Quarant’anni di battaglie e risultati, con uno stesso obiettivo: mettere al centro le persone con patologie reumatologiche. Il 12 ottobre, data che ogni anno accende la consapevolezza globale, in Italia trova nuova forza con l’impegno concreto di ANMAR Odv e della comunità clinica, istituzionale e dei pazienti riunita a Roma.
Quarant’anni di impegno e una sfida aperta
Il traguardo dei 40 anni di ANMAR Odv non è un semplice anniversario: racconta un cambiamento profondo nella vita quotidiana di oltre 5 milioni di italiani con malattie reumatologiche, reso possibile da diagnosi più tempestive e da terapie mirate che hanno trasformato molte patologie in condizioni gestibili nel tempo. Silvia Tonolo sottolinea la necessità di proseguire sul sentiero della collaborazione: istituzioni, clinici, medici di famiglia e cittadini chiamati a costruire soluzioni pratiche e sostenibili. Perché il progresso non è mai definitivo se non diventa accessibile a tutti, in ogni territorio. Le stime diffuse in questi giorni confermano una platea ampia e differenziata, che merita risposte omogenee.
In questa prospettiva, la ricorrenza del 12 ottobre non è solo simbolica: rientra in un movimento mondiale di informazione e advocacy che da decenni richiama l’attenzione su oltre duecento condizioni reumatiche e muscoloscheletriche. La campagna internazionale, guidata in Europa da EULAR, quest’anno mette l’accento su aspirazioni e obiettivi dei pazienti, con l’hashtag #RMDreams, per ribadire che la qualità di vita passa anche dalla possibilità di coltivare progetti, lavoro e relazioni. Rendere visibili i sogni aiuta a trasformarli in diritti.
Un convegno che unisce voci e competenze
Alla Camera dei deputati, il 9 ottobre, un convegno nazionale anticipa la Giornata e celebra i quarant’anni dell’associazione: un appuntamento che, più dei numeri, racconta la concretezza dell’azione. Attorno allo stesso tavolo siedono pazienti, specialisti, medici di medicina generale e rappresentanti delle amministrazioni centrali e regionali. Tra gli interventi attesi figurano Antonella Celano (presidente APMARR), Andrea Doria (presidente SIR), Pier Luigi Russo (direttore tecnico scientifico AIFA) e Silvestro Scotti (segretario generale nazionale FIMMG). L’incontro tra prospettive diverse è il terreno dove crescono soluzioni pratiche.
L’evento romano dà voce alle questioni che i pazienti vivono ogni giorno: continuità di cura lungo tutto il percorso, reale integrazione tra ospedale e territorio, accesso tempestivo alle terapie innovative e piena operatività delle Reti reumatologiche regionali. Sono temi già richiamati nelle sedi istituzionali, con impegni precisi assunti nel corso della precedente legislatura. Le promesse, quando diventano azioni, riscrivono il futuro.
Dati, bisogni, diritti in movimento
Il quadro epidemiologico restituisce l’immagine di una “grande maggioranza silenziosa”: in Italia, le malattie reumatologiche coinvolgono oltre cinque milioni di persone, con una frazione importante di casi più severi che richiedono monitoraggi continui e servizi organizzati in rete. Numeri che si intrecciano con storie personali e bisogni sociali: lavoro, studio, genitorialità, accesso ai servizi. Dietro ogni statistica, una vita che cerca stabilità. La dimensione europea conferma la portata del fenomeno, con più di 120 milioni di cittadini colpiti da patologie reumatiche e muscoloscheletriche.
Negli ultimi anni, associazioni e società scientifiche hanno chiesto con forza di rendere effettivi i percorsi già delineati dal Parlamento: tavoli regionali, linee di indirizzo nazionali, presa in carico multidisciplinare e strumenti digitali realmente interoperabili. L’obiettivo è garantire equità di accesso indipendentemente dal CAP di residenza, superando i divari che separano i territori. La salute non può dipendere dal codice postale. Le sollecitazioni, portate più volte nelle sedi pubbliche da ANMAR e dall’Osservatorio CAPIRE, hanno già tracciato una road map condivisa.
Terapie innovative e accesso equo
La frontiera terapeutica corre: dai biologici ai farmaci mirati, fino alla medicina di precisione, l’offerta si arricchisce e richiede procedure di valutazione rapide, trasparenti e sostenibili. Il ruolo regolatorio di AIFA è centrale per coniugare innovazione, appropriatezza e sostenibilità, attraverso registri di monitoraggio, negoziazioni e aggiornamenti periodici della rimborsabilità. Ogni nuova indicazione approvata è una possibilità in più di controllare dolore, infiammazione, progressione. È in questo raccordo tra scienza e regole che i pazienti misurano, ogni giorno, la differenza tra speranza e realtà.
L’accesso, però, non è solo questione di elenchi e determine: servono reti cliniche funzionanti, ambulatori territoriali integrati, percorsi di transizione per i giovani, presa in carico della fragilità, tempi certi per visite e follow-up, oltre alla capacità di intercettare precocemente i sintomi. Le società scientifiche, con SIR in prima linea, richiamano il valore della prevenzione e della vaccinazione nelle persone in terapia immunosoppressiva, tassello essenziale per proteggere chi è più esposto. Prevenire non è un dettaglio: è cura.
Uno sguardo all’orizzonte del 12 ottobre
La Giornata mondiale del malato reumatico del 12 ottobre torna a ribadire un messaggio semplice e potente: informazione, diagnosi tempestiva, accesso alle cure e diritti sociali camminano insieme. La cornice europea proposta da EULAR con il tema #RMDreams invita a raccontare bisogni e desideri di chi convive con una patologia cronica, trasformando la testimonianza in motore di cambiamento. Quando una comunità prende parola, i decisori non possono ignorarla.
Alla vigilia, l’appuntamento di Roma dà forma a questa visione: i nomi che si alternano al microfono non sono pura rappresentanza ma nodi di una stessa rete. Antonella Celano per APMARR, Andrea Doria per SIR, Pier Luigi Russo per AIFA e Silvestro Scotti per FIMMG testimoniano che la sanità che funziona nasce da alleanze pragmatiche. La differenza, spesso, la fanno i collegamenti: tra saperi, servizi e persone.
Domande in primo piano
Perché questa ricorrenza del 12 ottobre è così importante per i pazienti italiani? Perché riaccende, ogni anno, una discussione pubblica che non può restare episodica: l’Italia conta oltre 5 milioni di persone con patologie reumatologiche, con bisogni che spaziano dalla diagnosi precoce alla continuità assistenziale e alle tutele sociali. La Giornata consente di mettere sul tavolo dati, priorità e impegni concreti, in sintonia con la campagna europea coordinata da EULAR e con le istanze portate da ANMAR nei palazzi istituzionali.
Quali sono oggi i nodi più urgenti dell’assistenza socio-sanitaria? Tre i capitoli da sciogliere: integrazione ospedale–territorio con percorsi chiari e condivisi; tempi certi per visite e follow-up, così da evitare ritardi che pesano sugli esiti; accesso omogeneo alle terapie innovative attraverso reti regionali effettive e strumenti regolatori aggiornati. La mozione parlamentare e i successivi appelli delle associazioni hanno già fissato una rotta: ora servono attuazione e monitoraggio pubblico dei risultati.
Che cosa porta di nuovo la campagna europea di quest’anno? Il filo conduttore #RMDreams mette al centro la forza dei progetti personali: studiare, lavorare, essere genitori, viaggiare, vivere relazioni piene. Non è retorica: raccontare i propri obiettivi aiuta a identificare barriere concrete — burocrazia, tempi d’attesa, accesso a farmaci e riabilitazione — e a trasformare le storie in richieste misurabili per i decisori pubblici e per le strutture sanitarie.
Chi siede al tavolo del confronto e perché conta davvero? La presenza congiunta di pazienti, specialisti reumatologi, medici di medicina generale e rappresentanti delle istituzioni garantisce che ogni decisione tenga conto di bisogni clinici, organizzativi e sociali. Figure come Silvia Tonolo, Antonella Celano, Andrea Doria, Pier Luigi Russo e Silvestro Scotti rappresentano i nodi di una rete che può accelerare l’attuazione delle misure attese da anni.
Un patto di responsabilità condivisa
Questa ricorrenza non è un traguardo, ma un passaggio di testimone. La ricerca ha reso molte patologie gestibili, ma senza continuità assistenziale, reti regionali forti e accesso uniforme ai trattamenti, quelle conquiste non arrivano a tutti. La nostra bussola resta la vita delle persone: che si tratti di riaprire un progetto di lavoro, riprendere un viaggio interrotto o, più semplicemente, tornare a dormire senza dolore.
Nel giorno in cui il mondo ascolta la voce dei pazienti reumatologici, l’Italia ha l’occasione di dimostrare che gli impegni presi diventano fatti. Il dialogo avviato a Roma — tra associazioni, clinici, medici di famiglia e istituzioni — è la strada maestra: serve coraggio organizzativo e attenzione ai dettagli, perché la qualità della cura si misura nelle esperienze quotidiane. Insieme, non celebriamo una ricorrenza: costruiamo un domani più giusto.
