FedEmo, insieme a Cidp Aps e Aip Aps, chiede di accelerare sull’autosufficienza nazionale di sangue e plasmaderivati: piano approvato nei tempi utili e target di raccolta dal 70% al 90% del fabbisogno, per garantire terapie continuative e sicure ai pazienti che dipendono da immunoglobuline e albumina. Un appello che chiama a responsabilità, programmazione e visione di sistema.
Un appello che pretende programmazione e risultati
L’istanza presentata da FedEmo con Cidp Aps e Aip Aps punta a due leve precise: l’approvazione puntuale del piano per l’autosufficienza, in tempi compatibili con la sua reale attuazione, e l’innalzamento dell’obiettivo minimo di raccolta del plasma, dall’attuale 70% al 90% del fabbisogno. Secondo le associazioni, gli obiettivi oggi in vigore “non sono evidentemente sufficienti” e vanno riallineati all’evoluzione della domanda e al contesto europeo, che richiama a strategie più robuste contro carenze e strozzature dell’approvvigionamento. È una richiesta concreta, misurabile, che lega scadenze, volumi e tutele per i pazienti in terapia.
Nella nota, la Federazione riconosce il valore insostituibile dei donatori italiani e la professionalità del personale dei servizi trasfusionali, chiedendo che tali competenze siano sostenute con politiche nazionali e regionali lungimiranti. Il messaggio è duplice: applicare pienamente quanto già previsto dalla legge e, insieme, fronteggiare in modo adeguato gli effetti di dazi e politiche fiscali internazionali che possono condizionare la disponibilità di terapie salvavita. È un invito a non disperdere un patrimonio costruito in anni di impegno civile e sanitario, trasformandolo in una sicurezza quotidiana per chi è in cura.
Dalla crescita dei numeri ai nodi irrisolti
Il quadro dei dati racconta un’Italia generosa e in movimento: nel 2024 sono stati avviati al frazionamento 906.938 kg di plasma, nuovo massimo storico e +3% sul 2023, pari a 15,4 kg per 1.000 abitanti. È un passo avanti importante, confermato anche dalle federazioni dei donatori, ma non ancora sufficiente a liberare il Paese dalla dipendenza estera sui farmaci plasmaderivati. La curva della raccolta sale, ma il traguardo dell’autonomia resta da conquistare; e ogni scarto tra domanda e offerta si traduce in vulnerabilità cliniche e contabili che il sistema non può permettersi di ignorare.
Già nel 2023 il Centro Nazionale Sangue segnalava un paradosso: raccolta record ma autosufficienza di immunoglobuline al 62% (in calo dal 64% del 2022) e albumina in miglioramento al 78%, con una domanda in crescita a comprimere i margini. Quel divario ha costretto a ricorrere al mercato internazionale, con un onere stimato in circa 179 milioni di euro nel 2023 per integrare immunoglobuline e albumina. A ogni flessione di offerta globale, la contabilità diventa quindi un indicatore di rischio clinico.
Cosa implica “programmare” davvero
Programmare significa fissare obiettivi e controllarli mese per mese. Il Programma di autosufficienza nazionale 2025, approdato in Conferenza Stato-Regioni, ha previsto target espliciti, monitoraggi del CNS e risorse dedicate, con l’obiettivo di rendere più trasparente l’andamento della raccolta e potenziare la compensazione interregionale. È un tassello indispensabile: senza governance, i picchi di domanda e le differenze territoriali riaprono distanze che la generosità dei donatori, da sola, non riesce a colmare stabilmente.
Il contesto europeo si muove nella stessa direzione. L’Unione europea ha aggiornato a dicembre 2024 la Union list of critical medicines, che orienta azioni prioritarie per evitare interruzioni di forniture; e l’11 marzo 2025 la Commissione ha presentato il Critical Medicines Act, proposta volta a rafforzare capacità produttive, acquisti pubblici collaborativi e resilienza delle catene di fornitura per i medicinali ritenuti critici. È il quadro regolatorio richiamato nell’appello di FedEmo, che chiede all’Italia di tradurre queste traiettorie in risultati misurabili.
Le comunità dei pazienti e la responsabilità di tutti
Accanto ai numeri, restano le persone. FedEmo rappresenta decine di associazioni e migliaia di famiglie con disturbi della coagulazione, ed è da anni interlocutore delle istituzioni sanitarie; il suo impegno converge con quello di realtà come Cidp Italia Aps e Aip, che richiamano la centralità delle immunoglobuline per neuropatie disimmuni e immunodeficienze primitive. Iniziative pubbliche e momenti di confronto hanno riportato al centro la domanda essenziale: come trasformare la solidarietà dei donatori in continuità terapeutica per chi non può attendere.
Nel frattempo, si consolidano segnali incoraggianti: il CNS ha registrato un aumento dei giovani donatori e la conferma dell’autosufficienza per le trasfusioni di globuli rossi, mentre la raccolta di plasma tocca nuovi massimi. È la prova che la cultura del dono, se sostenuta, produce risultati tangibili. Ma perché questa energia diventi certezza per i pazienti che dipendono dai plasmaderivati, serve colmare l’ultimo tratto, quello più impegnativo: passare dal “quasi” al “pienamente” autosufficienti.
Domande essenziali, risposte rapide
Che cosa chiedono le associazioni con questo appello? Un piano per l’autosufficienza approvato in tempo utile e l’innalzamento dell’obiettivo minimo di raccolta dei plasmaderivati dal 70% al 90% del fabbisogno, così da sostenere terapie continuative e tutelare i pazienti più fragili.
L’Italia è già autosufficiente in plasmaderivati? No: nel 2023 l’autosufficienza di immunoglobuline è stata stimata al 62%, con l’albumina al 78%. Pur con una raccolta di plasma record nel 2024, permane il ricorso al mercato estero per coprire il fabbisogno.
Qual è il quadro europeo richiamato nell’appello? L’Unione ha aggiornato la lista dei medicinali critici e proposto nel 2025 il Critical Medicines Act, per rafforzare produzione, acquisti e resilienza delle forniture di farmaci considerati essenziali.
Come si contribuisce in modo concreto? Con donazioni volontarie, periodiche e non remunerate: sono la base dell’autosufficienza e della sicurezza del sistema trasfusionale italiano.
L’urgenza che ci riguarda, oggi
Questo appello non è un esercizio retorico: è la voce di comunità che vivono la terapia come condizione di equilibrio quotidiano. I dati di CNS, le decisioni della Commissione europea e la spinta dei donatori tracciano una rotta chiara; ora servono scelte consequenziali, misure verificabili e una regia capace di trasformare i record in diritti esigibili. È il metro con cui raccontiamo la sanità: vicina alle persone, onesta sui limiti, determinata nel colmarli.
