Giornata di annunci a Maranello: tra obiettivi aggiornati al 2030, novità di prodotto e la prima Ferrari elettrica, il gruppo ha mostrato dove intende andare nei prossimi anni, accettando il rischio di un’accoglienza fredda in Borsa. Una scelta di rigore e di identità, che punta a crescere senza diluire ciò che rende unico il Cavallino.
Un equilibrio tra esclusività e crescita
La traiettoria finanziaria è incidere il 2030 con ricavi attorno ai 9 miliardi di euro, una crescita media di circa il 5% l’anno, e un Ebitda di almeno 3,6 miliardi, con margini al 40%. Il management ha anche alzato la guida 2025 a ricavi non inferiori a 7,1 miliardi, segnalando un “punto di partenza” robusto e una prudenza intenzionale nel calibrare i volumi, per proteggere prezzo e desiderabilità. Questi paletti, presentati al Capital Markets Day del 9 ottobre a Maranello, sono stati comunicati dalla società e ripresi dalle principali agenzie internazionali.
L’impostazione è accompagnata da un disegno di cassa e capitale coerente: fra il 2026 e il 2030 si punta a generare circa 8 miliardi di free cash flow industriale, a fronte di 4,7 miliardi di investimenti cumulati, con una conversione della cassa superiore al 50%. È previsto anche un ritorno agli azionisti di circa 7 miliardi tra dividendi e riacquisti, con pay-out portato al 40% dell’utile netto rettificato e un nuovo programma di buyback fino a 3,5 miliardi. Una disciplina che riflette l’attenzione ai fondamentali, senza inseguire crescite di breve respiro.
Quattro novità l’anno, senza tradire l’anima
La strategia di prodotto ribadisce il ritmo: dal 2026 al 2030 arriveranno in media quattro nuovi modelli l’anno, ciascuno con posizionamento mirato per dialogare con clienti precisi e momenti d’uso distinti. È un mosaico pensato per nutrire la rarità del marchio e valorizzare personalizzazioni e serie limitate, preservando l’idea di “diverse Ferrari per diversi Ferraristi”. In parallelo si rafforza la prossimità con i clienti attraverso nuove iniziative e hub dedicati, nell’ottica di un’esperienza che inizia ben prima della consegna e continua nel tempo.
La composizione della gamma nel 2030 fotografa una linea chiara: circa 40% a combustione interna, 40% ibrida e 20% elettrica. È un aggiustamento sostanziale rispetto alle ambizioni precedenti sulla piena elettrificazione, deciso dopo una lettura realistica della domanda globale e delle incognite industriali che oggi pesano sui concorrenti del lusso ad alte prestazioni. La revisione è stata spiegata pubblicamente, sottolineando la “neutralità tecnologica” come bussola per evolvere senza forzature.
Per sostenere questo ciclo, a Fiorano Modenese è operativo il nuovo tracciato di sviluppo e‑Vortex, realizzato in meno di quattro mesi adiacente allo storico circuito: 1.887 metri, settori dedicati a dinamica, comfort e analisi NVH, con superfici speciali per test ripetibili e sicuri. Una struttura che consente di spostare parte delle prove dalla strada alla pista, accelerando validazioni e riducendo l’impatto sul territorio. L’investimento consolida un metodo che mette alla prova ogni vettura di serie con rigore da motorsport.
L’elettrica che cambia il gioco
Il capitolo più atteso è la prima Ferrari a zero emissioni, in arrivo con le prime consegne nella seconda metà del 2026. A Maranello sono stati svelati telaio pronto per la produzione e gruppo propulsore, elementi che anticipano una vettura progettata per portare nell’era elettrica l’idea di sportività tipica del marchio, senza compromessi su coinvolgimento, prontezza e qualità percepita. Il presidente John Elkann ha richiamato l’ambizione di unire disciplina tecnologica, creatività del design e arte manifatturiera, ribadendo che l’elettrica amplia la gamma, non la sostituisce.
La scheda tecnica mette l’accento sulle scelte proprietarie: assali elettrici sviluppati in casa con motori sincroni a magneti permanenti e rotori Halbach, batteria ad alta densità energetica e un sistema acustico che valorizza vibrazioni reali del powertrain per un timbro distintivo. Sono stati indicati obiettivi di prestazione di vertice e un impiego di alluminio riciclato per il 75% del telaio; la proposta commerciale punta a una clientela disposta a riconoscere valore a tecnologia, estetica e finitura artigianale.
La Borsa non perdona, ma prende nota
L’accoglienza dei mercati è stata turbolenta: durante la seduta, il titolo ha segnato cali in doppia cifra a Milano, con una sospensione tecnica in intraday. Il motivo non è l’assenza di crescita, ma l’attrito con aspettative molto elevate su ricavi ed EBIT al 2030, dove il mercato scontava numeri superiori. Stime più prudenti, insieme al ridimensionamento della quota elettrica al 20%, hanno catalizzato prese di profitto su un’azione che sconta multipli da eccellenza. I dati di giornata e le letture degli analisti convergono in questa direzione.
Il quadro di lungo termine resta però definito: disciplina sugli investimenti, centralità della clientela, innovazione “a trazione racing” e una pipeline che scandirà i prossimi cinque anni con rilasci cadenzati. Da quando è sbarcata in listino, la casa ha moltiplicato risultati e allargato la base attiva dei clienti; oggi sceglie di non inseguire l’onda del momento, preferendo custodire margini e brand equity. È una postura che, seppur austera, tende a rafforzare la credibilità del piano.
Risposte lampo alle domande che contano
Quando arriverà la prima elettrica? Le consegne sono previste nella seconda metà del 2026. La vettura è già stata mostrata nei suoi elementi cardine, con telaio e propulsione pronti per la produzione, a conferma di uno sviluppo avanzato e di una filiera in gran parte interna. L’obiettivo dichiarato è trasportare l’esperienza di guida tipica del marchio nell’universo elettrico senza perdere intensità e autenticità.
Quanti nuovi modelli vedremo ogni anno? Tra il 2026 e il 2030 sono pianificati in media quattro lanci annuali. Ogni progetto nasce con un posizionamento distinto e una platea specifica, così da preservare esclusività, valore residuo e desiderabilità. È un metodo che premia la varietà di esperienze, evitando l’omologazione e mantenendo un filo diretto con le richieste dei clienti più fedeli.
Quale sarà il mix tecnologico al 2030? Indicativamente 40% modelli a combustione interna, 40% ibridi e 20% elettrici. La scelta riflette una neutralità tecnologica pragmatica e una lettura misurata della domanda, con l’idea di far convivere innovazione e tradizione meccanica lungo lo stesso orizzonte temporale, senza piegare il prodotto a mode effimere o forzature industriali.
Perché il titolo ha sofferto in Borsa? Le proiezioni su ricavi ed EBIT al 2030, pur robuste, sono risultate inferiori a parte delle stime circolanti. A ciò si è sommata la revisione al ribasso della quota di elettriche, interpretata come segnale di cautela. Su un titolo valutato con aspettative elevate, il risultato è stata una correzione in doppia cifra nella seduta.
Oltre l’annuncio: ciò che resta dopo l’adrenalina
Al netto delle oscillazioni del giorno, ciò che conta è la coerenza del disegno: crescere senza disperdersi, innovare senza smarrire il gusto del dettaglio, costruire un’esperienza che inizi dal primo sguardo e continui chilometro dopo chilometro. In questa logica, l’elettrico non è uno slogan ma una dimensione ulteriore, affiancata a ibrido e termico, che amplia le possibilità di emozione e utilizzo. È una promessa impegnativa, perché pretende coraggio e misura insieme.
Noi guardiamo a questo passaggio come a un patto con chi guida e sogna. Stacchi di prezzo e reazioni nervose non cambiano la sostanza: contano il tempo lungo, la serietà degli impegni e la qualità di ciò che si mette su strada. Se i prossimi quattro anni manterranno questo ritmo, avremo molto di cui discutere, e soprattutto molto da ascoltare dal suono di ciò che verrà.
