Dieta Mediterranea e innovazione si incontrano: alla XV edizione dello Human&Green Retail Forum 2025, il 14 ottobre alla Fondazione Università degli Studi di Milano, debutta uno strumento che traduce un patrimonio culturale in criteri operativi per la distribuzione moderna. Un passaggio che mette il retail al centro di scelte più sane, sostenibili e concrete.
Un algoritmo al servizio della spesa consapevole
La nuova Human&Green Retail Experience propone un sistema di valutazione che assegna a ogni referenza un punteggio da 0 a 100, incrociando quattro dimensioni: aderenza alla Dieta Mediterranea, livello di trasformazione, impatto ambientale e territorialità. La presentazione è fissata per lunedì 14 ottobre 2025, nel cuore di Milano, in occasione della quindicesima edizione dello Human&Green Retail Forum, ospitata dalla Fondazione UniMi. Un appuntamento che porta sul tavolo della distribuzione criteri misurabili, pensati per orientare assortimenti, promozioni e scelte d’acquisto quotidiane con una logica di beneficio pubblico, non solo di comunicazione “verde”. Questa impostazione è al centro del programma ufficiale reso noto dagli organizzatori del Forum.
Il progetto nasce dall’iniziativa congiunta dei fondatori del Forum, Ndb Il Marketing Consapevole e Plef ETS, che hanno coordinato una rete di competenze composta da Università degli Studi di Milano, Future Food Institute e ASviS. Accanto ai partner scientifici figurano operatori già coinvolti nei primi test, come Cortilia ed EasyCoop, a riprova della volontà di portare rapidamente il modello in corsia. La cornice operativa e le collaborazioni sono state annunciate nelle anticipazioni diffuse dalle agenzie di stampa e riprese da diverse testate nazionali.
Il quadro normativo che cambia le regole del gioco per chi vende cibo
L’evoluzione arriva in un contesto istituzionale preciso: la riforma costituzionale del 2022 ha inserito in maniera esplicita salute e ambiente tra i limiti all’iniziativa economica privata, aggiornando gli articoli 9 e 41 della Costituzione. Un cambiamento che responsabilizza le imprese e, in particolare, chi presidia il momento della scelta alimentare. È la chiave di lettura indicata da Enrico Giovannini, coordinatore scientifico del progetto e direttore scientifico ASviS, quando richiama l’imperativo di coniugare efficienza economica e interessi collettivi non più rimandabili. Il nuovo testo costituzionale fotografa esattamente questo bilanciamento, come sintetizzato da fonti istituzionali e da analisi accademiche che hanno seguito l’iter della riforma.
Il punto di frizione, e insieme di opportunità, è il retail: luogo in cui passa la maggior parte delle decisioni di spesa e dove si intercetta la “fame” di salubrità dei consumatori. È la posizione, netta, espressa da Mauro Lusetti di Conad, che vede nel canale distributivo un attore capace di premiare prodotti e categorie coerenti con salute, qualità e impatto ambientale controllato. In quest’ottica, un algoritmo leggibile diventa strumento operativo per allineare gli assortimenti al dettato costituzionale, riducendo il divario tra dichiarazioni d’intenti e pratica commerciale. Le dichiarazioni e il perimetro dell’iniziativa sono state riportate dalle agenzie di stampa nazionali.
Dalla retorica ai numeri: come si misura l’aderenza mediterranea
Quindici anni di lavoro sul campo hanno evidenziato un limite: l’inflazione dei green claim, presenti su oltre l’80% dei prodotti di largo consumo, non ha prodotto cambiamenti sostanziali. Da qui la scelta, illustrata da Domenico Canzoniero, di spostare il focus dalle etichette autoreferenziali alle categorie che incarnano i principi della Dieta Mediterranea. L’idea è semplice nell’intento e rigorosa nel metodo: accompagnare le persone verso scelte a minore impronta ambientale, più equilibrate dal punto di vista nutrizionale e, quando possibile, anche più convenienti. È un approccio che prova a rendere tangibile, in corsia, la cultura della sostenibilità. Il quadro è stato diffuso nelle note stampa di presentazione dell’evento.
La misurazione, con il punteggio 0–100, è la leva per superare ambiguità e promesse vaghe: integra tradizione alimentare mediterranea, grado di processazione, impatto ambientale e radicamento territoriale. A rendere concreto l’impianto metodologico ci sono i primi test avviati con Cortilia ed EasyCoop, contesti che permettono di osservare in tempo reale l’effetto delle scelte di scaffale e di proposta al cliente. In questo modo l’algoritmo non resta un esercizio teorico, ma diventa un linguaggio operativo che distribuzione, industria e mondo agricolo possono condividere per obiettivi comuni e verificabili. Le anticipazioni operative sono state rilanciate da diverse testate che hanno ripreso la comunicazione d’agenzia.
Un patrimonio Unesco tradotto in criteri contemporanei di distribuzione
In filigrana scorre un’idea precisa: la Dieta Mediterranea è molto di più di un menu. Lo ricorda Sara Roversi del Future Food Institute, parlando di codice culturale e antropologico fatto di biodiversità, stagionalità, convivialità e legame con i territori. L’UNESCO ha iscritto questo insieme di saperi nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale il 16 novembre 2010, allargando poi il perimetro nel 2013. Tradurre quel valore in un criterio di progettazione per la distribuzione significa, dunque, rimettere al centro pratiche comunitarie e qualità del cibo, con uno sguardo che intreccia cultura e scelte di consumo. Le definizioni e le date sono riportate dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e dal portale del Ministero della Cultura.
Al di là delle immagini romantiche, qui si lavora su metriche: convivialità e rispetto della biodiversità diventano dimensioni osservabili negli assortimenti, nella stagionalità proposta, nel peso dato alle produzioni locali. È in questa prospettiva che l’algoritmo ambisce a rendere replicabili pratiche coerenti con lo spirito mediterraneo, sottraendole alla sola narrazione. È una risposta operativa al bisogno di sistemi alimentari che parlino lo stesso linguaggio tra produzione, trasformazione e vendita, com’è nelle raccomandazioni culturali e scientifiche che accompagnano la Dieta Mediterranea da oltre un decennio. La ricostruzione del perimetro culturale e operativo è coerente con i materiali informativi UNESCO.
Il confronto del 14 ottobre: chi sale sul palco e cosa viene dopo
Il Forum riunisce i vertici di Conad e Coop Italia, i responsabili sostenibilità di Coralis, Crai, Penny e Lidl, con la partecipazione di realtà industriali come Fruttagel, Bolton Food, Oleificio Zucchi e delle rappresentanze agricole di Confagricoltura e Coldiretti. La scaletta prevede i keynote di Enrico Giovannini e Sara Roversi e la presentazione del prototipo a cura di Domenico Canzoniero con il contributo tecnico-scientifico di UniMi e dei partner operativi. La sede è la Fondazione UniMi in viale Ortles 22/4, come indicato nel programma ufficiale del Forum.
Dal palco arriverà anche il monito di chi chiede coerenza tra dichiarazioni e scelte a scaffale: Stanislao Fabbrino (Fruttagel e Deco Industrie) richiama la responsabilità di chi guida i brand quando parla di salute dei consumatori. L’obiettivo dichiarato dell’incontro è individuare gli operatori disposti a proseguire il percorso e avviare una progettazione condivisa di governance, standard, timeline e modalità operative, per trasformare un patrimonio riconosciuto dall’UNESCO in intelligenza strategica per scaffali e carrelli. Il perimetro dell’iniziativa e i messaggi chiave sono stati diffusi nelle note d’agenzia riprese da testate nazionali.
Orientarsi subito: risposte rapide alle domande più frequenti
Come può un’insegna usare il punteggio 0–100 senza stravolgere gli assortimenti? Partire dalle categorie a maggiore impatto e ad alta rotazione, valorizzando le referenze con punteggi più alti in test di scaffale e promozioni mirate, permette di misurare comportamenti reali. L’algoritmo incrocia aderenza mediterranea, livello di trasformazione, impatto ambientale e territorialità: indicatori che aiutano a rivedere gradualmente i mix senza scosse, accompagnando clienti e buyer in una transizione pragmatica e soprattutto verificabile nel tempo.
Che cosa cambia con la riforma del 2022 per chi decide i piani di categoria? Gli articoli 9 e 41 aggiornati rendono salute e ambiente parametri non più negoziabili: l’attività economica non può recare danno a questi valori. Nella pratica, il category management è chiamato a integrare criteri che riducano impatti ambientali e rischi per la salute, rendendo tracciabili le scelte. In questo senso, un sistema di punteggio dà coerenza legale e operativa ai layout e alle politiche di approvvigionamento.
Perché puntare su un sistema condiviso e non sui singoli green claim? Perché l’abbondanza di messaggi “verdi” ha saturato l’attenzione senza cambiare davvero i comportamenti. Un modello unico, leggibile e replicabile consente invece di premiare le categorie che incarnano i principi mediterranei, riducendo ambiguità e “rumore”. L’obiettivo è spostare l’attenzione dal dire al fare, offrendo ai consumatori una guida chiara e ai retailer una base solida per decisioni che sommano sostenibilità, qualità e convenienza.
Un impegno che nasce dalla cultura e si misura sullo scaffale
In queste settimane la discussione intorno alla Dieta Mediterranea vive un passaggio cruciale: non basta evocarla, occorre progettarla dentro i luoghi dove scegliamo cosa mangiare. Dall’aula universitaria al punto vendita, dal tavolo di governance alla lista della spesa, questo progetto mette ordine tra principi e realtà, stringendo un patto tra salute, ambiente e valore condiviso. È un passo che chiama alla corresponsabilità tutta la filiera, ma soprattutto offre alle persone la possibilità di decidere meglio, ogni giorno, con strumenti semplici e trasparenti. Un giornalismo che pretende prove, e non promesse, riconosce qui un terreno fertile per valutare, raccontare e, quando serve, incalzare.
