La Sala dei 400 di Orvieto si appresta, il 4 e 5 ottobre, ad ospitare il XXII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni, passaggio strategico per riallineare le priorità sui diritti civili, la salute e l’autodeterminazione in vista del 2026.
Ritorno a Orvieto: la forza dei luoghi che parlano
L’appuntamento umbro non è stato scelto a caso. Orvieto è la città che ha visto nascere Luca Coscioni, pioniere della libertà di ricerca scientifica, e ha accolto la lunga battaglia di Laura Santi, divenuta volto pubblico del diritto al “suicidio assistito” dopo un doloroso percorso giudiziario di tre anni. Nel rievocare quelle vicende, l’associazione mette al centro il valore simbolico del territorio: ritrovarsi qui significa intrecciare memoria e attualità, rinnovando l’impegno a difendere le conquiste ottenute e ad allargare l’orizzonte a nuove libertà. “Non rassegnatevi mai”, le ultime parole di Santi, permeano la preparazione dei lavori congressuali, nutrendo una visione che rifiuta l’attesa passiva di “tempi migliori”.
Il raduno di ottobre assume, dunque, il significato di una ripartenza strategica. In un contesto politico nazionale che oscilla tra immobilismo e ostilità, l’Associazione guida una piattaforma di proposte, ricorsi giudiziari e mobilitazioni popolari capace di muovere istituzioni, aule di tribunale e governi regionali. Il punto non è soltanto raccontare le vittorie del 2025, ma definire una tabella di marcia che, nel 2026, renda strutturali quelle libertà, impedendo arretramenti paragonabili a quelli registrati negli Stati Uniti in materia di diritti civili.
Le conquiste del 2025: quando la politica insegue la società
Il bilancio dell’ultimo anno parla di traguardi concreti. Due Regioni, Toscana e Sardegna, hanno approvato leggi che fissano tempi certi per la verifica dei requisiti relativi al “suicidio assistito”, mentre testi analoghi giacciono in ogni altro Consiglio regionale. In Parlamento, intanto, è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia, forte di oltre 170 mila sottoscrizioni. Al di là dell’iter legislativo, questi passi certificano che la pressione dal basso riesce a modificare l’agenda istituzionale, trasformando temi un tempo considerati divisivi in materia di dibattito pubblico.
Sul fronte giudiziario, quattro pronunce della Corte costituzionale hanno segnato il 2025. Due riguardano il fine vita e chiariscono il perimetro del trattamento di sostegno vitale; un’altra abbatte i limiti posti alle donne single per accedere alla procreazione medicalmente assistita; la quarta riconosce la firma certificata a chi non può sottoscrivere manualmente le liste elettorali, eliminando un’antica discriminazione politica. Si tratta di decisioni ottenute grazie a procedimenti seguiti dall’Associazione, la cui dedizione ha prodotto norme più inclusive senza aspettare la lenta maturazione del legislatore.
L’impatto delle sentenze costituzionali sulla vita quotidiana
Le pronunce della Consulta non restano chiuse nei codici. Impattano su centinaia di famiglie che chiedono di accedere alla fecondazione assistita o di vedere riconosciuti percorsi di fine vita conformi alla dignità individuale. Nel caso di Evita, la quarantenne torinese inizialmente esclusa dalla PMA, la dichiarazione di incostituzionalità ha rappresentato il primo passo per molte altre donne single. Analogamente, l’interpretazione sul sostegno vitale permette ai malati in condizioni irreversibili di non restare ostaggio di procedure indefinite, restituendo certezza giuridica a loro e alle équipe sanitarie. La giurisprudenza, quando dialoga con le istanze sociali, diventa strumento di emancipazione.
Le conseguenze delle decisioni della Corte si riflettono anche nelle Regioni: da nord a sud sono 93 le richieste di accesso agli atti presentate alle Asl per monitorare quante domande di “suicidio assistito” siano state depositate dopo la storica sentenza Cappato-Dj Fabo del 2019. Un monitoraggio scrupoloso, verificato da Adnkronos in collaborazione con la nostra redazione Sbircia la Notizia Magazine, che consente di replicare le best practice e di segnalare i vuoti normativi rimasti, consolidando l’idea di un diritto alla salute uniforme su tutto il territorio.
Ospedali, carceri e cieli: la salute oltre i muri
Il 2025 ha visto l’Associazione estendere la propria azione anche a settori spesso ignorati. Con 102 diffide e altrettanti accessi agli atti, l’attenzione si è spostata sugli istituti penitenziari italiani, dove la salute è talvolta compromessa da condizioni igieniche insufficienti. La verifica delle relazioni Asl costituisce un primo filtro indispensabile per ridurre le disuguaglianze tra detenuti e cittadini liberi. In parallelo, si è aperto un dossier sulla possibilità, per le persone con disabilità motoria, di viaggiare in aereo con la propria carrozzina: passo necessario per garantire una mobilità realmente universale.
Non meno centrale l’impegno per deospedalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica: l’obbligo di ricovero, ancora in vigore in molte strutture, ostacola l’autonomia della donna e comporta costi sanitari superflui. Allo stesso tempo, cresce la pressione sulle liste d’attesa per le prestazioni ordinarie, tema su cui l’Associazione ha già ottenuto due leggi regionali a tutela di tempi certi. Queste campagne convergono in un’unica idea di salute: non un privilegio, ma un diritto praticabile senza barriere architettoniche, economiche o culturali.
Mobilitazione popolare e firme digitali: il motore della partecipazione
Dalle piazze ai moduli online, la partecipazione attiva è stata il cuore della strategia 2025. Oltre 585 eventi pubblici hanno coinvolto 45.000 cittadini, stimolando dibattiti su eutanasia, cannabis legale, psichedelici a uso terapeutico e gravidanza per altri. Parallelamente, più di 65.000 firme sono state raccolte per la proposta regionale “Liberi Subito”, che definisce tempi e controlli sul suicidio medicalmente assistito. L’uso della firma digitale, riconosciuta ormai anche a chi non può sottoscrivere manualmente, ha moltiplicato le adesioni e ha dato voce a segmenti di popolazione prima esclusi dai processi deliberativi.
La dimensione partecipativa si innesta in quella giudiziaria: 24 procedimenti sul fine vita, di cui 18 civili e 6 penali, sono attualmente pendenti. Dieci casi si trovano già davanti ai giudici, mentre altri sono in fase stragiudiziale. Sul versante della procreazione medicalmente assistita e della gravidanza per altri, 15 contenziosi — di cui almeno sette con risvolti penali — attestano l’urgenza di colmare i vuoti legislativi. Ogni fascicolo aperto è un tassello di un mosaico più ampio che converte la sofferenza individuale in avanzamento collettivo dei diritti.
La voce di Filomena Gallo e Marco Cappato: mai attendere “tempi migliori”
Filomena Gallo, segretaria nazionale, e Marco Cappato, tesoriere, ribadiscono una linea intransigente: l’attesa passiva rappresenta il rischio più grande. Per loro, la battaglia sui diritti civili è un processo che si alimenta di azioni nonviolente, capaci di imporre i temi nell’agenda politica ufficiale. Il timore è che, senza mobilitazione, anche l’Italia possa imboccare la via regressiva imboccata da altre democrazie formali. L’inerzia non è neutrale: è sempre alleata di chi vuole mantenere lo status quo.
La riflessione dei due dirigenti trae forza dai numeri. Oltre 16.000 cittadini hanno contattato il Numero Bianco per domande sul fine vita, mentre 16.000 moduli di testamento biologico sono stati scaricati dal sito dell’Associazione. Questi dati dimostrano l’esistenza di un bisogno diffuso, non circoscritto a piccole élite. Dare voce a chi resta invisibile per malattia, disabilità o marginalità economica significa dunque, per Gallo e Cappato, rimettere la persona al centro e costringere le istituzioni a colmare ritardi legislativi e amministrativi.
Orizzonte 2026: obiettivi e azioni in cantiere
Durante il Congresso di ottobre, la platea discuterà una fitta agenda: dal completamento della legge nazionale sull’eutanasia alla piena attuazione dell’accesso alla PMA per tutti, passando per la legalizzazione della gravidanza per altri e l’introduzione, su scala nazionale, di protocolli chiari sul suicidio medicalmente assistito. Le prossime tappe prevedono la replica delle leggi toscane e sarde in altre Regioni, l’estensione del diritto all’aborto farmacologico senza ricovero e la messa a regime di liste d’attesa che rispettino standard omogenei.
Non mancheranno i fronti emergenti. L’utilizzo terapeutico di composti psichedelici, la piena accessibilità al trasporto aereo per persone con disabilità e la revisione dei piani comunali di eliminazione delle barriere architettoniche costituiscono sfide che il Consiglio generale dell’Associazione intende affrontare con il medesimo mix di pressione legale e mobilitazione popolare. Il filo rosso resta la difesa dell’autodeterminazione, elevata a criterio guida di ogni politica pubblica.
Radici di memoria, slancio di futuro
Chiudendo il cerchio tra passato e aspirazioni, la figura di Luca Coscioni continua a incarnare la convinzione che il progresso scientifico debba marciare parallelamente a quello civile. Se, un tempo, la ricerca sulle cellule staminali appariva frontiera da temere, oggi i successi nel campo dei diritti sul fine vita e sulla procreazione dimostrano come la conoscenza possa liberare anziché minacciare. Il Congresso di Orvieto intende perciò rinnovare un patto: portare la scienza nella quotidianità della politica, facendone motore di emancipazione collettiva.
La nostra redazione, in sinergia con l’agenzia Adnkronos che ha verificato i dati qui riportati, riconosce nel metodo dell’Associazione un possibile modello d’azione per chiunque voglia trasformare principi astratti in provvedimenti concreti. Diritto alla salute, parità di accesso e autodeterminazione non restano slogan, ma si traducono in leggi regionali, sentenze e riforme. Così, la memoria diventa carburante e l’utopia si trasforma in programma politico.
Question time: risposte lampo sui temi caldi
Quante firme sono state raccolte nel 2025 sulle principali campagne?
Oltre 170.000, cui si sommano 65.000 sottoscrizioni per la proposta regionale “Liberi Subito”.
Quali Regioni hanno già legiferato sul suicidio assistito?
Toscana e Sardegna sono le prime ad aver approvato normative con tempi certi per la verifica dei requisiti.
Quante sentenze costituzionali ha ottenuto l’Associazione nel 2025?
Quattro, due sul fine vita, una sulla PMA per donne singole e una sulla firma certificata per chi non può firmare a mano.
Cosa prevede la proposta di legge nazionale sull’eutanasia?
La legalizzazione dell’aiuto medico alla morte volontaria, in condizioni definite e controllate, superando l’attuale vuoto normativo.
In che modo vengono verificate le informazioni riportate?
Tutti i dati sono stati controllati da Sbircia la Notizia Magazine in collaborazione con l’agenzia stampa Adnkronos.
Uno sguardo che non arretra
Chiudere il 2025 con risultati di questa portata significa misurare la distanza percorsa, ma soprattutto valutare quanta strada resti da fare. Sbircia la Notizia Magazine continuerà a raccontare, passo dopo passo, l’evoluzione di una battaglia che è di tutti: non esistono “tempi migliori” da attendere, esiste soltanto il lavoro quotidiano necessario a costruirli.
