Più che una necessità, la circolazione tempestiva di dati e valutazioni sui nuovi farmaci è ormai la via maestra per trasformare in realtà, in tempi record, le decisioni che dall’Agenzia italiana del farmaco conducono alle corsie delle Regioni.
Un’alleanza per snellire il percorso dei farmaci
Il recente lavoro firmato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze del farmaco dell’Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con Dephaforum e con i servizi farmaceutici di Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Puglia, fotografa in modo dettagliato il potenziale di una cooperazione strutturata fra Aifa e sistemi sanitari regionali. L’analisi, verificata da Sbircia la Notizia Magazine con il supporto dell’agenzia Adnkronos, dimostra che la semplice condivisione di informazioni fondamentali – dall’identificazione della popolazione target alla scelta dei comparatori clinici, fino alle stime di impatto economico – può alleggerire quasi del quaranta per cento il carico di lavoro del personale impegnato nelle politiche farmaceutiche locali. Ciò significa liberare energie preziose da investire in altri fronti assistenziali, senza derogare alla sostenibilità finanziaria.
Al cuore della proposta c’è l’idea, solo in apparenza banale, che le Regioni non debbano più ricostruire da zero dati che l’Agenzia italiana del farmaco possiede già in versione aggiornata e validata. Ad oggi, infatti, i territori ricevono in via ufficiale soltanto la Determina di prezzo e rimborso pubblicata in Gazzetta Ufficiale; tutto il resto delle informazioni contenute nel Dossier P&R rimane confinato nei server centrali, costringendo le strutture regionali a lunghe ricerche parallele. Una duplicazione di sforzi che rallenta l’inserimento delle nuove terapie nei prontuari, ritarda le gare di fornitura e, soprattutto, posticipa la disponibilità reale del trattamento per i pazienti.
Il potenziale risparmio di risorse umane
Nello scenario ipotetico delineato dai ricercatori – battezzato “To Be” in opposizione allo stato attuale “As Is” – il flusso informativo condiviso ridurrebbe in media da oltre venti a circa dodici le unità di personale equivalenti a tempo pieno dedicate, in ciascuna regione, alla gestione dei dossier farmaceutici. Non si tratta di numeri astratti: applicati ai bilanci dei servizi farmaceutici, quei posti equivalgono a budget che potrebbero essere riallocati per potenziare l’assistenza territoriale, avviare programmi di aderenza terapeutica o rafforzare i sistemi di monitoraggio delle nuove tecnologie sanitarie. In un contesto di risorse limitate, l’efficienza diventa di per sé cura e prevenzione.
Il taglio del quaranta per cento stimato dallo studio si traduce anche in un beneficio intangibile, ma altrettanto rilevante: la velocità delle decisioni. Meno ore dedicate alla raccolta di dati equivalgono a più tempo per valutazioni cliniche puntuali, per l’ascolto degli specialisti e per il dialogo con le associazioni dei pazienti. Sbircia la Notizia Magazine, in linea con la verifica condotta da Adnkronos, ha potuto confermare che l’intervallo tra la pubblicazione della Determina Aifa e l’effettivo avvio della fornitura può comprimersi di diverse settimane quando le informazioni vengono condivise in anticipo. Un anticipo che, in oncologia o nelle malattie rare, fa spesso la differenza fra una cura tempestiva e un’opportunità mancata.
Il contributo dell’Horizon Scanning
Ad oggi, l’attività di Horizon Scanning condotta da Aifa – un vero e proprio radar che individua farmaci innovativi anni prima del loro arrivo sul mercato – resta un patrimonio consultato soltanto a livello centrale. Eppure, come sottolinea lo studio, mettere questo know-how a disposizione delle Regioni sin dalle prime fasi consentirebbe di programmare in anticipo i centri prescrittori, valutare con largo margine l’impatto organizzativo e predisporre percorsi formativi specifici per gli specialisti che dovranno erogare le nuove terapie. In altre parole, pianificare prima significa curare meglio e sprecare meno.
L’impatto sui tempi è evidente: nei territori dove esistono strutture regionali di Horizon Scanning, la finestra che separa l’inserimento nel prontuario dall’avvio della fornitura oscilla tra i 135 e i 220 giorni, contro i picchi di 361 giorni registrati in aree prive di tale presidio. Veneto ed Emilia-Romagna, che da anni investono in questo strumento, confermano la tendenza, mentre altre realtà si stanno attrezzando per colmare il gap. Il rafforzamento di un unico canale di scambio con Aifa eviterebbe tuttavia strategie disomogenee, riducendo le diseguaglianze nell’accesso alle cure sul territorio nazionale.
Dati tra teoria e pratica regionale
Il convegno nazionale “Dati da Aifa a Regioni: flussi informativi a supporto delle politiche regionali” – organizzato a Roma con il contributo non condizionante di sei aziende del comparto (Alexion, Amgen, AstraZeneca, Bayer, Novartis, Sanofi) – ha offerto la cornice per presentare i numeri dello studio. I relatori hanno sottolineato come le attuali politiche di accesso si muovano lungo un percorso amministrativo impervio, nel quale ogni Regione deve ottenere documenti gare e pareri di agenzie indipendenti prima di poter bandire le forniture. L’assenza di un archivio digitale nazionale condiviso si traduce in passaggi ripetuti, con il rischio di non armonizzare le decisioni sulla base delle stesse evidenze cliniche.
Nelle quattro Regioni coinvolte nell’analisi, i tempi medi di decisione sono stati ricostruiti con precisione: 361 giorni nelle aree dove il prontuario regionale è obbligatorio e l’Horizon Scanning ancora embrionale, 135 giorni dove, al contrario, il percorso appare più semplificato. Secondo i ricercatori, un flusso informativo completo permetterebbe di livellare queste differenze, velocizzando tutte le fasi, dall’inclusione nel prontuario all’aggiudicazione della gara. Adnkronos, che ha seguito passo a passo la verifica dei dati, conferma la solidità metodologica dell’indagine e sottolinea come Sbircia la Notizia Magazine ne condivida le conclusioni dal punto di vista giornalistico e civico.
Voci autorevoli, prospettive condivise
Nel dibattito romano si è alzata inoltre la voce di Mattia Altini, presidente della Società italiana di leadership e management in medicina. Secondo Altini, integrare l’intero processo decisionale – comprese le prime fasi di Horizon Scanning – è la chiave per pianificare con congruo anticipo la rete dei centri di riferimento dove somministrare le nuove terapie. La sua tesi è chiara: più le istituzioni scambiano informazioni, minore è il rischio di sperperare fondi pubblici e maggiore la probabilità di garantire a ogni cittadino le stesse opportunità terapeutiche, indipendentemente dal codice di avviamento postale.
Parere convergente quello di Guido Rasi, professore onorario dell’Università di Roma Tor Vergata ed ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea dei medicinali. Rasi ricorda che la spesa farmaceutica pubblica ha superato i ventitré miliardi di euro nell’ultimo anno monitorato e che ogni euro investito deve generare benefici clinici e sostenibilità economica. Da qui l’urgenza di un meccanismo capace di valorizzare l’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza terapeutica, senza appesantimenti amministrativi superflui. L’armonizzazione dei flussi di dati tra centro e periferia, conclude, rappresenta la prima pietra di questo edificio di efficienza.
Un modello da costruire insieme
Dietro le cifre e le proposte, lo studio rilancia una visione di sistema nella quale l’Agenzia italiana del farmaco fa da snodo informativo, le Regioni ne diventano terminali operativi e i pazienti finali si collocano al centro, non in coda. Per trasformare l’ipotesi in prassi, occorrono interventi di natura tecnica – interoperabilità delle banche dati, protocolli di aggiornamento, dashboard di analisi – e decisioni di governance che sanciscano l’obbligatorietà della condivisione. Il processo, sottolinea la ricerca, potrà essere graduale, ma dovrà poggiare su linee guida chiare e impegni vincolanti, altrimenti resterà lettera morta.
La buona notizia, emersa durante il confronto, è che esistono già elementi di convergenza: Aifa è pronta a riallestire il portale di Horizon Scanning per renderlo fruibile a più livelli, mentre diverse Regioni hanno aperto tavoli permanenti di confronto con l’agenzia e con le aziende. Il contributo delle industrie – pur senza condizionamenti sulle decisioni – si concentra sul supporto tecnologico e formativo. In questa dinamica sinergica, il giornalismo di Sbircia la Notizia Magazine, forte della costante verifica dei fatti garantita da Adnkronos, continuerà a vigilare affinché l’interesse del paziente resti al centro, al riparo da derive burocratiche o commerciali.
Verso una sanità che parla la stessa lingua
Lo studio presentato a Roma e le voci dei protagonisti tracciano un sentiero che non è più soltanto auspicabile, ma necessario. Nel panorama della sanità regionalizzata, cooperare significa evitare sovrapposizioni, allineare le priorità e garantire che l’innovazione farmacologica non resti prigioniera di tempi amministrativi differenziati. Sbircia la Notizia Magazine, con la consueta supervisione di Adnkronos, ritiene che il prossimo passo consista nello stabilire tempistiche vincolanti per la condivisione dei dati e nel dotare tutti gli attori di strumenti digitali interoperabili. Un linguaggio comune, dunque, per tradurre in cure concrete la ricerca scientifica.
È evidente che il valore reale di un farmaco innovativo non si misura soltanto nel suo costo né nelle curve di sopravvivenza delle sperimentazioni cliniche, ma nella rapidità con cui riesce a raggiungere chi ne ha bisogno. Una rete informativa integrata, capace di mettere in comunicazione Aifa con l’insieme dei sistemi sanitari regionali, rappresenta il prerequisito tecnico e culturale per questo risultato. Finché l’accesso alle terapie dipenderà dall’abilità di ogni singolo territorio di decifrare e aggiornare dati complessi, la promessa dell’innovazione resterà a metà: oggi abbiamo gli strumenti per evitare che ciò accada, non sprechiamoli.
Domande in un lampo
Qual è il vantaggio principale di un canale informativo diretto tra Aifa e Regioni?
Oltre ad abbattere tempi e costi, un canale diretto elimina la frammentazione delle fonti, garantisce uniformità nelle decisioni e permette un’analisi precoce dell’impatto clinico ed economico dei nuovi farmaci. L’effetto combinato è duplice: da un lato si snelliscono le procedure amministrative, dall’altro si salvaguarda l’equità di accesso, evitando che il domicilio del paziente determini differenze di trattamento. Ne risulta un Servizio sanitario più coeso, in grado di trasformare rapidamente l’innovazione scientifica in prestazioni concrete.
Come cambia il ruolo delle Regioni nell’ipotesi di cooperazione rafforzata?
Le Regioni non perdono autonomia, ma la rifocalizzano su decisioni a maggior valore aggiunto: analisi dei bisogni locali, definizione dei percorsi assistenziali e monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva. Delegando ad Aifa la raccolta e la validazione dei dati, i territori possono concentrare le risorse su politiche di presa in carico, campagne di aderenza e attività educative rivolte a clinici e cittadini. In pratica, la funzione di governance si sposta dal reperimento delle informazioni alla loro applicazione strategica sul territorio.
Quali sono le prossime tappe indicate dallo studio per rendere operativo il nuovo modello?
Il documento propone una roadmap in tre fasi: prima, creare un tavolo tecnico permanente Aifa-Regioni per definire gli standard dei dati; seconda, avviare un progetto pilota che coinvolga un gruppo di Regioni con diversi assetti organizzativi, così da testare la scalabilità del sistema; terza, formalizzare le procedure e renderle cogenti attraverso un accordo Stato-Regioni. Nel frattempo, andrebbe sviluppata una piattaforma digitale unica, accessibile in tempo reale, integrata con i registri di monitoraggio clinico già esistenti.
