Una stagione influenzale alle porte che chiede lucidità e scelte rapide: l’esperienza recente insegna, i numeri spingono alla prudenza, la protezione di anziani e bambini non può aspettare. L’autunno è iniziato e con lui la campagna vaccinale, mentre i virus respiratori rialzano la testa con tempistiche diverse ma impatto comune sulla vita quotidiana.
Una stagione che si annuncia impegnativa
Guardare a ciò che accade nell’emisfero sud aiuta a capire cosa ci aspetta. In Australia, il 2025 è scivolato in una delle stagioni più impegnative degli ultimi anni, con un aumento precoce e consistente dei casi e coperture vaccinali non ottimali tra bambini e over 65; un segnale che merita attenzione anche da questa parte del mondo, perché storicamente anticipa dinamiche dell’emisfero nord. Le analisi di testate internazionali e dei dipartimenti sanitari locali raccontano un’annata con picchi insoliti prima dell’inverno e una raccomandazione pressante a vaccinarsi per tempo.
Se ai segnali di Canberra e Melbourne sommiamo il bilancio dell’ultima stagione in Italia, il quadro diventa ancora più chiaro: il sistema di sorveglianza ha registrato circa 16,1 milioni di persone colpite da sindromi simil-influenzali nella stagione 2024-2025, un record dall’avvio del monitoraggio. È un dato che pesa e che rende plausibile una nuova stagione numericamente importante, anche per via della co-circolazione di altri virus respiratori. In altre parole, il rischio non è teorico: lo abbiamo già toccato con mano pochi mesi fa.
Cosa ci racconta l’Australia e perché riguarda anche noi
Nell’emisfero australe, i picchi anticipati e la crescita dei casi di influenza, Covid-19 e Rsv hanno mostrato quanto la protezione vaccinale sia decisiva per attenuare ospedalizzazioni e complicanze. Le autorità australiane hanno ribadito l’urgenza di coprirsi entro l’inizio dell’inverno locale, evidenziando come tassi vaccinali bassi tra i più piccoli e gli over 65 possano amplificare l’ondata. Questo “specchio” stagionale, che storicamente offre un’anteprima plausibile del nostro inverno, suggerisce che il tempismo nella campagna italiana farà la differenza per contenere la pressione sui servizi.
Oltre al volume dei casi, dal sud del mondo arriva un’indicazione sui protagonisti virologici: i virus di tipo A, in particolare il sottotipo H3N2, e quelli di linea B/Victoria hanno dato filo da torcere. Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la composizione dei vaccini 2025-2026 nell’emisfero nord includono componenti aggiornate contro questi ceppi, a conferma della loro rilevanza attesa anche alle nostre latitudini. L’allineamento tra circolazione attesa e composizione vaccinale è uno snodo tecnico che incide, molto concretamente, sulle protezioni reali.
Chi rischia di più e quali virus circoleranno
La stagione fredda non porta solo influenza. Sars-CoV-2 segue da tempo un’onda propria, con fasi di risalita e calo non sempre sincronizzate con l’inverno. A settembre 2025, in Italia, i nuovi casi hanno mostrato una ripresa, pur senza impatti ospedalieri paragonabili alle fasi acute del passato, ricordando però che per i fragili il Covid-19 resta insidioso. Tradotto: l’influenza ha una cadenza stagionale, il Covid no, e l’incrocio tra i due può complicare diagnosi e percorsi di cura.
L’attenzione prioritaria rimane su anziani, persone con patologie croniche e bambini piccoli. Gli infettivologi ricordano che, nella finestra invernale, l’eccesso di mortalità imputabile alle sindromi respiratorie può oscillare in modo importante: stime riportate in Italia parlano di migliaia di decessi ogni anno, con una forchetta che nelle annate peggiori si amplia sensibilmente. Ecco perché la prevenzione, a partire dalla vaccinazione antinfluenzale e dalle misure di buon senso ai primi sintomi, resta il primo scudo per chi è più vulnerabile.
Vaccinazioni: calendario, prodotti e novità operative
La Circolare del Ministero della Salute del 25 luglio 2025 raccomanda di avviare la campagna antinfluenzale dai primi di ottobre, con offerta per tutte le persone dai 6 mesi in su e priorità alle categorie a rischio per età, gravidanza, patologie e professioni esposte. È il solco organizzativo dentro cui si muovono le Regioni, che modulano tempistiche e accessi in base alla logistica locale. La cornice nazionale, dunque, indica principi e destinatari; il calendario pratico vive sul territorio.
Per la stagione 2025-2026 sono stati autorizzati 11 vaccini antinfluenzali, con aggiornamento dei ceppi secondo le indicazioni OMS; le Regioni scelgono annualmente i prodotti da utilizzare tramite gara. In alcune aree, come Lombardia, l’estensione dell’offerta a tutta la popolazione è prevista da metà ottobre, mentre altrove le finestre differiscono di qualche giorno o settimana. Un’informazione pratica: conviene verificare con medico di famiglia, pediatra o farmacia le modalità operative della propria zona.
Proteggere i più piccoli e le famiglie
Per i bambini la tutela inizia già dai 6 mesi di vita, con opzioni vaccinali che contribuiscono a proteggere il singolo e, insieme, a ridurre la circolazione in casa, all’asilo e a scuola. È un beneficio doppio che i pediatri sottolineano da anni: proteggere i più piccoli attenua i contagi in contesti dove i contatti sono frequenti e ravvicinati, con ricadute concrete su genitori e nonni. Una comunità che vaccina i suoi bambini è una comunità che si prende cura anche dei suoi adulti fragili.
Accanto all’influenza, la campagna di immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) per i nuovi nati torna centrale. Diversi territori hanno già annunciato l’offerta gratuita dell’anticorpo monoclonale nirsevimab per i bambini nati dal 1 aprile 2025, con somministrazione ai punti nascita per chi verrà alla luce tra ottobre e marzo e chiamata attiva per i nati in primavera-estate. È una misura che ha già mostrato di ridurre in modo marcato bronchioliti e ricoveri nel primo anno di vita.
Le malattie respiratorie croniche: prevenire è curare
Per chi convive con asma, Bpco e patologie respiratorie croniche, una riacutizzazione non è una “semplice bronchite”: significa rischio di ricovero, peggioramento dei sintomi e, talvolta, un gradino in meno di funzionalità polmonare da cui non sempre si risale. Per questa popolazione, i documenti congiunti delle società scientifiche italiane ribadiscono la centralità della vaccinazione contro influenza, pneumococco e Rsv, integrata da un’aderenza scrupolosa alle terapie. La prevenzione, qui, è parte integrante del trattamento.
Il mondo della pneumologia ha messo la riduzione delle riacutizzazioni al centro della gestione clinica. Le raccomandazioni più aggiornate insistono su calendari vaccinali pensati per età e rischio, strumenti che hanno obiettivi semplici e misurabili: meno esacerbazioni, meno accessi in pronto soccorso, qualità di vita migliore. In questa prospettiva, le posizioni espresse dall’Associazione dei pneumologi ospedalieri convergono con quelle di infettivologi e igienisti: la protezione vaccinale è una scelta clinica, non accessoria.
Indicazioni pratiche per non sbagliare il tempo
Il Ministero della Salute suggerisce di vaccinarsi contro l’influenza da inizio ottobre, ricordando che servono circa due settimane perché la protezione maturi. In parallelo, è partita la campagna di richiamo contro il Covid-19 con i vaccini adattati alla variante più recente, rivolta in via prioritaria a over 60, fragili dai 6 mesi, donne in gravidanza e operatori sanitari, con possibilità di co-somministrazione nella stessa seduta, compatibilmente con le valutazioni cliniche. Due punture, una seduta, una protezione più ampia: concretezza, non slogan.
Sul piano dei sintomi, il consiglio resta pragmatico: ai primi segnali compatibili con influenza, restare a casa, dimezzare i contatti non indispensabili, usare mascherine in ambienti chiusi affollati, igienizzare le mani con costanza, ventilare i locali. Sono gesti che abbiamo imparato negli anni recenti e che, riproposti con buon senso, tutelano chi ci è vicino. La responsabilità individuale è l’ingrediente silenzioso che rende efficaci le misure collettive.
Le risposte che servono adesso
Quanti casi potremmo vedere in Italia quest’inverno? Le proiezioni degli esperti indicano uno scenario vicino ai numeri record della scorsa stagione, con una forchetta che può arrivare a 15-16 milioni di contagi complessivi tra influenza e altre sindromi respiratorie. Il riferimento non è teorico: tra aprile e maggio 2025 la sorveglianza nazionale ha certificato circa 16,1 milioni di casi, un massimo storico dall’inizio del monitoraggio. Il contesto internazionale, a partire dall’Australia, spinge a non sottovalutare la velocità con cui l’onda può crescere.
Quando è il momento giusto per vaccinarsi contro l’influenza? Il perimetro è chiaro: dalla prima metà di ottobre la finestra è ideale, considerando che la protezione piena si consolida in circa due settimane. Le Regioni scandiscono il calendario in modo autonomo; in alcune, come Lombardia, l’estensione alla popolazione generale scatta già da metà mese, mentre altrove i tempi cambiano di poco. L’importante è non aspettare i picchi: anticipare di qualche settimana significa arrivare coperti quando le temperature scendono.
Si possono fare insieme vaccino antinfluenzale e richiamo anti-Covid? Sì, le indicazioni operative per la stagione 2025-2026 consentono la co-somministrazione nella stessa seduta, fatte salve le valutazioni del medico sul singolo caso. È una scelta organizzativa utile per i più fragili e per chi ha agende complesse, perché riduce gli accessi e accelera la protezione. Il richiamo anti-Covid è mirato in via prioritaria a over 60, donne in gravidanza, operatori sanitari e persone con elevata fragilità a partire dai sei mesi di età.
Uno sguardo che non abbassa la guardia
In queste settimane il nostro sforzo è raccontare con chiarezza ciò che serve per proteggere chi amiamo, senza enfasi e senza allarmismi. I dati di ministero e Iss ci dicono che l’influenza non è un fastidio stagionale qualsiasi: è un problema concreto che, ogni anno, costa giorni di scuola e di lavoro, ricoveri e talvolta la vita ai più fragili. L’esperienza recente ci ha insegnato che organizzazione, scelte tempestive e responsabilità individuale fanno la differenza. Sta a noi, adesso, trasformare questi insegnamenti in gesti quotidiani coerenti, perché la salute pubblica comincia dalla porta di casa.
