Negli Stati Uniti il morbillo torna a preoccupare: nuovi focolai stanno alimentando una crescita che riporta indietro l’orologio della sanità pubblica. I numeri variano a seconda delle rilevazioni, ma il quadro complessivo è chiaro: casi in aumento, scuole coinvolte, quarantene e un dibattito sulla copertura vaccinale che non può più attendere.
L’onda lunga dei contagi: il quadro nazionale aggiornato
Secondo l’aggiornamento ufficiale dei Cdc, al 30 settembre 2025 negli Usa sono stati confermati 1.544 casi e tre decessi, con il dato consolidato che viene pubblicato a cadenza settimanale e riflette le notifiche ricevute dalle giurisdizioni sanitarie. Le infezioni confermate sono state segnalate in 42 Stati, con una forte componente associata a focolai. È la conta più alta da un quarto di secolo, un traguardo che nessuno avrebbe voluto raggiungere.
Nelle stesse ore, conteggi giornalieri elaborati dai media sul flusso dei Dipartimenti sanitari statali hanno stimato 1.563 casi a inizio ottobre, evidenziando come la curva non si sia arrestata dopo l’estate. La divergenza tra i totali è figlia dei tempi di consolidamento: il dato federale fotografa il quadro “chiuso” a una certa data, mentre i monitoraggi giornalieri catturano gli ultimi incrementi. Il risultato, però, non cambia: il 2025 ha riportato il morbillo al centro dell’agenda sanitaria nazionale.
Texas, l’epicentro che si è spento ad agosto
Il Texas ha dichiarato concluso il grande focolaio dell’anno il 18 agosto: 762 casi confermati dal tardo gennaio, 99 ricoveri e due decessi in età scolare, con la trasmissione interrotta da oltre 42 giorni. L’annuncio del Dipartimento statale della Salute ha sottolineato l’impatto di test, vaccinazioni e tracciamento come strumenti decisivi per spezzare le catene di contagio, restando vigili su possibili recrudescenze.
Nei primi quattro mesi dell’anno, il MMWR dei Cdc aveva già fotografato 800 casi nazionali, in gran parte collegati a comunità con bassa copertura vaccinale fra Nuovo Messico, Oklahoma e Texas. Quasi tutti i pazienti risultavano non vaccinati o con stato vaccinale ignoto; undici per cento i ricoveri, tre i decessi. È il segnale di una vulnerabilità strutturale: dove il vaccino non circola abbastanza, il virus trova spazio e corre veloce.
Le nuove traiettorie: Ohio e Minnesota riaccendono l’allarme
In Ohio, Columbus Health ha dichiarato il 9 ottobre un nuovo focolaio nell’area centrale, con quattro casi confermati e l’apertura immediata di un ambulatorio vaccinale straordinario. La definizione di “outbreak” scatta oltre le tre infezioni correlate in 21 giorni e, in questo caso, si lega a esposizioni in sedi scolastiche e commerciali. Le autorità locali hanno invitato chi non è protetto con due dosi a verificare lo stato vaccinale e a immunizzarsi senza indugio.
Nel Minnesota, la settimana chiusa il 1° ottobre ha visto dieci nuove diagnosi, per un totale di 18 casi dall’inizio dell’anno, tutte persone non vaccinate secondo il Dipartimento della Salute statale. Le indagini tracciano legami con viaggi interni e internazionali, richiamando l’attenzione sul ruolo della mobilità nel mantenere vivo il rischio: basta un rientro con il virus in incubazione perché una comunità poco protetta diventi terreno fertile.
Il corridoio Arizona–Utah: un grande cluster che non si spegne
Lungo il confine tra Arizona e Utah è in corso il terzo grande cluster del 2025, un’area dove il conto cumulato ha superato le novanta infezioni secondo i conteggi statali richiamati da Cnn. La dinamica è quella già osservata altrove: tassi vaccinali insufficienti, scuole coinvolte e un virus capace di propagarsi laddove la protezione di comunità resta sotto soglia. È una ferita ancora aperta nella geografia dei contagi di quest’anno.
Gli aggiornamenti più recenti diffusi da emittenti pubbliche hanno indicato, nel fine settimana, un ulteriore carico di casi in entrambe le aree di confine, con ricoveri tra i non immunizzati e una circolazione del virus rilevata anche nelle acque reflue. È un campanello d’allarme tecnico: quando il virus si intercetta nei sistemi ambientali, significa che la trasmissione supera ciò che emerge dagli accertamenti clinici.
Scuola e quarantene: cosa succede in Carolina del Sud
Nella Carolina del Sud, oltre 150 alunni non vaccinati sono stati esclusi dalle lezioni per 21 giorni dopo esposizioni documentate in due scuole della Contea di Spartanburg: la Global Academy of South Carolina e la Fairforest Elementary. Le autorità sanitarie statali hanno confermato le sedi coinvolte e avviato aggiornamenti bisettimanali sull’andamento dell’epidemia nell’Upstate, invitando famiglie e personale a rispettare le misure di prevenzione.
Le testate nazionali hanno riportato che gli studenti in isolamento non erano immunizzati e che il totale degli alunni interessati raggiunge almeno quota 153. La misura, adottata per il periodo massimo di incubazione, punta a recidere tempestivamente eventuali catene di trasmissione non ancora visibili. Intanto il Dipartimento statale ha segnalato nuovi casi nell’area, segno di una circolazione in atto che impone prudenza.
Coperture, soglie e differenze territoriali
La protezione collettiva richiede che almeno il 95% della popolazione sia vaccinato contro il morbillo; è il livello che impedisce al virus di trovare brecce nel tessuto sociale. I Cdc stimano oggi la copertura MMR per i kindergartners al 92,5% nell’anno scolastico 2024–2025, in ulteriore lieve calo. È un divario che, seppur contenuto, ha un peso enorme per una malattia così contagiosa, perché anche piccole sacche non immuni possono alimentare cluster importanti.
I dati storici mostrano una tendenza sotto soglia ormai consolidata dalla stagione 2020 in poi; il 2023–2024 è stato già il quarto anno consecutivo sotto il 95% e i numeri preliminari 2024–2025 prolungano questa traiettoria. In parallelo crescono le esenzioni, restringendo il margine di recupero anche nei territori che, in teoria, potrebbero riallinearsi rapidamente. È in queste crepe che il morbillo continua a insinuarsi, trasformando episodi importati in focolai locali.
Perché i numeri non tornano sempre: come leggere le stime
Il dato federale pubblicato dai Cdc ha tempi tecnici di validazione e viene aggiornato in blocco: la pagina ufficiale sui casi e focolai fotografa la situazione fino al 30 settembre, con 1.544 diagnosi confermate e tre decessi. È un riferimento essenziale per la comparabilità nel tempo, ma per definizione non include ciò che accade nei giorni successivi fino all’aggiornamento successivo.
I monitoraggi giornalistici, che sommano gli annunci dei Dipartimenti sanitari statali, intercettano invece gli incrementi in tempo reale, arrivando a stimare 1.563 infezioni nei primi giorni di ottobre. Le due fotografie non si contraddicono: illuminano istanti diversi della stessa traiettoria epidemica. Per il lettore, la regola d’oro è osservare insieme i numeri consolidati e le curve “di giornata”, sapendo che i primi tendono a inseguire le seconde.
Reazioni pubbliche e parole che contano
Nel dibattito ha fatto rumore il commento social dell’infettivologo Matteo Bassetti, che ha sottolineato la portata del nuovo focolaio e la scelta di imporre quarantene scolastiche in Carolina del Sud, definendo il morbillo una malattia capace di lasciare conseguenze importanti nei più piccoli. Il suo intervento, rilanciato da testate italiane che riprendono fonti statunitensi, ha acceso ulteriormente l’attenzione sul tema della protezione vaccinale.
Al netto delle opinioni, il messaggio operativo resta uno: la prevenzione funziona. Le allerte cliniche diffuse dai Cdc ai professionisti ricordano l’importanza di verificare lo stato vaccinale, soprattutto prima dei viaggi, e di intervenire con isolamento dei casi e profilassi post-esposizione. È la cassetta degli attrezzi che, insieme alla fiducia nei dati, consente di tenere il virus sotto controllo nelle comunità.
Le risposte lampo che tutti cercano
Quanto dura l’esclusione da scuola dopo un’esposizione? Le autorità sanitarie applicano una finestra massima di ventuno giorni, che coincide con il periodo di incubazione del virus. In questo lasso di tempo si riduce drasticamente la probabilità che un’esposizione inneschi catene secondarie tra compagni di classe o famiglie, soprattutto dove la copertura vaccinale è insufficiente e quindi il rischio di trasmissione è più alto e prolungato.
Qual è la soglia di copertura che impedisce la diffusione del morbillo? La barriera efficace è stimata attorno al novantacinque per cento: sotto questa quota, il virus trova interstizi per propagarsi, in particolare in ambienti a contatto stretto come scuole e comunità. È la logica dell’immunità di comunità, un principio epidemiologico consolidato che riflette l’elevata contagiosità del morbillo rispetto ad altre malattie prevenibili.
Quanto protegge il vaccino MMR con due dosi? Le evidenze mostrano un’efficacia che sfiora il novantasette per cento, con benefici che si vedono tanto a livello individuale quanto collettivo. Nei contesti dove la copertura resta alta, i focolai tendono a spegnersi rapidamente e coinvolgono numeri ridotti, limitando ricoveri e complicanze che possono essere severe soprattutto nei bambini e nelle persone fragili.
È davvero necessario vaccinarsi prima di un viaggio? Sì. Le comunicazioni per gli operatori sanitari richiamano periodicamente l’attenzione sul rischio di importazione dei casi: chi parte senza essere in regola con il calendario può contrarre l’infezione e riportarla in comunità con coperture parziali. Controllare le dosi, in particolare nei minori, è una precauzione semplice che evita grandi problemi al rientro.
Oltre i dati: il filo che unisce responsabilità e fiducia
La mappa del 2025 racconta di comunità esposte, scuole sotto pressione e operatori sanitari che moltiplicano gli sforzi per interrompere la trasmissione. L’informazione responsabile, saldamente ancorata ai dati ufficiali e alla verifica sul campo, è il nostro modo di stare accanto a chi chiede chiarezza. Dietro ogni numero c’è una scelta: proteggere i più piccoli e difendere quella normalità che, quando vacilla, ci ricorda quanto conti la fiducia nella scienza e nella cura reciproca.
