Agli ingressi della Sapienza di Roma è spuntato un pulsante dorato che invita gli studenti a dichiarare la propria solitudine. È la nuova tappa di #NonCiFermaNessuno, la campagna sociale ideata da Luca Abete, che da undici anni percorre le università italiane per trasformare fragilità e disagio in coraggio condiviso.
Un totem che accende i riflettori
Un misterioso Golden Buzzer della Solitudine è comparso sotto i portici di alcune facoltà, richiamando l’immaginario televisivo dei talent show per ribaltarne la logica: qui non si giudica un’esibizione, ma si fa emergere un bisogno taciuto. Gli studenti, spiazzati dalla provocazione, si sono accostati uno dopo l’altro; chi con curiosità, chi con un dolore ben definito nel cuore, tutti accomunati dall’urgenza di dire “ci sono anch’io”. Ogni pressione su quel bottone è diventata un segnale luminoso lanciato nell’aria del campus.
In poche ore la semplice installazione ha trasformato i corridoi universitari in un punto di incontro emotivo. Premere quel pulsante non garantisce visibilità, non regala fama, ma concede il lusso raro di sentirsi ascoltati. Lo racconta Luca Abete, che considera il dispositivo un “ricettore di storie” più che un gadget: ogni clic rivela una condizione diffusa ma spesso mascherata dietro un sorriso. Il risultato è un termometro immediato del malessere giovanile, strumento prezioso per orientare interventi e discussioni durante i talk previsti dal tour.
Dalla community alla cattedra: il laboratorio itinerante
La formula di #NonCiFermaNessuno è rimasta invariata per undici edizioni ma, al tempo stesso, si rinnova ad ogni tappa grazie alle idee partorite dalla sua stessa community. Workshop, testimonianze e momenti di confronto non si limitano a raccontare successi, bensì mettono a nudo fragilità, cadute e resurrezioni quotidiane. Il messaggio è semplice e radicale: la vulnerabilità non va nascosta, bensì condivisa, perché proprio da lì nasce la forza collettiva. All’interno delle aule si alternano relatori, studenti e professionisti decisi a demolire lo stigma del “ce la faccio da solo”.
La nostra redazione di Sbircia la Notizia Magazine, in collaborazione con l’agenzia stampa Adnkronos che ha curato il fact-checking delle informazioni riportate, ha potuto osservare da vicino la dinamica che si crea fra palco e platea: si parte da un racconto individuale e si arriva, quasi senza accorgersene, a una riflessione collettiva sulle “nuove solitudini” evocate dal claim dell’edizione 2025, “Nessunə è solə”. Nel dibattito emergono le sfumature: la solitudine geografica di chi studia lontano da casa, quella digitale di chi comunica solo a colpi di chat, quella interiore di chi soffoca le emozioni.
Premio #NonCiFermaNessuno: la resilienza raccontata dagli studenti
Quando si parla di “Premio #NonCiFermaNessuno”, la tentazione è di immaginare un riconoscimento formale, magari accompagnato da una pergamena. Niente di più distante dalla realtà. L’idea di Luca Abete è quella di trasformare il premio in un pretesto per far emergere storie che altrimenti resterebbero sommerse. Durante la tappa romana sono stati applauditi quegli studenti che, nonostante patologie invisibili o disabilità sopraggiunte, perseverano negli studi con entusiasmo incondizionato. L’eroismo quotidiano, troppo spesso ignorato, diventa così materia di ispirazione per l’intera aula.
Questa lente di ingrandimento emotiva non solo valorizza i protagonisti ma imprime energia a chi assiste. In platea si moltiplicano gli sguardi complici; qualche lacrima corre veloce, poi lascia spazio a sorrisi pieni di gratitudine. Il premio, dunque, non sancisce un vincitore bensì scatena consapevolezza. È un passaggio di testimone: chi riceve il riconoscimento diventa subito ambasciatore, chiamato a contagiare altri colleghi. Ne deriva una rete virtuosa che prolunga l’effetto della campagna ben oltre la singola giornata, radicandosi nelle chat universitarie, negli incontri al bar, nelle relazioni professore-studente.
Le tappe autunnali: viaggio nella pluralità accademica
Con la fase autunnale alle porte, il laboratorio itinerante spalanca una finestra su quattro nuovi orizzonti. Dopo Roma, si proseguirà in Calabria, toccherà la Lombardia e approderà, per la prima volta, in Sardegna. Scelta non casuale: ogni tappa intercetta peculiarità sociali e culturali diverse, offrendo un riflesso fedele della complessità giovanile italiana. Dal campus urbano di Milano alle aule affacciate sul Tirreno, Abete e il suo team raccoglieranno testimonianze e sollecitazioni, alimentando quel database di emozioni che guida l’evoluzione costante del format.
Per noi cronisti laicizzati dal mestiere, assistere a questa maratona da nord a sud significa misurare la pressione emotiva di un Paese talvolta frammentato eppure attraversato da fili comuni. Ovunque si vada, i temi che emergono sono sorprendentemente simili: la difficoltà nel chiedere aiuto, la paura di non essere all’altezza, l’ansia da prestazione figlia di tempi ipercompetitivi. Raccontare queste tappe equivale a raccontare l’Italia di oggi: un’Italia che cambia accento ma non smette di cercare ascolto. Una tensione che si riflette nei corridoi, nelle biblioteche, sugli autobus pieni all’alba: eppure, proprio questa tensione diventa carburante per un dialogo finalmente onesto.
Una verità scomoda: sentirsi soli fra la folla
Il claim 2025, scritto con quell’asterisco che include tutte le identità di genere, recita “Nessunə è solə”. Una frase che al primo impatto consola, salvo rivelare nel secondo successivo la sua natura di dolorosa contraddizione. È davvero così? O, meglio, lo è per tutti? La domanda serpeggia tra gli studenti e trova eco nei docenti presenti ai talk. Riconoscere che la solitudine persiste anche nei luoghi affollati significa accettare una complessità che non si risolve con uno slogan. Semplici parole.
Davanti a questa consapevolezza, Luca Abete non offre scorciatoie motivazionali. Preferisce una chiamata all’azione concreta: dall’ascolto reciproco alla creazione di reti di sostegno all’interno delle facoltà. Perché nessuna campagna, per quanto efficace, può sostituirsi al gesto libero e responsabile di tendere la mano al vicino di banco. Nei corridoi della Sapienza l’idea prende corpo con gruppi di studio autogestiti, servizi di tutoring fra pari e piccole iniziative solidali che nascono spontaneamente. Il Golden Buzzer, a conti fatti, è solo il primo passo di un percorso più lungo.
Sguardo oltre l’aula: un impegno che continua
Ci piace chiudere questo reportage ricordando che la campagna vanta la Medaglia del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca oltre al supporto della Crui, riconoscimenti che certificano la qualità di un progetto nato dal basso ma ormai istituzionalizzato. Tuttavia, è nell’incontro tra individui che il marchio acquista senso: riconoscimenti e patrocini non varrebbero nulla senza quel clic carico di speranza che risuona sul Golden Buzzer. È lì, nel “toc” secco del pulsante, che abita la vera rivoluzione emotiva.
Sbircia la Notizia Magazine continuerà a seguire il tour passo dopo passo, pronta a riportare non solo i numeri ma soprattutto le voci, le paure e le rinascite dei protagonisti. In tempi in cui l’informazione corre veloce, scegliamo di rallentare, di sederci accanto agli studenti e ascoltare le loro storie senza filtri. Perché il giornalismo, a nostro avviso, non è mera cronaca ma servizio pubblico: accendere una luce dove il buio rischia di prevalere. E, finché quel bottone dorato continuerà a ricevere pressioni, noi saremo lì a raccontarlo.
Curiosità veloci
Che cos’è il Golden Buzzer della Solitudine? È un’installazione itinerante che invita gli studenti a premere un pulsante per dichiarare simbolicamente la propria condizione di isolamento, trasformandola in un messaggio collettivo.
Quante università toccherà il tour autunnale 2025? Quattro: Roma, Calabria, Lombardia e Sardegna, in ordine di calendario.
Chi verifica le informazioni divulgate dalla campagna? Noi di Sbircia la Notizia Magazine collaboriamo con l’agenzia stampa Adnkronos per garantire accuratezza e totale affidabilità dei dati diffusi.
In quale modo gli studenti possono diventare ambassador? Partecipando attivamente ai talk, condividendo la propria storia e promuovendo le iniziative di sostegno all’interno della propria facoltà.
