Una conversazione con i due produttori dietro Rambla18 mette in luce un percorso artistico costruito su decenni di consolle e una passione dichiarata per le percussioni suonate dal vivo. Le loro tracce, pubblicate su Noixy Records / Jaywork Music, combinano energia ritmica e dettagli melodici, puntando a far ballare pubblici diversi in ogni parte del mondo.
Un presente che guarda lontano
La visione che i Rambla18 hanno del circuito musicale odierno parte da un’osservazione lucida: in gran parte d’Europa la varietà di proposte radiofoniche spinge il pubblico a curiosare fra stili molto diversi, e questo atteggiamento si riflette immediatamente in pista. Quando le frequenze alternano house, pop elettronico e contaminazioni afro in un’unica programmazione, chi va a ballare arriva già pronto ad accogliere suoni inediti, favorendo un dialogo continuo tra dj booth e dancefloor che alimenta creatività e sperimentazione musicale costante.
In netto contrasto, spiegano i produttori, l’Italia fatica ancora a scrollarsi di dosso una programmazione ripetitiva che predilige gli stessi brani a rotazione. «Accendi dieci stazioni e ne trovi almeno otto con la medesima scaletta», puntualizzano. La conseguenza è che soltanto una minoranza di ascoltatori e clubber si spinge oltre il consueto revival o il pop nazionale. Di riflesso, molti locali preferiscono non rischiare con cartelloni sperimentali, spegnendo sul nascere possibili evoluzioni del gusto collettivo e rallentando una crescita che altrove appare più dinamica.
Ricerca sonora e identità
Nel laboratorio creativo dei Rambla18, ogni brano nasce dall’incrocio fra linee percussive suonate dal vivo e architetture armoniche pensate per accompagnare la melodia, non per sovrastarla. L’equilibrio costante fra impulso tribale e raffinatezza melodica è la cifra che permette al duo di distinguersi all’interno del vasto universo afro-house. Sebbene il comune denominatore sia un groove caldo, ciascuna composizione introduce timbri differenti: ora un sax avvolgente, ora una voce femminile che accarezza la cassa in quattro, offrendo al pubblico un’esperienza sempre riconoscibile ma mai prevedibile.
Un esempio emblematico è Island Paradise: BPM moderato, eleganza nell’assetto sonoro e un’atmosfera capace di invitare tanto al movimento quanto all’ascolto contemplativo. Diverso il discorso per tracce come Rhythm Calling o Sacred Rhythm, dove la pulsazione diventa più serrata e il dialogo fra ottoni digitali e percussioni reali imprime una spinta irresistibile. La natura camaleontica del progetto consente quindi di coprire slot orari differenti durante la stessa serata, mantenendo una coesione estetica che non rinnega mai la propria impronta originaria.
Pubblicazioni recenti e prospettive
Le uscite più recenti, diffuse attraverso Noixy Records in sinergia con Jaywork Music, fotografano perfettamente questa attitudine multiforme. Dall’ipnosi tribale di Drum Spirit all’incisività di Sacred Rhythm, ogni release è stata accompagnata da versioni alternative pensate per dj set di taglio differente. I remix, sostengono gli stessi autori, sono un terreno fertile per lasciare che altri produttori si impossessino del tema principale e lo reinterpretino, moltiplicando le possibilità di diffusione nei club internazionali durante le notti più disparate del pianeta.
Sullo sfondo, l’agenda creativa dei due artisti resta fitta: l’estate si è chiusa con due compilation che hanno raccolto i momenti salienti del loro catalogo, ma il focus ora è rivolto ai mesi autunnali. Sono già in fase embrionale varie idee, alcune orientate a collaborazioni, altre a singoli capaci di sorprendere per struttura e atmosfere. La selezione finale verrà compiuta solo quando ogni bozza avrà superato l’esame severo del palco, luogo in cui i Rambla18 verificano realmente la reazione del pubblico.
Da due amici a un progetto internazionale
Il cuore pulsante dell’avventura nasce nel 2018, quando due amici con alle spalle oltre quaranta anni complessivi di esperienze dietro la consolle decidono di fondere competenze e collezioni di dischi. Rambla18 prende così forma come contenitore in cui le percussioni live incontrano melodie globali, senza barriere geografiche. Ciò che li unisce, spiegano, è la volontà di ricordare al pubblico che la musica da club può essere al tempo stesso fisica e profondamente emotiva, qualità che li accompagna da quando selezionavano vinili in piccole discoteche di provincia.
Il legame con Noixy Records e la galassia Jaywork Music rappresenta oggi la piattaforma ideale per diffondere questa filosofia oltre i confini nazionali. Grazie a un roster eterogeneo e a una distribuzione capillare, il duo può posizionare le proprie tracce accanto a produzioni di diversa estrazione, alimentando uno scambio che considera indispensabile. Far parte di un ‘caleidoscopio sonoro’, come lo definiscono, significa confrontarsi quotidianamente con stimoli che finiscono per riflettersi in studio, in un circolo virtuoso di influenze reciproche costanti.
Consigli a chi inizia oggi
Interrogati su cosa direbbero a chi si avvicina per la prima volta alla consolle o al software di produzione, i Rambla18 non hanno dubbi: la chiave è la curiosità. «Ascoltate tutto», insistono, dal jazz al rock, dall’afrobeat alla techno. Solo un’educazione musicale ampia consente di riconoscere connessioni inaspettate e di evitare il rischio di chiudersi in recinti predefiniti. Cercare dischi fuori dal proprio genere, partecipare a sessioni live e rubare con gli occhi resta un metodo infallibile per i neofiti.
La seconda raccomandazione è la tenacia: molti talenti, spiegano, si fermano dopo i primi ostacoli, ma chi persevera finisce spesso per ottenere riconoscimenti. Registrare, sbagliare, riprovare, spedire demo e attendere risposte richiede pazienza, però permette di costruire una carriera solida e consapevole. «Se senti di avere qualcosa da dire, non smettere: il pubblico prima o poi lo percepirà», sintetizzano, riassumendo in una frase quarant’anni di notti passate fra mixer, cuffie e battiti per minuto di entusiasmo e dedizione costante assoluta.
