo e di cambiamento, misurando la distanza tra ciò che siamo e ciò che scegliamo di diventare.
Questa linea tematica ha offerto ai giovani autori, tra i 18 e i 35 anni, un terreno fertile per misurarsi con storie che vanno oltre l’evento esteriore. Il cammino come crescita, inciampo, conquista; come viaggio reale o come consapevolezza che matura. Nelle opere presentate riecheggiano andature diverse, dalla narrazione più intima alla testimonianza più visiva, sempre con la volontà di interrogare chi guarda. Non c’è strada senza un perché, e la rassegna lo ha ricordato con lucidità, lasciando emergere voci nuove e sguardi originali.
Amelia e la sua pinacoteca come casa del cinema giovane
La conclusione della rassegna sabato 11 ottobre nella Pinacoteca del Museo Archeologico di Amelia (TR) ha restituito all’ambiente una vibrazione rara: quella dell’incontro fra talenti e pubblico. Le sale hanno accolto, in un clima di ascolto e confronto, opere che hanno trovato nella città umbra un approdo ideale. Nella cornice espositiva, il dialogo tra immagini e storia del luogo ha amplificato il senso del viaggio, rendendo ogni proiezione un passaggio condiviso, un invito a sostare e comprendere prima di ripartire.
Edizione dopo edizione, Lights for Cinzia si sta affermando come riferimento per la valorizzazione della creatività giovanile nel cinema. L’associazione offre ai nuovi autori un contesto di confronto e crescita, dove sperimentare linguaggi e affinare uno sguardo che sia insieme personale e consapevole. La passione per il racconto per immagini attraversa ogni momento del progetto, con l’obiettivo di sostenere chi sceglie di mettere in scena i propri cammini, reali o interiori, e di restituirli alla comunità attraverso la forza del cortometraggio.
Voci dal set: ospiti e dialogo con il pubblico
La cerimonia, guidata dalla cantante e producer Carlotta, ha ospitato due protagonisti di rilievo del panorama cinematografico italiano. La sceneggiatrice Paola Mammini, vincitrice del David di Donatello per Perfetti sconosciuti, e lo scrittore e music supervisor Marco Testoni, autore del volume Come si ascolta un film, hanno riportato al centro la sostanza del lavoro creativo, condividendo strumenti e sensibilità con chi sogna di entrare nel mestiere.
Il loro scambio con il pubblico ha offerto uno sguardo prezioso sul dietro le quinte del cinema italiano, illuminando processi, scelte e responsabilità che precedono ogni immagine. Ascoltare le storie di chi il cinema lo scrive e lo costruisce giorno per giorno significa capire meglio anche i film che amiamo. È in questa vicinanza, fatta di attenzione e curiosità, che la rassegna ha trovato il proprio respiro più profondo, accompagnando gli spettatori oltre lo schermo, là dove nascono le idee.
