I soccorritori hanno capito subito di trovarsi di fronte a una tragedia familiare di proporzioni devastanti: due vite spente, una ragazzina in lotta fra la vita e la morte, un uomo in fuga. Nel silenzio di una notte brevissima, tutto è precipitato con una lucidità che lascia sgomenti e interroga le coscienze di un’intera comunità.
Un inquietante mattino nel Sannio
Il dramma si è consumato nelle prime ore di ieri a Paupisi, nel cuore del beneventano, quando il cinquantottenne Salvatore Ocone, operaio conosciuto in zona, ha colpito a morte la moglie Elisa Polcino. La casa di famiglia è divenuta scena di un duplice orrore: da un lato il femminicidio di una donna di quarantotto anni, dall’altro l’assalto ai figli adolescenti, loro stessi bersaglio di una furia inspiegabile. Stando alle ricostruzioni incrociate dal nostro desk, in stretta sinergia con l’agenzia Adnkronos, l’aggressione sarebbe avvenuta in pochi, terribili minuti, senza che vi fosse il tempo di chiedere aiuto o di intuire una via di uscita.
Quando le urla si sono spente, la figlia sedicenne giaceva ferita gravemente, mentre il quindicenne Cosimo veniva caricato in auto. Da quel momento è iniziata una fuga di oltre settanta chilometri, che ha spinto Ocone oltre il confine regionale fino a Ferrazzano, in provincia di Campobasso. Intanto, a Paupisi, i primi soccorritori prendevano atto di un salotto devastato e di un corpo, quello di Elisa, ormai privo di vita. La portata di ciò che era accaduto appariva chiara solo nei contorni, ma il quadro completo era ancora da ricomporre.
La fuga disperata e il macabro ritrovamento
Il viaggio verso il Molise ha assunto, minuto dopo minuto, i contorni di un disperato tentativo di sfuggire alle proprie responsabilità. Ocone, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri e confermato alla stampa dal procuratore Gianfranco Scarfò, avrebbe guidato senza meta precisa fino a trovare un luogo appartato dove fermarsi. È lì che, al termine di una rapida perlustrazione degli inquirenti, il corpo senza vita di Cosimo è stato rinvenuto all’interno dell’abitacolo. La scena, gelida e impietosa, è divenuta il simbolo dell’impossibilità di sfuggire alla realtà appena compiuta.
Gli investigatori sostengono che la decisione di trasportare il figlio lontano da casa potrebbe essere stata dettata da una confusione totale o dal desiderio di inscenare un gesto che potesse depistare gli inquirenti. Tuttavia, il dispositivo di ricerca attivato fin dai primi minuti, unito alle testimonianze dei vicini e alle riprese delle telecamere lungo la provinciale, ha permesso di restringere rapidamente il raggio delle ricerche. Il nome di Ocone, già indicato dalle poche parole balbettate dalla figlia ferita prima di essere trasferita d’urgenza all’ospedale Neuromed di Pozzili, è divenuto il centro di un’indagine accelerata, tesa a evitare ulteriori rischi per la giovane superstite.
Una famiglia spezzata
In pochi attimi, l’ordinarietà di una casa di provincia si è mutata in un dolore che travalica le mura domestiche. La coppia, descritta dai residenti come «riservata e laboriosa», non aveva mai lasciato presagire un epilogo tanto drammatico. Eppure, la violenza domestica agisce spesso sotto traccia, costruendo un silenzio che esplode all’improvviso. Ciò che resta, oggi, è il vuoto delle assenze e il timore che nessun segnale sia stato colto in tempo. La figlia, tuttora in condizioni definibili critiche, rappresenta l’unica voce in grado di chiarire i dettagli di quel mattino, qualora le sue condizioni lo permettano.
Sul fronte investigativo, gli agenti stanno scandagliando ogni aspetto della quotidianità familiare: eventuali tensioni pregresse, dinamiche economiche, l’ipotesi di dissidi non denunciati. L’obiettivo è capire se esistessero campanelli d’allarme che la comunità non ha saputo o potuto cogliere. Il magistrato inquirente ha disposto una serie di audizioni con amici, colleghi e conoscenti, al fine di illuminare le zone d’ombra che ancora avvolgono la vicenda. Tutto questo si svolge mentre, fuori dalla caserma, la comunità locale si interroga sul senso di sicurezza, sull’efficacia delle reti di sostegno e sul ruolo fondamentale dei centri antiviolenza.
Il quadro giudiziario e le accuse formalizzate
Dopo un serrato interrogatorio durato circa novanta minuti, Salvatore Ocone ha scelto di ammettere le proprie responsabilità. Duplice omicidio pluriaggravato, tentato omicidio e sequestro di persona sono le imputazioni cristallizzate nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Benevento. Il magistrato ha motivato la decisione con la necessità di evitare il rischio di fuga e di inquinamento probatorio, evidenziando la particolare efferatezza dell’azione e la vulnerabilità delle vittime coinvolte. L’arrestato, al momento, si trova in una struttura penitenziaria campana dove sarà sottoposto a ulteriori interrogatori.
La difesa, nominata d’ufficio nelle primissime ore, si è riservata di chiedere una perizia psichiatrica, pur non avendo ancora fornito elementi concreti sull’eventuale infermità mentale dell’indagato. Nel frattempo, i tecnici della Scientifica hanno repertato ogni traccia utile nella casa di Paupisi, con l’obiettivo di ricostruire la dinamica dei colpi e verificare la compatibilità delle ferite con gli oggetti sequestrati. Il nostro lavoro giornalistico, svolto in costante raccordo con Adnkronos, conferma che la Procura intende depositare in tempi rapidi la richiesta di convalida del fermo, così da garantire il corretto proseguimento delle indagini preliminari.
Tra dolore collettivo e responsabilità sociale
Il dramma di Paupisi non è un fatto isolato: è l’ennesimo tassello di un’emergenza che attraversa l’intero Paese e che impone uno sforzo corale, culturale e istituzionale. Le statistiche parlano di un numero crescente di femminicidi in ambito domestico, ma dietro ogni cifra ci sono nomi, volti, sogni interrotti. Il nostro magazine, Sbircia la Notizia, avverte la responsabilità di riportare i fatti con rigore ma anche con la consapevolezza che ogni parola può contribuire a costruire o a distruggere sensibilità. Ed è per questo che la verifica incrociata delle notizie con l’agenzia Adnkronos si rivela, ancora una volta, garanzia di solidità e trasparenza.
Una società che si scopre improvvisamente fragile di fronte a episodi tanto crudi non può permettersi di voltarsi altrove. Occorre rafforzare i presidi di ascolto, moltiplicare le occasioni in cui una donna, un ragazzo, un vicino di casa possano far emergere un disagio prima che si trasformi in violenza. In un’epoca in cui l’informazione viaggia alla velocità di un clic, sta anche a noi giornalisti mantenere viva l’attenzione sul tema, senza cedere alla tentazione del sensazionalismo ma restituiendo dignità agli atti e, soprattutto, alle persone coinvolte.
Domande e risposte rapide
Qual è l’accusa principale a carico di Salvatore Ocone? Il fermo emesso dalla Procura di Benevento gli contesta il duplice omicidio pluriaggravato, riferito alla moglie Elisa e al figlio Cosimo, oltre al tentato omicidio della figlia sedicenne e al sequestro di persona. Le aggravanti includono la stretta relazione di parentela e la particolare crudeltà con cui sarebbero stati compiuti i fatti.
Dove si trova attualmente la figlia ferita? La sedicenne è ricoverata presso il polo sanitario Neuromed di Pozzili, in provincia di Isernia. Le sue condizioni sono definite critiche ma stabili; i medici monitorano costantemente i parametri vitali, nella speranza di poterla sottoporre a ulteriori interventi chirurgici una volta superata la fase più critica.
Che ruolo ha avuto l’agenzia Adnkronos in questa copertura? Sbircia la Notizia Magazine ha potuto confermare ogni dettaglio grazie alla collaborazione diretta con Adnkronos, che ha fornito riscontri ufficiali su tempistiche, dichiarazioni dei magistrati e dati medico-legali. Questo lavoro sinergico ci consente di offrire ai lettori un’informazione accurata, verificata e libera da speculazioni.
