Il segnale è chiaro: nonostante i nuovi dazi annunciati da Washington, l’export italiano di tecnologie elettrotecniche ed elettroniche continua a correre verso gli Stati Uniti. Nei primi sei mesi del 2025 il flusso cresce, e le imprese del settore mantengono il passo della domanda globale, mentre monitorano con prudenza l’evoluzione del quadro commerciale.
La rotta USA regge
Alla domanda cruciale – i dazi frenano davvero? – la risposta, oggi, è misurata ma netta: al momento no. Lo ha ribadito il presidente Filippo Girardi per ANIE Confindustria, in un colloquio con Adnkronos/Labitalia, spiegando che nel primo semestre 2025 le vendite italiane di tecnologie verso gli USA sono salite di circa 12 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2024. La spinta attuale poggia su un quinquennio brillante: tra 2020 e 2024 l’export ha registrato una crescita media annua nell’ordine del 16%, un ritmo che racconta la competitività della filiera italiana ad alto contenuto tecnologico.
Questo vigore trova conferma nei numeri più recenti sull’asse Italia–USA: nel 2024 le esportazioni del comparto oltre Atlantico hanno superato i 4 miliardi di euro, con un incremento dell’11,5% in valore e del 18% in volume rispetto al 2023. Nello stesso orizzonte, i flussi sono più che raddoppiati rispetto al 2019, e il saldo commerciale è passato da 815 milioni a oltre 2 miliardi, segno di un posizionamento che premia qualità, innovazione e affidabilità. Sono dati diffusi su base ANIE e riportati da testate economiche nazionali, che fotografano un legame industriale solido e ancora in espansione.
Un 2025 di assestamento: il raffreddamento fisiologico e le aree più esposte
Dentro questo quadro robusto, il settore mostra però un fisiologico raffreddamento del passo: nel primo semestre 2025 le esportazioni complessive di elettrotecnica ed elettronica segnano una flessione tendenziale di circa tre punti percentuali. È una pausa che segue anni di espansione sostenuta e rispecchia l’incertezza sui mercati e il rallentamento della domanda in alcuni sbocchi chiave. Non c’è arretramento strutturale: le filiere restano agganciate alla doppia transizione energetica e digitale, con fondamentali industriali che si confermano resilienti rispetto al manifatturiero nazionale.
La mappa territoriale racconta che la filiera non si concentra in veri distretti, ma vede una maggiore densità di unità produttive nel Nord, oggi più sensibile agli scossoni della domanda estera. Nelle analisi citate da Girardi, i cali tendenziali più evidenti dell’export nel primo semestre 2025 riguardano Lombardia (circa -516 milioni di euro sul periodo), Trentino-Alto Adige (-306 milioni) e Friuli-Venezia Giulia (-242 milioni). Numeri che richiedono attenzione, ma non intaccano la traiettoria di medio periodo, sostenuta da investimenti e domanda tecnologica strutturale.
Dove la pressione si fa sentire: prodotti e comparti in affanno selettivo
La frenata non è uniforme. Le tecnologie legate alle infrastrutture di trasporto e alla generazione elettrica da fonti tradizionali mostrano le flessioni più ampie, riflesso di cicli d’investimento più lenti e di programmi che si stanno riallineando alle nuove priorità. Sul fronte Elettronica, è la componentistica ad accusare la maggiore sofferenza, mentre segmenti come sicurezza e automazione edifici continuano a crescere, sospinti da esigenze di efficienza e tutela. La domanda si sta ricalibrando, non sgonfiando.
Nel medesimo periodo, l’elettrotecnica mostra segnali divergenti: brillano le soluzioni per la trasmissione dell’energia, con progressi a doppia cifra nel mercato interno, mentre arretrano le rinnovabili penalizzate dal calo del fotovoltaico. Anche l’Automazione industriale resta in difficoltà sul mercato domestico, complice lo stallo degli incentivi e scorte elevate. Questi dettagli, diffusi in una nota recente, aiutano a distinguere le oscillazioni di breve dalle tendenze che, nel medio periodo, restano favorevoli alla trasformazione tecnologica del Paese.
Dazi americani: il nuovo quadro e cosa significa davvero
L’estate 2025 ha rimescolato le carte. Dopo settimane di trattativa, Unione europea e Stati Uniti hanno convergito su una tariffa unica al 15% per un ampio perimetro di beni, scelta presentata come via per evitare uno scontro frontale. La discussione pubblica ha oscillato tra ipotesi di tariffe più elevate e allarmi su occupazione ed export, con simulazioni che indicavano rischi significativi per il made in Italy se la leva tariffaria fosse salita oltre soglia.
Per il nostro perimetro tecnologico, l’allerta è concreta: secondo le stime diffuse da ANIE nelle scorse settimane, il nuovo schema tariffario in vigore da agosto può determinare un impatto superiore a 800 milioni di euro sulle esportazioni italiane del comparto. È un numero che non sconfessa i risultati visti nel primo semestre, ma ricorda che la partita si giocherà nei prossimi mesi sull’elasticità della domanda e sulla capacità delle imprese di rimodulare listini, catene di fornitura e tempi di consegna.
Le risposte delle imprese: innovazione, efficienza, nuovi sbocchi
Di fronte a un contesto meno lineare, le aziende del perimetro ANIE stanno scegliendo la via più esigente: investire. Ricerca e sviluppo pesano mediamente attorno al 4% del fatturato, una propensione che alimenta qualità, affidabilità e soluzioni a più alto contenuto tecnologico. L’orientamento resta quello di trasformare l’incertezza in disciplina operativa: efficienza dei processi, prodotti evoluti, servizi a valore. Una postura che non si improvvisa, ma che nasce da anni di crescita e internazionalizzazione.
La diversificazione dei mercati continua a essere un pilastro. Oltre agli USA, lo sguardo è rivolto verso Medio Oriente, Asia e America Latina, dove programmi di investimento su energia, industria e mobilità sostenibile aprono finestre rilevanti. In parallelo, l’orizzonte Mercosur rimane strategico: nelle valutazioni della Commissione europea, un accordo pienamente operativo può far crescere sensibilmente l’export europeo da qui al 2040, con ricadute occupazionali diffuse. Non è fuga, è ampliamento della presenza, mentre la Federazione sostiene la proiezione internazionale delle imprese.
Numeri di base: 2024 solido, 2023 in accelerazione
La piattaforma da cui parte il 2025 è solida. Nel 2024 l’export italiano di tecnologie elettrotecniche ed elettroniche si è attestato attorno a 27 miliardi di euro, su un tessuto industriale che sfiora i 112 miliardi di fatturato aggregato. La filiera ha costruito margini di tenuta, grazie a investimenti costanti e alla vocazione internazionale, elementi che oggi tornano utili per affrontare una fase di maggiore volatilità regolatoria e geopolitica.
Già a fine 2023 la corsa era evidente: le esportazioni di tecnologie elettrotecniche ed elettroniche avevano toccato i 28,5 miliardi di euro, in aumento del 6,7% sull’anno precedente, con il Nord America in accelerazione e gli Stati Uniti stabili tra i mercati di destinazione più ricettivi. Questi passaggi spiegano perché, nonostante le turbolenze del 2025, la crescita settoriale non si sia arrestata e il legame con i partner americani resti, ad oggi, dinamico.
Domande rapide, risposte essenziali
I dazi hanno già colpito l’export tecnologico italiano?
Ad oggi l’effetto non si vede sui numeri del primo semestre 2025: verso gli USA l’export cresce di circa 12 punti percentuali rispetto al 2024, come ha spiegato Filippo Girardi nell’intervista citata.
Qual è l’impatto potenziale del nuovo quadro tariffario?
Le stime diffuse da ANIE indicano un possibile effetto superiore a 800 milioni di euro per le tecnologie italiane, a seguito dell’entrata in vigore delle nuove tariffe da agosto.
Quali comparti stanno soffrendo di più?
Flessioni più marcate per tecnologie rivolte a infrastrutture di trasporto e generazione da fonti tradizionali; nell’Elettronica, la componentistica è l’anello più debole.
Da dove si parte nel 2024?
Da una base solida: 27 miliardi di export complessivo elettrotecnica–elettronica nel 2024 e un tessuto industriale con forte propensione a R&S e internazionalizzazione.
Quali mercati alternativi sono nella traiettoria?
Medio Oriente, Asia e America Latina rimangono traiettorie prioritarie, con l’ulteriore prospettiva Mercosur seguita a livello europeo.
Rotta condivisa: industria, scelte e responsabilità
Raccontare questi numeri significa tenere insieme impresa e comunità. Dietro ogni punto percentuale ci sono persone, competenze, laboratori, stabilimenti che hanno imparato a misurarsi con cicli rapidi, tecnologie complesse e mercati lontani. È un equilibrio delicato: la politica commerciale può cambiare in fretta, ma la capacità di innovare, investire e presidiare i mercati non si improvvisa. Continueremo a seguire passo dopo passo questa traiettoria, con lo sguardo fisso sulla sostanza: risultati, qualità, lavoro ben fatto e responsabilità verso chi quegli obiettivi li rende possibili ogni giorno.
