Alessandro Onorato rilancia un’idea semplice e radicale: lo sport deve essere accessibile a tutti. A Roma si lavora su due fronti, cantieri e sostegni economici, per colmare ritardi storici e rimuovere barriere che pesano soprattutto sulle persone con disabilità e sulle famiglie con redditi medio-bassi.
Lo sport come diritto concreto
Nel corso dell’incontro “Oltre le barriere: Sport e inclusione”, ospitato al Circolo degli Esteri e raccontato dalle cronache di Adnkronos, l’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, Alessandro Onorato, ha ricordato come la città stia provando a trasformare un principio in pratica quotidiana. Non solo parole: da tre anni è attivo un voucher sportivo da 500 euro per favorire l’accesso ai corsi, con una misura che, come sottolineato da ANSA e da testate locali, è stata rinnovata nel 2025 con uno stanziamento dedicato e una procedura di accreditamento delle strutture. L’obiettivo è abbattere i costi che spesso scoraggiano l’iscrizione dei figli alle attività sportive, restituendo a ogni ragazzo la possibilità di scegliere il proprio percorso.
I requisiti restano chiari e inclusivi: il contributo è destinato a ragazze e ragazzi tra 5 e 16 anni con ISEE fino a 40.000 euro, mentre per le persone con disabilità non sono previsti limiti né di reddito né di età. Nell’ultima stagione utile, la finestra per le domande si è svolta tra fine luglio e inizio settembre, con oltre 250 strutture accreditate nei diversi municipi, come riportato dagli organi informativi del Campidoglio e dalla stampa cittadina. È un sostegno che non risolve tutto, ma amplia la soglia dell’accesso, puntando a rendere stabile ciò che oggi è ancora un aiuto necessario per migliaia di famiglie.
Impianti datati, cantieri aperti e un’idea di città più giusta
Onorato non ha usato giri di parole: l’impiantistica comunale sconta una stagione lunghissima di ritardi, con strutture ereditate da epoche lontane – dai tempi del regime, passando per le Olimpiadi del 1960, i Mondiali di calcio del 1990 e i Mondiali di nuoto del 2009. Questo patrimonio, prezioso ma invecchiato, oggi non è all’altezza delle esigenze di accessibilità. Da qui la scelta di intervenire con lavori diffusi: l’assessore ha citato cantieri in aree come Corviale e Cesano, ma anche in quartieri popolari come Settecamini, Casalbianco e Ostia. L’impostazione è netta: strutture con tariffe comunali e standard adeguati per accogliere tutti, a partire da chi, finora, è rimasto ai margini.
Gli esempi non mancano. A Corviale il cantiere del nuovo palazzetto multidisciplinare procede con un cronoprogramma serrato, come documentato dagli aggiornamenti istituzionali: una tribuna da circa 700 posti e accessi pensati per garantire fruibilità senza ostacoli. A Settecamini, il recupero dell’impianto Valentina Caruso – sostenuto da fondi PNRR – punta a riaprire un presidio sportivo chiuso da anni, con riqualificazioni strutturali e un modello gestionale che favorisca inclusione e costi sostenibili. A Ostia, il percorso di rigenerazione del centro sportivo Anco Marzio racconta un metodo: collaborazione tra soggetti pubblici e privati per restituire spazi regolamentati, sicuri, finalmente dignitosi. È la stessa logica che ha portato a prorogare fino al 2027 le concessioni in regola, così da assicurare continuità sportiva mentre si preparano i nuovi bandi: nessuna scorciatoia, ma una transizione ordinata.
Numeri che parlano di bisogni reali
Le cifre danno il senso della domanda sociale. Tra il 2024 e il 2025, come riportato da quotidiani nazionali e locali, il Comune ha aumentato le risorse per coprire più domande: sono state 5.184 le persone in graduatoria per il bonus, con 1.091 beneficiari con disabilità. Dietro ogni numero c’è una storia: famiglie con entrambi i genitori al lavoro che, tra bollette e spese scolastiche, faticano a sostenere i corsi sportivi; ragazzi che aspettano un campo decente in cui allenarsi; adulti con disabilità che chiedono solo di entrare in un impianto senza sentirsi ospiti temporanei.
La misura da 500 euro, confermata nel 2025 con un budget dedicato, dialoga così con la rete dei lavori sugli impianti: sostegno economico e infrastrutture rinnovate si tengono insieme. Onorato ha parlato di una “rivoluzione culturale” che metta al centro l’impiantistica scolastica e pubblica, affinché lo sport diventi realmente un diritto e non un lusso. È un percorso che chiede tempo e continuità amministrativa, ma che sta lasciando tracce visibili: più palestre, più corsi, più opportunità. E soprattutto, una città che si misura su quanto ciascuno può partecipare, non su quanti restano esclusi.
Dai quartieri al respiro degli eventi: un motore di inclusione
L’evento al Circolo degli Esteri ha mostrato anche il valore simbolico di una narrazione positiva. La presenza e la testimonianza di campionesse come Bebe Vio Grandis, richiamata nelle cronache dell’appuntamento, hanno reso evidente come lo sport sia insieme riabilitazione, formazione, libertà. Ma le parole hanno senso quando si riflettono nella geografia reale della città: cantieri che avanzano, palazzetti che tornano a vivere, campi affidati a gestioni responsabili con tariffe calmierate. È questa la materia di cui si nutre l’inclusione: non proclami, ma porte che si aprono davvero.
In questo mosaico, progetti come quelli di Corviale, Settecamini e Ostia compongono una mappa di interventi che si allarga dalle periferie ai luoghi simbolo dello sport cittadino. Una strategia che mescola rigenerazione urbana e coesione sociale: riqualificare impianti significa anche creare punti d’incontro, presidiare quartieri fragili, ridurre il terreno fertile del disagio. E quando le famiglie possono contare su un contributo economico chiaro, la scelta di iscrivere i figli a un corso non è più un privilegio per pochi, ma una decisione possibile e, spesso, salvifica.
Domande utili per orientarsi subito
Chi può richiedere il voucher da 500 euro e quali sono i requisiti principali? Il contributo è rivolto a ragazze e ragazzi tra 5 e 16 anni appartenenti a nuclei con ISEE fino a 40.000 euro; per le persone con disabilità non ci sono limiti di età né di reddito. È una misura rinnovata negli ultimi tre anni, con strutture accreditate in tutti i municipi e copertura di corsi di base in diverse discipline sportive.
Quando si presentano le domande e come si sceglie la struttura sportiva? La finestra temporale, nell’ultima edizione, si è collocata tra fine luglio e inizio settembre. La domanda si compila online, scegliendo tra le strutture accreditate pubblicate dal Comune, che indicano corsi, discipline e posti disponibili. Questo passaggio garantisce trasparenza, equilibrio territoriale e la possibilità di verificare subito compatibilità, orari e tariffe applicate.
Quante persone hanno beneficiato finora e quali sono le prospettive? Nell’ultima stagione utile, oltre cinquemila beneficiari complessivi sono rientrati nella graduatoria, con più di mille persone con disabilità. Le risorse sono state rafforzate rispetto alle previsioni iniziali, proprio per ampliare la platea. La prospettiva è consolidare la misura, proseguendo in parallelo con i cantieri sugli impianti, così da unire aiuto economico e accessibilità fisica reale.
Quali lavori sono in corso sugli impianti e con quali criteri? Si interviene su strutture storiche ma invecchiate, con cantieri in zone come Corviale, Settecamini e Ostia. I progetti puntano su sicurezza, sostenibilità, abbattimento delle barriere e tariffe comunali. Nei casi in regola, le concessioni sono state prorogate temporaneamente per garantire continuità dei servizi, mentre si preparano i bandi per nuove gestioni trasparenti e orientate all’interesse pubblico.
Il senso di una scelta: investire dove serve davvero
Rendere lo sport un diritto significa decidere dove mettere risorse, competenze e responsabilità. Le parole di Alessandro Onorato all’evento dedicato all’inclusione del Circolo degli Esteri non restano isolate: si saldano con i numeri dei voucher confermati, con i cantieri che avanzano e con una governance che prova a tenere insieme qualità, accessibilità e sostenibilità economica. È un cantiere culturale prima ancora che edilizio: una città si misura da ciò che offre ai più piccoli e a chi ha maggiori fragilità, non da quanto premia chi è già forte.
La rotta è tracciata: riqualificare gli impianti, sostenere chi non può permettersi i costi, progettare palestre e palazzetti che accolgano e non selezionino. Da Roma arriva un messaggio che vale ovunque: le barriere si abbattono con politiche pubbliche coerenti, con la costanza dei cantieri e con misure economiche che alleggeriscono le famiglie. Solo così lo sport smette di essere un lusso e diventa ciò che deve essere: educazione, salute, comunità. E una promessa mantenuta, ogni volta che una porta si apre e nessuno resta indietro.
