Regole semplici, orizzonte chiaro: è il messaggio che arriva da Roma, dove il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ha rimarcato quanto norme leggibili e coerenti possano dare respiro alle imprese, specie in un settore esposto alla concorrenza globale come lo shipping, riunito per Shipday 25 – Blue to blue all’Auditorium della Tecnica.
Regole limpide, imprese più forti
Nel suo intervento all’assemblea pubblica di Confitarma, Sisto ha ribaltato una contrapposizione tanto ripetuta quanto sterile: pubblico contro privato. Il punto, ha spiegato, è diverso. Quando l’impresa opera dentro regole certe e le rispetta, contribuisce all’interesse generale. Non serve dipingere il pubblico come “buono” e il privato come “cattivo”; serve una grammatica normativa ordinata che consenta a chi investe di sapere in anticipo quali sono i paletti e quali gli strumenti. È un cambio di passo culturale prima ancora che giuridico, capace di trasformare la sfiducia in collaborazione.
Dietro questa impostazione c’è una constatazione semplice: la competitività vive anche di diritto. In assenza di un perimetro chiaro, le imprese rinviano decisioni, riducono la propensione al rischio, rinunciano a crescere. Mettere in fila le fonti, eliminare sovrapposizioni, sciogliere ambiguità non è un esercizio accademico: è la leva che restituisce tempo e risorse a chi produce, crea occupazione, innova. Per questo il richiamo a regole trasparenti non è un vezzo lessicale, ma la condizione minima per competere davvero all’interno dei mercati europei.
Una mappa normativa che si interseca fra diritto interno, standard europei e convenzioni internazionali
Il viceministro ha indicato con nettezza il groviglio che rallenta il passo: standard UE e norme internazionali che si intrecciano con il nostro Codice civile del 1942, generando una stratificazione in cui perfino gli addetti ai lavori faticano a orientarsi. In mare aperto, dove valgono convenzioni multilaterali, regolamenti europei e discipline nazionali, l’interpretazione diventa spesso un percorso a ostacoli. Chi investe chiede un quadro leggibile, non deroghe facili. La semplificazione, qui, coincide con un principio di responsabilità: dare certezze senza abbassare l’asticella dei controlli.
Non è un caso che il confronto in corso nel mondo marittimo invochi una manualistica normativa più asciutta. In Europa, i tavoli di ECSA affrontano proprio il problema della semplificazione degli obblighi di sostenibilità, dal perimetro della CSRD ai criteri tecnici della tassonomia: l’obiettivo è rendere chiari adempimenti e indicatori per evitare interpretazioni divergenti e burocrazia inutile. È la stessa traiettoria rivendicata dall’associazione degli armatori italiani in sede europea, dove la parola d’ordine è “certezza”.
Giustizia digitale e competitività
Nell’agenda del governo, ha ricordato Sisto, la digitalizzazione della giustizia è uno snodo centrale del PNRR. Non si tratta solo di modernizzare uffici e fascicoli, ma di incidere sui tempi delle decisioni, parametro che investitori e operatori monitorano con attenzione. Nel disegno riformatore, la gestione elettronica dei documenti, la piena telematizzazione del processo civile e l’estensione del digitale al penale di primo grado mirano a trasformare abitudini, prassi, organizzazione. Una giustizia più rapida e prevedibile rende più attraente l’ecosistema economico.
La rotta, però, non è priva di onde. Dai documenti ufficiali emerge che, entro la fine del 2025, va completata la digitalizzazione del penale di primo grado e l’interoperabilità delle piattaforme del Processo Penale Telematico. È un orizzonte ambizioso che richiede standard tecnici affidabili, formazione capillare e una transizione ordinata nelle Procure e nei Tribunali. La tecnologia, senza governance e accompagnamento, non accelera: si inceppa. Per questo la misurazione puntuale dei risultati diventa parte della riforma, non un adempimento collaterale.
Dal PNRR alle aule: dove siamo davvero
Gli atti parlamentari fotografano uno scenario in movimento: applicazione generale del penale telematico di primo grado entro il 31 dicembre 2025, con un avvio graduale che ha previsto, in alcuni uffici, soluzioni temporanee di “doppio binario” per gestire criticità tecniche e garantire continuità. È un approccio realistico, utile a evitare paralisi. Ma impone di correre nei prossimi mesi su assistenza, interoperabilità e stabilità dei sistemi, così da trasformare una sperimentazione in prassi.
Gli osservatori indipendenti segnalano che l’asticella è alta e che la fase di rodaggio ha mostrato fragilità, specie nel cuore del penale. Proprio per questo la trasparenza sugli avanzamenti e la capacità di correzione degli errori risulteranno decisive. Sul cruscotto pubblico si leggono scadenze e indicatori: alcuni target della digitalizzazione risultano in ritardo, a conferma che servono accelerazioni e scelte operative rapide. Il bilancio di fine 2025 sarà il primo vero stress test.
Il settore marittimo chiede certezze
L’assemblea di Confitarma non è stata solo celebrazione. La platea armatoriale ha rilanciato priorità che incrociano le parole di Sisto: norme semplici, tempi certi, rotta stabile sulla sostenibilità. Nei mesi scorsi, l’associazione ha chiesto più chiarezza sugli oneri regolatori europei e ha evidenziato gli impatti potenziali delle politiche commerciali globali sullo shipping, come nel caso delle ipotesi di dazi USA, con stime di sovraccosti che preoccupano il sistema. Al timone, ancora una volta, torna la certezza del diritto.
Altra richiesta concreta è arrivata sul fronte degli investimenti: la proposta di un “Decreto Flotte bis” per rendere davvero efficace il sostegno al rinnovo del naviglio, dopo i limiti riscontrati nella prima edizione. L’idea è di rivedere criteri e vincoli per agganciare la transizione green con strumenti finanziari adeguati e procedure lineari. Se la cornice normativa funziona, le risorse producono effetti reali e misurabili. È la stessa logica che guida ogni riforma utile: poche regole, chiare, applicate bene.
Europa e Italia, un dialogo da mantenere vivo
Da Roma è arrivata anche una rassicurazione sul circuito istituzionale: il dialogo con Bruxelles continua ed è destinato a rafforzarsi, in linea con il ruolo che l’Italia rivendica nei dossier economici e regolatori. In questo quadro rientra anche la governance del PNRR Giustizia, che muove risorse importanti e pretende impegni misurabili. Le cifre ufficiali del Ministero aggiornate al 30 giugno 2025 indicano impegni e spesa già sostenuta rilevanti, ma ancora traguardi da raggiungere entro le scadenze. L’affidabilità si misura sulla capacità di chiudere il cerchio.
L’evento del 9 ottobre 2025 all’Auditorium della Tecnica ha riunito istituzioni, cluster marittimo e centri di ricerca, con il contributo scientifico di SRM, a conferma che la partita non riguarda un singolo segmento, ma l’intera filiera dell’Economia del Mare. Quando sistema produttivo e governo si parlano nello stesso linguaggio, la semplificazione non è uno slogan: diventa programma operativo. È il patto implicito stretto sul palco di “Shipday 25 – Blue to blue”.
Domande lampo, risposte concrete
Qual è la priorità emersa con più forza dall’intervento di Sisto? Mettere ordine alle fonti: ridurre sovrapposizioni tra norme europee, internazionali e diritto interno, così da restituire alle imprese un quadro stabile e comprensibile in cui programmare investimenti e crescere senza incertezze interpretative, specie nei comparti più esposti alla concorrenza globale come lo shipping, che chiedono da tempo chiarezza e semplificazione nella regolazione.
In cosa la digitalizzazione della giustizia può incidere sul fare impresa? Sulla prevedibilità dei tempi. Fascicoli elettronici, interoperabilità e processi telematici riducono attese e costi indiretti, migliorano la qualità delle decisioni e consentono di allocare risorse in modo più efficiente. Per chi investe, sapere in anticipo quando arriva una risposta giudiziaria è un vantaggio competitivo che si traduce in fiducia e maggiore propensione al rischio produttivo.
Quali criticità restano sul processo penale telematico? La fase di rodaggio ha mostrato problemi tecnici e necessità di formazione diffusa. La scelta della gradualità ha evitato blocchi, ma richiede uno sforzo finale su stabilità dei sistemi e assistenza operativa. Il traguardo del 31 dicembre 2025 impone accelerazioni per trasformare le sperimentazioni in prassi consolidate, garantendo uniformità sul territorio nazionale.
Che cosa chiede oggi il mondo armatoriale sul fronte delle politiche pubbliche? Tre cose: semplificazione degli adempimenti di sostenibilità a livello europeo, strumenti più funzionali per il rinnovo del naviglio – anche attraverso un “Decreto Flotte bis” – e attenzione alle ricadute di scelte commerciali globali, come i dazi, che possono generare costi non marginali. Tutto ruota attorno alla necessità di regole stabili e prevedibili.
Un patto di chiarezza che parla al Paese
La giornata di Shipday 25 ha offerto un’immagine nitida: quando istituzioni e imprese si ritrovano su obiettivi misurabili, la fiducia si ricostruisce. Chiarezza delle regole, velocità della giustizia, visione europea non sono slogan, ma capitoli di uno stesso viaggio. È da qui che, come redazione, continuiamo a guardare: raccontando ciò che accade, pretendendo trasparenza sui numeri e ricordando, ogni volta, che senza certezza del diritto l’economia reale resta orfana di futuro.
