LAVU’, cantautrice toscana, irrompe nella scena con “Ci voleva”, un debutto sostenuto dall’esperienza di Marco Falagiani. Un brano nato da un’urgenza personale che fende la routine e riaccende il respiro, tra concretezza e visioni.
Un esordio che parla di respiro e urgenza
Non una canzone d’amore in senso stretto, ma un invito a riemergere dal grigiore quotidiano: “Ci voleva” di LAVU’ nasce come gesto necessario. L’autrice sceglie un linguaggio diretto, volutamente essenziale, per trasformare la stanchezza di ore uguali in un’energia che rimette in moto. La ripetizione del titolo diventa un richiamo che non molla la presa, un ritmo che insiste e infine libera. In questo equilibrio tra impulso e controllo, la canzone si fa approdo immediato per chi cerca un varco tra l’alienazione e la possibilità di ritrovare una misura umana.
Il cuore del brano sta proprio nell’idea di una presenza capace di cambiare la rotta. LAVU’ cattura l’attimo in cui qualcosa irrompe e ribalta il senso delle cose, trasformando la fatica in racconto condiviso. È una scintilla che non promette salvezze romantiche, ma un gesto minimo e decisivo: l’ossigeno che mancava. La semplicità è scelta stilistica e visione poetica, perché non serve ornare ciò che è urgente. La voce insiste, ripete, stringe il fuoco su un bisogno collettivo: una pausa, un respiro, un ritorno a sé senza pietismi né retorica.
La mano esperta di Marco Falagiani alle spalle di LAVU’
Alle spalle di questo debutto c’è la guida di Marco Falagiani, compositore, paroliere, arrangiatore e produttore artistico tra i nomi più riconoscibili della musica italiana contemporanea. La sua firma attraversa brani che hanno segnato epoche: dalla musica di “Gli uomini non cambiano” portata a Sanremo 1992 da Mia Martini, alla coautorialità di “Non amarmi” con Aleandro Baldi e Francesca Alotta, vincitore nella sezione Novità nello stesso anno. Premi e riconoscimenti per le colonne sonore, come quelle di “Mediterraneo” (Oscar 1992), tracciano una traiettoria solida e autorevole.
La sua lunga collaborazione con Giancarlo Bigazzi e il lavoro con artisti come Mia Martini, Marco Masini, Umberto Tozzi, Anna Oxa e Fabrizio Moro raccontano un mestiere coltivato con rigore e talento. Con quattordici partecipazioni al Festival di Sanremo, tre vittorie nella categoria Giovani e una tra i BIG, Falagiani porta in dote a LAVU’ quella sapienza artigianale che rende un esordio credibile e potente. La sua presenza non invade, orienta: mette a fuoco, cesella, aiuta a far emergere la voce dell’artista senza ingabbiarla.
Il linguaggio pop come rito contemporaneo
“Ci voleva” è una traccia pop pensata per un tempo in affanno. La ripetizione del ritornello si fa rito: semplice, tenace, catartico. La canzone prende per mano la fatica e la trasforma in linguaggio condiviso, fino a diventare un gesto corale. Non cerca scorciatoie emotive e rifugge l’enfasi gratuita: preferisce la verità nuda di un bisogno che accomuna molti. In questo equilibrio, l’ossessione positiva del motivo centrale diventa segno identitario, marchio che resta addosso e libera.
Le immagini che punteggiano il brano — un impatto come un meteorite, l’idea di pianeti che si allineano, brillanti nascosti che emergono — costruiscono un immaginario che non è fuga, ma mappa. La dimensione terrestre incontra quella simbolica: tra concretezza e visione, la canzone indica un orientamento interiore. Il quotidiano non viene negato, viene attraversato. Così il pop si allarga e prende respiro, ospitando piccole epifanie che parlano a chi riconosce in sé la stessa urgenza di ricominciare.
Dalla pagina al set: il videoclip e la squadra
La regia del videoclip ufficiale è affidata a Marzio Benelli, compositore, arrangiatore, fonico e mente visiva del progetto. La fotografia porta la firma di Duccio Brunetti, mentre il contributo di Filippo Quaresimi (hair stylist & make up) completa l’insieme. L’idea è tradurre in immagini ciò che la canzone già suggerisce: dettagli intimi e aperture ampie, contrasti che restituiscono l’urgenza del brano senza sovrastarla. Un’estensione naturale della musica, che rafforza il carattere diretto e insieme evocativo del pezzo.
Benelli arriva da una carriera solida, con collaborazioni che spaziano da James Tayor a Lucio Dalla, da Skin a Claudio Baglioni, Renato Zero e Antonello Venditti. La sua sensibilità tecnica e narrativa garantisce la coerenza tra suono e sguardo, tra ritmo e montaggio. In questo contesto, la canzone non viene illustrata, ma amplificata: trova una seconda voce nelle immagini, in una grammatica visiva che rispetta il respiro del brano e lo consegna allo spettatore con chiarezza e calore.
Una scrittura tra terra e cielo
“Ci voleva” nasce in un pomeriggio d’estate, scritto da LAVU’ con la lucidità di chi vuole togliere il superfluo. La traccia prende forma intorno a un contrasto nitido: da un lato la routine fatta di lavori interminabili, alienazione, ipocrisie; dall’altro l’irruzione di una presenza che sposta l’asse e offre una direzione nuova. È un equilibrio tra concretezza e simbolismo, tra disincanto e bisogno di verità, dove ogni immagine diventa un appiglio per nominare ciò che altrimenti sfuggirebbe.
Nelle intenzioni dell’artista, la canzone racchiude l’idea di incontro e scossa, quel qualcosa che ribalta la vita e rimette in circolo il desiderio. LAVU’ ha cercato una scrittura immediata, facile da ricordare, capace di incarnare l’ossessione positiva di un bisogno irrinunciabile. Il racconto personale si apre così a significati più larghi, portando nel pop italiano un respiro quasi cinematografico: il quotidiano si misura con il cosmico, e il dettaglio diventa segnale di un orizzonte più grande.
Un primo capitolo che apre un percorso
“Ci voleva” è il nome di una scossa che riporta al centro, in un tempo in cui il respiro sembra sfuggire. La canzone intercetta un sentimento diffuso: la necessità di fermarsi, di riconoscersi, di lasciare che un urto buono rimetta a posto le cose. Non ci sono proclami, soltanto la forza di una formula che torna, insiste e libera, come un piccolo rito contemporaneo che parla a chi si sente travolto dalla corsa quotidiana.
Questo debutto segna l’inizio di un cammino in cui LAVU’ unisce l’immaginario del cosmo alla concretezza di emozioni reali, vissute nella fatica dei giorni e rischiarate da incontri che cambiano la rotta. Con il sostegno di Marco Falagiani e la regia di Marzio Benelli, il progetto trova una forma compiuta: suono, parole e immagini convergono per raccontare una necessità semplice e potente. E quello che resta, alla fine, è la percezione chiara di un respiro ritrovato.
