Il lavoro sulla prossima legge di bilancio accelera: la maggioranza stringe i tempi per portare in Consiglio dei ministri del 13 ottobre un impianto definito, con chiusura del testo entro metà mese e margini finanziari costruiti con prudenza. Al centro: ceto medio, famiglie, sanità e lavoro, con un perimetro iniziale di circa 16 miliardi complessivi tra entrate e risparmi di spesa.
Il cantiere della legge di bilancio entra nella fase decisiva
Dentro Palazzo Chigi si è consumato un confronto serrato tra i leader di centrodestra, con l’obiettivo di incasellare le misure in vista del passaggio in Cdm e dell’invio a Bruxelles del Documento programmatico di bilancio entro il 15 ottobre. La cornice arriva dal Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che fissa la manovra a circa 0,7 punti di Pil l’anno nel triennio, traducendosi in oltre 16 miliardi per il 2026 e con coperture al 60% sul lato della spesa.
Nel suo passaggio alle Commissioni Bilancio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito che la bussola resta la sostenibilità dei conti: stime di crescita 2025 riviste con cautela allo 0,5%, mentre per il 2026 il tendenziale indica 0,7%. La lettura prudenziale riflette il nuovo contesto macro e la necessità di selezionare con cura gli interventi, evitando forzature. Una linea confermata anche dagli ultimi report e dalle audizioni sul Dpfp.
Taglio dell’Irpef: chi ne beneficerà e in che misura
Il capitolo più atteso riguarda la riduzione dell’aliquota intermedia Irpef. L’ipotesi in campo taglia di due punti il 35%, portandolo al 33%, con platea da definire tra i redditi 28-50mila euro oppure fino a 60mila. È una scelta che il governo considera decisiva per sostenere i consumi e alleggerire il prelievo sul lavoro medio, come hanno spiegato esponenti economici dell’esecutivo nelle scorse settimane. Resta il nodo delle coperture, mentre la maggioranza limerà il perimetro fino all’ultimo miglio.
Il messaggio politico è chiaro: dare respiro al ceto medio senza scardinare gli equilibri. Giorgetti ha più volte segnalato che la riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi proseguirà su base strutturale, agganciando il sostegno alla domanda interna e integrando gli strumenti per la produttività. È una strategia che, nel disegno del Dpfp, convive con la disciplina della spesa e con un percorso di deficit coerente con le regole europee.
Rottamazione: l’ultima chiamata con paletti rigorosi
La cosiddetta “pace fiscale” torna sul tavolo, ma con limiti stringenti. Il ministro ha indicato che una nuova rottamazione potrà esserci soltanto come “ultima chance”, evitando sanatorie a ripetizione e distinguendo tra contribuenti meritevoli e non. È una traccia operativa che recepisce le cautele della Ragioneria e le sensibilità politiche, orientata a chiudere i piccoli contenziosi e a razionalizzare il magazzino crediti senza messaggi distorsivi.
Nel perimetro in discussione circola l’idea di meccanismi lunghi di rateizzazione e versamenti minimi per sbloccare importi modesti, ma l’ampiezza dell’intervento dipenderà dalle risorse e dal capitolo Irpef. La priorità dichiarata resta evitare aspettative di rottamazioni “infinite”, rispettando chi è in regola e tenendo il timone su serietà e stabilità dei conti.
Casa e famiglie: la detrazione al 50% sulla prima abitazione
Sul fronte immobiliare, l’intenzione del governo è prorogare in modo selettivo la detrazione del 50% per gli interventi sulla prima casa. La misura, esplicitata nelle audizioni, punta a concentrare gli incentivi dove l’impatto sociale è più marcato, accompagnando famiglie e proprietari in un ciclo di manutenzione e riqualificazione sostenibile, senza riaprire schemi ormai chiusi del passato.
La selettività d’intervento nasconde un equilibrio delicato: sostenere la domanda edilizia e la sicurezza delle abitazioni, ma evitando costi fuori scala come avvenuto con alcuni bonus pregressi. Per questo, nella cabina di regia, l’agevolazione sulla prima casa è considerata una leva “mirata” e compatibile con il vincolo di finanza pubblica che permea l’intera architettura della manovra.
Sanità tra attese e urgenze reali
Il capitolo sanità è destinato a ricevere ulteriori risorse, con priorità dichiarate su liste d’attesa e riconoscimenti alle professioni sanitarie più difficili da reclutare. La spinta aggiuntiva arriva dopo mesi di confronto: dati indipendenti ricordano che milioni di cittadini hanno rinunciato a visite o esami per i tempi troppo lunghi, segno di una domanda inevasa che richiede interventi misurati e verificabili nei risultati.
Le analisi di fondazioni e osservatori segnalano una pressione persistente sulla spesa sanitaria e la necessità di agire sia sul lato dell’offerta pubblica sia sull’acquisto mirato da soggetti accreditati, con strumenti premianti per chi riduce le attese nel rispetto dei Lea. In questo contesto, l’incremento del Fondo sanitario nazionale dovrà tradursi in attività misurabili e in politiche del personale capaci di trattenere e attrarre professionisti.
Difesa e nuove regole europee: la via della deroga
Il governo intende affrontare il tema difesa senza sottrarre risorse al sociale: l’aumento di spesa verrebbe attivato solo attraverso la deroga consentita a livello europeo una volta superata la procedura di infrazione. Una prospettiva coerente con il confronto in corso tra Roma e Bruxelles, dove si lavora a chiarimenti sull’applicazione delle clausole, anche alla luce di esperienze già discusse per altri Paesi.
Nel Dpfp si conteggiano già possibili graduali incrementi in caso di uscita dalla procedura, mentre la linea politica di Giorgetti esclude di finanziare nuovi impegni tagliando sanità o alzando tasse. L’obiettivo è incardinare la difesa in una cornice europea che non penalizzi chi sta rientrando nei parametri, mettendo in coerenza regole, tempi e priorità.
Banche, rating e contributo al sistema
Dopo il recente miglioramento del rating sovrano dell’Italia, che ha innescato upgrade anche su grandi gruppi bancari, l’esecutivo chiede agli istituti di credito uno sforzo concertato. Si valuta un contributo senza intenti punitivi, agganciato ai benefici ottenuti dal sistema grazie al giudizio sul Paese. Nelle parole del ministro, serve un “gioco di squadra” per sostenere famiglie e imprese nella fase più delicata.
La leva bancaria è rilevante anche per calibrare la portata di Irpef e rottamazione. In maggioranza si considera un apporto possibile nell’ordine di alcuni miliardi, ma con equilibrio e dentro un perimetro condiviso con le autorità. È un tassello che si intreccia con il quadro di finanza pubblica, la traiettoria del deficit e l’esigenza di non comprimere credito e investimenti.
Crescita, numeri e prudenza: che cosa dice il Dpfp
Il governo mira a chiudere il 2025 con un deficit al 3%, valore-chiave per la gestione del dialogo con l’Europa. Le più recenti letture indicano un progressivo miglioramento dei conti pubblici e un sentiero di consolidamento già incorporato nel Dpfp. Nello scenario tendenziale, il Pil è stimato allo 0,5% nel 2025 e allo 0,7% nel 2026, con domanda interna in ripresa e investimenti in lieve crescita, mentre le esportazioni nette restano un freno.
L’aggiornamento delle grandezze macroeconomiche incorpora l’incertezza geopolitica e commerciale, i dazi e l’andamento dell’area euro. Nelle ultime comunicazioni pubbliche, Giorgetti ha parlato di una possibile accelerazione congiunturale nella seconda parte dell’anno, mantenendo però una postura conservativa nelle proiezioni, anche alla luce delle revisioni statistiche ricorrenti. È una prudenza che l’esecutivo rivendica come segno di responsabilità.
Domande rapide per orientarsi
Il taglio dell’Irpef sarà per tutti i redditi medi? No, il perimetro è ancora in definizione: l’ipotesi di riduzione dal 35% al 33% riguarda i redditi tra 28 e 50mila euro, con possibile estensione fino a 60mila, ma la scelta finale dipenderà dalle coperture e dall’esito del confronto politico nelle prossime ore.
La rottamazione sarà ampia come in passato? La direzione è opposta: la linea indicata è di una “ultima chance” per i casi meritevoli, evitando sanatorie generalizzate. L’obiettivo è chiudere le pendenze minori e premiare il rispetto delle regole, mantenendo saldo l’equilibrio dei conti pubblici.
Che succede a sanità e difesa? In sanità si annunciano ulteriori risorse con focus su liste d’attesa e professioni in carenza, mentre per la difesa l’incremento passerà attraverso la deroga europea solo una volta superata la procedura di infrazione, senza tagli al sociale né nuove imposte dedicate.
Uno sguardo che non si accontenta
Raccontare una manovra è più che elencare capitoli di spesa: significa fotografare il patto tra lo Stato e chi ogni giorno tiene in piedi lavoro, famiglie, comunità. La rotta scelta—fisco più leggero sul lavoro, prime case tutelate, sanità messa nelle condizioni di curare tempi e persone—parla alla vita quotidiana di milioni di cittadini. Il compito del giornalismo è misurare le promesse con i fatti, ora che le ore decisive si avvicinano.
Nei prossimi giorni capiremo dove cadranno le scelte: quanto ampio sarà il taglio dell’Irpef, come si modulerà la rottamazione, quale quota aggiuntiva andrà alla sanità e come passerà la partita difesa nell’alveo europeo. È lì che si vede la differenza tra un elenco di intenzioni e un progetto credibile: nella capacità di bilanciare coraggio e prudenza, crescita e tutela, visione e responsabilità. Continueremo a incalzare numeri e decisioni, con la stessa schiena dritta che pretendiamo dai conti.
