Stephen King è finito al centro di un’ondata di rimozioni nelle biblioteche scolastiche statunitensi. Nel nuovo rapporto di PEN America per l’anno 2024-2025 emergono dati che lo collocano come l’autore più escluso dagli scaffali: un segnale che racconta un Paese attraversato da tensioni culturali e battaglie sull’educazione.
Un primato che pesa: numeri, tempi e luoghi
Il quadro tracciato da PEN America il 1 ottobre 2025 parla chiaro: tra luglio 2024 e giugno 2025 sono state registrate 6.870 istanze di rimozione di libri nelle scuole pubbliche. In questo scenario, Stephen King risulta l’autore più colpito, con 87 opere interessate e 206 episodi di censura riconducibili ai suoi titoli. L’organizzazione per la libertà d’espressione definisce la situazione una “normalizzazione” delle rimozioni, una routine che scivola nell’ordinario e incide direttamente sull’accesso degli studenti alla lettura. Il dato è in calo rispetto al picco dell’anno precedente, ma resta ampiamente sopra i livelli pre-2022, confermando una tendenza che non accenna a rientrare.
Questa stagione di divieti ha una geografia precisa. Florida, Texas e Tennessee trainano il fenomeno: la Florida guida per numero di rimozioni con 2.304 interventi, mentre il Texas ne conta 1.781 e il Tennessee 1.622. Non si tratta di episodi isolati: dal 2021, PEN America ha censito quasi 23.000 casi attraverso 45 Stati e 451 distretti scolastici. Una mappa che racconta un’America divisa anche sul terreno dei libri, con differenze marcate da Stato a Stato e persino da contea a contea.
La “normalizzazione” delle rimozioni: che cosa significa davvero
L’espressione scelta da PEN America – normalizzazione – pesa perché suggerisce un cambio di fase: non più eccezioni rumorose, ma meccanismi amministrativi, liste “no read”, linee guida e circolari che rendono ordinario l’atto di togliere un libro da una biblioteca scolastica. Il rapporto descrive strumenti diversi – leggi, direttive, etichettature fuorvianti – che spostano l’attenzione dalla verifica didattica al sospetto preventivo, riducendo la discrezionalità di bibliotecari e docenti. È l’ombra lunga di un clima che trasforma il libro in terreno di contesa ideologica permanente.
Se le rimozioni 2024-2025 sono inferiori al record 2023-2024, il passo indietro non basta a ricomporre il quadro. Un’analisi precedente di PEN America aveva registrato oltre 10.000 istanze nell’anno scolastico 2023-2024, con più di 4.000 titoli unici interessati. La curva resta dunque alta, segnalando una politicizzazione che ha superato il punto di non ritorno e che continua a riverberarsi nelle aule e nelle biblioteche, ben oltre l’emergenza del momento.
Il triangolo caldo: Florida, Texas, Tennessee
Nella Florida del governatore Ron DeSantis, le rimozioni si inseriscono in un quadro normativo pensato per contenere ciò che viene percepito come “indottrinamento ideologico”. Le cifre raccolte da PEN America restituiscono un primato numerico che non è episodico ma strutturale, con interi distretti impegnati in revisioni serrate dei cataloghi. A ruota seguono Texas e Tennessee, dove la spinta normativa e le pressioni comunitarie hanno alimentato un apparato di controlli capace di incidere in profondità sulla proposta libraria a disposizione degli studenti.
La discussione pubblica, specie in Texas, si è spesso spostata nelle aule dei tribunali. Alcune leggi – come quelle che chiedono ai librai classificazioni obbligatorie dei contenuti – hanno trovato resistenze nei tribunali federali, a dimostrazione di un braccio di ferro istituzionale che non si risolve con un tratto di penna. Ciò che rimane, intanto, è una quotidianità amministrativa in cui dirigenti e bibliotecari oscillano tra il timore di sanzioni e l’urgenza di garantire pluralità.
Temi sensibili e autori nel mirino
Le motivazioni addotte per togliere un libro dagli scaffali ricorrono: identità LGBTQ+, rappresentazioni di razza e razzismo, scene di violenza e contenuti sessuali. Nel computo dell’ultimo anno, oltre ai titoli di Stephen King, spiccano le rimozioni relative a autrici come Ellen Hopkins, Sarah J. Maas e Jodi Picoult. In cima alla classifica per singolo titolo più bandito figura anche “A Clockwork Orange” di Anthony Burgess, segno che la scure tocca tanto i classici quanto la narrativa contemporanea.
Lo sguardo dei bibliotecari, stretto fra norme e richieste dei distretti, racconta un lavoro che non è più soltanto curatela culturale, ma gestione di controversie. Le scelte sugli scaffali, pensate per riflettere pluralità e crescita critica, vengono filtrate attraverso checklist e pressioni esterne. Anche l’American Library Association ha registrato, negli ultimi anni, un volume di contestazioni e “soft censorship” ben superiore al periodo pre-2020, segnalando che il problema non riguarda solo le scuole ma anche le biblioteche pubbliche.
La voce di King e l’eco nel dibattito pubblico
Di fronte ai numeri, Stephen King ha reagito con la franchezza che lo contraddistingue, affidando ai social un messaggio netto: invita a leggere prima di giudicare, respingendo l’idea che una morale autoproclamata debba decidere per tutti. Stando ai dati raccolti da PEN America, 87 sue opere sono state coinvolte in 206 episodi di rimozione nel 2024-2025: tra i titoli più colpiti compaiono classici del suo catalogo come Carrie e The Stand.
Il successo globale dell’autore di It, Shining e Carrie non lo ha messo al riparo dalle polemiche. La dimensione pubblica della sua scrittura – capace di affrontare paure, margini, conflitti generazionali – si intreccia con prese di posizione politiche spesso critiche verso il trumpismo. In un contesto in cui termini come “woke” diventano armi lessicali, anche la narrativa può essere letta come campo di battaglia. Ma togliere un libro non cancella le domande che pone; le sposta altrove, e le rende ancora più urgenti.
Domande rapide, risposte schiette
Perché i libri di Stephen King risultano tra i più rimossi? Le statistiche di PEN America per il 2024-2025 mostrano che 87 opere di King hanno avuto 206 rimozioni, spesso per temi ritenuti sensibili: violenza, sessualità, adolescenza in conflitto con l’autorità. È un mix che, nel clima politico attuale, diventa cartina di tornasole. Il punto, però, non è il gusto personale: è il diritto degli studenti a confrontarsi con storie complesse senza filtri imposti dall’alto.
La situazione sta migliorando o peggiorando rispetto all’anno precedente? Le istanze scendono da oltre 10.000 del 2023-2024 a 6.870 nel 2024-2025, ma restano molto sopra i livelli pre-2022. Il calo non modifica la natura strutturale del fenomeno: la “normalizzazione” descritta da PEN America racconta procedure ormai codificate e difficili da invertire senza scelte politiche e amministrative chiare, oltre a un sostegno pubblico alla libertà di lettura.
Quali Stati guidano oggi la rimozione di libri? La graduatoria è dominata da Florida, Texas e Tennessee. La Florida registra 2.304 interventi nel 2024-2025; il Texas 1.781 e il Tennessee 1.622. Questi numeri, consolidati da un contesto normativo e da pressioni locali, dimostrano una concentrazione geografica del fenomeno che incide sull’offerta educativa di milioni di studenti e sulla serenità dei professionisti che curano le biblioteche.
Che ruolo hanno bibliotecari e dirigenti scolastici? Si trovano su una linea delicata: dover applicare leggi e direttive, rispondere a comunità e famiglie, e al contempo mantenere la missione educativa dell’accesso libero e pluralista. Le testimonianze raccolte da ALA parlano anche di “soft censorship”, ossia pratiche che non fanno notizia ma limitano di fatto la disponibilità dei libri. È qui che si gioca la partita quotidiana.
Il nostro sguardo non arretra
Raccontare questa vicenda significa misurare la temperatura di una democrazia attraverso le sue biblioteche. Le cifre non sono fredde contabilità, ma la storia concreta di studenti che incontrano – o perdono – un libro al momento giusto. La cultura vive di domande, non di divieti permanenti: e la discussione pubblica, per avere senso, ha bisogno di lettori che possano scegliere, capire, dissentire. È qui che la scuola mette radici.
Quando un romanzo di Stephen King scompare da uno scaffale, non scompare la realtà che quel romanzo illumina: resta, si fa più complessa, cerca parole nuove. Il compito dell’informazione è osservare senza cedere agli slogan, tenere insieme i dati di PEN America e le battaglie civili di ALA, e ricordare che l’educazione non è mai un automatismo, ma una promessa che si rinnova a ogni pagina.
