Martín Guzmán, oggi alla Columbia University e già ministro dell’Economia argentino, lo dice senza giri di parole: il debito pubblico sta schiacciando i Paesi più fragili. Da Firenze, al Festival Nazionale dell’Economia Civile, invita a cambiare le regole globali perché la spirale dei rimborsi non divori sanità, scuola e futuro.
Un appello da Firenze che interpella la finanza globale
Nella giornata conclusiva della settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, la presentazione del Rapporto Giubilare sul debito ha offerto una fotografia che non lascia scampo: la crisi del debito è tornata a mordere là dove le risorse sono già scarse. Guzmán, che ha contribuito ai lavori del Rapporto, ha sottolineato come l’architettura finanziaria internazionale, così com’è, finisca per tradire le sue stesse finalità di sviluppo. Il debito, nato per promuovere investimenti e crescita, scivola in una gabbia che sottrae ossigeno ai bilanci pubblici. La nostra redazione ha seguito i lavori a Firenze, dove la discussione è apparsa tanto tecnica quanto umanissima: numeri e tabelle da un lato, ospedali, scuole e strade dall’altro.
Il Rapporto, promosso su impulso di Papa Francesco e affidato a una commissione di economisti e accademici, punta a una riforma capace di mettere la finanza “al servizio delle persone”. Non è un documento pensato per la nicchia degli addetti ai lavori: riguarda bambini che non trovano un’aula dignitosa, famiglie senza cure adeguate, comunità che rinviano manutenzioni indispensabili. Quando il costo del debito cresce più rapidamente delle entrate, la politica è costretta a scegliere chi sacrificare. È qui che la richiesta di regole nuove diventa un’urgenza etica, prima ancora che economica.
La mappa della crisi: dati che parlano di persone
Nei Paesi a basso e medio reddito, la pressione dei mercati e l’impennata dei tassi hanno ridisegnato le priorità di spesa. Il Rapporto evidenzia che oltre 3 miliardi di persone vivono in Stati che destinano più risorse al servizio del debito che a sanità, istruzione e infrastrutture; stime recenti aggiornano la cifra a circa 3,3 miliardi, con oltre metà del continente africano in questa condizione. Dietro ogni decimale c’è un ambulatorio senza personale, un ponte non riparato, una classe sovraffollata. E mentre gli impegni sociali restano sulla carta, la spesa per interessi divora capitoli vitali dei bilanci.
A complicare lo scenario è il ruolo crescente dei creditori privati, oggi decisivi nella composizione del debito estero di molti Stati. L’accesso ai mercati obbligazionari internazionali ha esposto i bilanci pubblici alla volatilità globale e, quando i tempi peggiorano, i flussi si interrompono bruscamente. Il risultato è un pendolo che oscilla tra euforia e stretta, dove le ristrutturazioni arrivano tardi e male. Alcuni default recenti mostrano come l’uscita dalla crisi sia spesso lenta e disordinata, con effetti duraturi su investimenti e coesione sociale.
Perché oggi ristrutturare un debito è così difficile
Come ha spiegato Guzmán, un Paese in difficoltà non tratta con un unico interlocutore: deve negoziare con fondi privati e banche d’investimento internazionali, con i creditori del Club di Parigi (i grandi Paesi Ocse), con i creditori non-Club – in primis la Cina – e con le istituzioni multilaterali. Senza un quadro condiviso, i tavoli diventano partite di potere, dove l’equilibrio tra rapidità, sostenibilità e consenso si spezza. Ne derivano iter logoranti, esiti spesso incompleti, benefici che evaporano prima di arrivare all’economia reale. È proprio qui che il Rapporto Giubilare colloca il cuore della riforma.
La stessa Commissione promossa in ambito vaticano segnala piste operative concrete: rafforzare e ampliare i meccanismi di sospensione del debito quando gli shock superano le soglie di resilienza; proteggere i fondi delle istituzioni internazionali affinché non finiscano a rimborsare in via prioritaria i privati; introdurre riforme legali nelle principali giurisdizioni di emissione – Londra e New York – per disincentivare chi ostacola ristrutturazioni tempestive. Senza prevedibilità di regole eque, nessun Paese fragile troverà il passo per tornare a investire su persone e territorio.
I principi-guida indicati da Guzmán
Due capisaldi attraversano le proposte: sostenibilità e parità di trattamento tra creditori. Per sostenibilità si intende la capacità, verificabile, di onorare gli impegni senza sacrificare i servizi essenziali e gli investimenti in sviluppo. Parità di trattamento significa che nessun creditore possa pretendere un vantaggio sproporzionato a danno del negoziato complessivo. Quando le regole sono chiare e condivise, anche il capitale privato trova convenienza nel rientrare in tempi dignitosi. È una visione che prova a ricomporre interessi divergenti in un quadro coerente, evitando cicli infiniti di crisi e rattoppi.
La Commissione Giubilare – coordinata, tra gli altri, dal premio Nobel Joseph Stiglitz e dallo stesso Guzmán – lega questi principi a una finalità nitida: riportare la finanza al servizio delle comunità. Le raccomandazioni si muovono in sintonia con le parole di Papa Francesco e con il cantiere internazionale aperto nei mesi scorsi, dal Vaticano alle sedi delle Nazioni Unite. Non c’è vera stabilità macroeconomica se intere generazioni restano senza accesso a cure, istruzione, infrastrutture sicure. Questo è il perimetro valoriale che a Firenze ha trovato ascolto e confronto.
Il contesto fiorentino e l’identità del Festival
Il Festival Nazionale dell’Economia Civile, giunto alla sua settima edizione dal 2 al 5 ottobre 2025, ha ospitato voci internazionali e figure di primo piano del dibattito economico. Il programma ha alternato panel, testimonianze e momenti di confronto dedicati a giovani, imprese e istituzioni, con l’obiettivo di mettere al centro relazioni, inclusione e sostenibilità. La cornice del Salone dei Cinquecento e dell’Università di Firenze ha reso tangibile il legame tra cultura civica e scelte economiche. Per noi di Sbircia la Notizia Magazine, questa è la sostanza: politiche pubbliche che parlano alla vita quotidiana.
Il FNEC nasce da un’idea di Federcasse ed è promosso con Confcooperative; è organizzato con NeXt – Nuova Economia per Tutti e sostenuto, tra gli altri, da Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Federazione Toscana delle BCC, Enel, Frecciarossa, Publiacqua, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze, della SEC – Scuola di Economia Civile, di Gioosto e di MUS.E. È un ecosistema che unisce mondo accademico, corpi intermedi e impresa, provando a trasformare i principi dell’economia civile in pratiche concrete.
Il punto di vista di Sbircia la Notizia: metodo e responsabilità
Come testata, abbiamo verificato le affermazioni qui riportate incrociando il resoconto dell’agenzia Adnkronos – nostra fonte primaria – con le comunicazioni ufficiali del Festival e con gli approfondimenti pubblicati da Vatican News e da agenzie internazionali. I dati sui volumi della crisi e sulle proposte della Commissione Giubilare trovano riscontro nei lanci di agenzia più autorevoli, che collocano il Rapporto nella cornice del Giubileo e del dibattito Onu sul finanziamento allo sviluppo. Raccontare il debito significa, prima di tutto, raccontare di persone.
Domande rapidi ma essenziali
Che cos’è il Rapporto Giubilare sul debito? È un documento elaborato da una commissione di esperti promossa in ambito vaticano, cui ha contribuito anche Martín Guzmán, con l’obiettivo di indicare soluzioni pratiche per affrontare la crisi del debito e riportare la finanza alla sua funzione sociale. Il Rapporto propone interventi su regole, tempi eque di ristrutturazione e tutela della spesa essenziale, partendo dall’idea che nessuna comunità debba barattare la salute o la scuola con un calendario di rimborso insostenibile.
Perché i creditori privati contano così tanto oggi? Perché negli ultimi anni la quota di debito detenuta da investitori privati è cresciuta e, nei momenti di tensione, questi attori possono rallentare o complicare gli accordi. Se non esistono regole che vincolino tutti allo stesso tavolo, le ristrutturazioni diventano frammentate e tardive. Per questo il Rapporto suggerisce anche riforme legali nelle giurisdizioni chiave per scoraggiare comportamenti di blocco e accelerare soluzioni sostenibili per tutti.
Quante persone sono toccate dalla crisi del debito? Parliamo di miliardi di vite. Le stime più recenti della Commissione indicano circa 3,3 miliardi di persone che vivono in Paesi costretti a spendere più per interessi che per servizi sanitari, con un impatto pesantissimo soprattutto in Africa. Sono numeri che non descrivono un’astrazione: raccontano liste d’attesa più lunghe, infrastrutture fragili, opportunità spezzate proprio dove ce ne sarebbe più bisogno.
Quali principi propone Guzmán per uscire dall’impasse? Due parole chiave: sostenibilità e parità di trattamento tra creditori. Significa ristrutturazioni che non divorino la spesa sociale e regole che impediscano a un singolo attore di imporsi sugli altri. Solo così si evita che i negoziati diventino gare di forza e si restituisce ai Paesi in difficoltà la possibilità di pianificare investimenti credibili in sanità, istruzione e infrastrutture, spezzando la spirale che alimenta povertà e instabilità.
Una riflessione che nasce dall’urgenza
Noi di Sbircia la Notizia Magazine crediamo che la discussione emersa a Firenze non sia un esercizio per specialisti ma una chiamata collettiva alla responsabilità. Riformare le regole non è un tecnicismo: è scegliere se un bilancio pubblico debba prima curare, educare e mettere in sicurezza, oppure inchinarsi a scadenze che non lasciano il tempo di respirare. È in questo discrimine che si misura la qualità della nostra idea di crescita. Da qui il nostro impegno: raccontare, verificare, insistere.
