Dal 3 ottobre il MUSA – Museo delle Scienze e delle Arti dell’Università “Luigi Vanvitelli” inaugura Anatomia delle Qualità, progetto site-specific dell’argentino Pablo La Padula inserito nel programma di BIENALSUR 2025. L’installazione intreccia eredità biomedica e sperimentazione visiva, rinnovando il patrimonio del Museo Anatomico con un dialogo vivo fra memoria storica e linguaggi contemporanei.
Il debutto italiano di BIENALSUR
La piattaforma curatoriale itinerante promossa dall’Universidad Nacional de Tres de Febrero di Buenos Aires approda per la quinta edizione sulle sponde del Tirreno, portando con sé un modello espositivo “in rete” che si estende contemporaneamente in oltre settanta centri urbani di ventisette nazioni. Questa impostazione orizzontale, fondata su relazioni paritarie fra istituzioni, artisti e comunità, trova a Napoli un terreno fertile: la città diventa così il primo nodo italiano capace di dialogare con un mosaico mondiale di pratiche creative, esperienze sociali e narrazioni condivise.
Il patrocinio congiunto del Ministero della Cultura e dell’UNESCO consacra la tappa partenopea all’interno delle politiche culturali nazionali e internazionali, riconoscendole una funzione di laboratorio avanzato. Napoli, infatti, apre un percorso che nei prossimi mesi attraverserà Roma, Milano, Biella e Matera, delineando un asse lungo la penisola. Ogni sede interpreta, con la propria identità, il tema della biennale, rafforzando l’idea che la stessa opera possa produrre significati mutanti quando si muove fra contesti differenti, pubblici nuovi e memorie stratificate.
Dalla residenza partenopea di Pablo La Padula nasce Anatomia delle Qualità
La scelta dell’artista argentino Pablo La Padula non è casuale: il suo percorso, a cavallo fra ricerca biologica e pratica visuale, s’innesta perfettamente nella storia secolare della medicina napoletana. Durante una residenza sviluppata negli spazi del Complesso di Santa Patrizia, l’autore ha potuto osservare da vicino preparati ottocenteschi, reperti anatomici rari, cere plastiche e collezioni craniche che testimoniano cinque secoli di studi sul corpo umano. Da questo contatto diretto è maturato un progetto che, senza negare la vocazione scientifica del luogo, introduce una prospettiva intima, quasi confessionale, sul tema della rappresentazione del vivente.
Intitolata Anatomia delle Qualità, la proposta si inserisce in collezione in modo permanente, testimoniando la volontà del MUSA di farsi laboratorio di contaminazioni fra discipline. Qui arte e scienza non si confrontano attraverso gerarchie, ma si fondono per generare nuove domande sul concetto di identità corporea, sul trascorrere del tempo e sulla fragile traccia che ogni individuo lascia nel mondo. La curatela di Diana Wechsler, direttrice artistica di BIENALSUR, accentua questo intreccio, orchestrando un dialogo serrato fra i lavori contemporanei e l’Atlante Anatomico di Paolo Mascagni del 1823.
Corpo di fumo e altre visioni
Cuore dell’allestimento è Corpo di fumo, una serie di lastre in vetro di grandi dimensioni – novanta per ottanta centimetri, due metri d’altezza – sulle quali La Padula imprime, mediante la combustione, l’impronta del proprio corpo. L’immagine ottenuta oscilla fra l’aura del ritratto e la freddezza dei trattati anatomici: non c’è volto, non c’è riconoscibilità, solo un residuo opaco di presenza. Il fumo sostituisce la matita, il fuoco diventa inchiostro, la superficie trasparente allude alla fragilità di un’identità che si rivela e scompare nello stesso gesto.
A fare da contrappunto, Visioni di lastre geometriche dissemina dieci figure all’interno delle vetrine storiche: triangoli, cerchi e quadrati emergono dal medesimo processo di fumigazione, richiamando la sezione aurea e i codici matematici introdotti nel Rinascimento per “misurare” il corpo. Il percorso si completa con Le specolo de fummo, un libro immaginario posto in dialogo con l’imponente Atlante di Mascagni. La serialità delle immagini, la loro delicatezza metallica, inducono il visitatore a interrogarsi sul punto in cui la ricerca scientifica cede il passo all’interpretazione poetica.
Tra fuoco, fumo e vetro: il linguaggio dell’opera
L’artista descrive il suo lavoro come una “ricerca relazionale e derivativa” sulle molteplici materialità della storia dell’anatomia. Fuoco e fumo evocano la fugacità del respiro; il vetro rimanda alla necessità di osservare attraverso. Così, mentre la scienza tenta di fissare il reale in un atlante di certezze, l’arte restituisce l’instabilità, l’errore, la zona d’ombra dove l’oggettività vacilla. La Padula assume il proprio corpo come unità di misura, affermando che solo l’esperienza diretta – la pelle che si avvicina alla fiamma – può aprire varchi di conoscenza inattesi.
Questa riflessione risuona con le collezioni settecentesche e ottocentesche del museo, nate anch’esse con l’ambizione di “fermare” il corpo, di sospenderlo nel tempo per finalità didattiche. Oggi l’artista ribalta la prospettiva: non c’è più il medico che guarda il paziente, ma un individuo che espone se stesso, rendendo evidente la porosità fra soggetto e oggetto, fra chi osserva e chi è osservato. Ne scaturisce un cortocircuito capace di restituire al pubblico la complessità – e la vulnerabilità – della conoscenza umana.
Una sinergia istituzionale
Il percorso espositivo è il risultato di una coproduzione fra MUSA e BIENALSUR, resa possibile dalla stretta collaborazione fra l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e l’Universidad Nacional de Tres de Febrero. L’evento inaugurale del 2 ottobre, ospitato nell’Aula Magna dell’Ateneo, ha visto gli interventi di Lucia Monaco, delegata del Rettore per la Terza Missione, della curatrice Diana Wechsler e dell’artista. Ha concluso l’incontro l’on. Giuseppina Castiello, Sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento, dopo l’introduzione del direttore del MUSA, Michele Papa.
La manifestazione gode del patrocinio del Ministero della Cultura e dell’UNESCO, che riconoscono alla mostra un ruolo strategico nel promuovere buone pratiche di diplomazia culturale. Aveva già dimostrato la propria efficacia nel continente sudamericano; ora, grazie a un modello partecipativo aperto alle comunità, proietta la propria energia verso il Mediterraneo, favorendo scambi di competenze e rafforzando la percezione dell’università come motore di sviluppo civile. In questa cornice, il MUSA conferma la sua missione di ponte fra ricerca scientifica e immaginazione artistica.
Il calendario e l’apertura al pubblico fino al 2026
La mostra sarà visitabile negli orari ordinari del museo fino al 30 gennaio 2026, offrendo così al pubblico quasi quattro mesi per immergersi nell’installazione. Nei giorni immediatamente successivi all’inaugurazione – sabato 4 e domenica 5 ottobre – è prevista un’apertura straordinaria con ingresso gratuito dalle 9.30 alle 16.30. Un’occasione pensata non soltanto per gli addetti ai lavori, ma per famiglie, studenti, curiosi: chiunque desideri scoprire un dialogo inaspettato fra il presente dell’arte e la lunga storia della medicina partenopea antica.
Quando le luci del MUSA si spegneranno, BIENALSUR continuerà il suo percorso lungo la penisola, confermando la vitalità di un modello che mette al centro l’accessibilità e la co-creazione. Roma, Milano, Biella e Matera accoglieranno progetti altrettanto audaci, ognuno calibrato sul proprio tessuto sociale. Il viaggio di queste opere non è semplice trasferimento logistico: è una migrazione di idee, di domande, di possibili risposte che attraversano confini fisici e culturali con la leggerezza di un respiro appassionato collettivo condiviso profondo.
