La malnutrizione colpisce in profondità chi affronta un tumore allo stomaco e incide sulla possibilità di curarsi bene. Per reagire, una nuova web serie, OncoCook, porta in tavola scelte consapevoli e concrete. Quattro episodi per unire scienza, cucina e storie reali, con l’obiettivo di restituire qualità alla vita quotidiana durante le cure.
Un’urgenza clinica spesso invisibile
Nel percorso oncologico dello stomaco, fino alla metà dei pazienti presenta un quadro di malnutrizione o rischio di svilupparla: una condizione che si traduce in minore tolleranza alle terapie, degenze più lunghe, più complicanze e, in definitiva, sopravvivenza peggiore. Le evidenze riportate da enti autorevoli come AIRC e gruppi di lavoro intersocietari documentano che la malnutrizione può contribuire in una quota non trascurabile di decessi tra i malati di cancro e che spesso non viene riconosciuta tempestivamente. La fotografia è chiara: serve uno screening nutrizionale sistematico, precoce e ripetuto, inserito nella routine clinica, non solo nelle fasi avanzate di malattia.
La sottostima del problema si riflette nella pratica quotidiana: molti malati ricevono un supporto nutrizionale strutturato troppo tardi, con differenze tra aree del Paese. Le linee di indirizzo più recenti – citate in contesti istituzionali e da associazioni come AIMaC e FAVO – insistono sull’impatto clinico ed economico di un’assistenza nutrizionale appropriata e accessibile, ricordando che l’assenza di percorsi uniformi genera disparità e costi evitabili. Mettere la nutrizione al centro non è un dettaglio di contorno: significa abilitare cure più efficaci e un recupero più solido, con benefici reali per pazienti e sistema sanitario.
I numeri aggiornati: incidenza e diagnosi precoce
Nel 2024 in Italia sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi di tumore dello stomaco; meno di un caso su cinque viene intercettato nelle fasi iniziali. Questa fotografia spiega perché la sopravvivenza a cinque anni si fermi attorno al 32%. In risposta, nascono iniziative come il questionario GastroFORM, sviluppato nell’ambito di “Gastroscreening”, che punta a identificare le persone a rischio e orientarle agli accertamenti più opportuni. È un tassello di sistema che mira a colmare il vuoto di diagnosi precoce con strumenti mirati e sostenibili.
Il confronto internazionale ricorda quanto la tempestività conti: dove esistono programmi di individuazione precoce ben strutturati, gli esiti migliorano sensibilmente. La discussione scientifica italiana più recente ha riportato l’attenzione proprio su questo passaggio decisivo, collegandolo alla necessità di reti cliniche integrate e percorsi che uniscano medico di famiglia, specialisti e servizi di nutrizione clinica. Intercettare prima la malattia e proteggere lo stato nutrizionale significa offrire terapie più efficaci e sostenibili, accorciando il divario con i Paesi che oggi mostrano risultati migliori.
OncoCook: quando la tavola diventa parte della cura
OncoCook nasce dall’associazione “Vivere senza stomaco, si può Odv” con un’idea semplice e potente: parlare di alimentazione in modo scientificamente solido e allo stesso tempo accessibile. Quattro cene ambientate in uno spazio familiare, dove esperti di nutrizione oncologica, pazienti e caregiver si siedono insieme per condividere indicazioni pratiche e vissuti autentici. Alla conduzione c’è Marco Bianchi, divulgatore scientifico, mentre ai fornelli opera lo chef Cesare Battisti, che con i nutrizionisti dell’associazione ha curato sedici ricette – quattro per puntata – pensate per unire gusto, equilibrio e necessità specifiche durante le cure. L’obiettivo è concreto: trasformare il pasto da ostacolo a occasione di benessere.
Il progetto, reso possibile con il contributo non condizionante di Astellas e presentato in conferenza stampa a Milano, mette al centro il riadattamento sensoriale e gustativo dopo l’intervento, affrontando anche la dimensione relazionale: ritrovare la convivialità con i propri cari, pur con le dovute attenzioni, aiuta a ridurre l’ansia e a riconnettersi alla normalità. Le puntate sono disponibili sui canali digitali dell’associazione e offrono un linguaggio diretto, esempi replicabili a casa e suggerimenti per impostare la giornata alimentare senza rinunciare al piacere della buona cucina, nel rispetto delle indicazioni cliniche personalizzate.
Dalla teoria alla pratica: le raccomandazioni che contano
Le Linee Guida AIOM 2024 sul “supporto nutrizionale nel paziente in terapia attiva” – pubblicate nel Sistema Nazionale Linee Guida nel gennaio 2025 con la collaborazione delle società scientifiche di area nutrizionale – indicano uno standard operativo chiaro: eseguire lo screening del rischio nutrizionale alla diagnosi, ripeterlo sistematicamente a ogni visita e entro 48 ore dal ricovero; in caso di rischio, avviare una valutazione completa, inclusa la composizione corporea, e attivare il servizio di nutrizione clinica. Questi passaggi sono la base per cure personalizzate e tempestive.
L’implementazione delle raccomandazioni è tutt’altro che formale: studi e indagini nazionali mostrano che dove lo screening nutrizionale è sistematico si riducono complicanze, sospensioni di terapia e giornate di degenza. Al contrario, l’assenza di percorsi condivisi espone i pazienti a maggiori rischi e il sistema a costi aggiuntivi. Integrare la nutrizione nel PDTA oncologico, fin dall’inizio, non è un orpello: è parte integrante della strategia terapeutica, tanto quanto la chirurgia, la chemioterapia e l’immunoterapia.
Dopo la gastrectomia: bisogni nuovi, risposte coordinate
Dopo un intervento di gastrectomia, il corpo e la mente cambiano ritmo. Perdita di peso, sazietà precoce, disgeusia, calo dell’appetito e instabilità glicemica possono rendere il pasto faticoso e portare a ridurre le quantità assunte. Anche la chemioterapia, iniziata in condizioni di deficit, tende a essere meno tollerata. In questa fase, un team multidisciplinare – oncologi, chirurghi, nutrizionisti clinici, psicologi – costruisce un percorso su misura per ripristinare un apporto energetico e proteico adeguato, modulare consistenze e orari, e sostenere la persona nel recupero funzionale giorno dopo giorno.
Le complicanze a lungo termine non vanno sottovalutate: anemia sideropenica, carenza di vitamina B12, malassorbimento di vitamina D e calcio con rischio di osteoporosi, fino alle proliferazioni batteriche intestinali. Un’alimentazione corretta e personalizzata, affiancata da un monitoraggio clinico puntuale, diventa parte integrante della riabilitazione. Qui la tavola torna luogo di cura e di relazione: scegliere cibi coerenti con le indicazioni, cucinarli con gusto e condividerli con la famiglia alimenta anche la motivazione, favorendo aderenza alle terapie e qualità della vita.
Prevenzione, terapie, psicologia e microbioma: i quattro assi del racconto
Le quattro puntate di OncoCook si muovono su altrettanti assi. La prevenzione affronta gli stili di vita e le scelte alimentari che aiutano a proteggere lo stomaco nel tempo. La risposta alle terapie mette in luce come la nutrizione adeguata sostenga i trattamenti e riduca gli effetti collaterali. Il capitolo su psicologia e comunicazione esplora il vissuto del paziente e il valore delle reti di supporto. Infine, il microbioma porta l’attenzione sull’equilibrio tra dieta, batteri intestinali e immunità, tema oggi al centro di molte ricerche.
Questo impianto consente allo spettatore di ritrovarsi nelle esperienze condivise e, insieme, di tradurre in pratica indicazioni validate: piccoli accorgimenti su frazionamento dei pasti, idratazione, consistenze e timing dell’introduzione proteica, fino alla gestione delle sensazioni al palato dopo l’intervento. L’idea di base è che la “normalità” si possa ricostruire: mangiare bene non è un orizzonte lontano, ma un obiettivo possibile se si riceve una guida chiara e coordinata con il percorso clinico.
Un appello concreto: accesso uniforme agli alimenti a fini medici speciali
Accanto all’impegno divulgativo, l’associazione “Vivere senza stomaco, si può Odv” rilancia un tema cruciale di equità: l’inserimento degli alimenti a fini medici speciali nei Lea. Per molte persone che non riescono a coprire il fabbisogno con la dieta tradizionale, questi prodotti diventano strumenti indispensabili; eppure l’accesso resta disomogeneo tra le diverse regioni, con ricadute economiche sulle famiglie. È una richiesta che si innesta in un dibattito nazionale già aperto e sostenuto da realtà associative e cliniche.
Riconoscere e rimborsare in modo omogeneo gli alimenti a fini medici speciali significherebbe assicurare continuità terapeutica, prevenire complicanze legate alla malnutrizione e ridurre, nel medio periodo, costi evitabili per il sistema. L’esperienza di chi vive senza stomaco insegna che la differenza la fanno i dettagli: reperibilità, consulenze specialistiche, presa in carico strutturata. Investire in questo ambito non è un favore a pochi, ma una scelta di sanità pubblica capace di proteggere molti.
Domande rapide, risposte utili
Chi deve valutare il rischio nutrizionale e quando? In apertura di percorso serve chiarezza: la valutazione deve essere eseguita da personale formato, a partire dall’oncologia e con il coinvolgimento della nutrizione clinica. È essenziale che lo screening avvenga fin dalla diagnosi, venga ripetuto a ogni visita e durante i ricoveri, per cogliere cambiamenti nello stato nutrizionale e intervenire subito. Strumenti validati e la misurazione della composizione corporea dovrebbero far parte della routine, senza eccezioni.
La risposta sta nella sistematicità: un controllo iniziale e ripetuto consente di attivare percorsi personalizzati, prevenire cali ponderali e garantire la continuità delle cure. Dove esiste una rete tra oncologi e nutrizionisti, gli esiti migliorano perché l’intervento è precoce, mirato e sostenibile nel tempo, evitando stop terapeutici e riducendo i giorni di degenza.
Perché la malnutrizione peggiora gli esiti delle terapie? Quando le riserve energetiche e proteiche sono insufficienti, il corpo fatica a tollerare farmaci e interventi, aumenta il rischio di complicanze e si allungano le degenze. La letteratura documenta anche un impatto sulla sopravvivenza. Per chi affronta un tumore gastrico, il problema è accentuato da sintomi come sazietà precoce e disgeusia, che riducono l’introito di cibo proprio quando servirebbe di più.
Un supporto nutrizionale tempestivo – supplementazioni mirate, consistenze adeguate, timing dei pasti – consente di mantenere la massa magra, ridurre tossicità e favorire l’aderenza alle cure. Agire presto è la differenza tra rincorrere gli effetti e prevenirli con metodo.
Dove posso seguire OncoCook e trovare le ricette? Il progetto è reso disponibile sui canali digitali dell’associazione “Vivere senza stomaco, si può Odv”, con episodi pensati per una fruizione semplice da casa. Le sedici ricette curate da Cesare Battisti insieme ai nutrizionisti sono scaricabili e concepite per essere replicate, con indicazioni utili per chi è in terapia e per i familiari che siedono alla stessa tavola.
Guardare le puntate in sequenza aiuta a costruire un proprio repertorio: colazioni leggere ma nutrienti, pranzi bilanciati, cene digeribili. Ogni piatto è un’occasione per rieducare il gusto e ritrovare fiducia nel momento del pasto, senza rinunciare al piacere.
Quali carenze vanno monitorate dopo una gastrectomia? Nel lungo periodo vanno sorvegliate ferro, vitamina B12, vitamina D e calcio, con attenzione all’eventuale proliferazione batterica intestinale. Il monitoraggio periodico degli esami e la correzione mirata delle carenze evitano ricadute su energia, ossa e qualità di vita. È un capitolo che si costruisce insieme al team curante, passo dopo passo.
Integrare quando serve, impostare controlli cadenzati e adattare la dieta alle diverse fasi del recupero permette di tenere la rotta: il corpo cambia, ma può ritrovare equilibrio con un supporto competente e continuo.
Ritrovare la quotidianità: il valore di un piatto condiviso
Lo sguardo che raccontiamo è quello di chi, ogni giorno, tiene insieme terapia e vita. OncoCook nasce per questo: restituire concretezza a un gesto semplice come sedersi a tavola, offrendo strumenti affidabili e replicabili. La scienza dice che la nutrizione fa la differenza; l’esperienza dimostra che un percorso guidato e condiviso la rende possibile. Tra indicazioni cliniche e ricette cucite su misura, l’orizzonte è una normalità nuova, che non rinuncia al gusto e alla socialità.
Nel nostro modo di fare giornalismo, la cura inizia dalle parole: crediamo nel racconto che illumina i passaggi chiave, nell’informazione che aiuta a scegliere con consapevolezza. Qui ogni dato ha un volto e ogni piatto è un passo avanti. Perché parlare di nutrizione oncologica non significa aggiungere un capitolo: significa riscrivere la trama della cura tenendo al centro la persona, i suoi tempi, i suoi sapori, la sua voglia di tornare a vivere.
