Quanto tempo vivono online i nostri ragazzi? E come l’Intelligenza Artificiale sta rimodellando il loro modo di studiare, parlare, crescere? Lunedì 13 ottobre, nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, il Moige accende i riflettori su questi interrogativi con EduCyber Generations, presentando nuovi dati firmati Istituto Piepoli e un confronto ad alto profilo.
Un appuntamento che mette in dialogo istituzioni, scuola e imprese
La convocazione del 13 ottobre non è un semplice calendario: è la scelta di rendere pubblico un confronto che tocca la quotidianità di famiglie e classi, là dove la linea tra offline e online è diventata sottilissima. L’evento promosso dal Moige raduna voci diverse per un obiettivo comune: capire quanto tempo i ragazzi trascorrono in rete, come usano l’IA nello studio e nella comunicazione e quali strumenti abbiamo per prepararli a rischi e opportunità. Il cuore dell’incontro è la tutela dei minori, senza rinunciare alla spinta innovativa che la tecnologia porta nelle aule e nelle case.
Lo scenario di partenza è un Paese che chiede risposte concrete. L’indagine Moige–Istituto Piepoli presentata alla vigilia del Safer Internet Day 2024 indicava, tra l’altro, che quasi un ragazzo su due ha sperimentato prepotenze online e che il 49% naviga senza filtri anti‑pornografia; un quarto possiede un canale personale con cui racconta la propria vita. Sono dati emersi da un campione di 1.788 studenti di medie e superiori e che disegnano un uso dei dispositivi tanto intenso quanto diseguale nelle competenze di protezione. Questi numeri resteranno sul tavolo anche a ottobre, come base di lavoro per misure efficaci.
Numeri che interpellano: tra iperconnessione, rischi e consapevolezza
Se allarghiamo lo sguardo al periodo post‑pandemico, i segnali sono altrettanto chiari: il tempo trascorso davanti ai device tra i minori è salito in media del 67%, con impatti percepiti sui rapporti tra pari e sulla qualità delle relazioni, come hanno segnalato i genitori nelle rilevazioni illustrate da Livio Gigliuto dell’Istituto Piepoli. Questi elementi spiegano perché la richiesta di educazione digitale arrivi oggi con urgenza dalle famiglie stesse, che domandano alle istituzioni una cassetta degli attrezzi semplice, replicabile e misurabile nei risultati.
Altre ricerche recenti confermano che l’IA non è più un tema “di domani”. Un’indagine Piepoli per Udicon, pubblicata a giugno 2025, mostra come metà degli italiani abbia provato almeno uno strumento di intelligenza artificiale e che tra gli under 35 uno su quattro lo usi perfino per confrontarsi su problemi personali. È un segnale potente: la tecnologia si intreccia con la sfera emotiva e relazionale, e proprio per questo l’educazione digitale non può fermarsi alle regole tecniche.
Voci autorevoli per un perimetro comune
Tra i protagonisti dell’appuntamento figurano il vicepresidente Istituto Piepoli Livio Gigliuto; il senatore Maurizio Gasparri; Nunzia Ciardi dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale; Ivano Gabrielli della Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica; l’on. Elena Bonetti; la sen. Lavinia Mennuni; Sandra Cioffi del CNU‑AGCOM; Veronica Nicotra per ANCI; Fabrizio Iaccarino di Enel; Diego Ciulli di Google Italia; Andreana Esposito di Poste Italiane e la content creator Angelica Massera, testimonial dell’iniziativa. Un mosaico di competenze, istituzionali e industriali, per tenere insieme prevenzione, alfabetizzazione e responsabilità degli attori privati.
Il ruolo del Consiglio Nazionale degli Utenti viene da mesi rilanciato con pareri su parental control, age verification e fenomeno degli influencer, in costante raccordo con AGCOM. La stessa presidente Sandra Cioffi ha richiamato la necessità di educare giovani e adulti a una consapevolezza delle minacce del web, puntando su misure coordinate e collaborative. Questo lavoro “di sistema” è il terreno su cui iniziative come EduCyber si inseriscono con efficacia.
Proteggere è possibile: ciò che dicono le forze dell’ordine e la scuola
La fotografia operativa del 2024 racconta un impegno crescente della Polizia Postale: oltre 42 mila siti analizzati e 2.775 indirizzi finiti in black list per contenuti pedopornografici; più di 2.800 indagini coordinate, con arresti e denunce, e un incremento dei casi di cyberbullismo segnalati, con particolare impatto tra 14 e 17 anni ma aumento anche tra i più piccoli. Numeri che danno sostanza alle preoccupazioni dei genitori e che spiegano l’urgenza di percorsi strutturati di prevenzione nelle scuole.
Su questo fronte, il progetto EduCyber Generations ha codificato un modello: peer education, formazione dei docenti referenti, e una rete di Giovani Ambasciatori capaci di portare messaggi di consapevolezza tra pari. Nel 2024 il perimetro d’azione ha coinvolto circa 300 scuole, 70.000 studenti, 1.500 ambasciatori e oltre 140.000 genitori, con il supporto della Polizia di Stato, di ANCI e del programma “Un nodo blu” del Ministero dell’Istruzione: un’alleanza concreta che fa la differenza quando si passa dalla teoria alla pratica.
Dentro il cantiere EduCyber: dagli sportelli itineranti alle nuove sensibilità
Il progetto non si limita all’aula. Il Centro mobile del Moige porta strumenti e consulenze direttamente nelle scuole e nelle piazze, affiancando famiglie e insegnanti nei momenti più delicati. Nel 2025 si è lavorato anche sul tema della contraffazione online, in collaborazione con l’UIBM, segno che la cittadinanza digitale passa pure dalla cultura del consumo responsabile. È un tassello che amplia lo sguardo: educare significa prevenire rischi tecnologici, ma anche sociali ed economici.
Non meno importante è la costruzione di un linguaggio comune tra generazioni. Le esperienze raccolte nelle scuole mostrano che la combinazione di regole chiare, esempi tra pari e figure adulte visibili abbassa la soglia di vergogna nel chiedere aiuto e accorcia la distanza tra ciò che i ragazzi vivono online e ciò che gli adulti vedono. Gli incontri itineranti, uniti a percorsi formalizzati per docenti e famiglie, creano quella continuità educativa che rende efficaci le misure di protezione, dal cyberbullismo alla gestione dei dati personali.
Le priorità che porteremo al tavolo del Senato
Tre sono le piste di lavoro che emergono con forza. La prima: trasformare i dati in azioni misurabili, perché ogni percentuale deve tradursi in protocolli operativi replicabili in tutte le scuole. La seconda: sostenere gli insegnanti con strumenti aggiornati su IA generativa, privacy, media literacy. La terza: rafforzare i percorsi di segnalazione e supporto psicologico in caso di prepotenze online, evitando di lasciare soli i ragazzi nei momenti critici. La qualità della risposta fa la differenza.
Su parental control e verifica dell’età, il dialogo tra organismi di tutela degli utenti e autorità di regolazione è già in corso, con tavoli congiunti dedicati all’uso etico dell’IA e alla protezione dei consumatori nel digitale. Questo processo, ricordato anche nelle iniziative di AGCOM con CNU e CNCU, indica una rotta istituzionale precisa: coordinare norme e responsabilità per rendere la rete un ambiente più giusto per i minori. Serve continuità, non annunci.
Domande essenziali, risposte rapide
Quanto tempo è davvero “troppo” online per un adolescente? Non esiste una soglia unica: contano equilibrio, qualità dei contenuti e alternanza con attività offline. Le ricerche citate mostrano un aumento medio del 67% del tempo sui device nel post‑pandemia, con ricadute percepite sulle relazioni. Tradurre questi numeri in routine familiari concrete — regole chiare, spazi senza schermo, dialogo costante — è il primo passo per evitare che l’online diventi invasivo.
L’IA può aiutare a studiare senza creare scorciatoie pericolose? Sì, se integrata con metodo: dichiarare l’uso, verificare le fonti e farla diventare un supporto alla comprensione, non un sostituto del pensiero. I dati più recenti sull’adozione dell’IA tra i giovani ricordano quanto questa tecnologia entri anche nella sfera emotiva: educare al suo uso critico significa tutelare apprendimento e benessere insieme, non opporre un “no” generico.
Qual è oggi la minaccia più sottovalutata per i minori in rete? La somma di più fattori: contenuti inadeguati, adescamento e condivisione impulsiva di immagini, cui si aggiunge il cyberbullismo. Le attività della Polizia Postale — dal monitoraggio dei siti alla crescita delle indagini — mostrano che la prevenzione funziona quando comunità scolastica e famiglie sanno dove e come chiedere aiuto, prima che il danno diventi irreparabile.
Che cosa cambia con progetti come EduCyber Generations? Cambia la scala: dalle buone intenzioni si passa a strumenti e persone dedicate. La rete dei Giovani Ambasciatori, la formazione dei docenti e il coinvolgimento dei genitori creano un ecosistema che rende sostenibile la protezione nel tempo. È il passaggio decisivo per trasformare singole campagne in una cultura quotidiana della cittadinanza digitale.
Una traiettoria da coltivare, oltre l’evento
Quando si chiuderanno i microfoni nella Sala degli Atti Parlamentari, resterà la responsabilità di far vivere le decisioni prese. Nel nostro lavoro giornalistico scegliamo di accompagnare i lettori con strumenti, contesto e domande giuste, perché la tecnologia non è un orizzonte da temere ma un terreno da imparare a conoscere. È una sfida di comunità: se famiglie, scuola, istituzioni e imprese remano nella stessa direzione, i numeri che oggi preoccupano possono diventare, domani, indicatori di maturità digitale condivisa.
