Una serata che cambia l’aria del campionato. Al Maradona, il Napoli piega il Genoa 2-1 in rimonta il 5 ottobre 2025: prima il colpo di testa di Anguissa, poi la zampata di Højlund dopo il gioiello iniziale di Ekhator. I partenopei tornano al comando, a braccetto con la Roma, dopo la sesta giornata.
La scossa dopo l’intervallo
La gara nasce in salita. Il Genoa si presenta compatto, coraggioso, pungente sulle corsie. L’azione che spezza l’equilibrio arriva al 33’: accelerazione sulla destra, palla tesa al centro, e l’intuizione del diciottenne Jeff Ekhator che inventa un tacco sorprendente dentro l’area piccola. Il Maradona resta ammutolito per un istante, poi ruggisce chiedendo una risposta. La nostra cronaca registra un Napoli frastornato ma mai rassegnato: linee più alte, pressing più feroce, volontà di riempire l’area con più uomini e ripartire dalle catene esterne.
Nell’intervallo cambia la musica. Antonio Conte alza il volume con scelte nette: dentro Spinazzola per spingere, spazio a De Bruyne per alzare la qualità tra le linee. Proprio da sinistra nasce l’azione che riaccende il pubblico: cross morbido di Spinazzola, mischia sul primo palo, e il tempo perfetto di André-Frank Zambo Anguissa che svetta e rimette in parità al 57’. È il momento in cui la squadra ritrova respiro e convinzione, trasformando il ritmo in inerzia favorevole.
Il colpo che sposta la classifica
La rimonta prende corpo quando la partita si fa più sporca e di seconde palle. Il Napoli resta corto, occupa meglio l’area avversaria, spinge con Politano e gli inserimenti di Anguissa. Al 75’ la pennellata decisiva: tiro ravvicinato di Anguissa, respinta corta di Leali, e il fiuto di Rasmus Højlund che, a due passi, indirizza in rete il pallone della svolta. È la firma del centravanti che piega l’incontro, mette benzina alle ambizioni e sigilla una risposta di carattere dopo la caduta di Milano.
La fotografia finale racconta una squadra che non si accontenta mai: gestione lucida, linee compatte, capacità di soffrire senza perdere lucidità. Il risultato pesa anche sulla classifica: quota 15 punti e primo posto condiviso con la Roma, con gli azzurri nuovamente sul gradino più alto del torneo; dall’altra parte, il Genoa resta fermo a 2 punti in zona bassa. Una vittoria che vale più di tre punti, perché restituisce slancio e certezze tecniche e mentali.
Scelte iniziali e chiavi tattiche
L’impianto di partenza degli azzurri è pragmatico: Højlund riferimento centrale, con David Neres e Matteo Politano a garantire ampiezza e strappi; in costruzione, coppia centrale con Beukema e Juan Jesus, tra i pali Milinkovic-Savic. De Bruyne parte dalla panchina, mossa di gestione che rivelerà la sua efficacia nella ripresa. Tra gli ospiti, Patrick Vieira scommette sul talento freschissimo di Ekhator preferito a Colombo, con Malinovskyi e Vitinha a cucire il gioco tra le linee, e l’energia di Norton-Cuffy a spingere forte a destra.
Le trame emergono subito chiare: il Genoa prova a ribaltare il campo con corse profonde e cross tagliati, il Napoli risponde salendo di qualità nella metà campo avversaria, cercando triangoli corti e cambi di gioco rapidi per liberare l’uomo sul lato debole. Il gol del vantaggio rossoblù premia l’idea di verticalità degli ospiti; l’uno a uno e la rete del sorpasso, invece, premiano la capacità dei padroni di casa di leggere gli episodi, riempire l’area con tempi giusti e trasformare un pallone vagante nel colpo che decide il duello.
La cronaca emotiva di una rimonta
Il primo squillo è azzurro: pressione alta, una deviazione rischia di diventare un assist inatteso con Leali fuori dai pali, ma la palla sfila di poco. Il Genoa replica con un tentativo dalla distanza di Ekhator che non inquadra lo specchio. Poi l’azione che stappa l’incontro: progressione di Norton-Cuffy, servizio in mezzo e tacco dello stesso Ekhator che sorprende tutti. Da lì alla pausa, il Napoli spinge senza ferire davvero, ma la ripresa cambia volto e ritmo con ingressi che fanno la differenza.
Dopo l’1-1 di Anguissa, gli azzurri alzano la pressione e sfiorano il raddoppio in più occasioni, costringendo Leali a interventi in tuffo e la retroguardia ospite a chiusure disperate. L’episodio risolutivo arriva nel cuore dell’area: respinta corta su conclusione di Anguissa e riflesso di Højlund che vale il 2-1. Negli ultimi minuti, qualche brivido gestito con ordine, fino al triplice fischio che scatena l’abbraccio del Maradona e restituisce un Napoli consapevole, concreto, maturo nella lettura dei momenti.
Un successo che racconta identità e coraggio
Questa vittoria ha il peso delle partite che segnano la stagione. Non è solo una rimonta: è la dimostrazione di come un gruppo sappia rimodellarsi mentre la gara scorre, trovando nella leadership silenziosa di Anguissa e nell’istinto di Højlund la via per trasformare l’ansia in lucidità. Quando il ritmo cala e l’avversario sembra avere il controllo, servono idee chiare e spalle larghe: il Napoli le ha mostrate senza ostentazione, con la naturalezza delle squadre che credono nella propria rotta.
Non va dimenticato il valore dell’avversario. Il Genoa ha interpretato la sfida con personalità, sfruttando gambe e coraggio per imbrigliare per un tempo la manovra azzurra. L’invenzione di Ekhator è la scintilla che accende il match e tiene viva la contesa fino a quando il talento e la densità del Napoli negli ultimi venti metri non piegano la resistenza. In serate così, la differenza sta nei dettagli: una corsa in più, un cross fatto bene, l’attacco del secondo palo al momento giusto.
Come abbiamo verificato i fatti
I dati di contesto, gli orari d’inizio e le scelte attese alla vigilia sono stati ricostruiti attingendo al lavoro dell’agenzia Adnkronos, nostra fonte primaria per il prepartita e per il quadro generale della sesta giornata. La conferma dell’andamento dell’incontro, della sequenza reti (tacco di Ekhator, pari di Anguissa al 57’, 2-1 di Højlund al 75’) e dell’effetto in classifica (quota 15 con la Roma; Genoa a 2) è arrivata dalle agenzie internazionali monitorate in tempo reale.
Per arricchire la lettura del momento azzurro abbiamo incrociato gli esiti più recenti in coppa, con la prestazione del 1° ottobre che ha visto Højlund protagonista in Europa. Questi elementi, verificati in redazione e confrontati con i feed serali, ci consentono di offrire una cronaca fedele, pulita e aggiornata, coerente con il ritmo della sesta giornata e con l’evoluzione della graduatoria al termine della sfida del Maradona.
Le domande lampo dei lettori
Chi ha deciso la partita? Rasmus Højlund, con il tap-in del 2-1 al 75’, dopo l’1-1 di Anguissa al 57’.
Come cambia la classifica del Napoli? Azzurri al primo posto a 15 punti insieme alla Roma, dopo la sesta giornata.
E il Genoa dove si colloca? Resta in coda con 2 punti, serata amara nonostante il gioiello iniziale di Ekhator.
Qual è stata la mossa tattica chiave? L’ingresso di Spinazzola per alzare la spinta a sinistra e la gestione di De Bruyne tra le linee hanno cambiato ritmo e alzato la qualità delle scelte.
Un segnale in vista dei prossimi impegni? Sì: dopo il ko di Milano, la rimonta con il Genoa restituisce fiducia e sostanza, elementi cruciali per dare continuità al cammino.
Da questa partita resta il gusto pieno di una risposta di squadra. Il Napoli ha ribaltato difficoltà e inerzia con una maturità che, a questo punto della stagione, racconta più di mille dichiarazioni. C’è una trama che si consolida: la mano dell’allenatore, la crescita dei singoli, la disponibilità collettiva a sporcarsi le mani quando serve. Sullo sfondo, un pubblico che ha accompagnato, sospinto, creduto fino all’ultimo pallone giocabile.
È questo lo sguardo che portiamo ai nostri lettori: cronaca, responsabilità delle parole, rispetto per i fatti. Lo ribadiamo con convinzione: il valore aggiunto non è l’enfasi, ma la precisione con cui si racconta ciò che accade. E quando accade una rimonta così, al Maradona, la storia si scrive da sola: basta ascoltarla, darle ritmo e lasciarla arrivare a chi la vive, anche a chilometri di distanza.
