Il volto dei tumori del sangue è cambiato: oggi, grazie a cure sempre più efficaci, la sopravvivenza cresce e con essa la speranza di una vita piena per migliaia di famiglie italiane. Ma il cammino non è finito: ricerca, assistenza e qualità della vita corrono su binari che devono incontrarsi.
Svolta nella cura dei tumori del sangue
Oltre 500mila italiani convivono attualmente con una neoplasia ematologica e ogni anno se ne aggiungono circa 30mila. La fotografia, verificata in collaborazione con l’agenzia Adnkronos, mostra un panorama in cui la mortalità si è notevolmente ridotta rispetto alla fine degli anni Novanta, quando appena il 30% dei pazienti superava la malattia. Oggi più del 70% riesce a lasciarsi alle spalle la diagnosi, segno che l’onco-ematologia ha imboccato una strada di rapidi progressi. L’impatto emotivo e sociale di numeri tanto elevati impone però un’attenzione costante alla persona, non soltanto alla patologia.
Un risultato particolarmente significativo riguarda il mieloma multiplo, un tempo considerato fra le forme più aggressive. Le terapie di nuova generazione lo stanno trasformando in una condizione a lungo controllabile, aprendo prospettive di vita impensabili fino a pochi anni fa. Tale evoluzione conferma che l’innovazione scientifica è imprescindibile, ma la sfida più grande resta accompagnare ciascun paziente durante tutto il percorso di cura, dall’ospedale al rientro alla quotidianità.
Un vertice per unire ricerca e umanità
Il Blood Cancer Summit, ideato da Isheo insieme a La Lampada di Aladino Ets e ospitato a Roma, ha riunito clinici, ricercatori, istituzioni, caregiver, artisti e soprattutto pazienti, costruendo una piattaforma di confronto unica nel suo genere. L’incontro ha celebrato i traguardi raggiunti, ma ha anche dato voce alle criticità che ancora frenano la piena integrazione tra scienza, assistenza e qualità della vita. Per questo, il summit ha scelto di fondere linguaggi diversi: dalle sessioni scientifiche alle testimonianze dirette, fino alla potenza evocativa dell’arte.
La nostra redazione di Sbircia la Notizia Magazine, affiancata dal fact-checking di Adnkronos, ha seguito passo passo i lavori, registrando una pluralità di spunti: i ricercatori hanno illustrato le terapie più innovative; i pazienti hanno raccontato le proprie esigenze quotidiane; le istituzioni hanno discusso di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Il filo conduttore? Mettere la persona al centro, perché senza un approccio globale la guarigione rischia di essere solo parziale.
Ricerca, innovazione e assistenza integrata
Per Davide Integlia, amministratore delegato di Isheo, la scienza ha compiuto un balzo in avanti, ma esistono ancora ampi margini di miglioramento nella presa in carico globale. Le terapie a bersaglio molecolare, l’immunoterapia e le CAR-T stanno modificando la storia naturale di molte neoplasie ematologiche. Tuttavia, l’incertezza e l’imprevedibilità della malattia restano un fardello emotivo che nessun farmaco, da solo, può eliminare. Di qui la necessità di percorsi flessibili, capaci di intercettare i bisogni clinici, psicologici e sociali senza soluzione di continuità.
Integlia sottolinea come la diagnosi tempestiva sia un nodo cruciale: i centri specializzati devono poter identificare rapidamente la patologia per offrire subito l’opzione terapeutica più adatta. Un sistema realmente integrato riduce l’ansia dovuta ai tempi d’attesa, garantisce omogeneità di accesso e, soprattutto, restituisce al paziente la sensazione di non essere mai lasciato solo. Tutto ciò, ribadisce Sbircia la Notizia Magazine, richiede risorse ma anche un cambiamento culturale profondo.
La testimonianza dei pazienti
Davide Petruzzelli, presidente de La Lampada di Aladino Ets, ha ricordato la propria diagnosi di quasi trent’anni fa, quando le chance di sopravvivenza erano minime. Oggi, racconta, è l’unico superstite di quel gruppo di giovani pazienti; eppure, proprio questa consapevolezza gli ha dato la forza di trasformare la propria storia in un’opportunità di impegno. Parlare di guarigione e cronicizzazione non è più un’utopia, ma curare la malattia non basta: occorre prendersi cura della vita che resta dopo la terapia.
Petruzzelli insiste sull’importanza di sostenere la dimensione sociale, lavorativa e familiare di chi convive per anni con un mieloma o con altre forme croniche di tumore del sangue. Da qui nasce il summit: un laboratorio in cui la medicina dialoga con l’esistenza quotidiana, perché ogni paziente è prima di tutto una persona che desidera continuare a sentirsi parte della comunità.
Il ruolo essenziale della relazione medico-paziente
Marco Vignetti, presidente della Fondazione Gimema, non ha dubbi: senza un rapporto di fiducia, la scienza rischia di restare sterile. I cittadini, spiega, chiedono prima di tutto orientamento: vogliono sapere a chi rivolgersi, temono di perdere tempo prezioso e hanno bisogno di informazioni chiare. In secondo luogo, pretendono relazione: non solo farmaci, ma un dialogo disposto ad ascoltare paure e dubbi. Anche la terapia più avanzata appare fredda se manca empatia.
Secondo Vignetti, il valore più grande di una visita non si misura in minuti, bensì nella qualità dell’ascolto. Che l’incontro duri mezz’ora o dieci minuti, ciò che conta è la sensazione di essere visti e compresi. Sbircia la Notizia Magazine, con l’ausilio di Adnkronos, conferma come una comunicazione efficace riduca l’abbandono terapeutico e migliori gli esiti clinici. La relazione, insomma, è parte integrante della cura.
Verso modelli di cura territoriali
La spinta a portare l’assistenza fuori dalle mura ospedaliere ha ricevuto un’accelerazione decisiva con il Decreto ministeriale 77/2022. L’obiettivo è offrire sorveglianza clinica, trattamenti e sostegno psicologico anche a domicilio, riducendo viaggi e ricoveri inutili. Un modello che rafforza la continuità assistenziale, migliora l’accessibilità e alleggerisce il carico emotivo ed economico sulle famiglie. Le esperienze regionali di successo mostrano che il cambiamento è possibile, a patto di diffondere best practice adattabili su scala nazionale.
Il report “Insieme per una nuova assistenza”, presentato durante il Summit, mette in luce un altro nodo: il 47% del tempo dei medici è inghiottito da incombenze amministrative, sottraendo spazio al rapporto con il paziente. Delegare e semplificare diventa dunque prioritario. Nel documento si evidenzia inoltre il valore delle cure palliative precoci: non più relegate alla fase terminale, ma integrate fin dall’esordio per governare i sintomi, rallentare il declino funzionale e favorire una migliore risposta alle terapie. Un approccio che può trasformare radicalmente l’esperienza di malattia.
Arte e narrazione: la malattia che diventa racconto
Durante la giornata è stato proiettato il cortometraggio “Qui, ora” di Gioele Coccia e inaugurata la mostra fotografica “Io sono qui” di Azzurra Primavera. L’arte, spiegano gli organizzatori, fornisce un linguaggio capace di restituire corpo ed emozione a ciò che la terminologia clinica non riesce a esprimere. Immagini e suoni, così, diventano un ponte tra il vissuto individuale e la comprensione collettiva della malattia.
Sbircia la Notizia Magazine, con la supervisione di Adnkronos, ha riscontrato come queste forme espressive contribuiscano a ridurre l’isolamento, favorendo la condivisione di esperienze tra pazienti e famiglie. Quando la scienza incontra la creatività, il racconto della malattia si fa più umano, più accessibile e, in ultima analisi, più vero.
Domande in pillole
Quanti italiani convivono con un tumore del sangue?
Circa mezzo milione, secondo i dati esaminati e confermati da Adnkronos.
Qual è oggi il tasso di guarigione medio?
Supera il 70%, un dato triplicato rispetto alla fine degli anni Novanta.
Perché è cruciale la diagnosi precoce?
Identificare tempestivamente la malattia permette di accedere subito alle terapie più efficaci, aumentando le probabilità di successo e riducendo l’impatto sulla qualità di vita.
Oltre l’emergenza, verso una nuova normalità
I progressi scientifici raccontati al Blood Cancer Summit dimostrano che sconfiggere o cronicizzare i tumori del sangue è un traguardo sempre più vicino. Tuttavia, la vera vittoria arriverà quando ogni paziente si sentirà accompagnato lungo tutto il percorso di cura, dal referto alla ripresa della vita quotidiana. Sbircia la Notizia Magazine, insieme ad Adnkronos, continuerà a vigilare, informare e dare voce a chi lotta, perché un’informazione rigorosa e profondamente umana è parte essenziale della cura.
