Jennifer Lopez abbraccia finalmente il musical sul grande schermo, coronando un desiderio nato da bambina e coltivato per tutta la vita. Un ritorno che profuma di sfida e rinascita: canto, danza e recitazione si intrecciano in un’unica prova d’artista, costruita su una storia che parla di libertà, identità e potere dell’immaginazione.
Un sogno che si fa scena, luci e respiro
Lo confessa con la serenità di chi ha atteso a lungo: per Lopez questo progetto è l’approdo naturale di una carriera che non ha mai smesso di cercare il passo successivo. La spinta nasce da un’urgenza intima: rimettere al centro l’incanto del cinema e dell’immaginazione, ricordando che le etichette si sciolgono davanti a sentimenti che restano umani, fragili e forti. È da qui che prende forma Kiss of the Spider Woman, film che la vede incarnare una diva sfuggente e magnetica, proiezione dei sogni di un altro personaggio e al tempo stesso presenza concreta che trasforma ogni scena in un piccolo miracolo di ritmo e visione. Il risultato è un invito a guardare oltre gli stereotipi, con naturalezza e coraggio.
Il titolo, che custodisce in sé una seduzione fatale e una liberazione possibile, le consente di mescolare virtuosismo e vulnerabilità. Il musical chiede disciplina: numeri coreografici che pulsano, canzoni che si appoggiano alla storia senza sovrastarla, dettagli che pesano (letteralmente e simbolicamente) su costumi e movimenti. Nelle clip mostrate in anteprima, l’energia fisica dell’artista e la cura quasi d’atelier delle sequenze musicali raccontano il lavoro di una squadra che ha trovato il proprio baricentro nella classicità aggiornata al presente, con un gusto per l’eccesso tenuto sempre sotto controllo.
Due uomini, una cella: quando la fantasia scardina le sbarre
L’anima del racconto vive in una cella di Buenos Aires, nell’Argentina del 1983: Valentín, rivoluzionario marxista temprato dalla lotta, e Molina, vetrinista omosessuale incarcerato per la sua identità, sono costretti alla convivenza. All’inizio il loro mondo è inconciliabile: ideologia da una parte, rifugio nel cinema dall’altra. Poi la parola, i dettagli, il racconto minuzioso di un film immaginato – con protagonista la diva Ingrid Luna – accendono colori, musica, visioni. La prigione si fa palcoscenico: i due evocano una pellicola dentro la pellicola, e quella fuga immaginata diventa ponte fragile ma tenace tra solitudini che imparano a riconoscersi.
Tra confessioni e sacrifici, l’inaspettata tenerezza scalfisce il cemento. L’amore viaggia fuori dai binari del giudizio, e nella cella pensata per spezzare gli animi cresce la possibilità di una cura. Intorno, come un’ombra che incanta e inquieta, si muove la Donna Ragno: richiamo irresistibile, promessa di metamorfosi. È lei a guidare verso un epilogo struggente e inevitabile, quel tipo di conclusione che lascia il pubblico sospeso tra il desiderio di restare e la necessità di accettare ciò che il tempo, e la scelta, impongono. Le radici di questa storia affondano nel romanzo di Manuel Puig e nell’omonimo musical firmato da John Kander, Fred Ebb e Terrence McNally, qui reimmaginati per il cinema.
Dietro la macchina da presa, l’artigianato di Bill Condon
Bill Condon dirige e scrive per lo schermo un adattamento che rispetta l’impianto teatrale e lo traduce in una grammatica cinematografica rigorosa e seducente. L’attenzione per i numeri musicali, la loro integrazione nel racconto e l’equilibrio tra spettacolo e intimità rivelano la mano di un regista che conosce i tempi del palcoscenico e li piega alla logica dell’inquadratura. Al suo fianco, un cast che unisce intensità e misura: Diego Luna in un Valentín tutto nervi e ideali, Tonatiuh in un Molina di sfumature e grazia dolorosa, e Jennifer Lopez che attraversa più volti e più maschere dentro la stessa figura di diva evocata.
Questo percorso è approdato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival il 26 gennaio 2025, in un clima di emozione condivisa in sala; ora guarda alle sale statunitensi con un’uscita fissata per venerdì 10 ottobre 2025, data che segna il debutto americano del film. La distribuzione italiana resta in attesa di indicazioni ufficiali, segno di un percorso internazionale che si sta definendo passo dopo passo, anche alla luce dell’interesse critico e del richiamo popolare del progetto.
Latinità, memoria e appartenenza: voci che risuonano
La partitura emotiva del film vibra di riferimenti alla comunità latina, alla tradizione teatrale e a un certo modo di fare cinema che abita la memoria collettiva. Diego Luna rilegge il legame tra teatro e settima arte come una continuità naturale: l’andatura delle riprese, l’artigianato delle scenografie, la vicinanza agli attori. È un omaggio sotterraneo alla formazione di chi è cresciuto tra quinte e platee, e oggi ritrova nel set quell’energia verticale che sostiene i passaggi più rischiosi della narrazione. Dentro questo tessuto, la musica non è decorazione: diventa atto di resistenza intima, fiammata che illumina anche il buio più ostinato.
Anche per Lopez c’è un filo che riporta all’infanzia, quando i musical – su tutti West Side Story – hanno acceso la sensazione di essere finalmente rappresentata. Oggi quell’eco diventa gesto professionale compiuto: la voce, il corpo, la presenza scenica lavorano insieme per raccontare un’idea di desiderio che non ha bisogno di binari per essere compresa. È in questa prospettiva che il film trova un suo respiro contemporaneo: parlare al presente senza sacrificare la classicità, affidando alla fantasia – e alla compassione – il compito di aprire spiragli nuovi dove sembrava non ci fosse più spazio.
Cosa c’è di nuovo, oggi
Alla vigilia dell’uscita statunitense, la promozione ha mostrato sequenze ad alto tasso di energia: Lopez canta “Her Name Is Aurora” con abiti-scultura che raccontano il lavoro minuzioso sui costumi e la fisicità delle coreografie, mentre il montaggio custodisce l’eleganza dei grandi musical classici. Queste anteprime confermano il baricentro estetico del film: Technicolor dell’anima, realtà e sogno che si inseguono. Sono indizi preziosi di un approccio che punta sul magnetismo della performance, senza perdere di vista la tenuta narrativa.
La data da segnare è venerdì 10 ottobre 2025 per le sale USA; per l’Italia non c’è ancora un calendario ufficiale. Nel frattempo, a New York l’artista ha scandito un tour promozionale tra apparizioni televisive e cambi d’abito che dialogano con la palette e i bagliori del film, un tassello ulteriore di una campagna che punta a valorizzare tanto la dimensione spettacolare quanto il cuore politico ed emotivo del racconto. Anche sul fronte industriale il progetto porta in dote la spinta produttiva di Artists Equity, la società fondata da Ben Affleck e Matt Damon.
Risposte in un lampo
Quando esce negli Stati Uniti? Venerdì 10 ottobre 2025.
E in Italia? La distribuzione non ha ancora una data ufficiale.
Chi sono i protagonisti? Diego Luna è Valentín, Tonatiuh è Molina, Jennifer Lopez interpreta la diva Ingrid Luna e altre figure immaginate.
Di cosa parla la storia? Due prigionieri nella Buenos Aires del 1983 usano il cinema come via di fuga emotiva, scoprendo una tenerezza che sfida violenza e pregiudizio.
Chi firma regia e musiche? Scrive e dirige Bill Condon; le canzoni sono di John Kander e Fred Ebb, con libro di Terrence McNally.
Il nostro sguardo, oggi
Raccontare questa storia significa affidarsi alla forza delle immagini e alla loro capacità di consolare e scuotere. Come redazione abbiamo verificato le informazioni con fonte primaria Adnkronos, integrando con aggiornamenti e conferme della stampa internazionale – tra cui testate come People, Entertainment Weekly, Ansa e i materiali di sintesi reperibili su banche dati editoriali – per restituire un quadro affidabile e completo in vista dell’uscita americana. In un tempo che tende a irrigidirsi, ricordare che l’immaginazione può unire ciò che sembra incompatibile è già una forma di resistenza.
