Letture inedite emergono dai papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli, e ridisegnano il profilo di Zenone di Cizio, fondatore dello Stoicismo. Nuove tecniche di imaging hanno svelato dettagli biografici e passi controversi, offrendo un ritratto più concreto dell’uomo e del pensatore, dove disciplina e solitudine diventano chiave di una vita interamente dedicata all’indagine filosofica.
Un ritratto più vivo di Zenone di Cizio
Nelle colonne della Storia della scuola stoica tramandata dal papiro PHerc. 1018, riappaiono tratti che danno sostanza alla figura di Zenone: una debolezza fisica verosimilmente legata a un’alimentazione sobria, un’abitudine alla riservatezza che lo spingeva a evitare i convivi, la costanza di chi sceglie la riflessione come pratica quotidiana. È il profilo di un asceta che trova nella misura e nell’autocontrollo terreno fertile per l’etica stoica, dove ragione, virtù e adesione alla natura compongono la bussola di ogni gesto, anche quello apparentemente più ordinario.
Le stesse carte tramandano episodi taglienti: Zenone, straniero di origine fenicia, bersaglio di scherno per una presunta poca dimestichezza con il greco; la sua Repubblica descritta come moralmente spiazzante, per raccomandazioni sessuali e sociali ritenute imbarazzanti; un banchetto o un bagno termale in cui, relegato presso l’ingresso, viene accusato di importunare i giovani con rimproveri e di non saper procurare neppure un calderone d’acqua calda. Eppure, alla fine, pesò la grande fama filosofica: la città gli tributò solenni esequie pubbliche, segno che la reputazione supera l’ostilità del presente.
Tecnologie che ridanno voce ai rotoli
Per queste letture sono stati decisivi strumenti che, senza toccare i manufatti, realizzano un contrasto netto tra inchiostro e supporto. La termografia attiva applicata dai team del CNR-ISPC e del CNR-ISASI “Eduardo Caianiello” ha reso leggibili intere porzioni di rotoli altrimenti offuscate, con un risultato paragonabile alle immagini SWIR e con un vantaggio decisivo per la tutela: la mappatura del tessuto del papiro e dei punti di incollatura ai cartoncini di supporto. Un equilibrio fine: più testo, zero stress meccanico, maggiore consapevolezza conservativa lungo tutte le fasi di studio.
Questa ondata di metodologie non invasive, impiegate con laboratori mobili nell’Officina dei Papiri Ercolanesi, si integra con l’infrastruttura E-RIHS e con la strumentazione sviluppata nel progetto MUR PON IR SHINE, che ha potenziato la piattaforma MOLAB. Nel frattempo, un risultato connesso ha trovato spazio su Scientific Reports: la conferma delle griglie di scrittura nei rotoli grazie alla macro-fluorescenza a raggi X, prova tangibile delle regole di impaginazione degli scribi antichi, come riportato dal CNR e dall’Università di Pisa.
Nuove edizioni, testo in crescita
Queste scoperte maturano dentro GreekSchools, progetto ERC Advanced Grant coordinato da Graziano Ranocchia del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, in collaborazione con CNR-ISPC, CNR-ILC e la Biblioteca Nazionale di Napoli. Finanziato con circa 2,5 milioni di euro e operativo prevalentemente a Napoli, il programma fonde papirologia, filologia, fisica, chimica e linguistica computazionale per restituire testi, cronologie e biografie delle scuole filosofiche greche. La cornice istituzionale, scandita da convegni e verifiche pubbliche, ha ancorato ogni passo a protocolli condivisi e riproducibili.
Sul piano filologico, la nuova edizione della Storia della scuola stoica di Filodemo (PHerc. 1018), curata da Kilian Fleischer (Università di Tubinga), ha recuperato circa il 10% di testo greco in più rispetto all’edizione del 1994, chiarendo tratti biografici e sequenze cronologiche di Zenone e dei suoi successori. L’attenzione internazionale per l’Index Stoicorum è testimoniata da workshop accademici dedicati e da contributi specialistici che aggiornano la lista di maestri e discepoli stoici, segno di un cantiere critico in pieno movimento.
Le sorprese non si fermano qui: il PHerc. 1508, riedito da Eleni Avdoulou con un incremento di circa il 45% del testo, cambia fisionomia e, anziché una storia della scuola pitagorica, svela i contorni di una storia della medicina o, meglio, di una biografia di medici greci, tra i quali Acrone di Agrigento ed Eurifonte di Cnido. Il PHerc. 1780, in nuova edizione a cura di Carlo Pernigotti, cresce di circa il 30% e si rivela come una raccolta di testamenti di esponenti epicurei: un unicum documentario nella collezione ercolanese, presentato da un editore che ne ha consolidato l’interpretazione in un volume specialistico.
Un contesto che corre: dalla scansione di Oxford al progetto su Crisippo
Il clima di ricerca internazionale conferma la svolta. Il 7 febbraio 2025, le Bodleian Libraries hanno annunciato la prima immagine dell’interno del rotolo PHerc. 172, ottenuta grazie alla pipeline di machine learning del Vesuvius Challenge: un successo che dimostra come la rilevazione dell’inchiostro, persino senza “capire” le lettere, possa aprire passaggi finora sepolti. Questo avanzamento, reso noto da Oxford, allarga l’orizzonte per tutti i rotoli carbonizzati.
Pochi giorni dopo, il 19 febbraio 2025, è stato presentato a Torino un progetto europeo per leggere con macro-fluorescenza a raggi X due papiri che tramandano i primi libri del Perì Pronoias di Crisippo, con il coordinamento dell’Università di Torino e la collaborazione del CNR-ISPC. L’obiettivo è costruire la prima edizione moderna di un’opera chiave dello stoicismo, armonizzando diagnostica, filologia e ricostruzione materiale dei rotoli. L’annuncio, rilanciato dalle cronache nazionali, segna un’ulteriore accelerazione.
In questo paesaggio tecnologico, spicca anche l’evoluzione dello scanner MA‑XRF ad alta sensibilità sviluppato dal CNR-ISPC, capace di mappare elementi come il piombo e di rivelare trame invisibili a occhio nudo. La documentazione tecnica diffusa in ambito open science mostra come le configurazioni multi‑rivelatore migliorino drasticamente il rapporto segnale/rumore, rendendo più affidabili le letture in situ di superfici complesse, come quelle dei papiri ercolanesi.
Conservazione e metodo: cautela e ambizione
L’uso integrato di termografia attiva, imaging multispettrale, MA‑XRF e strumenti computazionali ha un merito che va oltre la leggibilità: consente di studiare senza toccare, proteggendo oggetti estremamente fragili. È il punto che la comunità scientifica sottolinea da tempo: ogni fotogramma guadagnato è una pagina salvata. La conservazione diventa metodo, e il metodo, a sua volta, indirizza scelte filologiche più caute, dove ogni integrazione testuale si sostiene su dati materiali verificabili e tracciabili.
Su questa linea hanno insistito i responsabili dei laboratori e i vertici delle istituzioni coinvolte: la diagnostica ottica non invasiva, rafforzata da anni di sperimentazione, ha dimostrato efficacia sui papiri ercolanesi; l’Officina della Biblioteca Nazionale è oggi un luogo in cui tutela e ricerca coesistono, evitando i danni provocati in passato dallo svolgimento fisico dei rotoli. La prudenza non frena l’indagine, la orienta: così ampie porzioni di testo, prima mute, tornano a parlare senza imporre ai materiali alcuna violenza inutile.
Risposte rapide alle curiosità dei lettori
Che cosa fa, in concreto, la termografia attiva sui papiri? Invia impulsi termici controllati e registra la risposta dell’oggetto nell’infrarosso: l’inchiostro carbonioso e il supporto, alterati in modo diverso dalla carbonizzazione, reagiscono con tempi e intensità non identici. Questa differenza produce un contrasto che disegna le lettere come se emergessero da sotto la superficie. Il tutto avviene senza toccare il rotolo, permettendo anche di mappare fibre e incollature utili per stabilità e restauro, prima ancora che per le letture filologiche.
In che modo queste letture cambiano l’immagine di Zenone? Non rovesciano la tradizione, la mettono a fuoco. L’ascesi, la distanza dai banchetti, l’ironia subita per l’origine straniera, perfino gli episodi di quotidiana goffaggine, diventano tasselli coerenti con un pensiero che investe autocontrollo, virtù e ragione. Sapere che, al momento della morte, la comunità gli rese onori pubblici, chiude il cerchio: l’autorevolezza filosofica supera i pregiudizi e restituisce un maestro riconosciuto anche da chi, in vita, lo aveva frainteso.
Perché tutto questo avviene adesso e cosa possiamo aspettarci? Perché convergono tecniche mature, piattaforme condivise e progetti europei di lungo respiro. La combinazione tra diagnostica non invasiva, machine learning e nuove edizioni critiche crea uno slancio che coinvolge istituzioni, laboratori e biblioteche. Possiamo attenderci più testo leggibile, biografie meglio datate e contesti storici più saldi, con un’attenzione crescente alla conservazione: non una corsa al sensazionalismo, ma un lavoro di pazienza che ricompone la memoria, riga dopo riga.
Un filo teso tra memoria e presente
C’è un’emozione che attraversa queste pagine tornate visibili: la sensazione di un dialogo interrotto e, all’improvviso, ripreso senza alzare la voce. Le tecnologie non sostituiscono l’intelligenza critica, la affiancano; e ogni nuova riga su Zenone, su Crisippo o su Filodemo è una responsabilità in più. Raccontare bene significa scegliere, verificare, rendere conto. È il patto che assumiamo quando traduciamo in parole la fragile sostanza di questi rotoli sopravvissuti al fuoco.
Il nostro sguardo resta sul metodo e sulla cura: niente avventure interpretative, solo fatti, contesti, attribuzioni che resistano al controllo di laboratorio e alla prova del tempo. In questo equilibrio, dove la ricerca pubblica incontra l’interesse dei lettori, i papiri ercolanesi smettono di essere reperti lontani e tornano a essere voci prossime, capaci di ispirare scelte, etiche e civili, anche nella nostra quotidianità connessa e impaziente.
