Una giornata densa di ascolto e proposte ha riunito istituzioni, scuola, sport e terzo settore al Palazzo dell’Informazione di Adnkronos, per gli Stati Generali dell’Educazione e della Prevenzione 2025. Un appuntamento pensato per passare dalle parole ai fatti, intrecciando reti operative e responsabilità condivise intorno a bambini e adolescenti.
Un confronto che pretende risposte concrete
Nelle sale del Palazzo dell’Informazione è andato in scena un confronto serrato, promosso dall’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile con il patrocinio di Unicef Italia, per trasformare indignazione e dolore in azione. La cornice non è solo simbolica: qui si sono incontrati decisori pubblici, dirigenti scolastici, esperti, rappresentanti delle forze dell’ordine e del volontariato, con l’obiettivo di definire un cantiere permanente di prevenzione, monitoraggio e intervento. Il mandato che ne esce è nitido: stabilità dei progetti, misurabilità dei risultati, diffusione capillare sul territorio. Un’impostazione richiamata anche nelle anticipazioni e nelle cronache di Adnkronos, che hanno sottolineato la natura operativa dell’edizione 2025.
Il programma ha alternato analisi di scenario, testimonianze e presentazione di protocolli, dando spazio a chi, ogni giorno, intercetta in classe, in palestra o negli spazi informali le fragilità dei ragazzi. Moderatori della giornata, con ritmo e misura, Fabio Tamburini, Francesco Maesano e Claudio Brachino. L’evento non si è limitato a un catalogo di emergenze: ha chiesto impegni verificabili, indicato strumenti replicabili, chiamato a raccolta partner in grado di sostenere nel tempo un’alleanza educativa ampia e coerente, evitando progetti-spot e rivendicando una visione comune.
I numeri che non possiamo ignorare
Dal Rapporto Giovani 2025 emergono segnali che non consentono più attendismi: oltre uno studente su tre riferisce di aver subìto episodi di bullismo; circa uno su due li osserva; quasi uno su tre ha sperimentato il cyberbullismo. Più della metà dichiara di sentirsi solo almeno “a volte”. Non sono percentuali fredde: raccontano classi che faticano, chat che diventano arene, corridoi dove la fragilità cerca vie d’uscita. La lettura proposta dagli organizzatori e rilanciata da Unicef Italia rimette al centro la prevenzione sistematica e la cultura delle relazioni come argine quotidiano.
La pressione non riguarda soltanto le dinamiche tra pari. I dati del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, citati in più sedi, indicano una crescita nel lungo periodo della criminalità minorile: dal 2010 al 2022 l’incremento è pari al 15,34%, un trend che impone prevenzione mirata e presa in carico precoce. Nel 2024 i reati contro i minori hanno toccato quota 7.204 (+4% sull’anno precedente), con forte aumento delle fattispecie connesse al digitale, come pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico. La rete amplifica rischi e vulnerabilità, e chiede adulti formati e presenti.
Voci istituzionali e responsabilità educativa
Ad aprire i lavori, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti, che ha richiamato il ruolo imprescindibile della scuola nel creare occasioni sistematiche di prevenzione, dalla didattica quotidiana alle competenze relazionali, valorizzando la rete territoriale e il terzo settore. Una prospettiva che chiede stabilità agli interventi, continuità alla formazione degli adulti, capacità di integrare in modo virtuoso istituzioni, famiglie e comunità educanti, come rilanciato da Unicef Italia.
Nel corso del dibattito, la senatrice Mariastella Gelmini, già ministro dell’Istruzione, ha insistito sulla necessità di un piano nazionale di prevenzione, sul rafforzamento del sostegno psicologico per gli adolescenti e sul potenziamento dei luoghi di aggregazione autentica. L’appello è trasversale: le politiche contro bullismo e cyberbullismo “non hanno colore” e richiedono unità d’intenti, dal Parlamento ai territori. Il richiamo al ruolo educativo dello sport ha trovato consenso ampio, dentro e fuori l’aula che ha ospitato gli Stati Generali.
Protocolli e strumenti: dall’idea alla pratica
Per tradurre gli impegni in azioni, sono stati firmati nuovi Protocolli d’Intesa con l’Unione Nazionale Camere Minorili e con il Gruppo Dedem S.p.A.. Da quest’ultimo nasce Blue Box, progetto che trasforma le storiche cabine fototessera in punti di primo contatto per ragazzi e famiglie contro bullismo e cyberbullismo: un presidio diffuso che mette insieme tecnologia, ascolto e responsabilità sociale, con l’obiettivo di non lasciare soli i più giovani. Un segnale tangibile di come innovazione e prossimità possano camminare insieme.
Accanto ai protocolli, l’Osservatorio ha rilanciato percorsi formativi permanenti e certificazioni pensate per la cittadinanza digitale. Tra le novità presentate figura la Patente Digitale 4.0, un itinerario già attivo in e-learning che accompagna studenti e comunità scolastiche a un uso consapevole e sicuro delle tecnologie, in coerenza con quanto annunciato nelle comunicazioni ufficiali dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile.
Territori in prima linea, reti che proteggono
La dimensione locale è il banco di prova della prevenzione. La Città Metropolitana di Roma ha annunciato un finanziamento dedicato a un progetto dell’Osservatorio, con l’impegno della consigliera delegata al digitale Alessia Pieretti e del vicesindaco Pierluigi Sanna: l’obiettivo è portare nei comuni dell’area metropolitana percorsi di peer education, cultura del rispetto e consapevolezza digitale, rafforzando le competenze di ragazzi, docenti e famiglie. Un segno di corresponsabilità istituzionale che può fare la differenza.
La costruzione di una alleanza educativa nazionale passa dalla replicabilità dei progetti che funzionano, dal monitoraggio degli esiti e da un linguaggio condiviso tra scuola, servizi, associazioni e sport. Non basta l’onda emotiva di fronte a casi che feriscono il Paese: serve una manutenzione quotidiana dei legami, spazi di ascolto e procedure chiare per intervenire. Solo così la prevenzione diventa architettura stabile, e non un evento isolato.
Lo sport come presidio di relazione
Nel panel dedicato alla forza dello sport, atleti ed esponenti del movimento sportivo hanno ribadito la valenza educativa della pratica fisica come luogo di regole, rispetto e reciprocità. Figure come Giusy Versace e Annalisa Minetti hanno offerto testimonianze che parlano ai ragazzi con la credibilità dell’esempio. Allenarsi insieme significa imparare a perdere e a vincere insieme, coltivare resilienza, riconoscere nell’altro un compagno e non un bersaglio.
Quando lo sport entra in dialogo con la scuola e le famiglie, diventa un patto di comunità, un anticorpo contro la solitudine che alimenta le prepotenze. L’idea non è estetica ma sostanziale: portare l’educazione alla cittadinanza nei campi, nelle palestre, nelle società sportive, dove gli adulti di riferimento possono intercettare, prevenire, accompagnare. È una palestra di vita che allena all’empatia e alla responsabilità condivisa.
Domande rapide, risposte chiare
Che cosa è cambiato con questi Stati Generali? Un’agenda più concreta: protocolli firmati, progetti replicabili e una chiamata alla responsabilità di scuola, istituzioni, sport e terzo settore, con obiettivi misurabili e una governance che punta alla continuità.
Perché insistere sulla prevenzione “sistematica” a scuola? Perché i comportamenti si educano nel tempo: servono pratiche quotidiane, formazione degli adulti e alleanze con il territorio. La prevenzione episodica non incide sulle dinamiche reali dei gruppi classe.
Qual è il ruolo dei dati nel guidare le scelte? I numeri orientano le priorità: incidono su risorse, strumenti e tempi di intervento. Senza monitoraggio, ogni progetto rischia di restare narrazione e non politica pubblica.
In cosa consiste Blue Box nelle cabine fototessera? È un punto di primo contatto diffuso: tecnologia e prossimità si incontrano per offrire ascolto immediato e indirizzare verso una rete di supporto, con l’ambizione di arrivare dove spesso i servizi non arrivano.
Uno sguardo che unisce competenza ed empatia
Raccontare il bullismo senza retorica significa assumersi la responsabilità di tradurre le storie in politiche, i dati in scelte, le promesse in azioni. Qui abbiamo visto un metodo: alleanze, protocolli, prevenzione continua, sport come comunità educante, strumenti digitali al servizio della relazione. È una strada esigente, che chiede costanza e trasparenza, ma è l’unica capace di restituire fiducia ai ragazzi.
Il nostro impegno giornalistico nasce da qui: mettere a fuoco ciò che funziona, denunciare ciò che rallenta, amplificare le esperienze che costruiscono sicurezza e rispetto. Nessun sensazionalismo, solo la pazienza di chi entra nelle scuole e nelle palestre, ascolta e fa domande. Perché ogni dato ha il volto di un ragazzo, e ogni politica educativa vale solo se arriva davvero alla sua vita.
