Roma ha rimesso al centro dell’arena il respiro profondo dell’equitazione. Al Circo Massimo, tribune piene e applausi senza tregua hanno accompagnato una giornata in cui tecnica, sangue freddo ed emozione hanno danzato insieme. A prendersi la scena è stato Harrie Smolders con Monaco, capace di firmare il tempo che conta e di riportare il suo nome sul podio capitolino.
Una cornice antica per un’adrenalina modernissima
Nel cuore della Città Eterna, il decimo Gran Premio del Longines Global Champions Tour di Roma ha trovato nel Circo Massimo la sua cassa armonica perfetta: un abbraccio di storia e passione che ha amplificato ogni sospirata battuta di zoccolo. Il pubblico si è schierato lungo la pista come un’onda, pronto a lasciarsi investire dall’energia dei migliori binomi del mondo. In quel palcoscenico unico, l’agonismo ha indossato abiti d’alta scuola e ogni dettaglio — dal warm-up silenzioso alla chiamata in campo — è sembrato parte di una coreografia più grande. Non un istante sprecato, non un applauso fuori tempo: il ritmo della giornata è stato quello delle grandi occasioni, con la Capitale a ricordare perché, quando l’equitazione scrive pagine destinate a restare, lo fa spesso qui.
L’eco dei risultati ha scandito le ore fino all’appuntamento clou, con la comunità degli appassionati accorsa in massa già dalle prime prove. L’aria sapeva di attesa e di futuro, di scelte audaci e di traiettorie impossibili rese naturali dal talento. Nel momento decisivo, Smolders e Monaco hanno acceso la curva del pubblico, fissando il cronometro e la memoria collettiva con una prova pulita e incisiva. In una sola impennata di precisione, la giornata ha trovato il suo senso, la folla il suo grido, la classifica il suo ordine. E Roma, ancora una volta, ha abbracciato la notte con il sorriso di chi ha visto nascere un ricordo.
Il disegno tecnico: un equilibrio sottile tra visione e coraggio
La gara regina, il Grand Prix LGCT di Roma 1.60, è scattata alle 13:40 in punto. Quaranta binomi, in rappresentanza di sedici Nazioni, si sono giocati non soltanto la gloria ma anche un montepremi di 308.600 euro, lungo un tracciato di circa 500 metri e un tempo massimo di 80 secondi. La firma era quella inconfondibile di Uliano Vezzani, affiancato da Mario Breccia, Paolo Rossato, Marco Latini e Florin Gheorghe Pelincas: un percorso “intelligente”, che non tendeva trappole gratuite ma pretendeva lettura immediata, equilibrio e gestione delle accelerazioni. In sostanza, una prova di maturità per cavalli e cavalieri, capace di distinguere con chiarezza chi sa scegliere il rischio giusto dal primo all’ultimo metro.
Tredici sforzi in rapida sequenza hanno richiesto decisioni nette: l’avvio su verticale, la prima ampiezza “larga” e il cambio di mano hanno imposto subito misura e assetto; poi una serie di curve in spezzata su verticali “trasparenti” e larghi “pari” ha costretto a tenere il filo del galoppo senza strappi. La doppia gabbia all’ostacolo 8 (verticale–un tempo–largo–due tempi–verticale a 1.60) ha segnato il discrimine tra chi osava e chi si proteggeva, seguita dal fosso a tre barriere e dalla verticale Longines che hanno chiesto respiro e lucidità. La seconda combinazione in fondo al lato lungo, il verticale con tavola nera e l’ultimo fosso in spezzata a sinistra hanno chiuso un quadro complesso, in cui il coraggio ha contato quanto la matematica delle distanze.
Barrage: quando il silenzio prepara l’urlo
Sul percorso base, i plurimedagliati si sono misurati col cronometro e con la propria ombra. Solo in dieci sono usciti a zero, guadagnandosi l’accesso al barrage e ribaltando la tensione in ritmo. Sono rimasti fuori, tra gli altri, il campione olimpico di Parigi 2024 Christian Kukuk e gli azzurri Giacomo Casadei, Guido Grimaldi ed Emanuele Camilli, brillanti nei giorni precedenti ma fermati stavolta da minimi dettagli. L’ordine di ingresso allo spareggio ha rispettato i netti del primo giro: Marlon Modolo Zanotelli, Katharina Rhomberg, Gregory Cottard, Harrie Smolders, Bertram Allen, Gilles Thomas, Giulia Martinengo Marquet, Maikel van der Vleuten, Duarte Seabra e Christian Ahlmann. A ciascuno, la stessa domanda: dove lasciare un soffio, dove risparmiare un battito.
Il verdeoro Modolo Zanotelli ha inaugurato il duello ma pagato sedici penalità in 34”81, lasciando il testimone alla classe ’92 Rhomberg, impeccabile in 36”67. Subito superata dal francese Cottard su Cocaine du Val in 36”41, la gara ha cambiato ritmo con l’ingresso dell’olandese Smolders e del fidatissimo Monaco: un tracciato senza sbavature, netto e feroce nel tempo di 34”27. L’irlandese Allen ha pagato un errore, il belga Gilles Thomas su Qalista DN ha limato fino a 34”41 per il secondo provvisorio, mentre Giulia Martinengo Marquet è stata eliminata per una caduta senza conseguenze per lei e Coynor. A chiudere, l’olandese Maikel van der Vleuten su Beauville Z N.O.P. con un netto da 34”84, il portoghese Duarte Seabra con otto penalità e il tedesco Christian Ahlmann, fermato da quattro. Il podio ha così preso forma: Smolders–Monaco davanti a Thomas–Qalista DN e van der Vleuten–Beauville Z N.O.P..
Le firme azzurre e l’onda lunga del weekend
Nelle prove CSI2, l’Italia si è fatta ascoltare: applausi per le amazzoni Eva Vittoria Lasagni e Martina Lain, per i due secondi posti di Filippo Bologni e Stefano De Colle, e per il terzo di Emanuele Grimaldi. Nel tabellone a squadre, la Global Champions League ha acceso il venerdì con la vittoria delle Cannes Stars, lo squadrone tutto al femminile di Sophie Hinners e Katrin Eckermann, davanti ai Doha Falcons e ai Paris Panthers di Guido Grimaldi e Clara Pezzoli. A impreziosire il quadro, due individuali di peso: Emanuele Camilli e Christian Ahlmann si sono presi le prove da 1.60 e 1.55 nella giornata inaugurale, segno di un’Italia viva e ambiziosa già alle prime battute.
Il fine settimana romano è stato un continuo crescendo. Nella giornata del sabato, il “Piccolo Gran Premio” da 1.50 si è chiuso con il successo del lussemburghese Victor Bettendorf su Doha de Riverland, proprio sotto lo sguardo del pubblico che, al Circo Massimo, vive ogni metro come fosse l’ultimo. A completare il mosaico, altri piazzamenti italiani di sostanza nei CSI5 e CSI2, con Giacomo Casadei a firmare un terzo posto nella 1.45 a fasi, mentre Filippo Bologni esultava nella 1.25 a fasi consecutive e rimetteva il tricolore al centro della scena. Un preludio perfetto alla domenica delle decisioni.
Classifica, orizzonti e un filo rosso che porta lontano
La graduatoria generale dopo Roma, prima delle ultime due tappe di regular season a Rabat e Riyad, scolpisce il predominio del belga Gilles Thomas a quota 275, seguito dall’olandese Harrie Smolders a 214 e dal tedesco Christian Kukuk a 208. Con la preannunciata assenza di Smolders in Marocco, Thomas intravede l’aritmetica certezza del titolo individuale del Longines Global Champions Tour 2025 con un turno d’anticipo. Un ordine di forze che conferma come costanza e lucidità, più ancora dei lampi, siano la vera valuta del campionato: ogni scelta pesa, ogni risultato propaga onde fino all’ultimo metro dell’ultima tappa.
Dentro questa geografia agonistica, la stagione di Smolders ha trovato accelerazioni decisive in piazze che sanno di storia. Il successo sulla Riviera nella notte di Cannes ha riacceso la corsa al golden ticket e ricordato a tutti la speciale alchimia con Monaco. A Valkenswaard, poi, un secondo acuto stagionale ha ribadito la solidità di un binomio che non ha bisogno di presentazioni. Risultati che spiegano il perché del suo passo romano: forma, fiducia e una gestione del rischio rifinita al millimetro.
Domande rapide dal bordo campo
Quanti binomi hanno staccato il pass per il Gran Premio e qual era il montepremi? Hanno ottenuto il via quaranta binomi, in rappresentanza di sedici Nazioni, e in palio c’erano 308.600 euro. Numeri che fotografano un concorso d’élite, dove la selezione parte già dalle iscrizioni e la qualità media obbliga a scelte di gara nitide, senza margini per esitazioni o approssimazioni lungo il percorso.
Com’era impostato il tracciato della 1.60 e quali passaggi hanno pesato di più? Il percorso era lungo circa 500 metri con tempo massimo 80” e 13 sforzi. La doppia gabbia dell’ostacolo 8, il fosso a tre barriere e la combinazione sul lato lungo hanno selezionato i migliori, imponendo letture immediate e traiettorie pulite, specie nelle curve in spezzata dove il risparmio di tempo si paga con una precisione assoluta.
Quali sono stati i passaggi chiave del barrage? La svolta è arrivata con il netto di Smolders in 34”27, che ha alzato l’asticella psicologica. Thomas ha risposto limando il tracciato, ma non a sufficienza per scalzare la leadership. Van der Vleuten ha sigillato il terzo gradino con un percorso senza errori e un cronometro aggressivo; gli altri, tra tocchi e rischi calcolati, hanno dovuto inchinarsi all’equilibrio perfetto tra velocità e controllo.
Quando si è disputato il Gran Premio e cosa offriva il weekend romano agli spettatori? Il Gran Premio si è corso domenica nel primo pomeriggio, con inizio alle 13:40. Il fine settimana ha proposto GCL il venerdì e un ricco programma CSI5 e CSI2 il sabato, il tutto a ingresso libero nell’area del Circo Massimo fino a esaurimento posti, secondo quanto comunicato dal circuito, che ha invitato ad arrivare presto per assicurarsi la seduta.
Un’ultima immagine che resta negli occhi
Ci sono giornate in cui lo sport taglia via il superfluo e lascia nudo l’essenziale: volontà, disciplina, poesia del gesto. Roma lo ha ricordato senza bisogno di parole, consegnando a chi c’era e a chi leggerà una storia limpida: un cavaliere e il suo cavallo che trasformano la pressione in armonia e il tempo in alleato. È questa la misura che usiamo quando raccontiamo l’equitazione: quella delle emozioni che durano più della sabbia sollevata dal galoppo, e che ci riportano, inevitabilmente, al prossimo istante di silenzio prima dell’urlo.
