Una suoneria nel cuore della notte, scambiata per pubblicità indesiderata, ha preceduto una notizia destinata a cambiare una vita. Mary Brunkow ha scoperto solo più tardi che quel numero dalla Svezia era l’annuncio del Nobel per la Medicina 2025, condiviso con Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi, per scoperte che hanno rivoluzionato l’immunologia.
Una notte qualunque trasformata in storia
Il racconto inizia con un dettaglio che fa sorridere e avvicina la scienza al quotidiano. Il telefono vibra, appare un prefisso svedese, e Brunkow lo silenzia convinta che si tratti di spam. Torna a dormire. Solo più tardi, attorno alle 4.30, la scena cambia: seduta al tavolo della cucina, lei, il marito e il cane—un trio spaesato ma partecipe—mentre la realtà prende forma. A ricordarle che non è un sogno è la voce di Adam Smith, che per l’outreach del Nobel raccoglie a caldo le prime reazioni. È lì che emergono stupore autentico, gratitudine e quella schiettezza disarmante di chi confessa di non averci creduto, neppure per un istante.
La telefonata ufficiale, come da tradizione, era stata fatta dal segretario generale dell’Assemblea dei Nobel, Thomas Perlmann; l’ora, l’adrenalina e l’incredulità hanno fatto il resto. Nel mosaico di quei minuti concitati, ogni tassello è umano: l’incredulità del marito che parla con sconosciuti nel cuore della notte, l’animale di casa che coglie l’agitazione e la trasforma in curiosità, e l’abitudine di tanti a ignorare numeri esteri per prudenza. È un frammento di vita che racconta più di mille comunicati: quando la scienza bussa, spesso lo fa senza preavviso.
Dal difetto nascosto alla regola che governa l’equilibrio
Dietro quel riconoscimento c’è un percorso che Brunkow definisce, con autoironia, una “sfacchinata molecolare”. Con Fred Ramsdell, la scienziata si avvicina al problema partendo da un fenotipo misterioso osservato nei topi: un’alterazione minima, quasi invisibile nella sequenza, capace però di produrre effetti profondi sull’intero sistema immunitario. Da lì, la risalita paziente verso il gene responsabile e la sua posizione, fino a identificare Foxp3, la leva genetica che programma le cellule T regolatorie e ne guida la funzione di soppressione della risposta immune. Il potere della genetica, dirà lei stessa, sta nell’unire puntini lontani e far emergere un disegno.
Quel filo, teso tra il modello murino e rari casi pediatrici umani, ha rivelato una sovrapposizione genetica determinante: un indizio dopo l’altro, fino al tassello chiave. La comprensione del ruolo di Foxp3 ha chiarito perché le T regolatorie impediscano al sistema immunitario di rivolgersi contro il corpo che dovrebbero difendere, aprendo una stagione nuova per la medicina. È un lavoro corale, come sottolinea la stessa Brunkow: servono competenze diverse, sguardi che si incastrano, pazienza di gruppo. La ricerca, prima di ogni altra cosa, è un’impresa collettiva capace di trasformare una “piccolissima alterazione” in conoscenza che cura.
Il premio, i compagni di viaggio e una disciplina riscritta
L’Assemblea dei Nobel del Karolinska Institutet ha assegnato il riconoscimento 2025 a Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per le scoperte sulla tolleranza immunitaria periferica, l’insieme di meccanismi che impediscono alle cellule immuni di colpire i tessuti sani. Una pagina che ha spinto l’immunologia oltre i confini tradizionali, creando nuove prospettive terapeutiche per patologie autoimmuni e, per contrasto, fornendo strumenti concettuali utili anche all’oncologia. Un traguardo che riconosce la solidità di anni di dati, esperimenti, confronto serrato tra laboratori e continenti.
Il premio, annunciato a Stoccolma, prevede la ripartizione di 11 milioni di corone svedesi. Ma la cifra è solo la cornice di un contenuto che ha ridisegnato concetti fondamentali. Sakaguchi aveva individuato già nel 1995 una popolazione di linfociti con funzione regolatoria; gli studi guidati da Brunkow e Ramsdell avevano poi collegato mutazioni di Foxp3 a difetti immunitari nei topi, gettando un ponte verso le malattie umane. L’intreccio di queste scoperte ha reso più chiaro il linguaggio con cui il sistema immunitario si mantiene in equilibrio, evitando l’autolesione.
La rivoluzione silenziosa dei metodi
Brunkow lo sottolinea con lucidità: oggi quegli esperimenti si farebbero in modo diverso. La tecnologia ha compresso tempi e ampliato possibilità, ma resta intatto il cuore del mestiere: formulare la domanda giusta e piegare gli strumenti disponibili a un obiettivo chiaro. La scienza cambia forma, ma continua a chiedere visione, rigore e la capacità di accettare che ogni risultato sia il prodotto di molte mani. In questo senso, la storia di Foxp3 e delle T regolatorie è un manuale di metodo tanto quanto una scoperta.
Non stupisce, allora, che la prima reazione della nuova laureata sia stata riportare il merito alla squadra. Nelle sue parole c’è la consapevolezza di chi ha visto la ricerca trasformarsi e sa che nessuna intuizione, da sola, basta. Serve un’orchestra di competenze, dall’analisi genetica alle tecniche di biologia cellulare, dal disegno sperimentale alla lettura clinica. È qui che la comunità scientifica mostra la sua forza: nell’armonizzare saperi che, combinati, diventano cura potenziale.
Un quadro verificato, oltre l’aneddoto
Abbiamo verificato i passaggi chiave incrociando l’annuncio ufficiale del Karolinska Institutet rilanciato dalle principali agenzie e testate internazionali, con la telefonata di reazione pubblicata da Nobel Prize Outreach. La nostra fonte primaria resta l’agenzia Adnkronos, storicamente affidabile su questo dossier, affiancata dai dispacci della Associated Press e dai lanci Reuters, oltre ai materiali divulgativi delle istituzioni accademiche coinvolte. Un percorso di conferme essenziale per restituire al lettore un racconto puntuale e responsabile.
In questa cornice, anche i dettagli più umani—dalla chiamata non risposta al cane confuso—assumono valore documentale perché arrivano da una fonte diretta, la breve conversazione registrata con Adam Smith. La cronaca della notte si allinea così al profilo scientifico del premio: le cellule T regolatorie e il gene Foxp3 spiegano perché il sistema immunitario non ci danneggia, mentre la storia della telefonata racconta come la scienza, spesso, entri in casa senza cerimonie.
Domande lampo sulla notte del Nobel
Perché Brunkow non ha risposto alla prima chiamata? Ha visto un numero dalla Svezia in piena notte e lo ha scambiato per spam, disattivando il telefono prima di tornare a dormire.
Chi l’ha informata ufficialmente del premio? La chiamata formale arriva dal segretario generale dell’Assemblea dei Nobel, Thomas Perlmann; le prime parole raccolte a caldo sono state affidate all’intervista di Adam Smith per l’outreach del Nobel.
Qual è il cuore scientifico del riconoscimento? L’identificazione e il ruolo delle cellule T regolatorie e del gene Foxp3 nella tolleranza immunitaria periferica, che evita che le difese attacchino i tessuti sani.
Chi condivide il Nobel con Brunkow? Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi, protagonisti di contributi complementari che hanno consolidato il quadro della regolazione immunitaria.
Una conclusione che parla di metodo, umiltà e comunità
Questa storia ci ricorda che la grande scienza nasce spesso da gesti comuni: un telefono spento, un tavolo di cucina, un dialogo all’alba. Ma quando la trama si allarga—dai topi di laboratorio alle corsie d’ospedale—capisci che dietro c’è molto più di un’intuizione. C’è il lavoro di squadra, quella somma di talenti che rende possibile trasformare una variazione genetica minuscola in un cambio di paradigma. È qui che il racconto della notte si salda con la sostanza del premio.
Nel dare conto di questi passaggi, la nostra voce resta quella di un giornalismo che punta alla verifica e alla responsabilità, attento alle parole e alle persone. La telefonata scambiata per spam è un’immagine potente: dice che la realtà supera l’abitudine, e che la conoscenza, quando arriva, chiede attenzione. È questo lo spirito che vogliamo trasmettere: curiosità, rigore e rispetto per chi, con pazienza, costruisce risultati che toccano la vita di tutti.
