Dal 17 ottobre, il sipario del Teatro Albertino si apre su “Bar da Mù”, un musical originale che intreccia melodie popolari e temi di forte impatto sociale, con uno sguardo diretto sulla violenza di genere e su storie di coraggio. Un racconto che invita a riflettere, emozionarsi e sentirsi parte di una comunità più attenta e solidale.
Date e luogo
La nuova produzione debutta venerdì 17 ottobre e abbraccia due fine settimana consecutivi nella Capitale. La programmazione prevede repliche dal 17 al 19 ottobre e, a seguire, dal 24 al 25 ottobre, riportando l’attenzione del pubblico su una drammaturgia musicale che accosta leggerezza ed etica civile. L’avvio è confermato dal calendario ufficiale del teatro, che segnala l’appuntamento a partire dal 17 ottobre, con più date in serie per favorire la partecipazione del pubblico romano e non solo, in una sala da anni legata al tessuto sociale del quartiere.
La scelta del Teatro Albertino non è casuale: questo palcoscenico cittadino ha consolidato nel tempo una vocazione per i progetti capaci di far dialogare spettacolo e comunità. Qui approda “Bar da Mù”, scritto da Martina Ferrazzano, Raffaele Fracchiolla e Marianna Ferrazzano e interpretato dal Gruppo Teatrale de’ “I SognAttori” di San Giuda Taddeo. Un ritorno alla scena che porta con sé l’energia di una compagnia cresciuta tra laboratorio, impegno solidale e racconti che riflettono l’attualità con linguaggio accessibile e coinvolgente.
Un intreccio di vite sulla riva del Tevere
La Roma degli anni Trenta accoglie lo spettatore sulle sponde del Tevere, dentro un locale che è insieme rifugio e specchio della città: il “Bar da Mù”, guidato dalla determinata Claudia. In questo approdo di umanità ferita e resiliente, ognuno cerca una via d’uscita. Tra loro c’è Cesco, il cui cuore tradito vorrebbe rimettersi in marcia. La vita, però, impone un passaggio obbligato: dietro il bancone torna Marzia, la donna che lo lasciò senza una parola e che oggi è promessa sposa del temuto boss del quartiere. Un incontro che ribalta equilibri, riapre ferite e mette alla prova la capacità di scegliere il bene possibile.
Nel microcosmo del bar, il tempo alterna sorrisi e confessioni, danze collettive e pause silenziose. Bar da Mù usa la cifra popolare del musical per attraversare temi sensibili—tra cui la violenza di genere—senza arretrare, ma nemmeno indulgere nel sensazionalismo. L’umanità dei personaggi, le loro paure e il desiderio di riscatto restituiscono una narrazione che cerca nell’unione, nel mutuo sostegno e nella solidarietà la scintilla per resistere, proteggersi e ricominciare. È un’idea di comunità che vibra nella storia, nei dialoghi e nel gesto scenico, invitando lo spettatore a portare fuori dalla sala un impegno concreto.
La colonna sonora dal vivo
Il clima emotivo dello spettacolo nasce anche da una trama musicale che mescola repertori diversi e amatissimi. Brani di Mannarino, Vinicio Capossela e Fred Buscaglione—riarrangiati per l’occasione e interpretati dal vivo—compongono un paesaggio sonoro in cui la tradizione cantautorale italiana dialoga con l’energia teatrale. Ne scaturisce un tappeto di suoni riconoscibili e, insieme, rinnovati, pensato per scandire il ritmo narrativo e amplificarne i momenti di sospensione, consolazione o urgenza, quando la storia attraversa zone d’ombra e cerca spiragli credibili di speranza senza semplificazioni.
La scelta dei brani, in equilibrio tra afflato popolare e raffinatezza d’autore, affida alla musica il compito di innestare memoria e presente. Le voci del cast si intrecciano a strumenti e arrangiamenti che restituiscono alla scena la concretezza dell’evento live. Così i cori diventano abbracci collettivi, i ritmi più sostenuti sostengono i passaggi comici, mentre i momenti più lirici danno spazio alle fratture intime dei protagonisti. È un uso della canzone come “personaggio aggiunto”, capace di commentare e, talvolta, contraddire ciò che vediamo, amplificando l’empatia dello spettatore.
Una messa in scena che rievoca una Roma perduta
L’allestimento scenico firmato da Marianna Ferrazzano e Raffaele Fracchiolla ricostruisce un angolo di Roma sparita, tra insegne, legni e luci calde che rimandano ai locali sul fiume. È una scenografia di dettaglio, fatta di piccoli oggetti che raccontano chi li ha toccati e di prospettive che, con semplici cambi, accompagnano il passaggio dal brusio del bar ai pensieri dei singoli. Le coreografie di Marianna Ferrazzano legano i movimenti corali alle esigenze drammaturgiche, trasformando i numeri musicali in momenti di racconto fisico senza interrompere mai il flusso della storia.
Questa grammatica visiva e corporea non è mero contorno, ma sostanza. I quadri si susseguono con fluidità, sostenuti da luci che modulano le atmosfere retrò e consentono al pubblico di “abitare” il Bar da Mù come un luogo vero, dove le relazioni si stringono e si allentano di continuo. La resa d’insieme è quella di un teatro artigianale e rigoroso, attento alle risonanze emotive. Ogni entrata corale appare come un respiro collettivo, ogni focus sui protagonisti un invito a guardare con attenzione le zone fragili, lì dove le scelte diventano irreversibili.
Un messaggio sociale per tutte le età
Gli autori hanno scelto il linguaggio della commedia musicale per affrontare temi difficili con tatto e chiarezza. Bar da Mù si colloca in quel teatro popolare che sa parlare alle famiglie senza rinunciare alla complessità: si ride, ci si commuove, ci si riconosce. E quando la storia tocca la violenza di genere, non si limita a denunciarla: mostra percorsi di resilienza, invita a premere il tasto della solidarietà, apre un varco nel quale la comunità può diventare protezione concreta. È un equilibrio delicato, raggiunto con scrittura, ritmo e attenzione alle parole.
Il contesto rende il messaggio ancora più urgente. Nei primi mesi del 2025, i dati ministeriali hanno evidenziato un aumento delle donne uccise da partner o ex partner rispetto all’anno precedente, a fronte di un calo complessivo dei reati, con un forte incremento degli ammonimenti del Questore e dell’uso dei braccialetti elettronici per prevenire recidive. È una fotografia che conferma l’attualità del tema e la necessità di agire sulla cultura, prima ancora che sulla cronaca, come ricorda il dossier diffuso a Ferragosto.
Beneficenza e radici nel quartiere
Il progetto scenico non si esaurisce sul palcoscenico. Il ricavato delle repliche sarà interamente devoluto a sostegno delle attività della parrocchia di San Giuda Taddeo in Roma, rinsaldando un legame che, negli anni, ha visto il gruppo attivo su iniziative di prossimità. Questo ponte tra platea e territorio rafforza il senso di responsabilità civile dello spettacolo: acquistare un biglietto significa anche contribuire a percorsi concreti di aiuto, un segno tangibile che moltiplica il valore dell’esperienza teatrale oltre il tempo della rappresentazione.
Il Gruppo Teatrale de’ “I SognAttori” prosegue così una storia avviata più di un decennio fa, con produzioni originali e una continuità di lavoro che ha coinvolto generazioni di giovani interpreti. L’esperienza di palcoscenico, l’attenzione alla musica dal vivo e la capacità di far dialogare pubblico e quartiere sono tratti ormai riconoscibili della compagnia, documentati da percorsi e titoli che ne raccontano l’evoluzione nel tempo, compreso lo sviluppo di progetti inediti nati proprio per il Teatro Albertino e per la comunità che lo anima.
Uno sguardo che non distoglie
Bar da Mù nasce da una regia e una scrittura condivise, firmate da Martina Ferrazzano e Raffaele Fracchiolla, con l’apporto creativo di Marianna Ferrazzano. La loro idea è limpida: usare la musica e il ritmo della commedia per dare parola a storie complesse e necessarie, senza retorica. I personaggi non sono eroi irraggiungibili, ma persone che inciampano, chiedono aiuto, si rialzano. È qui che lo spettacolo ritrova la sua forza: nella credibilità di un’umanità ferita che, pur tra contraddizioni e paure, sceglie di non voltarsi dall’altra parte, di esserci.
Per noi conta questo: il teatro come spazio pubblico in cui riconoscersi e interrogarsi, dove il racconto non si limita a intrattenere ma si fa azione culturale. La sala che ascolta, canta e trattiene il respiro è già una comunità in atto. E quando le luci si spengono, resta il dovere di proseguire: nelle case, tra gli amici, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. Ogni spettatore torna a casa con una domanda in più e, forse, con la decisione di fare la propria parte. È la misura con cui giudichiamo lo spettacolo e, soprattutto, noi stessi come giornalisti.
Da dove arrivano le informazioni
Le notizie su date, luogo e contenuti dello spettacolo sono state verificate attraverso i materiali diffusi dagli organizzatori e il calendario ufficiale del teatro, con conferme incrociate su schede evento e precedenti attività della compagnia; per il quadro generale sulla violenza di genere si è fatto riferimento ai dati istituzionali diffusi a Ferragosto e agli aggiornamenti statistici periodici. Nella nostra attività giornalistica la fonte primaria resta l’agenzia Adnkronos, a cui si affiancano le comunicazioni ufficiali degli organizzatori e i dati di fonte pubblica.
Domande per orientarsi in un attimo
Quando è in scena “Bar da Mù” e dove si svolge? Lo spettacolo è in programma per due weekend consecutivi: 17-18-19 e 24-25 ottobre, sul palcoscenico del Teatro Albertino a Roma. L’apertura del calendario a partire da venerdì 17 ottobre consente una fruizione ampia e distribuita, con più repliche ravvicinate: un invito a scegliere la data che meglio si adatta ai propri tempi, senza rinunciare alla condivisione di un’esperienza teatrale che unisce emozione e impegno civile.
Che tipo di pubblico può trovare nello spettacolo la misura giusta? È una commedia musicale pensata per essere adatta a tutta la famiglia, capace di alternare leggerezza e intensità. Si ride e ci si commuove, ma soprattutto si riflette: i temi sensibili—dalla violenza di genere alla resilienza individuale—sono trattati con linguaggio accessibile e attenzione etica, così che pubblico giovane e adulto possano condividere lo stesso racconto, a patto di accoglierne la complessità e il desiderio di cambiamento che lo attraversa dall’inizio alla fine.
Dove andranno i proventi delle serate? L’incasso sarà devoluto interamente alle attività della parrocchia di San Giuda Taddeo di Roma. È una scelta coerente con la storia della compagnia e con la vocazione del teatro di quartiere: trasformare il tempo libero in solidarietà concreta. Per chi siede in platea significa moltiplicare il valore del biglietto, sostenendo progetti che hanno ricadute reali sulla comunità, tra assistenza, ascolto e iniziative sociali che proseguono ben oltre la durata dello spettacolo.
