La linea tra pace e pressione si assottiglia a est. Droni, flussi migratori pilotati, attacchi informatici e propaganda si intrecciano in un’unica, aggressiva strategia: destabilizzare la Polonia e, con essa, l’asse orientale dell’Unione Europea e della Nato. Varsavia risponde con infrastrutture, alleanze e un controllo dell’informazione sempre più rigoroso.
Un confine che respira tensione
Lungo i circa 418 chilometri che separano Polonia e Bielorussia, il confine è diventato un dispositivo vivo, fatto di barriere, sensori e pattuglie, capace di adattarsi a una pressione che muta di settimana in settimana. Dopo la fase acuta del 2021, Varsavia ha consolidato una barriera fisica ed elettronica e introdotto zone di esclusione temporanee, misure rinnovate in più occasioni per proteggere personale e civili. I dati ufficiali oscillano, ma confermano la dimensione del fenomeno: nel solo 2024 si sono registrati quasi 30.000 tentativi di attraversamento irregolare, con un flusso che nel 2025 è rimasto elevato nonostante nuove restrizioni ai varchi interni verso Germania e Lituania, come documentato da Reuters e dalla stampa europea.
L’apparato di sicurezza ha introdotto un’area di accesso limitato nelle tratte più sensibili e ha potenziato le capacità di sorveglianza, riducendo gli attraversamenti rispetto ai picchi del 2021. In Podlaskie, i portavoce della Guardia di frontiera hanno confermato l’aumento delle aggressioni con pietre e bottiglie incendiarie e rivendicato un tasso di intercettazione prossimo al 98%, frutto di pattuglie integrate e sistemi elettronici. Le cifre restano dinamiche: tra gennaio e agosto 2025 gli “attempts” totali hanno sfiorato quota 25.000, mentre nel giro di tre giorni di agosto sono stati contati oltre 550 tentativi in un solo settore. Le stesse autorità sottolineano la natura ibrida del fenomeno, che alterna tregue e impennate improvvise.
Droni e cieli contesi: la minaccia che arriva dall’ombra
La pressione non corre solo al suolo. Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2025, una formazione stimata tra 19 e 23 droni russi ha violato lo spazio aereo polacco, con successiva identificazione di 21 velivoli secondo consiglieri presidenziali. L’episodio ha innescato allerta immediata, chiusure temporanee di scali e l’attivazione di assetti alleati in prontezza d’intercettazione. Varsavia ha qualificato l’azione come deliberata e collegata al clima di esercitazioni congiunte tra Russia e Bielorussia di metà settembre. La cronaca internazionale ha riscontrato l’ampiezza dell’incursione e le sue ricadute sulla sicurezza civile.
A stretto giro, l’Alleanza Atlantica ha varato l’operazione Eastern Sentry (nota anche come Eastern Sentinel), rafforzando la postura di deterrenza lungo il fianco orientale con caccia, difese antiaeree e unità navali. L’avvio è datato 12 settembre 2025 e risponde alla richiesta polacca di consultazioni ai sensi dell’Articolo 4, con una durata non predefinita. Nel frattempo, tra il 12 e il 16 settembre si sono svolte le manovre Zapad 2025, esercitazione strategica russo-bielorussa in formato ridotto rispetto al 2021 ma denso di segnali militari. Le autorità europee hanno definito il quadro una “campagna nella zona grigia”, invitando a dotarsi di difese anti-drone diffuse e sostenibili.
East Shield: dal cemento alle contromisure elettroniche
Per rispondere a una minaccia che mescola rotte, quote e pixel, la Polonia ha avviato East Shield, un programma da 10 miliardi di złoty con orizzonte 2028 che unisce fortificazioni leggere e pesanti, snodi logistici, sensori, capacità anti-drone e ridisegno del terreno. L’iniziativa, illustrata dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero della Difesa, dialoga con i progetti baltici e punta a rendere impraticabile la mobilità di forze ostili, salvaguardando al contempo quella delle truppe amiche. È l’investimento più esteso sul fianco orientale dalla fine della Seconda guerra mondiale, spiegano le testate internazionali.
Il cantiere si muove a tappe forzate: l’avvio dei lavori strutturali è stato anticipato, con attività a ciclo continuo e l’integrazione di sistemi anti-UAS, ricognizione e comunicazioni resilienti. Nel 2025 le autorità hanno confermato l’inserimento di campi minati controllati e conformi al diritto, da abilitare solo se necessario, come ulteriore livello di interdizione lungo i settori più esposti, inclusi i margini del Kaliningrad. L’obiettivo dichiarato è semplice nella formulazione e impegnativo nell’esecuzione: impedire l’accesso in guerra, proteggere in pace.
Migrazione strumentalizzata: numeri, rotte, profili
Dietro ogni numero ci sono volti e scelte forzate. La Bielorussia attira da quattro anni persone da Asia e Africa, convogliate verso la foresta di frontiera con promesse di sbocchi nell’Europa occidentale. Molti sono uomini soli; pagano cifre pesanti a reti criminali per i passaggi e provano a nascondersi nel verde, in attesa di un passaggio verso Germania. Le autorità polacche parlano di “facilitatori” e “organizzatori” attivi sul lato bielorusso; le organizzazioni umanitarie ricordano l’urgenza di garantire accesso alla protezione per i vulnerabili. I dati raccolti nel 2024-2025 restituiscono una pressione irregolare ma persistente, con increspature improvvise che mettono alla prova posti di blocco e pattuglie.
Nella regione di Podlaskie la Guardia di frontiera aggiorna quotidianamente i conteggi e descrive una violenza crescente ai varchi, tra lanci di pietre e molotov. Il governo rivendica tassi di respingimento prossimi alla totalità dei tentativi, resa possibile da recinzioni alte 5,5 metri, sensori e squadre miste di militari e agenti. La discussione, accesa, tocca diritti e sicurezza: Varsavia ha prorogato restrizioni locali e sospensioni mirate della procedura d’asilo, scelta contestata da ONG e giuristi. L’equilibrio tra protezione del confine e tutela delle persone resta il banco di prova più delicato del fronte terrestre.
Cyber e sabotaggi: il fronte invisibile
La pressione si manifesta anche come fumo e codice. Nel maggio 2024, un attacco informatico alla PAP, l’agenzia di stampa nazionale, ha diffuso un falso dispaccio su una mobilitazione di 200.000 riservisti: il governo ha attribuito l’operazione a attori legati alla Russia. La risposta è stata un piano Cyber Shield da oltre 3 miliardi di złoty e una stretta coordinata tra ministeri e agenzie. L’episodio ha mostrato quanto sia sottile la soglia tra allarme pubblico e manipolazione, e come le tempistiche elettorali siano bersaglio privilegiato.
Nel 2024 un vasto incendio doloso ha distrutto il centro commerciale Marywilska 44 a Varsavia; indagini e arresti hanno portato le autorità a indicare una regia dell’intelligence russa, inserendo il rogo in una sequenza di sabotaggi e “operazioni sotto soglia”. È un mosaico che combina spionaggio, attacchi a infrastrutture, reclutamento di manovalanza locale per azioni dimostrative e operazioni di influenza. L’obiettivo, ribadito nelle conferenze stampa governative, è alimentare sfiducia, dividere comunità e indebolire la coesione interna mentre il Paese investe nella difesa.
La battaglia delle narrazioni: media, giovani e propaganda
Nei giorni successivi all’incursione di settembre, l’ecosistema informativo polacco ha subìto un’ondata di disinformazione senza precedenti, con l’amplificazione di contenuti che minimizzavano la minaccia o ne invertivano le responsabilità. Le autorità digitali polacche e centri di ricerca indipendenti hanno documentato centinaia di migliaia di messaggi coordinati, spesso fondati su verità parziali. In parallelo, il portavoce del coordinatore dei servizi speciali, Jacek Dobrzyński, ha scandito gli avvisi alla prudenza, indicando nelle narrazioni allarmistiche e nelle immagini decontestualizzate gli strumenti più usati per confondere il pubblico e logorare la fiducia.
La propaganda agisce anche sul terreno simbolico: nell’estate 2025 la polizia ha fermato minorenni accusati di imbrattare monumenti e muri con slogan riconducibili a Stepan Bandera, episodi che, secondo il ministero dell’Interno, miravano ad avvelenare i rapporti tra polacchi e ucraini. Sul versante opposto, Varsavia ha rafforzato l’offerta mediatica internazionale tramite TVP, sostenendo tre canali in lingua: Belsat per il pubblico bielorusso, Vot Tak per quello russo e Slawa TV in ucraino, coordinati dal nuovo Centro Media per l’Estero e pensati per alzare il livello di fact-checking e informazione nell’area.
Cosa chiedono Varsavia e gli alleati
Da Varsavia arriva un messaggio lineare: la risposta deve essere collettiva e visibile, altrimenti il rischio è “normalizzare” le incursioni sotto soglia. L’operazione Eastern Sentry ha segnato un cambio di passo, mostrando l’intenzione di reagire con regole d’ingaggio chiare alle violazioni aeree e alle provocazioni coordinate con grandi manovre ai confini. Nel frattempo, il dibattito europeo spinge verso un’infrastruttura anti-drone più capillare, integrata e a costi sostenibili, da dispiegare a protezione di basi, snodi civili e corridoi energetici.
La Commissione europea ha descritto l’attuale fase come una “campagna nella zona grigia”, elencando violazioni aeree, sabotaggi e cyberattacchi e sollecitando un’agenda industriale della difesa con obiettivi al 2030. Nella logica dell’interdizione intelligente, le priorità sono sensori cooperativi, neutralizzazione a corto raggio e catene di comando snelle. Sul terreno, la Polonia continua a spostare unità verso est, modernizzare flotte e difese, e consolidare East Shield come cerniera tra deterrenza e resilienza interna.
Chiarimenti rapidi
I droni entrati in Polonia erano armati? Le procure e le autorità hanno indicato piattaforme non armate o decoy tra i relitti recuperati; la minaccia principale è stata di prova delle difese e di saturazione dello spazio aereo.
Che cosa comprende davvero East Shield? Fortificazioni modulari, snodi logistici, reti di sensori, sistemi anti-drone, comunicazioni resilienti e, se necessario, campi minati controllati lungo i tratti più critici, con completamento puntato al 2028.
Quanti attraversamenti irregolari vengono fermati? Le autorità parlano di intercettazioni prossime al 98% nei settori più sensibili, con flussi che nel 2024-2025 hanno comunque raggiunto decine di migliaia di tentativi.
Come si riconosce la disinformazione? Arriva in ondate coordinate, usa immagini decontestualizzate e “verità parziali”, mira a alimentare sfiducia e paura. Controllare fonti istituzionali e testate riconosciute resta la difesa più efficace.
Il nostro sguardo oltre l’orizzonte prossimo
Questo è il tempo in cui la forza di un Paese si misura anche nella sua capacità di non cedere all’ansia. La Polonia vive un laboratorio di resilienza che attraversa confini, cieli e schermi. Si vince quando la reazione è lucida, proporzionata, condivisa: con barriere dove servono, con la legge che protegge e non esclude, con alleanze che scelgono di non arretrare. A est si muove un gioco paziente: il compito di una redazione è raccontarlo senza enfasi inutile e senza rassegnazione, perché l’informazione può essere il primo mattone di una difesa che dura nel tempo.
