Chuquimamani-Condori riceve il Leone d’Argento della Biennale Musica 2025: un gesto che intreccia identità, memoria e ricerca sonora. A Venezia, nella cornice di Ca’ Giustinian, l’emozione del presente incontra una traiettoria artistica che ha cambiato il modo di ascoltare e pensare la musica contemporanea.
Un riconoscimento che parla al tempo di oggi
La consegna del Leone d’Argento a Chuquimamani-Condori si è svolta oggi, domenica 12 ottobre 2025, a mezzogiorno, a Ca’ Giustinian, nella Sala delle Colonne: un luogo che a Venezia custodisce cerimonie cruciali per la vita della Biennale. Alla presenza del presidente Pietrangelo Buttafuoco, la musicista statunitense di origine boliviana è stata premiata per un percorso che sa coniugare ascolto, immagine, performance e appartenenza, con una lucidità che risuona nel presente e lo interpreta. Il calendario ufficiale della Biennale conferma data, orario e sede, collocando la cerimonia nel cuore operativo dell’istituzione veneziana.
A motivare il riconoscimento, la Biennale sottolinea la forza innovativa di un’opera che “ridefinisce i confini” dell’elettronica, intrecciando cosmologia aymara, tecnologie digitali e club culture. Una pratica che sfida il tempo lineare e gli schemi occidentali, costruendo paesaggi sonori stratificati, poliritmici e intensamente narrativi, radicati in identità, storia e trasformazione. È un ritratto che incide sul dibattito contemporaneo e che spiega perché questo premio non celebri solo un’artista, ma un modo di intendere la musica come atto di presenza.
Tra radici e avanguardia: la traiettoria di una voce unica
Conosciuta anche come Elysia Crampton Chuquimia, l’artista nasce in California e si muove tra elettronica sperimentale, collage sonoro e forme popolari andine. La sua biografia creativa attraversa molteplici pseudonimi e progetti, fino a un’identità pienamente riconoscibile che porta al centro l’eredità aymara, la dimensione queer e una concezione cerimoniale del suono. Le note biografiche pubbliche e i profili critici concordano nel leggere in questa scrittura sonora una pratica che unisce resistenza culturale e invenzione formale, con un impatto avvertibile in ambiti diversi della scena internazionale.
Campionamenti che diventano memoria, poliritmie come grammatica del corpo, synth melodici che disegnano traiettorie future: la poetica di Chuquimamani-Condori prende posizione contro le gerarchie del racconto musicale dominante. Non si limita a citare tradizioni: le rielabora per farne strumento di narrazione storica e di riconoscimento identitario. È qui che la motivazione del premio trova il proprio centro: un’estetica massimalista, capace di tenere insieme rituale, tecnologia e desiderio di mondi ancora da immaginare.
Quando l’acqua diventa partitura
Il festival si è aperto ieri, sabato 11 ottobre, con la processione musicale “Cry of Our Guardian Star”: nove piccoli barchini amplificati hanno attraversato i canali, trasformando Venezia in un corpo sonoro vivo. L’itinerario ha unito la dimensione urbana e quella mitica, dal ponte dei Giardini fino al complesso dell’Arsenale, dove il movimento sull’acqua ha modulato, letteralmente, la musica. Questa azione site-specific, commissionata dalla Biennale, è parte integrante della visione curatoriale e restituisce la città alla sua vocazione di laboratorio del contemporaneo.
La processione è culminata con il live dei Los Thuthanaka, duo formato da Chuquimamani-Condori e dal fratello Joshua Chuquimia Crampton. La loro collaborazione ha trovato un approdo discografico nel 2025 con un album che ha sorpreso per intensità e prospettiva, raccogliendo attenzione critica internazionale. Nella serata veneziana, l’eco di quelle tracce ha preso corpo tra chitarra elettrica, elettronica e richiami andini, facendo vibrare il perimetro dell’Arsenale come un palcoscenico naturale.
La stella dentro: il respiro di un programma
La Biennale Musica 2025 si svolge dall’11 al 25 ottobre e porta un titolo programmatico, “La stella dentro”. Le comunicazioni istituzionali raccontano un cartellone che intreccia prime mondiali, commissioni, performance site-specific e una costellazione di artisti che trattano il suono come materia cosmica e politica. L’istituzione veneziana ha inoltre annunciato, già ad aprile, l’assegnazione del Leone d’Oro alla carriera a Meredith Monk e del Leone d’Argento a Chuquimamani-Condori, a suggello di una direzione chiara e coerente.
Nella visione della direttrice artistica Caterina Barbieri, l’elettronica dialoga con la città e con l’acqua, tra gesti collettivi e spazi inconsueti; un programma che, come lei stessa ha raccontato in un’intervista, ambisce a dare “una scossa”, coinvolgendo linguaggi e comunità diverse. Le anticipazioni di stampa e gli approfondimenti culturali hanno messo in evidenza anche la presenza di progetti come i set concepiti ad hoc di Sunn O))) e il lavoro monumentale di William Basinski, segno di un festival che punta a far risuonare la contemporaneità oltre i confini del palco.
Le parole, l’urlo, la dedizione
Accogliendo il premio dalle mani di Tamara Gregoretti, componente del Consiglio di Amministrazione della Biennale, Chuquimamani-Condori ha rivolto un pensiero di gratitudine alla direttrice Caterina Barbieri e al presidente Pietrangelo Buttafuoco, dedicando il riconoscimento al fratello Joshua. Ha evocato un detto nella lingua madre, l’aymara—“Non provare pietà per le persone queer, perché camminano guardando le stelle”—e il nome della guardiana Chuqi Chinchay. Parole che restituiscono un percorso artistico come pratica di cura, tra memoria familiare e comunità.
In quelle frasi c’è un’idea di musica che non cerca rifugi: affronta il tempo e lo riorganizza, si fa resistenza dolce, si mescola all’acqua e alla notte di Venezia. L’immaginazione diventa metodo, il rito si fa linguaggio, l’identità non è etichetta ma movimento. Mentre la platea applaude, resta l’impressione di un premio capace di dire chi siamo e dove possiamo andare quando l’ascolto si apre, con coraggio, all’incontro con l’altro.
Risposte rapide per orientarci
Che cos’è il Leone d’Argento della Musica? È il riconoscimento che la Biennale dedica a personalità che stanno ridefinendo il campo sonoro contemporaneo; l’assegnazione 2025 a Chuquimamani-Condori arriva insieme al Leone d’Oro alla carriera per Meredith Monk, annunciati dall’istituzione veneziana in primavera.
Chi è Chuquimamani-Condori? Artista multidisciplinare statunitense di origine boliviana, nota anche come Elysia Crampton Chuquimia: la sua pratica unisce forme andine e elettronica sperimentale, con una prospettiva radicata nella cosmologia aymara e nelle istanze queer.
Che cos’è “Cry of Our Guardian Star”? Una processione musicale d’acqua commissionata dalla Biennale, con nove barchini amplificati che hanno attraversato la città per aprire il festival l’11 ottobre, culminando in un live all’Arsenale.
Chi sono i Los Thuthanaka? Il duo formato da Chuquimamani-Condori e dal fratello Joshua Chuquimia Crampton; nel 2025 hanno pubblicato un album salutato con entusiasmo dalla critica internazionale e presentato in concerto a Venezia.
Dove si è tenuta la cerimonia di oggi? A Ca’ Giustinian, sede della Biennale; l’appuntamento ufficiale era fissato alle 12:00 e, come da prassi istituzionale, si è svolto negli spazi della Sala delle Colonne.
Una rotta che resta nella memoria
Guardando a questa edizione, il premio a Chuquimamani-Condori non è un semplice sigillo, ma un invito a ripensare ciò che chiamiamo contemporaneo: un’alleanza tra ascolto e responsabilità, tra il passo della ricerca e la cura delle eredità che ci attraversano. Nella laguna, dove l’acqua insegna a muoversi senza rigidità, la musica trova nuove forme di vicinanza. È qui che la nostra idea di giornalismo culturale sceglie di sostare: nell’istante in cui un suono diventa comunità.
