L’ingegneria italiana riparte dalle Marche con “Visioni”, un percorso di idee e responsabilità che mette al centro sicurezza, innovazione e competenze. Dal 13 al 16 ottobre 2025, tra Ancona e Macerata, oltre mille professionisti si ritrovano per trasformare esigenze concrete in scelte operative per il Paese, con uno sguardo saldo sul domani.
Un congresso che guarda avanti
Non è un semplice appuntamento in agenda: “Visioni” è la promessa di un confronto che assume la forma di un impegno collettivo. Il 69° Congresso nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia nasce per tenere insieme tradizione e futuro, affinando strumenti e linguaggi per leggere rischi, opportunità e responsabilità della trasformazione in corso. La scelta delle Marche come teatro dell’evento non è casuale: un territorio che conosce fragilità e rinascite, capace di rendere tangibile il significato di prevenzione e resilienza. È qui che la categoria ribadisce la propria funzione di presidio tecnico e morale, affermando la centralità della sicurezza come bene pubblico e della competenza come metodo. Secondo le anticipazioni diffuse dalla stampa locale e nazionale, sono attesi circa 1.300 partecipanti in quattro giornate di lavori e incontri.
La cifra identitaria del congresso è nel suo titolo: “Visioni” non come esercizio astratto, ma come pratica di governo del reale. Si parlerà di territori che cambiano, di infrastrutture che invecchiano, di reti che diventano intelligenti e fragili al tempo stesso; si rifletterà su norme che guidano gli investimenti pubblici e sulla qualità delle decisioni. La nostra prospettiva editoriale mette al centro il valore delle scelte tecniche quando sono supportate da regole chiare, dati verificabili e responsabilità condivise. Il programma e la logistica confermano un impianto ambizioso, con sessioni istituzionali, tavoli tematici e momenti di scambio con colleghi stranieri, in un format che premia partecipazione e visione internazionale.
Tra mare e palcoscenico: un format itinerante
Il congresso alterna due cornici complementari. Il Teatro delle Muse di Ancona sarà la casa dei lavori dal 13 al 16 ottobre, con capienza e infrastrutture adeguate a un evento nazionale di questa scala; la giornata del 14 ottobre si sposterà su una nave da crociera adibita a “sede galleggiante”, dove i congressisti alloggeranno e lavoreranno durante la navigazione. Una scelta che unisce organizzazione e contenuti, trasformando lo spostamento in esperienza professionale. L’obiettivo è favorire continuità di dialogo, scambio informale e contaminazioni disciplinari, senza perdere rigore metodologico. Le conferme arrivano dalle note ufficiali e dalle comunicazioni degli Ordini provinciali coinvolti.
Questa impostazione itinerante spinge a uscire dai confini consueti, a incontrare colleghi, amministrazioni e stakeholder in una dimensione che abbraccia il bacino adriatico. In particolare, la navigazione del 14 ottobre prevede l’arrivo a Fiume (Rijeka), crocevia storico tra innovazione industriale e apertura internazionale, per un confronto con la comunità professionale croata. Un gesto simbolico e operativo insieme: si porta in mare l’idea che la competenza si accresca condividendola. La stampa nazionale e le testate economiche dell’area adriatica hanno sottolineato questa vocazione di dialogo oltre confine, elemento distintivo dell’edizione 2025.
I temi che contano davvero
La trama dei contenuti si articola attorno a quattro assi portanti. Primo: ecosistemi sostenibili e sicuri, con l’ingegneria come strumento di prevenzione del rischio, dalla messa in sicurezza antisismica alla mitigazione del dissesto idrogeologico, fino alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo: infrastrutture moderne e resilienti, con piani di manutenzione e adeguamento pensati alla luce dei cambiamenti climatici e dell’obsolescenza delle opere. Terzo: reti intelligenti, dati e cybersecurity, dove l’intelligenza artificiale non è più scenario di frontiera ma fattore abilitante che impone nuove regole di affidabilità. Quarto: contratti pubblici e efficienza, con uno sguardo ai trent’anni di riforme a partire dalla Legge Merloni e alla recente evoluzione del Codice degli appalti.
In questa architettura rientra anche l’attenzione al disegno di legge delega sulla riforma delle professioni, tema sul quale è previsto un momento di confronto per aggiornare i partecipanti sullo stato dell’iter e sulle possibili ricadute operative. L’idea di fondo è semplice e impegnativa: senza un quadro regolatorio chiaro e stabile, perfino le migliori competenze non riescono a sprigionare tutto il proprio valore. Le anticipazioni diffuse nelle comunicazioni di presentazione e nelle note al programma richiamano questa esigenza di semplicità e trasparenza normativa, con un dialogo costante tra professionisti e istituzioni.
Le Marche come laboratorio di soluzioni
La scelta di Ancona e Macerata valorizza un territorio che chiede risposte su prevenzione sismica e tutela del suolo, ma anche su portualità, logistica e infrastrutture digitali. Dalla cantieristica alla gestione delle reti, il congresso intende offrire strumenti per accompagnare amministrazioni e imprese in un processo di modernizzazione che non lasci zone d’ombra. Prevenire non è un titolo: è progettazione, manutenzione, investimento sulle competenze. Le parole dei promotori, riprese dalla stampa, convergono su un punto: trasmettere una visione che diventi capacità esecutiva, a partire dalle priorità più urgenti per comunità e imprese marchigiane.
Altrettanto centrale è il capitolo sulle opere pubbliche e il nuovo Codice dei contratti, un terreno in cui la qualità progettuale deve incontrare procedure snelle e controllabili. La discussione punta a riannodare il legame tra efficienza amministrativa e responsabilità tecnica, perché gli iter non diventino ostacolo ma garanzia. La buona norma non sostituisce la buona ingegneria: la rende possibile e misurabile. In questo senso, il congresso ambisce a costruire un linguaggio comune tra professionisti e decisori, utile a trasformare gli investimenti in opere sicure, durature e ben manutenute, come evidenziato nelle presentazioni pubbliche dei giorni scorsi.
Formazione, crediti e accesso per tutti gli iscritti
Il percorso congressuale è riconosciuto anche sul piano della formazione continua. Le circolari del CNI e le comunicazioni degli Ordini territoriali indicano un’attribuzione di Crediti Formativi Professionali per ciascuna sessione: dalla giornata inaugurale del 13 ottobre fino alla mattinata conclusiva del 16 ottobre, con una ripartizione che valorizza la presenza effettiva nelle diverse tappe dei lavori. La logica è premiare l’aggiornamento vero, quello che si traduce in responsabilità operativa sul campo. I dettagli sono riportati nelle note ufficiali diffuse durante l’estate.
È prevista inoltre la trasmissione in streaming dei lavori con differita di una giornata, accessibile tramite la piattaforma formativa nazionale, in modo da consentire agli iscritti impossibilitati a partecipare di seguire l’andamento del dibattito e ottenere i medesimi CFP. La condivisione della conoscenza, qui, diventa pratica concreta: nessuno resta ai margini. Questa modalità, già annunciata dai rispettivi Ordini, amplia l’impatto dell’evento e rafforza la coesione della comunità professionale, senza sacrificare la qualità dell’interazione in sala.
Una rotta adriatica di collaborazione
L’incontro con i colleghi di Fiume offre l’occasione di verificare sul campo quanto la cooperazione transfrontaliera possa accelerare il trasferimento di buone pratiche, soprattutto su infrastrutture, porti, ricostruzione e resilienza urbana. Condividere metriche, standard e lezioni apprese riduce gli errori e velocizza i cantieri giusti. La rotta Ancona–Rijeka sintetizza bene lo spirito del congresso: aprirsi, ascoltare, riportare a casa soluzioni operative e contatti utili per i prossimi progetti. Le anticipazioni confermano workshop tecnici sia durante la navigazione sia nelle giornate in teatro.
Questa dimensione internazionale è sostenuta anche da partner tecnici che affiancheranno i lavori con momenti di approfondimento su materiali, metodologie e criteri di intervento, dalla manutenzione delle strutture storiche alla digitalizzazione dei processi. Quando impresa e professione si incontrano su basi scientifiche e verificabili, il valore aggiunto è immediato. Le comunicazioni delle aziende coinvolte indicano interventi dedicati alle aree del cratere sismico e alle soluzioni per la durabilità, a testimonianza di una filiera che si muove in sinergia con la comunità degli ingegneri.
Voci, responsabilità e un messaggio chiaro
Dal palco arriverà un messaggio netto: gli ingegneri sono chiamati a essere garanti di sicurezza in ogni ambito della vita civile, dai cantieri alle infrastrutture, dalle reti digitali alla cybersecurity. Ma per farlo con efficacia serve un rapporto strutturale con le istituzioni, capace di produrre regole semplici, coerenti e realmente applicabili. La qualità delle prestazioni professionali – questa è la sostanza – è la prima garanzia per il sistema Paese. È una linea che torna con insistenza nelle presentazioni ufficiali e nelle dichiarazioni precongresso rilanciate dai media.
La “cassa di risonanza” dell’evento, così è stata definita nelle anticipazioni, servirà a far dialogare politica, amministrazioni, università e impresa su priorità condivise: sicurezza, innovazione, semplificazione. La crescita si misura nella capacità di fare opere utili, ben progettate e controllate, nei tempi giusti e con costi trasparenti. Per questo, accanto ai panel tecnici, trovano spazio confronti su governance, manutenzione programmata e valutazione del rischio, con l’obiettivo di trasformare l’analisi in decisioni praticabili e responsabilità chiara sugli esiti.
Una comunità che costruisce legami
Nei mesi che hanno preceduto l’assise, Macerata ha ospitato attività aggregative e sportive che hanno coinvolto centinaia di professionisti, alimentando una rete di relazioni che fa bene alla professione e ai territori. La qualità delle opere nasce anche dalla qualità delle relazioni: ritrovarsi fuori dall’aula per correre, pedalare, regatare rafforza la fiducia e prepara un terreno collaborativo più fertile. Le informative degli Ordini hanno raccontato un calendario diffuso tra giugno e settembre, con appuntamenti in provincia e in costa, costruendo attesa e partecipazione per la settimana congressuale.
Questa dimensione “umana” si salda con la vocazione culturale del territorio marchigiano: arte, paesaggio, teatri e porti si intrecciano in un racconto coerente. È un invito a ripensare l’ingegneria come bene relazionale, capace di generare valore non solo nell’opera finita ma in tutto il processo che la precede. Incontrarsi, ascoltare, tradurre in progetto: qui la comunità professionale trova la sua energia più autentica. Non a caso, l’organizzazione ha puntato su luoghi-simbolo e su un’ospitalità diffusa, coerente con l’idea di un congresso aperto e inclusivo.
Risposte rapide per orientarsi
Quando e dove si svolge l’evento? Dal 13 al 16 ottobre 2025 ad Ancona, con momenti a Macerata; la sede principale è il Teatro delle Muse e, il 14 ottobre, una nave da crociera fungerà da sede galleggiante con trasferimento a Fiume per l’incontro con i colleghi croati. Le comunicazioni ufficiali e le agenzie di stampa hanno confermato tempistiche e format.
Quanti professionisti sono attesi e quali temi saranno prioritari? Sono previsti circa 1.300 partecipanti. Le priorità: prevenzione sismica e idrogeologica, infrastrutture moderne e resilienti, sicurezza e affidabilità delle reti intelligenti, gestione e normativa degli appalti pubblici, con attenzione alle riforme in itinere.
Come funziona l’attribuzione dei crediti formativi? È prevista una ripartizione dei CFP per sessione, dalla giornata inaugurale del 13 ottobre fino alla conclusiva del 16 ottobre. Le circolari degli Ordini illustrano il dettaglio e chiariscono che i lavori saranno disponibili anche in differita, con pari riconoscimento dei crediti agli aventi diritto.
È possibile seguire i lavori a distanza? Sì. La trasmissione in streaming differita di una giornata sarà accessibile dalla piattaforma formativa nazionale, previa iscrizione alle singole sessioni, per garantire ampia partecipazione anche a chi non è presente in sala.
Perché la rotta verso Fiume è significativa? Perché rende concreto lo scambio internazionale su portualità, infrastrutture e resilienza urbana, con workshop e dialoghi tecnici durante il viaggio e nelle giornate successive. È un segno di apertura che trasforma il confronto in prassi progettuale condivisa.
Un impegno che continua oltre il sipario
Alla fine di queste giornate, resterà più di un’agenda di buone intenzioni: resteranno contatti, metodi, misure. È qui che l’ingegneria dimostra la sua natura pubblica: quando scende nei territori, offre strumenti agli amministratori, alza l’asticella della qualità progettuale e si misura con i vincoli reali, senza alibi. “Visioni” nasce per questo: affinare la vista del presente per costruire decisioni che durino.
Porteremo con noi l’eco di una comunità professionale che sceglie di responsabilizzarsi e di farsi valutare sui risultati. Il nostro mestiere è raccontare questo sforzo, con rigore e con empatia. Dalle Marche parte un messaggio che va oltre queste date: il futuro non si indovina, si progetta. E si custodisce, insieme, pezzo dopo pezzo, opera dopo opera.
