Le città stanno cambiando pelle e chiedono a tutti di fare la propria parte. A Bari, un confronto pubblico ha messo a nudo ambizioni e ritardi: risorse ci sono, idee anche, ma la distanza tra Nord e Sud resta. Per colmarla servono competenze, buona governance e scelte coraggiose, altrimenti il sogno delle smart city resterà incompiuto.
Un confronto a Bari
Al Politecnico di Bari, un convegno promosso dall’Osservatorio sull’Innovazione del Mezzogiorno insieme a Fondimpresa e all’Università pugliese ha riunito esperti, mondo accademico e rappresentanti delle imprese per misurare lo stato dell’arte delle smart city. L’orizzonte è chiaro: città come ecosistemi capaci di mettere tecnologia e innovazione al servizio del benessere diffuso, riducendo le disuguaglianze e generando impatto sociale. La promessa è grande, la posta in gioco ancora più alta, perché riguarda la qualità della vita di comunità intere.
L’Italia non parte da zero. Grazie al PNRR, sono stati allocati oltre 10 miliardi di euro per progetti di città intelligenti e quasi la metà dei Comuni ha già avviato iniziative dedicate. Eppure, i ritardi permangono, in particolare nel Mezzogiorno. La direzione è quella giusta, ma il ritmo non è uniforme: tra territori che accelerano e altri che arrancano si crea una frattura che rischia di frenare l’intero sistema, se non si interviene con rapidità e metodo.
Dati, risorse e il nodo della governance nella corsa italiana alle città intelligenti
Secondo Andrea Troisi, direttore dell’Osservatorio, nel 2024 il mercato nazionale delle smart city ha superato la soglia del miliardo di euro, con una crescita del 5%, pur restando al di sotto della media europea. Oltre il 40% delle risorse territoriali del PNRR è indirizzato al Mezzogiorno, un segnale concreto di attenzione. Il vero banco di prova, però, non è soltanto economico: conta la capacità di trasformare finanziamenti in soluzioni efficaci, misurabili e durature.
Il tema più delicato è la governance. Ogni progetto deve rispettare criteri di privacy, sicurezza, sostenibilità ed efficienza, dentro una logica di “multicompliance” che richiede regia e competenze. E le partnership contano: oggi solo il 16% dei Comuni ha attivato collaborazioni pubblico-private, nonostante il loro potenziale nel rafforzare progettazione, implementazione e manutenzione delle iniziative. Senza una regia capace di tenere insieme norme, processi e risultati, la tecnologia da sola non basta.
Competenze come infrastruttura
Il capitale umano è la vera infrastruttura delle città intelligenti. Il 47% dei Comuni indica la carenza di competenze come ostacolo principale, ancor più della disponibilità di fondi. Livio Tenerelli, presidente dell’Osservatorio, sottolinea un dato impegnativo: solo il 46% degli italiani possiede competenze digitali di base e nel Sud la quota scende ulteriormente. Se non si rafforza la preparazione delle persone, anche il miglior piano di investimenti rischia di non produrre i risultati attesi.
Per questo servono percorsi formativi mirati: giovani laureati nelle discipline ICT da valorizzare e personale della Pubblica amministrazione da aggiornare con continuità. È qui che l’Osservatorio rivendica la propria missione: osservare e monitorare la spesa pubblica in innovazione e intelligenza artificiale, due ambiti che possono crescere soltanto se sostenuti da una preparazione adeguata. L’innovazione funziona quando incontra persone pronte a usarla bene, traducendo strumenti in servizi utili, accessibili e sicuri.
Formazione continua e il ruolo di Fondimpresa nel raccordo tra imprese e PA
Il quadro italiano dell’innovazione resta complesso. I dati OCSE segnalano miglioramenti nella formazione continua dei dipendenti, ma il Paese rimane sotto la media europea. La distanza si riduce, ma non abbastanza. Qui si inserisce il contributo di Fondimpresa: su questo fronte, negli ultimi anni, è stato svolto un lavoro intenso, con l’obiettivo di consolidare la crescita delle competenze dove l’innovazione si gioca davvero, cioè nei processi e nelle persone.
Mario Moioli, responsabile delle Relazioni esterne di Fondimpresa, rilancia l’impegno a finanziare la formazione continua per rafforzare le competenze dei dipendenti delle imprese private coinvolte nei progetti di città intelligenti. L’innovazione urbana passa da una reale integrazione tra privati e Pubblica amministrazione: una collaborazione organica, quotidiana, che unisca obiettivi e strumenti. Quando chi decide, chi progetta e chi opera sul campo dialogano davvero, il cambiamento diventa possibile.
Il divario del Sud e l’occasione da non mancare
Il Sud sconta un ritardo evidente: i servizi pubblici digitalizzati si fermano al 40% e la connettività domestica è più bassa di 7 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Questa frattura tecnologica pesa sulla qualità della vita e sulle opportunità di crescita. Non si tratta solo di reti e piattaforme, ma di pari diritti di cittadinanza digitale, accesso ai servizi e competitività dei territori nel medio periodo.
Per Troisi e Tenerelli, i fondi del PNRR destinati al Meridione sono un’occasione irripetibile, a patto di calibrarli sulle vocazioni locali: turismo, agricoltura, energie rinnovabili e valorizzazione culturale. L’innovazione deve diventare smart land, un modello che unisca città e aree interne. Servono governance evoluta, competenze diffuse e risorse gestite con responsabilità. La smart city non è solo sensori e algoritmi: è visione e coraggio, per mettere al centro persone e territori e costruire comunità più vivibili, attrattive e inclusive.
