Il racconto di un talento che trasforma un hobby in mestiere accende la 35ª edizione di Romics a Roma. La storia di Federica Palmisano, in arte Domadraghi Cosplay, mostra come l’arte delle armature e dei costumi possa diventare un percorso sostenibile, tra palchi, fiere e pubblicazioni. Un viaggio che unisce tecnica, cuore e visione.
Da passione a professione
Quando il palcoscenico incontra l’artigianato, il cosplay smette di essere soltanto un passatempo. L’esperienza di Domadraghi Cosplay lo dimostra: il lavoro prende forma attraverso più binari che si intrecciano. Ci sono i pattern in vendita per chi desidera costruire un’armatura partendo da cartamodelli affidabili; ci sono le commissioni complete o parziali, per chi chiede un costume su misura o singoli elementi; ci sono le ospitate in fiera, dove l’incontro con il pubblico pesa quanto la resa scenica; e ci sono le collaborazioni con aziende ed eventi, che nascono da credibilità e continuità. Tutto questo diventa un ecosistema, non un episodio isolato.
Il contesto spinge nella stessa direzione. Le fiere si moltiplicano e attirano generazioni cresciute a anime, manga, cinema e videogiochi. Oggi parole come “cosplay” non appartengono più solo a una cerchia ristretta: quella “nicchia” si allarga, stimolata da un immaginario pop sempre più presente nella vita quotidiana. A Romics, durante la 35ª edizione del Festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cinema e Games, Federica Palmisano ha affrontato proprio questo passaggio: come un’abilità creativa possa trasformarsi in attività professionale, senza perdere autenticità. Il pubblico cerca storie, e in quelle storie riconosce la qualità artigiana.
Il percorso artigianale e scenico che sostiene ogni costume
Per reggere la complessità del cosplay serve una cassetta degli attrezzi completa. Domadraghi Cosplay lo racconta con naturalezza: ci vuole la mano del sarto, la pazienza dell’artigiano, l’energia dell’attore, l’occhio del make up artist. Abiti, trucco, parrucche: tutto nasce e si perfeziona in laboratorio. Persino un elemento scenico può prendere vita attraverso l’elettronica, come il Mushu realizzato per il costume di Mulan. Nelle competizioni conta la varietà di tecniche adottate e, soprattutto, come vengono messe a sistema: non basta saper fare, bisogna far dialogare le abilità.
C’è poi la scena, con le sue regole ferree. In pochi minuti, spesso due, occorre raccontare un personaggio anche a chi non lo conosce. Una sceneggiatura asciutta, gesti mirati, un costume capace di “parlare” da solo. La sfida è condensare la storia e trasmettere emozioni senza perdere coerenza. Domadraghi Cosplay lo affronta unendo precisione tecnica e presenza scenica: l’armatura deve muoversi con il corpo, il trucco deve restare credibile sotto le luci, l’oggetto di scena deve essere funzionale. Quando tutto si incastra, il personaggio respira.
Dal gioco alla scena competitiva
L’avvicinamento di Federica Palmisano nasce presto, nutrito dall’amore per videogiochi, manga e anime. I primi costumi arrivano per gioco, come esplorazione libera del proprio immaginario. Attorno ai vent’anni subentra la dimensione competitiva, con nuove regole, tempi e obiettivi. Lì si impara a spingere sulle tecniche, a testare materiali, a rispettare scadenze e criteri di valutazione. È il passaggio in cui il divertimento non scompare, ma si organizza, trasformandosi in disciplina che allena la mente, le mani e la tenuta emotiva davanti al pubblico.
Il repertorio di Domadraghi Cosplay racconta questa crescita. Il suo vessillo è Astrid da Dragon Trainer, ma la metamorfosi continua con Fiora da League of Legends e la creatura Fatalis da Monster Hunter. La specializzazione nelle armature diventa identità, riconoscibile e coerente, frutto di studi, prove ed errori messi a frutto. Questi personaggi, pur diversi, rivelano un filo rosso: costruire credibilità visiva e movimento naturale, come se il costume fosse sempre appartenuto a quel corpo. È lì che il pubblico crede alla trasformazione.
L’anno della svolta e il progetto editoriale
Nel 2023 arriva il punto di non ritorno. Federica Palmisano rappresenta l’Italia ai Campionati Europei di Cosplay di Parigi e conquista il titolo di Grand Champion, riportando in Italia, dopo dieci anni, il trofeo del primo classificato nella categoria Solo. Quel traguardo cambia le domande: se si è arrivati fin lì, il cosplay può diventare qualcosa di più di un hobby? È il momento in cui le competenze, allenate per anni, diventano proposta professionale. La vittoria non è un punto d’arrivo: è una responsabilità nuova.
Da qui nasce un’opera pensata per chi inizia: My Cosplay Lab. Un manuale che spiega passo dopo passo come realizzare un costume, utile anche a chi non si è mai avvicinato a questo mondo. Quando Domadraghi Cosplay muoveva i primi passi mancavano guide complete dall’inizio alla fine; il libro ricuce quel vuoto con metodo e chiarezza. Il percorso editoriale dialoga con le altre entrate: pattern acquistabili, commissioni personalizzate, ospitate in fiera e collaborazioni per eventi. Conoscenza condivisa e lavoro creativo camminano insieme.
Il nostro lavoro di verifica e contesto
Come Sbircia la Notizia Magazine, raccontiamo questa storia con la cura che merita: i contenuti, le citazioni e i passaggi informativi sono stati verificati grazie alla nostra collaborazione con l’agenzia stampa Adnkronos, che ha raccolto le dichiarazioni e contribuito al controllo dei dati. La voce di Domadraghi Cosplay emerge così nella sua autenticità, dentro il quadro più ampio delle fiere e dell’evoluzione del pubblico. Il nostro compito è connettere i fatti all’esperienza di chi legge.
Il racconto trova spazio nella cornice di Romics, a Roma, dove la 35ª edizione riunisce fumetto, animazione, cinema e games. L’incontro dedicato a come trasformare il cosplay in lavoro non è una promessa generica, ma una riflessione concreta sui passaggi necessari: competenze artigiane, disciplina scenica, capacità di comunicazione e canali di monetizzazione. Ogni elemento dell’articolo è stato ricontrollato con Adnkronos, integrando le informazioni in modo chiaro e responsabile. Trasparenza e accuratezza sono parte della nostra identità editoriale.
Domande rapide per chi sogna di trasformarlo in mestiere
Come si guadagna concretamente con il cosplay? I percorsi principali indicati da Domadraghi Cosplay sono molteplici e complementari: la vendita di pattern e cartamodelli per costruire armature seguendo modelli affidabili; le commissioni, che possono comprendere l’intero costume o singole parti su richiesta; le ospitate in fiera, dove si uniscono incontro col pubblico e visibilità; e le collaborazioni con aziende o per eventi, che nascono dalla credibilità costruita nel tempo. Insieme, questi canali compongono un reddito sostenibile, basato su lavoro artigiano e presenza scenica.
Quali competenze servono per competere e convincere il pubblico? Secondo l’esperienza di Federica Palmisano occorre essere artisti “a tutto tondo”: sarto, artigiano, attore, make up artist. Bisogna saper progettare abiti, trucco e parrucche, integrare elementi scenici come il Mushu elettronico creato per Mulan, e padroneggiare più tecniche possibili. In gara conta la varietà degli strumenti usati e, soprattutto, come vengono applicati. La scena richiede una sceneggiatura chiara per raccontare in due minuti un personaggio a chi non lo conosce, puntando su emozione e coerenza.
Perché oggi il pubblico è più pronto ad accogliere il cosplay come lavoro? Perché le fiere sono cresciute in numero e partecipazione, e le nuove generazioni masticano naturalmente anime, manga, cinema e videogiochi. Termini come “cosplay” sono entrati nell’uso comune e la “nicchia” si sta allargando. Questo ambiente favorisce chi sa unire qualità artigiana, presenza scenica e canali professionali come pattern, commissioni, ospitate e collaborazioni. È un ecosistema che riconosce valore a competenza, continuità e capacità di raccontare i personaggi con autenticità.
Uno sguardo che ci impegna
C’è un punto in cui la creatività smette di chiedere permesso e diventa progetto. La traiettoria di Domadraghi Cosplay lo racconta con chiarezza: l’evoluzione dalle prove in casa ai Campionati Europei di Cosplay di Parigi, fino al titolo di Grand Champion nella categoria Solo, non è soltanto una medaglia; è una conferma che competenze e disciplina possono tradursi in lavoro. Il cuore resta al centro, ma è la costanza a renderlo visibile.
Come Sbircia la Notizia Magazine, ribadiamo il nostro impegno: raccontare il presente culturale con rigore, grazie anche alla collaborazione con Adnkronos per la verifica dei contenuti. In questa storia vediamo una generazione capace di costruire valore a partire dalla passione, unendo tecnica e visione. Se l’emozione guida, la professionalità indica la rotta: ed è lì che il pubblico riconosce il lavoro dietro la meraviglia.
