Un razzo che rompe la linea dell’orizzonte e riafferma un’ambizione: dalla costa di Haiyang, lo Gravity‑1 di Orienspace ha compiuto un altro passo nella corsa spaziale commerciale cinese, portando in orbita tre satelliti con un lancio dal mare eseguito con precisione chirurgica.
Un decollo che sposta l’asticella
Alle 10:20 di sabato, ora di Pechino, il vettore Gravity‑1 è partito da una piattaforma al largo di Haiyang, in Shandong, inserendo con successo tre satelliti nelle orbite pianificate. La missione offshore è stata diretta dal Taiyuan Satellite Launch Center, come confermano le cronache dell’agenzia Xinhua, riprese da China.org.cn e dal People’s Daily Online. Una sequenza operativa netta, che mette al centro la maturità di un’infrastruttura marittima divenuta in pochi anni parte integrante dell’ecosistema di lancio cinese.
Non è un episodio isolato: il volo Y2 segue l’esordio dell’11 gennaio 2024, quando lo stesso vettore inaugurò in mare la propria carriera operativa. Allora come oggi, la costa di Haiyang ha fatto da palcoscenico a un programma che spinge il settore privato verso un ruolo più ampio. Testate come China Daily inquadra il lancio odierno come la seconda missione di quello che viene considerato il più grande e potente razzo a propellente solido in attività, mentre SpaceNews ha documentato il primato commerciale raggiunto già al debutto.
Un profilo tecnico costruito per le costellazioni
Il progetto di Orienspace privilegia standardizzazione e prontezza: tre stadi centrali e quattro booster laterali, tutti a solido, con ugelli orientabili per il controllo fine dell’assetto. I numeri raccontano l’intento industriale: circa 30 metri d’altezza, spinta al decollo nell’ordine delle 600 tonnellate e una capacità di carico utile di 6,5 tonnellate in LEO o 4,2 tonnellate in SSO a 500 chilometri, dati ribaditi dal capo progettista Xu Guoguang e riportati dalla stampa nazionale. È la dimensione che serve per alimentare reti di satelliti in rapida espansione.
Alle caratteristiche strutturali si somma una filosofia operativa orientata alla rapida risposta: compatibilità con lanci da mare o da terra, volumetria generosa in ogiva e la possibilità di schierare più di dieci satelliti nella stessa missione. È una sinergia pensata per la posa e il rifornimento di costellazioni, dove contano il ritmo e la ripetibilità. Il quadro strategico trova riscontro nel più ampio uso delle campagne offshore lungo la costa di Shandong, una tendenza visibile anche con vettori come Smart Dragon‑3, anch’esso lanciato dal mare con il coordinamento del Taiyuan Launch Center.
I passeggeri di oggi
Il manifesto di carico della missione Y2, secondo le note diffuse da Xinhua e riprese da numerose testate, indica un satellite a campo largo affiancato da due satelliti sperimentali. La scelta delle parole, misurata e lineare, è coerente con la prassi di comunicazione istituzionale che accompagna i lanci commerciali in Cina, soprattutto quando lo scopo principale è validare profili di volo e procedure. L’obiettivo dichiarato resta chiaro: rafforzare la capacità di dispiegare assetti in orbite basse e medie su scala.
Fonti tecniche e osservatori indipendenti offrono intanto un ulteriore livello di dettaglio. Analisi come quelle di China Daily parlano di un satellite ottico di telerilevamento e di due dimostratori, mentre community specializzate e informatori del settore indicano corrispondenze con un Jilin‑1 Wideband 02B07 e due unità Shutian Yuxing 01/02 legate a Geespace, focalizzate sulla sorveglianza del detrito orbitale. Un mosaico di informazioni che converge nel delineare una missione dal taglio operativo, oltre che dimostrativo.
La manovra che fa scuola
Il momento più istruttivo, in volo, è stato una decisa imbardata: circa 40 gradi per spostare la traiettoria da sud‑est a sud in pochi secondi. A descriverla è sempre Xu Guoguang, in dichiarazioni riportate dai dispacci di Xinhua. Per chi segue le dinamiche delle campagne marittime, la manovra sottolinea la duttilità del profilo di ascesa dal mare, dove finestre e corridoi di sicurezza richiedono geometrie d’accesso precise e rapide correzioni d’assetto.
Questa elasticità della traiettoria, unita alla compatibilità multi‑piattaforma e alla capacità di schierare numerosi satelliti in tempi brevi, delinea il valore strategico del vettore per missioni di dispiegamento e di rimpiazzo. Non è solo una prova di forza: è una dimostrazione di controllo e prevedibilità in condizioni operative mutevoli, qualità che, nelle economie di New Space, pesano quanto la spinta al decollo. Lo ribadiscono i resoconti cinesi post‑lancio e l’analisi dei quotidiani economico‑scientifici del Paese.
Il valore industriale e il primato
Con il bis di oggi, Gravity‑1 consolida la reputazione di vettore a solido di riferimento: la stampa specializzata internazionale aveva già evidenziato, al debutto del 2024, il record di capacità tra i lanciatori commerciali privati cinesi e il primato globale tra i razzi completamente a propellente solido. Non è solo un primato simbolico: è la soglia che avvicina la messa in rete di costellazioni numerose con un’unica famiglia di vettori, progettata per tempi di preparazione contenuti.
L’elemento economico, in questo quadro, conta quanto quello tecnico. Dati di mercato non ufficiali utilizzati dagli analisti, come le schede riepilogative di NextSpaceflight, inquadrano il servizio di lancio del Gravity‑1 in una fascia di costo competitiva, indicativa per missioni multi‑payload. È un tassello che aiuta a leggere il progetto nel suo insieme: una piattaforma industriale che mira alla ripetibilità, all’ottimizzazione dei cicli e alla riduzione delle barriere d’accesso per operatori commerciali.
Haiyang e la rotta del mare
La geografia operativa non è un dettaglio scenografico. Il corridoio costiero di Haiyang è ormai un nodo logistico dove pianificare rotte, finestre e traiettorie per lanci a bassa inclinazione o in SSO. Nell’ultimo anno, più missioni dalla stessa area hanno mostrato come la formula offshore riduca rischi su aree abitate, allarghi il ventaglio di inclinazioni raggiungibili e favorisca cadenze più fitte. Lo evidenziano anche i report istituzionali che seguono altre campagne dal mare, come quelle del Smart Dragon‑3.
Il coordinamento del Taiyuan Satellite Launch Center in mare garantisce continuità procedurale con le campagne terrestri, valorizzando un know‑how che si traduce in efficienza. È un asset nazionale: processi ripetibili, catene corte tra integrazione e rampa, finestre di lancio più flessibili. In questa cornice, il successo di Gravity‑1 Y2 non è solo un episodio ma un mattone nella costruzione di una capacità industriale che, passo dopo passo, si mette al servizio del mercato.
Domande in tasca: ciò che serve sapere subito
Perché lanciare dal mare e non da terra? Perché l’oceano offre corridoi di sicurezza ampi e direzionabili, riducendo le restrizioni su aree abitate e permettendo di scegliere inclinazioni e traiettorie con maggiore libertà. La logistica marittima consente inoltre di avvicinare integrazione, test e rampa nello stesso perimetro operativo, tagliando tempi e costi. È quanto emerge dai lanci coordinati dal Taiyuan Launch Center e dalle analisi istituzionali sui benefici delle campagne offshore nell’area di Haiyang.
Che cosa rende Gravity‑1 diverso dagli altri vettori a solido? La combinazione tra tre stadi centrali e quattro booster laterali, tutti a solido con ugelli orientabili, unita a una capacità di carico utile da segmento medio e a una gestione operativa pensata per la risposta rapida. Numeri e impostazione, ribaditi da China Daily e dalle dichiarazioni di Xu Guoguang, spiegano perché venga considerato il più potente tra i razzi a solido attualmente operativi, come già osservato al debutto documentato dalla stampa specializzata internazionale.
Quali satelliti ha portato in orbita questa missione? Le comunicazioni ufficiali parlano di un satellite a campo largo e di due satelliti sperimentali. Approfondimenti pubblicati da testate nazionali e community tecniche indicano un satellite ottico della famiglia Jilin‑1 e due unità Shutian Yuxing legate a Geespace, focalizzate su funzioni sperimentali tra cui il monitoraggio del detrito orbitale. È un quadro coerente con la vocazione multi‑payload del vettore e con gli obiettivi di convalida della missione.
Oltre l’onda lunga del lancio
Guardando oltre la scia di fumo sull’acqua, resta l’impressione di un programma che non insegue l’eccezione, ma la regola: l’affidabilità ripetuta, il metodo, la scalabilità. È qui che il secondo volo di Gravity‑1 trova il suo peso specifico. Quando un’infrastruttura tecnica diventa abitudine, allora diventa anche economia: una promessa e una responsabilità insieme, nella quale ogni missione dal mare, come quella di oggi, ha il sapore di un impegno mantenuto e di un altro gradino salito.
