Una tecnologia capace di illuminare illeggibili tracce di inchiostro ha restituito voce ai Papiri di Ercolano, consegnandoci particolari finora nascosti su Zenone di Cizio e ridefinendo l’identità di altri rotoli della Villa dei Papiri, custoditi alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. La nuova analisi è stata presentata su Scientific Reports da un’équipe dell’Università di Pisa e del CNR.
Luce sul nero: come i rotoli tornano a parlare
La termografia attiva, applicata per la prima volta ai papiri carbonizzati di Ercolano, ha creato un contrasto netto tra l’inchiostro e il supporto annerito, rendendo leggibili passaggi che finora vivevano solo come ombre. Gli esperimenti, condotti presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli con laboratori mobili, hanno coinvolto i team del Cnr-Isasi e del Cnr-Ispc, integrando strumentazioni sviluppate nell’ambito di piattaforme europee per la diagnostica dei beni culturali. In più occasioni, i responsabili scientifici hanno sottolineato il vantaggio di un approccio non invasivo che, oltre a svelare la scrittura, restituisce preziosi indizi conservativi.
Nei riscontri sul campo, questa tecnica a infrarossi si è rivelata competitiva con l’imaging iperspettrale a onda corta, riuscendo anche a evidenziare l’ordito del supporto e i punti di incollatura dei frammenti al cartoncino. È un guadagno doppio: da un lato i filologi possono leggere meglio, dall’altro i conservatori colgono informazioni materiali strategiche, senza compromettere la fragile integrità dei reperti. I vertici del CNR hanno rimarcato come l’accoppiata tra ricerca di base e strumentazione portatile stia aprendo un varco in un patrimonio ritenuto perduto.
Zenone, tra rigore e ferite umane: il ritratto che riemerge
Dal papiro PHerc. 1018, che tramanda la Storia della scuola stoica di Filodemo di Gadara, affiorano dettagli inediti: un Zenone fisicamente provato, verosimilmente per un regime alimentare frugale, incline alla solitudine e distante dai banchetti pubblici. Emergono anche giudizi severi nei confronti della sua opera La Repubblica, ritenuta moralmente controversa per alcune pratiche sociali e sessuali indicate come imbarazzanti; compaiono persino episodi di scherno per la sua origine fenicia e una padronanza del greco non impeccabile. Eppure, al termine della vita, la fama filosofica gli valse solenni onoranze pubbliche. Questi particolari, riferiti dagli studiosi che hanno curato la nuova lettura, collocano l’uomo dietro il maestro e ne ampliano la fisionomia storica.
Il lavoro editoriale che accompagna la diagnostica ha fatto il resto: la nuova edizione della Storia della scuola stoica, curata da Kilian Fleischer, aggiunge circa il dieci per cento di testo greco rispetto all’edizione del 1994. È un incremento che incide sulla cronologia interna della scuola e sul profilo degli stoici di seconda generazione, da Crisippo a Panezio, ridefinendo linee di influenza e ricezione. Il risultato non è soltanto quantitativo: più testo significa più contesto, il punto decisivo per distinguere aneddoto e tradizione affidabile in una materia che vive di frammenti.
Rotoli “riprofilati”: nuove identità per testi familiari
Fuori dal perimetro stoico, la campagna ha ribaltato etichette consolidate. Il papiro PHerc. 1508 non documenta una storia della scuola pitagorica, come spesso tramandato, ma restituisce una trama biografica incardinata su medici greci, tra cui Acrone di Agrigento e Eurifonte di Cnido. La nuova edizione – firmata da Eleni Avdoulou – cresce del quarantacinque per cento in testo greco e rilancia l’ipotesi di un’opera a cavallo tra storia della medicina e dossier prosopografico, capace di illuminare snodi scientifici poco esplorati. Non è un cambio di didascalia, ma di orizzonte: ciò che credevamo dottrina diventa biografia documentata.
Analoga virata per PHerc. 1780: lontano da una “storia” dell’epicureismo, i fogli rivelano una raccolta di testamenti di membri della scuola, unico testo documentario del corpus ercolanese a oggi riconosciuto in questa forma. La nuova lettura, con un incremento di materiale greco valutato attorno al trenta per cento, fornisce un osservatorio amministrativo e umano sulla vita del “Giardino”. L’uscita di uno studio monografico presso Brill nel 2025 e le schede di progetto disponibili nell’infrastruttura GreekSchools corroborano e contestualizzano questa reinterpretazione.
Dietro la scoperta: un cantiere europeo di tecniche e saperi
Queste svolte non nascono nel vuoto. Il progetto ERC Advanced Grant 885222 – GreekSchools, coordinato da Graziano Ranocchia (Università di Pisa), ha messo in campo un ecosistema di imaging avanzato – dall’infrarosso vicino e a onda corta alla terahertz, dalla MA‑XRF alla OCT – con l’obiettivo di leggere strati sovrapposti, ricomporre sequenze e svelare testi di verso occultati. La documentazione ufficiale della Commissione europea, insieme alle comunicazioni del Ministero della Cultura e della Biblioteca Nazionale di Napoli, racconta un cantiere multidisciplinare attivo dal 2021, con investimenti pluriennali e una regia che unisce filologi, fisici, chimici e informatici umanisti.
Su questo terreno, la termografia attiva dialoga con risultati affini: si pensi all’individuazione, tramite MA‑XRF, di sottili righe tracciate a piombo per impostare lo specchio di scrittura nei rotoli greci antichi, o alla lunga tradizione di “svolgimento virtuale” che già nel 2016 mostrava la via della lettura non distruttiva. Nel frattempo, diversi gruppi sperimentano approcci complementari con raggi X e macro‑fluorescenza per altri papiri ercolanesi, come indicato da iniziative coordinate anche dall’Università di Torino. La lezione comune è chiara: integrare metodi differenziati moltiplica i risultati, e riporta il testo dove sembrava rimasto solo carbone.
Le chiavi che mancavano: perché contano questi numeri
La crescita percentuale dei testi non è un vezzo statistico. Nel caso di PHerc. 1018, quel dieci per cento in più di greco significa rime, nessi e lemmi che possono spostare la datazione di episodi e la ricostruzione di genealogie dottrinali; in PHerc. 1508, il quarantacinque per cento ridisegna il perimetro dell’opera, aprendo la porta a una storia della pratica medica in rapporto con scuole filosofiche; per PHerc. 1780, infine, il quadro dei testamenti aggiorna le dinamiche interne del Giardino, tra beni, eredi e istruzioni, dando corpo quotidiano a una comunità spesso osservata solo nelle sue formulazioni teoriche. Sono tasselli che, sommati, spostano la linea del racconto.
In controluce, questa stagione di studi conferma il ruolo cruciale della Biblioteca Nazionale di Napoli come custode di un unicum mondiale – circa 1.800 rotoli – e la funzione delle infrastrutture europee nella ricerca sulla carta del tempo. Dai comunicati istituzionali del CNR alle schede progettuali di CORDIS, emerge una rete che mette insieme finanziamenti, laboratori itineranti e ambienti digitali per l’edizione critica aperta. Il fine è limpido: accrescere la leggibilità senza sacrificare la materia, un equilibrio che a Ercolano non è negoziabile e che oggi, grazie alla termografia attiva, diventa più realistico.
Domande al volo, risposte ragionate
Cosa aggiunge davvero la termografia attiva rispetto ad altri metodi? La sua forza è la capacità di generare un contrasto pulito fra scrittura carboniosa e supporto, anche quando l’alterazione termica ha omogeneizzato materia e colore. Nei test su Napoli, l’approccio ha reso leggibili porzioni prima mute e ha offerto insieme dati utili alla conservazione, con un’efficacia comparabile alle acquisizioni iperspettrali in banda corta, ma con apparati mobili e iter non invasivi che agevolano i cantieri in situ.
Quanto sono affidabili i nuovi ritratti di Zenone? La solidità dipende dall’intreccio fra nuove letture e controllo filologico. I passi su salute cagionevole, stile di vita ritroso e ricezione controversa della sua Repubblica provengono da PHerc. 1018 e vengono incastonati in una nuova edizione critica con il dieci per cento di testo aggiuntivo. L’immagine finale è più sfaccettata, ma resta ancorata a riscontri materiali e a una tradizione editoriale verificabile e pubblica.
Perché è importante la “ridenominazione” di PHerc. 1508 e 1780? Perché muta le domande che poniamo ai testi. Se PHerc. 1508 è una biografia di medici, interroga il nesso tra scienza e scuole; se PHerc. 1780 raccoglie testamenti, illumina l’organizzazione pratica del Giardino, dalla gestione dei beni alla memoria dei maestri. In entrambi i casi, lo scarto semantico costa poco sulla carta ma vale moltissimo nella ricostruzione storica.
Questa ondata di risultati è isolata o fa parte di una tendenza? È una tendenza. Accanto alla termografia attiva convivono altre vie: marcature a piombo individuate con MA‑XRF sui rotoli antichi, svolgimenti virtuali consolidati da anni, e nuovi programmi a raggi X che puntano a decifrare testi chiave dello stoicismo con équipe internazionali guidate anche da Torino. È un mosaico in cui ogni tessera amplia il disegno di insieme, accelerando scoperte e revisioni.
Quando il nero diventa racconto: ciò che resta tra le dita
Ogni volta che un carattere antico emerge dal nero, non recuperiamo solo parole: riaccendiamo vite, incomprensioni, ironie, fragilità, ambizioni. Il ritratto di Zenone che oggi leggiamo sui rotoli di Ercolano non è un monumento, ma un volto più vicino: un uomo di disciplina e limiti, capace di farsi ascoltare anche da chi lo aveva irriso. È la stessa lezione che raccogliamo nel nostro lavoro quotidiano: servono metodo, pazienza e responsabilità nel maneggiare la memoria. La termografia attiva ci ha mostrato che si può, e che si deve, pretendere questa cura.
