Sono ore decisive per oltre venti cittadini italiani, fermati al largo mentre prendevano parte alla Global Sumud Flotilla, iniziativa diretta verso Gaza e ora dirottata verso il porto israeliano di Ashdod.
Il fermo delle imbarcazioni e l’arrivo ad Ashdod
Il convoglio nautico contava 21 unità complessive: le forze israeliane ne hanno intercettate e condotte ad Ashdod ben dodici, lasciando le restanti in rotta. La misura è scattata nelle acque internazionali e, secondo quanto confermato a Sbircia la Notizia Magazine dalla nostra collaborazione con Adnkronos, tutti gli equipaggi vengono trasferiti in un’area di sicurezza all’interno dello scalo portuale. L’imminente celebrazione di Yom Kippur blocca qualsiasi pratica amministrativa fino al tramonto di mercoledì, costringendo gli attivisti a un’attesa non inferiore a due o tre giorni, un lasso di tempo vissuto a bordo o in strutture di trattenimento dedicate.
Delle imbarcazioni poste sotto sequestro fanno parte Adara, All Inn (Khan Yunis), Alma, Aurora, Captain Nikos, Dir Yassine (Mali), Florida, Grande Blu, Hio, Huga (Haifa), Karma, Mohammad Bhar, Morgana (Nuseirat), Otaria (Bir al Sabe’), Oxygono, Seulle (Kaysariyah), Sirius, Spectre e Yulara (Yata). Le prime verifiche israeliane si concentrano sull’identità degli equipaggi, sull’eventuale materiale trasportato e sugli scopi dichiarati della missione, mentre le unità non ancora fermate proseguono, sotto stretta sorveglianza, la loro rotta verso la Striscia.
I profili dei connazionali presenti a bordo
Tra i fermati figurano nomi provenienti da contesti diversi: dall’imbarcazione All Inn proviene Pietro Queirolo Palmas; sull’Alma si trovano Antonio La Piccirilla e Simone Zambrin; l’Aurora ospita Sara Masi, Federica Frasca, Marco Orefice, Irene Soldati e Gonzalo Nestor Fabian Di Pretoro. Sul ponte della Grande Blu navigavano Emanuela Pala e Luca Poggi, mentre l’unità denominata Hio contava la presenza di Lorenzo D’Agostino. Il quadro si completa con i passeggeri di Karma — Giacomo Migliore, Margherita Cioppi, Arturo Scotto, Annalisa Corrado, Paolo Romano e Saverio Tommasi — e quelli della Morgana, tra cui Barbara Schiavulli, Benedetta Scuderi, Carlo Alberto Biasioli, Jose Nivoi e Marco Croatti.
Sull’Otaria risultano registrati Adriano Veneziani, Alessandro Mantovani, Cesare Tofani, Dario Crippa, Giorgio Patti e Manuel Pietrangeli. Chiudono l’elenco gli italiani a bordo di Seulle — Fabrizio De Luca, Paolo De Montis, Ruggero Zeni e Silvia Severini — e il connazionale presente su Sirius, Nicolas Calabrese. Profili variegati, accomunati dall’intento dichiarato di portare testimonianza e aiuto umanitario alla popolazione gazawi.
Le prossime tappe burocratiche
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in costante contatto con l’omologo israeliano Israel Katz, ha spiegato che ogni attivista verrà condotto in un centro di identificazione posizionato all’interno del porto di Ashdod. Qui, la polizia di frontiera effettuerà rilievi fotografici e dattiloscopici, prima di comunicare formalmente le due opzioni di legge: accettare l’espulsione volontaria o respingerla, avviando la procedura giudiziaria al termine delle festività.
Il ritardo legato alle celebrazioni religiose fa sì che fino a mercoledì sera nessun fascicolo venga preso in carico. Nel frattempo le autorità consolari italiane, coordinate dall’Ambasciata a Tel Aviv, forniranno assistenza logistica e legale: dalla traduzione simultanea alla certificazione dei documenti, dai contatti con i familiari all’eventuale fornitura di generi di prima necessità. Gli attivisti, sottolinea la Farnesina, restano per ora in stato di trattenimento amministrativo e non di arresto penale.
Doppia opzione: rimpatrio rapido o detenzione
La prima strada, l’espulsione volontaria, implica la rinuncia immediata a contestare il fermo e prevede l’imbarco sul primo volo utile verso l’Italia, costi a carico dello Stato israeliano. In tal caso, il rientro potrebbe avvenire in 48-72 ore, compatibilmente con la ripresa delle attività aeroportuali dopo Yom Kippur. Sbircia la Notizia Magazine, tramite il circuito Adnkronos, ha verificato che il servizio consolare ha già individuato le compagnie disponibili e predisposto liste di priorità basate su età e condizioni di salute.
Chi deciderà di opporsi all’espulsione verrà condotto in un istituto penitenziario in attesa della convalida dell’ordine di respingimento da parte di un giudice israeliano. Il termine medio è di altre 48-72 ore, trascorse le quali scatterà comunque il rimpatrio coattivo. Una scelta che, sul piano simbolico, equivale a rivendicare la legittimità della missione, ma che comporta l’esperienza del carcere e il rischio di interdizione futura dai territori israeliani.
Il ruolo della diplomazia italiana
A Roma la cellula di crisi della Farnesina segue la vicenda minuto per minuto, alternando colloqui con le famiglie e briefing con l’Ambasciata. Tajani ha ribadito che «nessun connazionale verrà lasciato solo» e che verrà garantita la piena tutela legale. In parallelo, la missione diplomatica italiana monitora lo stato psicofisico degli attivisti e verifica che le condizioni di trattenimento rispettino gli standard internazionali.
Da parte israeliana, fonti ufficiali sostengono che le procedure osservino il regolamento sulle frontiere marittime e che non siano stati riscontrati episodi di violenza durante l’abbordaggio. La diplomazia, in queste ore, lavora per evitare che l’incidente si trasformi in tensione politica tra i due Paesi, mantenendo saldo il canale del dialogo istituzionale.
Sguardo critico e dovere di testimonianza
Nella concitazione dell’evento si intrecciano motivazioni umanitarie, ragioni di sicurezza e sensibilità internazionali. Sbircia la Notizia Magazine, fedele al mandato informativo condiviso con Adnkronos, osserva con attenzione il delicato equilibrio fra diritto alla solidarietà e sovranità degli Stati. In attesa di sviluppi, resta centrale la domanda su come conciliare impegno civile e rispetto delle normative vigenti, in un Mediterraneo sempre più attraversato da linee di confine visibili e invisibili.
Domande lampo dei nostri lettori
Quanti sono gli italiani fermati complessivamente?
Secondo i conteggi verificati con Adnkronos, superano la ventina distribuiti su dodici barche diverse.
Dove si trovano ora?
Sono nel porto di Ashdod, in strutture di trattenimento dedicate e sorvegliate dalla polizia di frontiera israeliana.
Perché le procedure sono sospese?
Lo stop è determinato dalle festività di Yom Kippur, che congelano l’attività amministrativa fino a mercoledì sera.
Chi paga il volo di rientro in caso di espulsione volontaria?
Le autorità israeliane sostengono le spese di rimpatrio per chi accetta l’espulsione immediata.
Il governo italiano può intervenire direttamente?
Può offrire assistenza consolare, monitorare il rispetto dei diritti e facilitare i rimpatri, ma non può imporre decisioni su territorio israeliano.
Percorsi di responsabilità condivisa
Il Mediterraneo si conferma specchio di contraddizioni e speranze. Questa vicenda richiama tutti – istituzioni, società civile, media – a un esame di coscienza sul valore della solidarietà e sul rispetto delle regole internazionali. Sbircia la Notizia Magazine, con la rigorosa verifica dei fatti affidata a Adnkronos, continuerà a illuminare le zone d’ombra e a dare voce ai protagonisti, convinta che la trasparenza resti la rotta più sicura.
