Una partecipazione ampia, un confronto serrato e un obiettivo chiaro: riconoscere il valore del caregiver familiare e tradurlo in diritti, tutele e opportunità concrete. All’ASP Istituto Romano di San Michele, la seconda Giornata regionale ha rimesso al centro il progetto di vita e l’inclusione, con la regia dell’assessore Massimiliano Maselli e la presenza di istituzioni, mondo produttivo e società civile.
Una giornata che accende responsabilità condivise
Il 11 ottobre 2025, a Roma, i cancelli dell’ASP Istituto Romano di San Michele si sono aperti a una platea trasversale: amministratori, famiglie, terzo settore, rappresentanze sindacali e cooperative, tutti chiamati a misurarsi con una domanda semplice e potente: come garantire al caregiver l’inclusione piena nella comunità e nel lavoro. La convocazione, voluta con forza dall’assessore Maselli, ha avuto un’impronta operativa, fissando il “progetto di vita” come criterio di orientamento di interventi, risorse e responsabilità. L’annuncio, diffuso nei giorni precedenti, ha confermato sede e protagonisti dell’evento, dal presidente Francesco Rocca al deputato Luciano Ciocchetti, insieme a esponenti di Roma Capitale e del Consiglio regionale, dando consistenza istituzionale a un percorso già avviato nei mesi scorsi.
L’appuntamento ha proposto tavoli tematici e confronti diretti, con l’idea che l’ascolto non debba restare gesto simbolico ma metodo di lavoro. La scelta dell’ASP San Michele non è casuale: luogo di servizi e innovazione sociale, negli ultimi mesi ha affiancato progetti ad alto impatto per la riabilitazione e la reintegrazione, a testimonianza di quanto l’inclusione sia, anzitutto, pratica quotidiana. Quella trama di cura e relazioni è la stessa in cui i caregiver vivono, spesso in silenzio, il peso e la grazia del prendersi cura. Nel corso del 2025, l’istituto ha inoltre presentato iniziative riabilitative in rete con strutture di eccellenza, segnando una disponibilità concreta a farsi cerniera tra famiglie e servizi.
Dalla legge al sostegno concreto: card, giovani e fondi che arrivano
Il passo avanti è iniziato con la Legge regionale n. 5/2024, che ha riconosciuto in modo formale la figura del caregiver nell’architettura delle politiche sociali del Lazio, istituendo un percorso di identificazione e un tesserino di riconoscimento – la cosiddetta Card Giver – rilasciato dai servizi territoriali. La normativa, accompagnata dalle delibere attuative e dalle pagine informative dedicate, disegna strumenti operativi come la “Sezione Caregiver” nel Piano Personalizzato Assistenziale e modalità di accesso attraverso il Punto Unico di Accesso. È un’ossatura che consente di pianificare risposte mirate, valutando anche gli effetti del carico assistenziale su vita privata, relazioni e lavoro.
Non solo principi. La programmazione regionale ha previsto 15 milioni di euro nel triennio 2024–2026, con i primi 5 milioni impegnati per l’annualità 2024: la quota più consistente destinata agli interventi di sollievo, per sostituzioni temporanee a domicilio o ricoveri in strutture accreditate; una parte dedicata al budget personale del caregiver per benessere, formazione e aggiornamento. È una traduzione economica della legge che affida alla rete dei servizi territoriali l’attuazione quotidiana delle misure, con aggiornamenti scanditi da delibere di Giunta e note di programmazione.
Il dibattito che orienta le scelte: aziende, scuola, tecnologie, abitare
Nel fitto programma della giornata, uno spazio è stato dedicato al ruolo delle imprese. Il Focus ENEL ha visto l’intervento di Aldo Forte, Head of People & Organization Italy di Enel, per ragionare su come le politiche aziendali possano promuovere inclusione, conciliazione e benessere organizzativo. È l’altra faccia della responsabilità: non solo istituzioni, ma luoghi di lavoro che sanno riconoscere il valore sociale di chi assiste un familiare e, insieme, costruiscono strumenti per non lasciarlo ai margini della vita professionale. A fianco, una trama di tavoli tematici ha allargato il fuoco sulle esigenze che cambiano, e quindi sulle politiche da adeguare.
Dalla protezione giuridica e sociale del caregiver al “progetto di vita”, fino alle azioni per il giovane caregiver in scuola e università; poi il nuovo piano sociale regionale e l’uso intelligente delle tecnologie, fino al tema dell’abitare autonomo e dei nuovi strumenti di supporto. Sono tasselli connessi: senza una casa accessibile, senza supporti digitali semplici, senza orari flessibili e senza riconoscimento nei percorsi formativi, l’inclusione resta una promessa. Il mosaico emerso nei tavoli indica che la sfida è combinare norme, risorse e alleanze, senza frammentare le risposte.
La cornice istituzionale: il perché di una scelta
La Regione ha fissato questa Giornata non come rito, ma come strumento di lavoro. La prima edizione, nell’ottobre 2024, ha inaugurato un appuntamento annuale in cui la figura del caregiver viene messa a tema con continuità, all’interno di una stagione normativa nuova. L’articolazione su più giorni, le collaborazioni con consulte e associazioni, l’apertura a parti sociali e rappresentanze dei caregiver hanno fatto dell’evento un luogo di progettazione partecipata, con l’obiettivo di tradurre l’ascolto in decisioni. È un metodo che la seconda edizione ha rilanciato, agendo su priorità già individuate.
Il contesto politico-amministrativo ha dato spinta: la legge regionale del 11 aprile 2024 ha ricevuto un consenso ampio, con l’assessore Maselli a sottolinearne la portata civile e sociale. L’impianto ha previsto attenzione alle asimmetrie di genere e al reinserimento di chi, per dedicarsi alla cura, rischia di restare fuori dal perimetro sociale e lavorativo. Nelle settimane successive, l’informazione istituzionale ha chiarito come funzionano i passaggi operativi per il riconoscimento del caregiver e l’erogazione delle misure, delineando una governance che tiene insieme territorio e programmazione regionale.
Voci e responsabilità: quando la politica incontra le famiglie
Nelle dichiarazioni istituzionali che hanno fatto da cornice all’evento, l’assessore Maselli ha richiamato l’urgenza di rimettere il caregiver al centro delle reti sociali, non solo come presenza silenziosa ma come soggetto con diritti e tutele precise: dalla card di riconoscimento agli interventi di sollievo, fino ai percorsi personalizzati per non interrompere lavoro e formazione. Un ringraziamento è andato al presidente Francesco Rocca, per il sostegno politico e amministrativo dato all’attuazione della legge e alla messa a terra delle risorse necessarie. È una visione che vuole tenere insieme cura, libertà e dignità.
Nel solco della collaborazione interistituzionale, il deputato Luciano Ciocchetti ha indicato nell’inversione di rotta delle politiche sociali del Lazio un passaggio da raccontare e rafforzare, chiedendo al mondo del sociale e alle associazioni indicazioni per programmare i prossimi anni. Il suo ruolo di vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera – la commissione competente in materia sanitaria – conferisce al suo intervento una prospettiva parlamentare che punta a integrare livelli diversi di governo e a dare continuità agli investimenti.
L’identità di un luogo che cura la comunità
La scelta dell’ASP Istituto Romano di San Michele come sede ha un valore simbolico e pratico. È un presidio pubblico che coniuga accoglienza residenziale, relazioni con il territorio e percorsi di supporto per persone fragili e famiglie, in rete con realtà sociosanitarie di eccellenza. Negli ultimi mesi, l’istituto ha attivato iniziative per la reintegrazione sociale di persone reduci da lunghi periodi di coma, in collaborazione con la Fondazione Santa Lucia IRCCS, segno di una vocazione a sperimentare, a innovare, a costruire ponti tra bisogni e servizi. È la stessa vocazione che la Giornata regionale ha reso visibile e condivisa.
Dentro questa cornice, il caregiver non è una figura ai margini ma un perno delle politiche sociali. Le imprese chiamate al confronto mettono in discussione modelli organizzativi; le università e le scuole ripensano percorsi formativi e riconoscimenti; i servizi territoriali imparano a valutare il carico assistenziale come variabile capace di incidere su salute mentale, tempo e opportunità. L’orizzonte è ambizioso: progettare comunità che non lascino solo chi cura, e che non disperdano talento e competenze di chi, ogni giorno, sostiene un familiare.
Domande essenziali, risposte chiare
Chi è il caregiver familiare riconosciuto nel Lazio? È la persona che presta in modo non professionale e gratuito assistenza continuativa a un familiare con disabilità o non autosufficienza ed è formalmente riconosciuta dai servizi territoriali nell’ambito del Piano Personalizzato Assistenziale. Questo riconoscimento, previsto dalla legge regionale 5/2024, attiva strumenti dedicati come la Sezione Caregiver e consente di accedere a misure di sollievo e supporto, rendendo visibile un ruolo spesso invisibile e dandogli tutela dentro reti integrate di servizi.
Come si ottiene la Card Giver e a cosa serve? La Card Giver è rilasciata dai servizi territoriali dopo il percorso di valutazione multidimensionale e la presa in carico, avviati tramite il Punto Unico di Accesso. Funziona da tesserino identificativo del caregiver e facilita l’accesso alle misure previste dalla programmazione regionale: orientamento, formazione, interventi pratico-operativi ed emotivo-relazionali. È soprattutto una chiave di riconoscimento ufficiale, utile a semplificare i rapporti con la pubblica amministrazione e gli enti coinvolti.
Quali risorse economiche sono attive oggi? La legge ha previsto 15 milioni di euro nel triennio 2024–2026. Per l’annualità 2024, la Regione ha programmato i primi 5 milioni: in prevalenza per gli interventi di sollievo – sostituzioni a domicilio e ricoveri di sollievo – e, in parte, per il budget personale del caregiver dedicato a benessere, formazione e aggiornamento. Sono fondi pubblici programmati con delibere della Giunta, che indicano criteri e modalità di impiego sui territori, in raccordo con i servizi sociali e sociosanitari.
Cosa cambia per i giovani caregiver tra scuola e università? La normativa regionale riconosce il giovane caregiver e prevede percorsi agevolati, dal riconoscimento dei crediti formativi universitari alla riduzione di alcuni contributi, per sostenere il completamento degli studi. In parallelo, la Giornata regionale ha acceso i riflettori su azioni specifiche nei contesti scolastici e accademici, perché il carico di cura non si traduca in rinunce o ritardi formativi. L’obiettivo è non disperdere potenziale, sostegno e futuro.
Il senso di un impegno che guarda avanti
Ci sono momenti in cui una comunità si riconosce: oggi è stato uno di quelli. La seconda Giornata regionale ha restituito dignità a chi cura e ha chiesto alle istituzioni di non arretrare. Come redazione, scegliamo di raccontare questi passaggi con una premura antica e una curiosità nuova: la prima per dare voce alle famiglie, la seconda per pretendere politiche misurabili. Inclusione, qui, non è una parola gentile: è una promessa da mantenere, ogni giorno.
