Presentazione ufficiale a Napoli, nel contesto del Campania Libri Festival al Palazzo Reale, per “TIT TOC – L’AUTOBIOGRAFIA” di Emanuela Tittocchia, con prefazione del critico letterario Adriano Teresi. Un incontro affollato e partecipe, segnato da testimonianze, brani musicali e pagine lette dall’autrice.
Un esordio tra pubblico numeroso e atmosfere coinvolgenti
La presentazione ha richiamato amici, colleghi e giornalisti, che hanno gremito la Sala Conferenze per ascoltare il racconto di Emanuela. L’evento ha coniugato parola e musica, alternando momenti di riflessione e performance dal vivo. L’atmosfera, intensa e partecipe, ha sostenuto una narrazione che non si limita all’enunciazione dei fatti, ma li trasforma in esperienza condivisa. La scelta di un contesto prestigioso ha offerto una cornice coerente con l’impianto del volume, che si presenta come un tracciato di vita e di mestiere.
Fin dall’avvio, l’autrice ha ricostruito l’origine del libro e il bisogno di restituire al pubblico un percorso umano segnato da prove, inciampi e traguardi. Emanuela ha intonato “Scrivimi” di Nino Bonocore, spiegando di aver ascoltato una voce interiore che la invitava a esporsi, a raccontare il cammino che l’ha condotta alla realizzazione di un sogno personale. Le parole sono diventate il veicolo di un confronto con sé stessa, costruito su una memoria che non arretra di fronte alle difficoltà.
Musica, letture e omaggi: il dialogo con la memoria
Nel corso dell’incontro, l’autrice ha letto un passaggio dedicato al Principe De Curtis, quindi Gigi Libertino, voce dei Panama, ha intonato “Carmè Carmè” e “Malafemmina”. La rievocazione delle radici familiari ha preso forma nel ricordo del nonno, “uomo buono” legato alla fisarmonica. Gianlorenzo Scotti è intervenuto con “Campagnola Bella” e “Piemontesina Bella”, su una fisarmonica blu, regalando al pubblico un momento di evidente emozione. La musica ha cucito i fili della memoria, proiettandoli nel presente.
Questi passaggi non si sono limitati a impreziosire la scaletta, ma hanno suggerito una grammatica affettiva dentro cui il libro trova il proprio ritmo. Le citazioni musicali, l’omaggio agli artisti evocati e la voce dell’autrice hanno costruito un tessuto che unisce ricordo, scena e vita. La coralità dell’evento ha reso evidente come il percorso di Emanuela si alimenti di incontri, legami e rimandi culturali, offrendo a chi ascolta un ingresso diretto nel laboratorio emotivo da cui il volume ha preso forma.
Tra set, palcoscenici e talk: un itinerario professionale raccontato dall’interno
“TIT TOC” attraversa con passo deciso i luoghi che hanno segnato la carriera dell’autrice: fiction di successo, partecipazioni a reality, esperienze teatrali, talk show, programmi di approfondimento, serate live e l’universo del gossip. La narrazione non elenca, ricostruisce. Ogni approdo professionale diventa una lente per comprendere dinamiche, equilibri e retroscena. Il volume privilegia un punto di vista interno, in cui l’osservazione del contesto dialoga con la responsabilità del ruolo e con la consapevolezza maturata nel tempo.
Ne emerge un racconto che respinge l’agiografia e preferisce la chiarezza di uno sguardo diretto: Emanuela adotta un registro limpido, privo di filtri, e lo impiega per illuminare aneddoti, storie personali, segreti e curiosità che spesso restano dietro le quinte. La pagina dischiude sfumature e contraddizioni, senza indulgere a compiacimenti. La concretezza dell’esperienza accredita la testimonianza, restituendo un mestiere vivo, fatto di prove, passaggi e verifiche continue, in cui l’identità professionale si modella a contatto con realtà mutevoli.
Ferite, resilienza e un invito alla tenacia personale
Il volume non elude temi complessi: bullismo in adolescenza, anoressia, dipendenza emotiva. L’autrice affronta questi snodi con sobrietà, collocandoli nel quadro di un mondo percepito talvolta come ostile e superficiale, in cui regole e valori appaiono rovesciati. La forza del testo sta nel mostrare il percorso con cui tali condizioni sono state attraversate e superate, senza semplificazioni. Il dolore è nominato, ma è la costruzione di un esito possibile a sorreggere la narrazione.
La risposta indicata da Emanuela è la ricerca del sogno autentico, personale e non delegabile: riconoscerlo, custodirlo, perseguirlo “contro tutto e contro tutti”. L’invito a non arrendersi e a non sentirsi mai sbagliati attraversa il libro come una linea maestra. Non si tratta di un proclama, ma di un orientamento pratico nato dall’esperienza. La resilienza diventa così criterio operativo e testimonianza, offrendo al lettore un orizzonte di senso a partire da vicende reali, misurate nel loro concreto farsi.
Un’autobiografia che interroga il lettore
“TIT TOC” è presentato come opera autobiografica intensa e autentica, capace di trascendere la semplice memoria personale. Ogni episodio funziona da chiave interpretativa per temi condivisi: sogni infranti, delusioni, amicizie, tradimenti, amori e incontri che incidono il destino. L’assenza di orpelli retorici consente alla materia narrativa di emergere con nettezza, chiamando in causa chi legge e invitandolo a misurarsi con ciò che riconosce come proprio.
La promessa del testo è quella di un viaggio nell’animo umano che, pur partendo da una vicenda individuale, intercetta una dimensione comune. In ogni racconto affiora un frammento condiviso, una sensazione, un nodo che appartiene a molti. Un filo rosso lega differenze e unicità, suggerendo che la prossimità tra le esperienze supera quanto spesso si è disposti ad ammettere. In questo orizzonte, l’autrice espone sé stessa e, insieme, restituisce uno spazio di rispecchiamento al lettore.
